Max Verstappen ha vinto il suo primo Gran Premio in Red Bull a 18 anni e 228 giorni, stracciando il precedente record di 21 anni e 73 giorni di Vettel a Monza 2008 con la Toro Rosso. Entrambi vengono dalla grande famiglia Red Bull, guidata dal controverso Helmut Marko, e non è un caso.
Verstappen è stato bravo ad approfittare di due situazioni favorevoli: le difficoltà delle Ferrari in qualifica con Raikkonen e Vettel, rispettivamente quinto e sesto, causate (secondo il capoufficio stampa Alberto Antonini) da problemi nel riscaldamento delle gomme e il clamoroso autogol delle due Mercedes fuori al primo giro per un incidente tra di loro, con Lauda che ha subito puntato il dito su Hamilton e Wolff politicamente schierato verso l'"incidente di gara". A molti piloti la colpa è invece sembrata di Rosberg, che ha chiuso la porta soltanto in seguito al cambio di direzione del compagno di squadra e quindi irregolarmente portato sull'erba.
Dopo l'harakiri delle Mercedes la gara si è trasformata in una lotta a quattro tra le Red Bull (in testa inizialmente) e le Ferrari, liberatesi presto di Carlos Sainz. Il ritmo che le Rosse avevano con le gomme soft faceva pensare ad una facile rimonta che avrebbe portato Vettel e Raikkonen, nell'ordine, alla doppietta, finalmente, dopo quasi 6 anni.
Il grafico dei tempi (con riferimento il tempo medio del vincitore Verstappen) - da Forix - mostra che nel primo stint soprattutto Vettel (appena si libera di Sainz) è più veloce delle Red Bull a parità di gomma soft, e regge perfettamente il ritmo anche con gomme a fine vita contro le medie nuove montate dalle Red Bull dopo la sosta (rappresentata dalla caduta della linea).
Il momento che ha deciso la corsa in favore di Verstappen è stato il secondo stint. Con le gomme medie l’olandese ha fatto nettamente la differenza su Ricciardo, nonostante gli fosse alle spalle, e ha contenuto al minimo la rimonta di Vettel, più difficile con quegli pneumatici. Ennesima dimostrazione che la Ferrari lavora meglio con gomme più morbide, confermata da Vettel a fine gara: «Con le soft eravamo circa mezzo secondo al giro più veloci delle Red Bull, con le medie eravamo più o meno pari».
Nel grafico sopra (riferito al secondo stint) Verstappen recupera visibilmente terreno su Ricciardo e tampona Vettel. Sotto è quantificabile con più precisione la progressione sull'australiano che si rivelerà decisiva.
Verstappen, mettendo sempre più pressione a Ricciardo, si è liberato in un colpo solo sia del compagno di squadra che di Vettel. L'australiano è andato ai box al giro 28 (marcato a uomo dal ferrarista il giro successivo) per sostituire le medie che ormai non sentiva più e rimettere le soft, subendo probabilmente così la pressione decisiva di Verstappen. È molto probabile che la sua sia stata una mossa difensiva ma con la certezza (poi smentita) che tutti sarebbero andati sulle 3 soste. Verstappen invece proseguiva indisturbato fino al passaggio 34, nel quale ha di nuovo montato le medie, deciso ad andare fino in fondo con 2 sole soste, copiato da Raikkonen che nel frattempo stava rimontando.
I due si sono giocati la vittoria fino alla fine, e nonostante la maggiore potenza della power unit Ferrari rispetto a Renault (e il DRS) il sorpasso di Raikkonen sembrava impossibile a causa della superiorità della Red Bull nell'ultimo settore prima del lungo rettilineo del traguardo. Una zona in cui contavano di più agilità e trazione e meno la percorrenza, e dove la Red Bull ha fatto la differenza su tutti nel weekend (escluse le Mercedes). Un aspetto che preoccupa molto la Ferrari in vista di Montecarlo ma anche in prospettiva più generale.
A parte la differenza di 26 km/h (combinazione: scia, DRS aperto, maggiore potenza motore Ferrari) si nota che Verstappen, pur trovandosi davanti, frena perfino dopo Raikkonen (che ha già iniziato a premere sul pedale, con il DRS che si è già chiuso). Conferma ulteriore delle sue abilità in staccata, fondamentale per difendere la leadership.
In tutto questo è sembrata incomprensibile la strategia di Vettel, che si è giocato una probabile vittoria. Il terzo stint del tedesco è durato solo 8 giri con un treno di soft, decisamente la gomma preferita dalla Ferrari. Vettel ha fatto una sosta in più di Verstappen e Raikkonen ma il suo ultimo stint è durato appena 3 e 2 giri in più, rispettivamente, come a dire che ha buttato via 25 secondi del pit stop supplementare.
Le strategie di tutti i piloti.
Infatti anche le grafiche della FOM suggerivano una lunghezza degli stint con le soft decisamente superiore agli 8 giri di Vettel della terza parte di gara.
Le grafiche pre-gara con le strategie "consigliate". Ecco, i 20 giri su soft ipotizzati nelle 2 soste forse sono troppi, ma gli 8 di Vettel si sono rivelati decisamente pochi.
Ricciardo, che aveva involontariamente fatto da esca su Vettel liberando la strada a Verstappen, si fermava giustamente con 6 giri di ritardo sulla terza sosta del ferrarista, subendo però il suo undercut. La sua rincorsa al podio è stata molto simile a quella di Raikkonen verso la vittoria (e con un tentativo andato male), frenata da una foratura nel penultimo giro. Forse, senza le Ferrari, di mezzo la strategia di Ricciardo sarebbe stata perfino quella corretta, ma Vettel non recuperava abbastanza tempo sui battistrada e l'australiano si è dovuto rassegnare ad assistere alla vittoria del suo nuovo compagno di squadra.
L'ultima parte di gara. Emergono soprattutto due elementi: Vettel sulle medie ha 3 giri in meno di Verstappen ma viaggia esattamente allo stesso ritmo (la Ferrari preferiva le soft); Ricciardo, senza Vettel e in generale in un'eventuale gara pulita, avrebbe probabilmente raggiunto Verstappen negli ultimi 4-5 giri.
Il campione del futuro
Helmut Marko ha frettolosamente spostato Verstappen sulla casa madre Red Bull dopo un anno e 4 gare in Toro Rosso per evitare che sul suo pupillo si scatenasse un'asta tra Ferrari e Mercedes. Esattamente come quando lui vinse quella contro la stella a tre punte mettendo sul piatto il suo debutto in Formula Uno da minorenne, che diventerà un caso unico dopo il successivo cambio dei regolamenti.
I metodi sbrigativi e crudeli con cui Marko maneggia i propri piloti hanno fatto un'altra probabile vittima (Kvyat) e ne fecero una (Vergne) assolta a furor di popolo. Per fare spazio al giovane talento olandese era però necessario che il veloce pilota francese si facesse da parte: a 24 anni compiuti la fase di "lancio" di un pilota della cerchia Red Bull era decisamente finita.
Il debutto di Verstappen in Formula Uno, alle prove libere a Suzuka nel 2014.
Max Verstappen ha la spacconeria di chi è consapevole del proprio talento, ma è anche sicuro delle potenti coperture politiche del padre Jos (ex pilota di Formula Uno, compagno di Schumacher in Benetton nel 1994) nel box della Toro Rosso. Dalla sua parte si sono manifestati frequenti episodi di insofferenza per differenti motivi, culminati con la disobbedienza all'ordine di scuderia rivoltogli allo scorso Gran Premio di Singapore.
«Max, dobbiamo invertire le posizioni». «NO!»
Lo stesso body language che ha mostrato sul podio, dopo la sua prima vittoria in Formula Uno, non ha lasciato trasparire grosse emozioni. Come se nella sua testa si fosse già figurato di vincere delle gare, come se sapesse già prima che quello sarebbe stato il suo approdo naturale della carriera, quasi che gli fosse prima o poi dovuto.
Ma non sarebbe giusto dipingere Max Verstappen come un qualunque adolescente presuntuoso, se non fosse che quella sua boria sia probabilmente funzionale al suo talento. La stessa che gli permette di staccare con molta confidenza più lungo degli altri (ne ha fatto le spese proprio Raikkonen a Barcellona) e che gli ha consentito in questo modo nel 2015 di compiere sorpassi in punti in cui di spazio non ce n'era.
Per passare una vettura sotto il tunnel a Singapore si mettono in dubbio alcune leggi della fisica. Tra l'altro questo è un sorpasso preparato almeno 5 curve prima.
Da quell'incidente con Grosjean a Montecarlo Verstappen ha avuto la saggezza di trarre solo insegnamenti, senza diminuire l’aggressività alla guida. È stato probabilmente quello il momento in cui la sua stagione 2015 è svoltata in una continua supremazia sul compagno Carlos Sainz, sempre più invidioso, al punto tale da affermare: «Non vedo molta differenza tra me e lui. L'anno scorso anche io ho fatto molte cose buone e spettacolari, solo che forse non sono finite in TV. Ma la squadra ha visto la telemetria e gli on board. Quindi mi dico che se lui è davvero il nuovo Senna e sono riuscito a batterlo, allora io dove posso arrivare?».
Forse la cosa più giusta che Sainz ha detto nella stessa intervista è un'altra: «Il mio obiettivo è quello di finire alla Red Bull. Mi rendo conto che quando arrivi alla Toro Rosso hai a disposizione solo due o tre anni». In una sola frase Carlos Sainz ha legittimato la superiorità di Verstappen (arrivato alla casa madre dopo poco più di un anno) e contemporaneamente avallato la scelta di Marko di licenziare Vergne alla conclusione della terza stagione in Toro Rosso.
Quello che Sainz ha capito è che si fa molto presto ad uscire dal ristrettissimo giro dei piloti di Formula Uno, e che di errori ne sono concessi davvero pochi. Forse Max Verstappen, a nemmeno 19 anni, è invece già sicuro di avere un posto fisso nella cerchia dei migliori. Per molti altri anni ancora, e prima o poi anche in Ferrari.