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Bernardeschi al bivio
29 giu 2017
3 scenari per il futuro del 10 della Fiorentina, arrivato al momento più importante della sua carriera.
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7 min
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Foto di Gabriele Maltinti / Getty Images
(copertina) Foto di Gabriele Maltinti / Getty Images
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Nonostante non abbia ricevuto la stessa attenzione mediatica, Federico Bernardeschi si trova in una situazione simile a quella di Donnarumma. Il numero 10 della Fiorentina deve scegliere se accettare il rinnovo di contratto proposto dalla società che l’ha formato e messo sotto i riflettori del calcio internazionale, consolidando dal punto di vista tecnico e simbolico il ruolo di giocatore immagine della “Viola”, oppure capitalizzare immediatamente la stagione della consacrazione firmando per una squadra con maggiori ambizioni. Si è parlato soprattutto di Juventus e Inter, ma anche all’estero sembra si siano interessate in tempi più o meno recenti Barcellona, Bayern Monaco, Chelsea e Manchester United.

Bernardeschi è davanti a un punto di non ritorno: diventare il simbolo della Fiorentina, accentrando su di sé maggiori attenzioni e responsabilità? Oppure mettersi alla prova in contesti che gli chiederanno un ulteriore salto di qualità a livello tecnico e mentale? Qualunque scelta farà, la prossima sarà comunque una stagione fondamentale per il futuro della sua carriera.

Scenario 1: rinnovo con la Fiorentina

Il rinnovo di Bernardeschi sarebbe per la Fiorentina un segnale di continuità decisivo per rilanciare l’immagine e le ambizioni della squadra, che tra il mancato rinnovo di Gonzalo Rodríguez e le voci su Milan Badelj, Borja Valero e Nikola Kalinic ha già perso o rischia di perdere i pilastri su cui si sono fondate le gestioni di Vincenzo Montella e Paulo Sousa.

Restare a Firenze nel momento in cui stanno cambiando allenatore e proprietà sarebbe una decisione molto coraggiosa. Bernardeschi diverrebbe il punto di riferimento a cui aggrapparsi in questo momento di transizione, con quel che ne consegue a livello di influenza dentro e fuori dal campo. Il 10 della Fiorentina dovrebbe alzare il livello e la costanza delle proprie prestazioni, aumentando la propria influenza sul gioco e nello spogliatoio: compiere insomma quei passi necessari per affermarsi come la stella assoluta della squadra.

Non sarebbe una metamorfosi facile. Oltre all’incertezza societaria, che rende il rinnovo più difficile ed economicamente meno vantaggioso, bisognerà poi capire come verrà assorbita la netta discontinuità col passato rappresentata da Stefano Pioli. Negli anni con Montella e Paulo Sousa la Fiorentina ha inseguito un modello di gioco basato sul controllo del pallone e del centro del campo: la scelta di Pioli come nuovo allenatore implica un ribaltamento di prospettiva verso uno stile più verticale e fondato sulle transizioni, in cui gli esterni d’attacco hanno un ruolo chiave.

La centralità di Bernardeschi in un sistema del genere non sarebbe in discussione. Non è difficile immaginarlo ancora più coinvolto nello sviluppo della manovra: le squadre di Pioli sono abituate a risalire il campo sulle catene di fascia e le sue conduzioni avrebbero un impatto notevole. Certo, Bernardeschi dovrà essere in grado di sostenere l’intensità richiesta dal calcio di Pioli, che dà molte responsabilità agli esterni d’attacco, non solo per rifinire o finalizzare l’azione, ma anche in uscita dalla difesa. Il probabile impiego in pianta stabile da esterno offensivo sulla destra lo metterebbe nelle condizioni di migliorare lo score di 14 gol e 5 assist (in tutte le competizioni) con cui ha chiuso la scorsa stagione. Molto dipenderà ovviamente dai compagni che avrà intorno a sé: le ambizioni della Fiorentina dovranno essere all’altezza di quelle di Bernardeschi per costruire il contesto ideale a proseguire il percorso di crescita.

Scenario 2: Bernardeschi alla Juventus

Nonostante la rivalità tra Juve e Fiorentina e i rapporti complicati tra le due società, l’ipotesi che a distanza di quasi 30 anni da Baggio un altro numero 10 viola scelga di vestire la maglia bianconera è in realtà piuttosto concreta.

Alla rosa bianconera manca un esterno d’attacco mancino (ci sarebbe Orsolini, ma non è detto che resti), un buco che va riempito per consentire a Massimiliano Allegri di continuare a muoversi con fluidità tra diversi sistemi e stili di gioco. La duttilità di Bernardeschi farebbe molto comodo al tecnico bianconero, che potrebbe utilizzare il talento di Carrara in posizioni e sistemi diversi: Allegri è abituato a inserire gradualmente i giovani, ma con questi presupposti è ragionevole pensare che i tempi di inserimento di Bernardeschi sarebbero più simili a quelli di Dybala che non a quelli di Pjaca.

Proprio la convivenza con Dybala sarebbe l’aspetto più affascinante e al tempo stesso problematico dell’ingresso in squadra di Bernardeschi. Pur partendo in posizione centrale, l’argentino è infatti abituato a muoversi sul centro-destra per raccordare il gioco, nelle stesse zone in cui il numero 10 viola si trova più a suo agio palla al piede. Allegri potrebbe decidere semplicemente di suddividere in maniera chiara i compiti, lasciando a Dybala la responsabilità di raccordare i reparti – l’argentino si muove con maggiore familiarità tra le linee e, al contrario del talento della Fiorentina, ha la sensibilità per ripulire anche i palloni più forti e complicati da controllare – e a Bernardeschi quella di rifinire o finalizzare l’azione. Oppure potrebbe spostare Bernardeschi a sinistra, rinunciando alla scorciatoia per risalire il campo rappresentata da Mandzukic, ma riequilibrando in parte le catene di fascia, finora chiaramente sbilanciate per tecnica e vocazione al palleggio sul lato destro (quello di Bonucci, Dybala, Pjanic e Dani Alves). O ancora, Allegri potrebbe trovare il modo di far convivere Dybala e Bernardeschi sulla trequarti. Per quest’ultimo non sarebbe una novità: il sistema fluido di Paulo Sousa l’ha infatti abituato a entrare dentro il campo in fase di possesso e a condividere lo spazio tra le linee con un altro trequartista.

Insomma, l’incontro tra Bernardeschi e Allegri potrebbe portare benefici a entrambi: il primo potrebbe completare il proprio percorso di crescita tecnico, tattico e mentale nel contesto di più alto livello in Italia; il secondo avrebbe a disposizione un giocatore la cui duttilità è perfetta per il suo modo di intendere il calcio, fatto più di tentativi e aggiustamenti che di idee forti e immutabili.

Scenario 3: Bernardeschi all’Inter

Le parole di Luciano Spalletti aiutano a inquadrare l’eventuale inserimento di Bernardeschi all’Inter: «Lo vedo più sull’esterno che dentro il campo. Ha questa bastonata di sinistro che fa male, ma deve anche migliorare sul carattere». Stando a queste dichiarazioni, Bernardeschi dovrebbe prendere il posto di uno tra Candreva e Perisic, con quest’ultimo che potrebbe essere ceduto per rientrare nell’accordo sul fair play finanziario concluso con la UEFA.

Bernardeschi ha caratteristiche piuttosto diverse dagli esterni che Spalletti ha allenato di recente a Roma: non attacca gli spazi con la stessa frequenza di El Shaarawy e Salah e non è nemmeno associativo al livello di Perotti. È difficile, quindi, prevedere come potrebbe essere utilizzato dal nuovo tecnico dell’Inter, se proverà a svilupparne il gioco senza palla o sceglierà invece di trasformarlo in un riferimento chiave per risalire il campo sulla fascia, abbassandosi ed entrando in connessione con i compagni sulle catene laterali. Spalletti dovrà comunque assecondarne la naturale inclinazione a entrare dentro il campo, al contrario di specialisti dei cross come Candreva e Perisic, e magari allenandolo si convincerà pure a farlo giocare in pianta stabile al centro: d’altra parte Bernardeschi si sente un fantasista, anche se per quasi tutta la sua carriera ha giocato in altri ruoli.

L’Europeo Under-21 ha rappresentato un’altra vetrina in cui la duttilità di Bernardeschi ha potuto mettersi in mostra. Gigi Di Biagio lo ha utilizzato a destra e a sinistra nel tridente offensivo, da trequartista e anche da falso nove nella partita contro la Germania, decisa proprio da un suo gol. Il numero 10 si è ripetuto contro la Spagna, in una partita caratterizzata da molti errori, ma anche da giocate di alto livello e, appunto, dal gol che aveva portato la gara sull’1-1 poco dopo l’espulsione di Gagliardini.

Anche se non si può dire che abbia deluso in senso assoluto, Bernardeschi non ha però sempre esercitato né un’influenza sul gioco né una leadership sui compagni tale da dissipare tutti i dubbi che ancora aleggiano sul suo conto. Su Bernardeschi, infatti, il dibattito non ha sfumature o punti di contatto: c’è chi lo considera un talento su cui costruire le fondamenta della Nazionale futura e chi invece un sopravvalutato gonfiato dai media.

Qualunque sarà la sua decisione nelle prossime settimane, Bernardeschi porterà comunque la sua carriera a un livello successivo, e in un certo senso superiore. Per lui è arrivato il momento di dimostrare definitivamente di poter essere un giocatore in grado di fare la differenza con continuità in tutti i contesti.

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