
L’annuncio della conclusione delle trattative per il passaggio di Axel Witsel dallo Zenit San Pietroburgo alla Juventus è stato accompagnato da non poco scetticismo. I commenti a caldo sono però stati confusi, come a corredo di un giocatore che si conosce poco, forse a causa della scarsa copertura televisiva di cui gode il campionato russo. Già un anno fa si parlava di Witsel in Italia, in quel caso al Milan, e noi gli avevamo dedicato un lungo profilo tecnico a cui rimandiamo per un approfondimento più dettagliato.
In ottica juventina invece bisogna subito dire che le ambiguità su Axel Witsel riguardano anche il suo ruolo in campo: l’impiego che ne ha fatto Wilmots nella Nazionale belga ci ha restituito l’idea di un regista con poco fosforo piazzato davanti alla difesa. A dire il vero anche Luciano Spalletti, l’uomo che lo prelevò dal Benfica per consegnargli le chiavi del gioco del suo Zenit, lo impiegò come pivot basso.
Witsel invece non ha mai fatto mistero di preferire una posizione più avanzata, con André Villas Boas ha giocato persino da trequartista dietro l’unica punta. Probabilmente il suo ruolo naturale è quello della mezzala di possesso, che sta attualmente interpretando nello Zenit del neo arrivato Mircea Lucescu.
Sempre in controllo
Witsel è un giocatore dotato di un’ottima tecnica di base: il primo controllo è sempre perfetto e raramente è in difficoltà quando è pressato. Inoltre sa districarsi nel traffico, perché ha un buon dribbling per cui utilizza entrambi i piedi. Ha una buona capacità di calcio, che sembra non sfruttare fino in fondo: tira di rado verso la porta da fuori area e preferisce giocare sul corto più che sul lungo. È un giocatore che ricerca il dialogo nello stretto per permettere alla squadra di salire col pallone ragionando. Non è il tipo da ultimo passaggio e nella sua esperienza russa ha servito assist col contagocce.
Anche se non è una minaccia col tiro da lontano, Witsel sa comunque rendersi pericoloso: è fisicamente dominante e ha un ottimo stacco di testa, qualità che lo rendono una risorsa aggiuntiva da sfruttare sui calci piazzati nelle due aree. La grande forza fisica, soprattutto nelle gambe, gli permette anche una protezione della palla col corpo pressoché esemplare: togliere palla a Witsel è una vera impresa.

La protezione del pallone è anche la caratteristica che Witsel stesso indica come la sua migliore.
Mentalmente è sempre acceso, nonostante una generale rilassatezza che può dare l’idea di un giocatore lento di pensiero, ma che invece è più leggibile come l’effetto del suo controllo in campo. La sua attitudine spinge i compagni a fidarsi di lui e a consegnargli la palla, motivo per cui tocca sempre molti palloni nel corso delle partite.
Un ottimo laser pass tra le linee avversarie.
Quello che deve migliorare
L’atteggiamento di Witsel quando non ha la palla è probabilmente l’area con i maggiori margini di miglioramento. Dal punto di vista difensivo, il suo senso della posizione è buono e il suo DNA belga gli impone di occupare gli spazi e tentare di intercettare il pallone per rilanciare immediatamente l’azione, piuttosto che cercare l’intervento in tackle. In entrambi i fondamentali può e deve migliorarsi: Witsel nello scorso campionato ha effettuato 1,6 intercetti ogni 90 minuti, una media non paragonabile rispetto ai 3/p90 di Claudio Marchisio; anche i tackle riusciti possono salire rispetto ai 1,4/p90 attuali, anche senza arrivare ai livelli di un maestro come Arturo Vidal, che nelle stagioni bianconere ha viaggiato su una media di 4,4 contrasti ogni 90 minuti. La sua velocità di base è tutt’altro che eccezionale e lo rende vulnerabile, lui come l’intera squadra, perché una volta saltato difficilmente riesce a recuperare sull’avversario.
Però è prepotente quando vuole.
Anche il suo atteggiamento quando la squadra è in possesso è rivedibile: spesso si avvicina al portatore di palla per fornire un supporto e ricevere palla tra i piedi, quando alle volte sarebbe più opportuno allontanarsi, e così finisce per trascinare un avversario con sé e per comprimere gli spazi a disposizione per il passaggio.
Cosa può dare alla Juventus che prima non aveva
Witsel non arriva alla Juventus per sostituire Claudio Marchisio come vertice basso del triangolo di centrocampo. Può invece dare qualità al ruolo di mezzala sinistra coperto in questo avvio di stagione dal ritrovato Asamoah, ma con caratteristiche completamente differenti (più dinamico il ghanese, più tecnico il belga). Allegri si ritrova in rosa un giocatore che può fornire un’alternativa di qualità per l’uscita di palla dalla difesa, che la Juventus di solito effettua sul lato destro. È inoltre un giocatore di esperienza internazionale: la prossima sarà la settima edizione della Champions League alla quale prenderà parte.
Witsel non aggiunge qualcosa di diverso al parco centrocampisti dei bianconeri: non ha le letture di gioco da primo della classe di Sami Khedira, non ha l’esplosività di Pogba e non ha l’hockey-pass di Pjanic. Sarà al 100% utile alla causa, ma non sarà per certo un game changer.