Scegliere i 24 migliori canestri della carriera di Kobe Bryant è stato un po' come ritrovarsi all'interno di sogno. Ora che è tutto finito, ora che anche l'ultimo canestro sta per essere segnato, a guardarsi indietro appare tutto un po' più sfocato: i contorni si fanno meno netti come nelle vecchie fotografie, alcuni canestri che ricordavo non esistono più, altri si sono affacciati completamente nuovi.
Quello che rimane tra le pieghe è l'ossessione fortissima di Kobe Bryant per questo gioco. Riesco a vederla, nella sua faccia dopo ogni canestro, quando colpisce un compagno nel massimo momento di rabbia, la vedo quando parla serio nelle interviste o nel corpo martoriato di questa ultima stagione. Come un'ombra - o meglio come un fantasma – se l'è portata dietro dal momento in cui ha deciso di essere the best basketball player that I can possibly be.
A volte mi è sembrato che questa ossessione Kobe l'abbia rivolta più di tutto verso il basket, inteso come il canestro fisico. Più che verso la vittoria in sé, più che nell'etica del lavoro che tutti gli riconoscono, più che verso Michael Jordan, più di tutto è stato quel cerchio di ferro il centro della sua ossessione. I numeri dicono che è il terzo miglior marcatore della storia del NBA, che ha segnato 33.583 punti, che ha sbagliato 14.453 tiri, più di tutti; ma i numeri non rimandano completamente il peso dei sacrifici, l'alienazione dagli altri esseri umani, la cattiveria feroce e neppure il senso della maledizione che grava su di lui. I suoi canestri, invece, lo fanno - e sono il nostro unico racconto diretto di Kobe Bryant, senza il filtro di Kobe Bryant.
Muoversi tra questi 20 anni di carriera non è stato semplice: ci sono i momenti di gloria e quelli più neri, gli anelli vinti e quelli persi, gli infortuni e i ritorni, ma soprattutto ci sono i canestri: quelli impossibili sul suono della sirena, quelli forzati dopo le finte; ci sono le giravolte, gli step-back, le schiacciate che ci hanno fatto saltare sulla sedia. Ci sono le triple senza spazio, i fadeaway alla Jordan, i canestri perdenti e quelli più vincenti di tutti. Oggi ogni canestro di Kobe Bryant sembra bello e importante, tutti piccoli mattoni necessari per costruire quello che è a tutti gli effetti il giocatore di pallacanestro più importante di una generazione. La mia generazione.
Un lavoro di questo tipo è sempre fatto per sottrazione e quindi per definizione mai completo: il numero di canestri scelti è ovviamente simbolico e mi ha costretto a lasciarne fuori di bellissimi, come questa schiacciata in testa ad Howard o questa zingarata su Ginobili, i punti segnati prima di rompersi il tendine d'Achille e i liberi dopo. Non troverete quelli delle finali contro Philadelphia, né la schiacciata dopo aver umiliato Latrell Sprewell che lo aveva chiamato il King Kong dell'arroganza.
I canestri che trovate di seguito sono stati scelti con l'aiuto della redazione basket dell'Ultimo Uomo e di altri amici che come me sono cresciuti con Kobe Bryant e che da oggi sono forse un po' più vecchi e certamente più soli.
1. Schiacciata su Ben Wallace vs Washington | Pre-season 1997
Il primo poster della carriera Kobe ce lo regala ancor prima di giocare un minuto nella sua seconda stagione in NBA, in pre-season contro Washington: crossover per prendere il centro dell'area e schiacciata in faccia a Big Ben Wallace. Di questa partita non si trovano molte notizie, se non una dichiarazione quantomeno premonitrice di Del Harris, allenatore dei Lakers: “Kobe avrà i suoi alti e bassi. Ma ha un talento incredibile e una meravigliosa volontà di emergere. È uno dei giocatori più competitivi che abbia mai allenato. Si arrabbia anche quando perde una partitella d'allenamento.”
2. Long-2 @ Indiana | Finali NBA 2000, gara-4
Quando inizia gara-4 delle finali del 2000, Kobe Bryant è un giocatore di 21 anni molto forte che gioca con il numero 8 dietro la schiena. Quando finisce, Kobe Bryant è qualcosa di più. Reduce da una gara-3 saltata per distorsione alla caviglia, quella sera gioca sul dolore e decide una partita in cui segna 6 degli ultimi 8 punti di squadra nel supplementare. Il canestro che ho scelto è il primo di quei sei punti. È un tiro che nel basket di oggi magari non avrebbe preso, però racconta benissimo Kobe: l'azione è quella successiva all'uscita per falli di Shaquille O'Neal, leader assoluto di quei Lakers. Bryant si fa dare il pallone sulla rimessa e va in isolamento contro Reggie Miller, decide di non sfruttare il vantaggio guadagnato da un blocco e rimane in uno contro uno. Esitazione, palleggio di sinistro sotto le gambe, arresto e long-2 forzatissimo segnato, con Flavio Tranquillo che commenta «Ricorda troppo Micheal Jordan». Tornando in difesa fa un’espressione tipo “State tranquillissimi, ci penso io”. I Lakers vinceranno quella partita e poco dopo l'anello, il primo della carriera di Kobe.
3. Game winner @ San Antonio | Playoff 2002, gara-4
Qui troviamo condensate in un canestro tutte le qualità principali di Bryant: il feel for the game che gli permette di anticipare il movimento verso il rimbalzo, la forza fisica per inarcare la schiena e allungare il braccio sinistro altissimo sopra a Parker, il sangue freddo e la naturale predisposizione per il clutch che gli consentono, in una frazione di secondo, di saltare di nuovo e fare canestro evitando il corpo di David Robinson. Ovviamente è il canestro della vittoria.
4. Behind the back reverse dunk vs Denver | Regular season 11/02/2003
Vola come una farfalla, pungi come un ape.
5. Tiri liberi per pareggiare dopo il canestro di Jordan | All Star Game 2003
Quello del 2003 è l'ultimo All-Star Game di Michael Jordan. C'è Mariah Carey che canta con un vestito da sera ricavato dalla maglietta numero 23 degli Washington Wizards, ci sono le grandi pacche sulla schiena e i saluti ossequiosi di tutti, con Vince Carter che gli lascia il posto in quintetto a Est. Poi c'è la partita: al supplementare - sul 136 pari - Jordan segna un canestro fantascientifico in faccia a Shawn Marion, un canestro à la Jordan in tutto e per tutto, lasciando solo 3 secondi sul cronometro. In telecronaca Flavio Tranquillo dice «tre secondi non sono pochissimi, ma chi è che va a rovinare una cosa del genere» e Buffa «Bryant Kobe, nato a Philadephia». E infatti sull'azione successiva Kobe prova la tripla, Jermaine O’Neal esce troppo forte e gli concede 3 tiri liberi. Nei due segnati con cui Kobe allunga la partita e annulla la giocata di MJ potete tranquillamente vederci Edipo che uccide il padre.
6. Reverse dunk tra Nesterovic e Garnett @ Minnesota | Playoff 2003, gara-5
Kevin Harlan è un telecronista NBA famoso per il suo modo sopra le righe di commentare le giocate più acrobatiche. Qui capisce in anticipo che sta per accadere qualcosa di eccezionale e nel momento dello stacco di Kobe urla “Buckle up for Kobe!” (allacciate le cinture per Kobe!) e poi subito dopo la schiacciata “Kobe Bryant just sucked the gravity out of the Target Center!” (Kobe Bryant ha appena risucchiato la gravità fuori dal Target Center!). Mi è sempre sembrata una bella espressione, perfetta per descrivere quella che forse è la schiacciata più onniscente di Kobe Bryant: una reverse dunk sulla linea di fondo tra Nesterovic e Kevin Garnett finita con la spalla slogata.
7. Tripla per mandare la partita al supplementare @ Portland | Regular season 14/04/2004
Nella partita decisiva per la vittoria della division, contro Portland, Kobe porta il concetto di canestro sulla sirena ad un altro livello. Sul risultato di 87 a 84 per gli altri: con 8 secondi sul cronometro, riceve palla dalla rimessa e va in 1 contro 1 con Ruben Patterson, soprannominato da Shawn Kemp The Kobe Stopper. Tenta di crearsi spazio per la tripla, ma Patterson gli rimane attaccato; allora va di pump fake, ma Patterson gli si attacca ancora di più - dopo tutto i soprannomi non si danno proprio a caso. Quello che fa dopo è anche difficile da spiegare: sono le ore passate ad allenare quei tiri, il senso innato per il canestro, la forza. Il commentatore dice “Only Kobe Bryant can do it”, ed ha ragione. Si ripeterà 5 minuti dopo segnando la tripla della vittoria con un secondo sul cronometro. Poi ti chiedi perché a Portland lo hanno fischiato durante il Farewell Tour (ovviamente è dovuto anche a questo).
8. Tripla per mandare la partita al supplementare vs Detroit | Finali NBA 2004, gara-2
Che poi uno non è che si fa chiamare Black Mamba a caso. Questa tripla per pareggiare una gara di finale la segnano solo i rettili e Kobe Bryant. I blocchi ciechi, il consegnato di Luke Walton, il lavoro dal palleggio, la tripla in faccia a Rip Hamilton per mandare quella partita al supplementare (l’unica vinta dai Lakers in quelle maledette Finals). Niente di tutto questo ha senso se poi non hai il sangue dei rettili nel corpo.
9. Tripla dall’angolo di sinistro vs Dallas | Regular season 17/04/2005
4:00 del mattino. Suona la sveglia, di nuovo. Ti alzi, ti fai la barba, colazione, ti lavi i denti mentre tutta la città dorme. Ti infili le scarpe e vai a tirare in palestra. Alleni il jumper, il tiro da 3, il tuo gancio, i tuoi tiri liberi. Poi inizi ad allenare le situazioni, i raddoppi, gli scarichi, i tiri cadendo indietro, ma non ti basta. Non ti basta perché che succede se recuperi una palla sporca allo scadere dei 24 secondi e l'unico modo per tirare senza essere stoppati è di sinistro, da tre, dall'angolo? E allora alleni pure quello, 1-2-100 volte. E poi, alla fine, ti viene da ridere quando la gente si chiede come fai a fare certi canestri.
10. Schiacciata su Steve Nash @ Phoenix | Playoff 2006, gara-2:
Kobe Bryant chiude la stagione 2005/06 con 35.4 punti di media, miglior prestazione dai tempi dei 37.1 di Jordan, ma la classifica MVP recita: Steve Nash primo, Kobe Bryant quarto. Quando si incontrano nei playoff, e se ho capito una cosa su Kobe, è che lui ci pensa a quella classifica. Magari nell'angolo più remoto del suo cervello di rettile, ma sta lì, pronta ad esplodere. Poi ad un tratto gli astri si allineano: Odom recupera una palla buttandosi a terra e serve Kobe che sta tagliando verso canestro. Per uno sfortunato caso Steve Nash si trova solo a difendere il ferro dei Suns. E allora l'angolo più remoto di Kobe si accende: lui su l'MVP stagionale ci salta sopra.
11. Floater per pareggiare a 0.7 dalla sirena vs Phoenix | Playoff 2006, gara-4
Finora abbiamo visto partite vinte o pareggiate da Kobe in situazioni che potremo sforzarci di definire classiche. In questo canestro, invece, il livello di entropia è altissimo: quando Kobe riceve il pallone non c'è nulla del basket che esce dai time-out e che decide le partite, ci sono 3.8 secondi sul cronometro e una difesa avversaria che sta collassando disperatamente verso il canestro. Bryant non fa una piega, attacca il canestro, salta il primo avversario con un eurostep e alza tantissimo la parabola del floater per eludere il secondo, pareggiando la partita a 7 decimi dalla sirena. Subito dopo il canestro l'inquadratura indugia su Nash, fresco MVP che ha perso il pallone decisivo per colpa di Smush Parker (che riceve il suo primo e probabilmente ultimo abbraccio da Kobe nella vita), e nei suoi occhi riusciamo a leggere quanto ti può entrare sottopelle Kobe.
12. Game winner vs Phoenix | Playoff 2006, gara-4:
Il 2005/06 è l'anno del ritorno di Phil Jackson sulla panchina dei Lakers, degli 81 punti a Toronto, dei 62 in tre quarti contro Dallas, l'anno in cui Kobe trascina la squadra ai playoff. È anche l'anno in cui prima manda la partita al supplementare nel modo appena visto e poi la vince recuperando un pallone a 6 secondi dal termine, entrando in area da sinistra e arrestandosi al gomito destro, il suo gomito, e tirando nonostante il raddoppio di Diaw. Ma è anche l'anno in cui la miglior stagione individuale di Bryant non lo porta neanche al secondo turno dei playoff, e questo incredibile canestro segnerà l'ultima W della stagione dei Lakers che perderanno questa serie dopo essere stati avanti 3 a 1.
13. Tripla dall’angolo vs Portland | Regular Season 16/03/2007
Eravamo rimasti che a Portland lo odiano. Perché? Altro indizio: nel 2007 gliene segna 65 (seconda miglior prestazione in carriera), tra cui questa tripla dall'angolo. È un canestro semplicemente perfetto: fa piantare il suo difensore sul blocco, riceve nell'angolo spalle a canestro e viene immediatamente raddoppiato. Allora va contatto col difensore per crearsi spazio, gira sul perno e il resto è poesia. Il tutto sulla faccia di Brandon Roy e Lamarcus Aldrige il futuro della franchigia dell'Oregon. Ah, stavo dimenticando: è la tripla del 111 a 108, segnata a 44 secondi dalla fine del supplementare, nonché i punti 61, 62 e 63 della sua partita. Capito perché lo odiano così tanto a Portland?
P.S. Interrogato su quei fischi, Kobe ha detto “Un tifoso a bordo campo [mi ha detto] 'Mi mancherà odiarti' [io ho risposto] ' Grazie, a me mancherà amare il fatto che voi mi odiate'”.
14. Tripla + fallo vs Spagna | Finale olimpica 2008
In questa partita gli USA sembrano in controllo fin dal primo minuto. Hanno una squadra fantastica e nessuno pensa davvero possano perdere, ma quando mancano 8 minuti alla fine, la Spagna rientra a meno 2. Proprio in quel momento Kobe si accende: segna 2 punti nel traffico, assiste i 2 canestri successivi e segna una tripla. Ma la Spagna non molla. A tre minuti dalla fine i punti di vantaggio sono solo 5, Wade penetra e scarica per Kobe che ha i piedi ben piantati dietro l'arco. Attende il recupero di Rudy Fernandez, finta la partenza in palleggio e poi da fermo, senza ritmo, segna la tripla + il fallo per una giocata da 4 punti che sigilla la medaglia al collo degli USA, zittendo il pubblico spagnolo che faceva un casino infernale.
15. Finta e giro sul perno @ New York | Regular season 2/02/2009
L'unica partita di Kobe che ho visto dal vivo è stata al Madison Square Garden. Quando i Lakers entrano in campo per il riscaldamento, sono senza di lui. Ricordo perfettamente il brusio e lo smarrimento del pubblico, nessuno vuole perdersi il Mamba di scena al Garden, neanche i tifosi dei Knicks. Qui il 2 febbraio del 2009 gioca una partita assurda con 19 su 31 al tiro e 20 su 20 ai liberi per 61 punti (una leggenda racconta che arrivando a palazzo chiese ad un magazziniere il record di punti del Madison, quello rispose 60 e lui disse “I got this”). Dopo questi due arrivati grazie al più bel clinic di finta, giro sul perno e canestro che vedrete in vita vostra, Spike Lee si alza in piedi e inizia a ridere.
16. Schiacciata su LeBron e pacca | All-Star Game 2009
Tutto il duello mai avvenuto tra Kobe Bryant e LeBron James possiamo immaginarlo da questa giocata dell'All-Star Game 2009. Kobe va in campo aperto con LeBron che lo insegue: i due, più che correre i 14 metri verso il canestro, si guardano negli occhi - Kobe per la schiacciata, LeBron per la sua famosa chase-down. Vince Bryant, con pacca sul culo al ragazzino.
17. Game Winner vs Miami | Regular season 12/04/2009
Se guardate in basso a sinistra vedrete un tipo tranquillo che decide di alzare le braccia in segno di vittoria appena il tiro parte dalle mani di Kobe Bryant. Ecco questa è forse una delle legacy più grandi che ci ha lasciato il Mamba, l'assoluta convinzione che un pallone nelle sue mani possa diventare quello della vittoria, anche se richiede una tripla contestata, tirata su un piede solo e da segnare con l'aiuto fortunato della tabella.
18. Tripla del sorpasso @ Denver | Playoff 2009, gara-3
Quando stai per avere a che fare con i serpenti ti dicono due cose: non perderli mai di vista e mai mai fare movimenti avventati verso di loro. Sotto di due punti e con 1:10 da giocare Kobe riceve da Ariza e va uno contro uno con JR Smith. Mancano solo 5' sul cronometro dei 24', ma JR si fa ingolosire dalla palla e fa un movimento avventato verso Kobe Bryant pensando di potergliela rubare. È un attimo: l'elevazione, il morso e il sorpasso. JR Smith non ha ancora trovato l'antidoto, nessuno lo ha trovato.
19. Off the backboard to himself vs Houston | Playoff 2009, gara-2:
“Allora sono 1 contro 1 con Shane Battier e 'sto maledetto mi ha fatto spesso sudare. Fammi pensare... quasi quasi vado verso destra dopo un palleggio in mezzo alle gambe... mi arresto... pump fake... step through. Ma occhio Kobe, che il vecchio Shane potrebbe non cascarci. Allora sai che faccio? Io passo il pallone sotto il suo braccio e lo lancio contro il tabellone per farmi un auto-passaggio e liberarmi della sua marcatura. Bella idea Kobe! Ma stai attento che lì sotto c'è Yao Ming, mica uno qualunque. Tranquillo: io sono più rapido, quindi anticipo il suo movimento e saltando metto il mio corpo a protezione della palla così posso facilmente fare due punti. Bravo Kobe, grazie Kobe.”
20. Circus shot @ Orlando | Finali NBA 2009, gara-5:
Palla c'è, palla non c'è. Perché Micheal Jordan l'ha imitato per tutta la vita, perché sono le finali, perché Howard è grosso per davvero, perché c'è un po' di circo in tutti noi, pure in Kobe Bryant.
21. Fadeaway + pacca a Gentry @ Phoenix | Playoff 2010, gara-6:
Mi ero scordato di quanto odio fosse in grado di rimandare a volte Kobe Bryant. Questo fadeaway impossibile regala ai Lakers il +7 a 34 secondi dalla fine di quella gara-6 ed è la pietra tombale sui bellissimi Suns di Steve Nash e Grant Hill, con Gentry in panchina. È qualcosa in più del killer instinct che tutti gli riconosciamo: è il sadismo di spingere forte i pollici sulla trachea dell'uomo che stai uccidendo e poi dargli una pacca sul sedere come a dire “Non sei tu il problema, sono io”.
22. Alley-oop di tocco @ Boston | Finali NBA 2010, gara-5:
Dice Buffa che “ognuno ha la sua Jordan preferita”: parafrasandolo, questa è la mia Bryant preferita. Ogni singolo canestro di quella “scarica” è meritevole di stare in questa classifica (qui se volete godervela tutta). C'è il jumper dall'angolo sul raddoppio di Garnett, c'è il fadeaway con la mano di Perkins addosso, c'è la tripla che prende ferro–parte alta del tabellone–di nuovo il ferro e poi entra, c'è il vado a sinistra/arresto/tripla, c'è la ricezione al gomito con Ray Allen che praticamente gli siede sul quadricipite, step-back, elevazione, solo rete, e ditemi che c'è di più pulito di quel canestro. C'è quello che vedete qui sopra: palla alzata (e sbagliata) da Fisher e Kobe che segna di tocco al volo con l’inerzia del corpo che lo spinge fuori dal campo. In questo canestro Kobe non sembra neanche più umano, sembra un personaggio della Cappella Sistina, destinato a stare per sempre sospeso in aria con il braccio completamente proteso e la lingua di fuori. C'è infine la tripla da 8 metri e mezzo e la consapevolezza che anche da solo su un'isola mai scommettere contro Kobe Bryant.
23. Palleggio, arresto e tiro dal gomito destro vs Boston | Finali NBA 2010, gara-7
L'anello più amato da Kobe arriva dopo la partita più difficile della sua vita. Andatevela a rivedere quella gara-7, sembra giochino dentro una piscina: i movimenti sono rallentati, l'intensità è pazzesca e umida, tutti sembrano più grossi, più cattivi. Lui entra nell'ultimo quarto con 5/20 al tiro e Phil Jackson che va davanti alle telecamere e dice al mondo che “Bryant sta esagerando” (!). I Lakers, che sono sempre stati sotto, a 5 minuti dalla fine mettono la testa avanti grazie proprio a due suoi liberi. Nell'azione successiva Ray Allen sbaglia un tiro facile e sul ribaltamento Kobe punta proprio Allen, lo porta in ufficio al gomito destro, arresto, tiro e +4. Sarà l'unico canestro dal campo per Kobe nel quarto, ma i Lakers non verranno più ripresi e lui chiuderà con 15 rimbalzi.
24. In post dopo lo strappo alla cuffia dei rotatori @ New Orleans | Regular season 21/01/2015
Questo è uno di quei canestri che servono a raccontare la psicologia del personaggio. Non è facile capire perché dopo uno strappo alla cuffia dei rotatori e senza l'uso di un braccio Bryant continui a giocare. È perché il pubblico viene a palazzo per vedere lui e si sente in dovere di offrire quanto più Kobe possibile? Oppure vuole farci vedere quanto è resiliente? O - più probabile - è solo un bambino che non vuole smettere di giocare neanche quando la mamma lo richiama per la cena?
A rivederlo ora lui sembra tranquillissimo, non tradisce nulla dell'infortuno, è l'estrema ratio della sua ossessione che gli permette di andare in post con quel dolore, valutare che il raddoppio arriva da destra, scegliere di girarsi a sinistra con lo step-back e segnare di sinistro. Come se non esistesse alcun dolore.
Nel racconto Trilobiti Breece DJ Pancake scrive “C’è voluto più di un milione di anni per fare questa piccola collina liscia e io ho cercato dappertutto trilobiti. Penso a com’è sempre stata lì e a come ci starà sempre, almeno per tutto il tempo che importerà qualcosa”. È una frase enorme che unisce il passato ed il presente, e penso che descriva bene quello che è stato Kobe Bryant per il basket. Ovunque andrà, ovunque andremo, lui rimarrà per sempre lì, almeno per tutto il tempo che importerà qualcosa.