Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Quando il 20 Agosto 2015 la Juventus ufficializzava l'acquisto di Alex Sandro, stampa e tifosi erano piuttosto impegnati a capire chi sarebbe diventato il nuovo trequartista di Allegri. Il suo arrivo nel campionato italiano è quindi passato un po' sottotraccia, dopotutto stavamo parlando di un terzino, dopotutto non era neanche il più forte terzino della sua squadra (il nome più spendibile di quel Porto era il terzino destro Danilo, finito al Real Madrid). In quei primi giorni di Alex Sandro si è parlato principalmente per il costo del cartellino (26 milioni di euro) e per l'idea che sia stato “strapagato” da Marotta e Paratici, considerando che il suo contratto sarebbe scaduto dopo dieci mesi e che la Juventus avesse cercato prima, e a sentire i giornali con più insistenza, Siqueira dell'Atletico Madrid (!) e Kurzawa del Monaco.
Questo forse è perché la gente non cerca “Alex Sandro come Bale” su YouTube.
Un anno e mezzo dopo abbiamo capito tutti (tranne Tite) che non era un’esagerazione, e che il cartellino di Alex Sandro ha un valore proporzionale alle cose che sa fare sul campo (si parla di offerte a partire dai 45 milioni), che sono molte. Che si tratti di offendere o difendere, giocare esterno in una difesa a 5 o terzino in una difesa a 4, con davanti Mandzukic o con la fascia tutta per lui, che si tratti di rincorrere gli avversari come un cavallo nella brughiera o pennellare cross come ciliegie in estate, qualunque cosa si tratti di fare siamo abbastanza sicuri che Alex Sandro sia il miglior terzino in Italia nel farla o se non lo è ci metterà poco a diventarlo, basterà chiederglielo.
Alex Sandro fa tutto.
Nella prima parte della stagione in ogni partita Alex Sandro sembrava migliorare, alzare la propria asticella, diventare più decisivo. Se le sue dichiarazioni possono suonarvi scontate: «Odio perdere, anche alla playstation», «Vogliamo vincere tutto lavorando duro per riuscirci», dovreste considerare il masochismo che lo ha spinto a fare degli allenamenti supplementari con l'Atletico Paranaense durante le vacanze quando era suo diritto starsene in infradito a bere Caipirinha.
Tutto questo lavoro ha pagato, ed è evidente come Alex Sandro sia diventato sempre più centrale nella Juventus. Nella prima parte di stagione, in cui la squadra si è schierata prevalentemente col 3-5-2 o – meno spesso – con il 4-3-1-2, il brasiliano è stato il più presente della rosa, e il posto di esterno sinistro sembrava solamente suo, tanto che Evra ha preferito andarsene a Marsiglia. Dopo il passaggio al 4-2-3-1, e contestualmente al ritorno in forma di Asamoah, Alex Sandro ha collezionato 5 panchine nelle ultime 10 partite di campionato. Se inizialmente poteva sembrare semplice turn-over, dopo le esclusioni consecutive contro Milan, Sampdoria e Napoli si è parlato di “mistero Alex Sandro” come se ci fosse qualcosa che non sappiamo e che sa solo Allegri. Quello che sappiamo, però, è quello che gli abbiamo visto fare in campo e vale la pena analizzare come cambiano, se cambiano, i suoi compiti in base al modulo.
Fase offensiva
Nella scorsa stagione la creazione del gioco nel lato sinistro dell'attacco del 3-5-2 spettava quasi totalmente a Pogba, che da solo poteva dominare quella zona del campo, tanto che i 4 assist realizzati da Alex Sandro arrivarono tutti da passaggi del francese.
Venuta a mancare la sua capacità di risalire il campo, e in assenza di una costruzione del gioco centrale affidabile, Alex Sandro si è preso parte di questa responsabilità. Più di Evra, Asamoah, Lichtsteiner e Dani Alves, il brasiliano riesce a interpretare il ruolo di esterno in maniera totale, non facendo mai mancare il suo apporto sia in attacco che in difesa. Questa sua capacità di risalire il campo basandosi solo sulla sua forza è stata fondamentale nella prima parte della stagione, quando il 3-5-2 di Allegri mostrava grossi limiti nella costruzione del gioco dal basso.
Con il 3-5-2 Alex Sandro tocca spesso il pallone e spesso nella trequarti avversaria.
Con questo modulo ad Alex Sandro è richiesta una spinta costante e la sua posizione è sempre molto alta (tocca un pallone su 4 nella trequarti avversaria), rendendolo di fatto una delle principali fonti di gioco della squadra. Fino alla partita contro la Lazio, che ha segnato il cambio di modulo, Alex Sandro creava più di due occasioni a partita, meglio di lui in Serie A facevano solo Salah e Banega.
L’assist per Lichtsteiner, in una delle peggiori partite della Juventus, è l'esempio perfetto di come da esterno largo riesca a trasformare una situazione di stallo in un potenziale pericolo.
Un giocatore con meno fiducia avrebbe rinunciato ad attaccare una difesa così schierata, giocando probabilmente il pallone all'indietro, ma per Alex Sandro puntare due avversari da fermo è una soluzione, perché con la forza che si ritrova nelle gambe è sempre in grado di saltare l’uomo (e perché dietro di lui c'è sempre una copertura). Una volta creatosi lo spazio, poi, crossa sempre molto bene. In un mondo di terzini che hanno difficoltà una volta arrivati sul fondo, questa sua abilità spicca ancora di più ed è un vantaggio evidente per la Juventus. Col piede sinistro da sinistra, Alex Sandro riesce spesso a trovare l’attaccante alle spalle del difensore, sia dalla trequarti che quando arriva sul fondo. La sequenza stop di sinistro/cross di sinistro, è tanto scolastica quanto precisa, soprattutto perché Alex Sandro ha il pregio di alzare sempre la testa prima dell’esecuzione per cercare il movimento degli attaccanti e servirli nella maniera migliore. Finora ha servito 4 assist da cross, un numero che sarebbe stato più alto se non fosse per qualche errore di troppo dei compagni.
Con il passaggio al 4-2-3-1, il suo contributo in fase offensiva è cambiato. Se la fascia sinistra del campo non è più tutta sua, nei piani di Allegri l’esterno alto - che spesso è Mario Mandzukic - è portato naturalmente ad accentrarsi lasciando libero lo spazio per gli inserimenti di Alex Sandro. Una situazione che lo porta ad avere meno controllo del pallone: la sua risalita ora spetta molto di più ai due centrali e a Dybala, ma gli consente di ricevere più libero e di sfruttare la sua velocità in spazi aperti. Un esempio concreto è il primo gol al Sassuolo quando proprio una giocata di Mandzukic ha permesso ad Alex Sandro di arrivare sul fondo e servire un perfetto assist ad Higuain.
Con il nuovo modulo Alex Sandro finisce inevitabilmente per toccare meno palloni nella trequarti avversaria (il 17% di quelli giocati) e quindi diminuire le occasioni create direttamente (7 in 5 partite giocate in campionato), ma questo non vuol dire che sia meno pericoloso. La presenza di più giocatori nella trequarti avversaria gli toglie spazio di manovra, ma anche pressione avversaria.
Lo spazio per giocare il pallone aumenta, tanto che con il cambio di modulo la sua precisione nei passaggi è arrivata all’87%, e riesce anche ad essere più direttamente incisivo come in occasione del gol all’Empoli, dove approfittando di un temporaneo scambio di ruolo con Mandzukic ha portato il suo fisico in area e segnato una rete da vero attaccante con le gambe di pietra o quando con i suoi strappi riesce a creare superiorità, come dimostrato perfettamente dalla giocata da stropicciarsi gli occhi su Zielinski che ha portato al secondo gol di Higuain nella recente sfida contro il Napoli di Coppa Italia. Grazie a queste sue giocate si è parlato spesso di usarlo come esterno alto, una soluzione che Allegri ha adottato in diversi momenti della scorsa stagione, ma mai nel 4-2-3-1, anche in assenza di Mandzukic.
Intermezzo bonus: 5 cose incredibili che ha fatto Alex Sandro in questa stagione e che devi assolutamente vedere.
5. Dribbling e cambio di gioco di 70 metri
3. Mandare al bar Murillo e Perisic
2. Scatto di 50 metri, scivolata disperata, recupero pulito del pallone, ripartenza, stimmate
1. Dimostrare che la stanchezza dell’ottantanovesimo minuto è solo un invenzione dei media
Fase difensiva
Se la forza e l’efficacia della fase offensiva di Alex Sandro sono auto-evidenti, molto più discussa è quella difensiva. Anche per i pregiudizi che circondano da sempre i terzini, un terzino brasiliano con i piedi buoni è sempre visto come antitetico all'idea italiana di difesa e molto del lavoro di Allegri su Alex Sandro è stato tattico. Nel 3-5-2, con i tre centrali sempre pronti a coprire preventivamente e giocare in anticipo, ad Alex Sandro era permesso di restare sempre molto alto e utilizzare una difesa aggressiva in caso di perdita del possesso. Il brasiliano, per le sue caratteristiche, ha la tendenza a provare subito la riconquista del pallone e proprio grazie alla sua forza riesce spesso a fermare le ripartenze avversarie (in questa stagione intercetta 2.2 palloni a partita). La sua velocità, poi, gli permette di difendere bene anche in recupero, piombando dall’esterno addosso all’attaccante.
Il brasiliano possiede un ottimo tempismo, che gli consente di rischiare spesso l’intervento anche quando considerato pericoloso (è un giocatore mediamente falloso, con 1.7 falli per 90 minuti). Può concedersi questo tipo di difesa perché la sua miglior qualità è la velocità. Anche quando si trova a difendere in uno contro uno la sua non è mai una difesa conservativa, perché sa che può recuperare chiunque.
Qui sfidato in velocità da Mariano se lo mangia completamente, dando l’impressione di essere insuperabile. Oltre a difendere con la velocità, Alex Sandro difende con il corpo, con la sua naturale aggressività. La sua idea di difesa è quella di mandare l’avversario il più largo possibile, fino a costringerlo nell'angolo basso del campo dove diventa meno pericoloso. Queste caratteristiche lo rendono un ottimo difensore sulla palla, ma lo stesso non si può dire quando si tratta di seguire i tagli degli avversari. Essendo abituato ad una difesa aggressiva, va in difficoltà quando più che l’azione gli è richiesta la concentrazione.
Qui si lascia scappare Callejon (cosa che a dire il vero è successa a quasi tutti i terzini sinistri del campionato) senza dare la minima impressione di aver letto la giocata di Insigne. Un errore simile lo ha commesso in occasione del gol di Badelj, quando limitandosi a seguire Chiesa alle spalle gli ha permesso di intervenire sulla traiettoria del tiro e, anche senza toccarla, di diventare determinante. I suoi limiti nella capacità di leggere i movimenti avversari si notano anche nei calci da fermo. Nel gol di Kalinic, Alex Sandro sbaglia la marcatura facendosi attrarre dal pallone e poi mancando completamente l'intervento, forse per un eccesso di fiducia nella sua elevazione che è comunque molto buona. Un errore simile lo ha commesso nella partita contro il Lione, permettendo a Tolisso di pareggiare la partita.
Con il nuovo modulo, con la squadra che si difende con un 4-4-1-1, ad Alex Sandro è richiesto di seguire l’attaccante all’interno dell’area molto più spesso, ed è proprio la situazione di gioco in cui dimostra ancora qualche difficoltà. Non è peregrino pensare che le recenti panchine siano dovute a questi limiti mentali e che Allegri gli abbia preferito Asamoah perché interpreta il ruolo in maniera più conservativa e ha molta più esperienza del brasiliano. Eppure non sono limiti invalicabili: Allegri stesso ha sottolineato come “la crescita di Alex Sandro la vedo soprattutto in fase difensiva. Ora posso schierarlo terzino difensivo a 4 senza problemi". Le sue qualità fisiche infatti gli permettono di essere un ottimo difensore all’interno dell’area e la sua crescita continua non può che far sperare la Juventus che presto diventi anche un difensore d’élite (in questa occasione, ad esempio, invece recupera benissimo proprio un taglio di Callejon).
Alex Sandro ha detto che per lui giocare a 3 o a 4 è uguale, l’importante è giocare bene, che è la tipica frase che ti aspetteresti dai giocatori come Alex Sandro. La realtà è che in una difesa a 4 è meno appariscente, il lavoro che gli è richiesto è più sporco, di equilibrio, non valorizza la sua esuberanza offensiva, ma può diventare comunque una pedina fondamentale: la stagione della Juventus sta entrando nel vivo e il brasiliano deve confermare quello che tutti sospettiamo, ovvero che – indifferentemente dalla posizione occupata in campo – quando parliamo dei migliori terzini del mondo dobbiamo inserirlo nel discorso, perché quello è il suo posto.
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