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Bielsismo applicato
18 mar 2015
"El loco" è arrivato a Marsiglia ed è stata una mezza rivoluzione. Pregi e difetti della stagione del tecnico diventato aggettivo.
(articolo)
19 min
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La scorsa stagione, quella 2013/14, l'Olympique Marsiglia aveva grandi speranze. Terminata dopo tre anni la ristrutturazione del Vélodrome, si era rafforzata con gli ex del Lille: il talentuoso ventenne Florian Thauvin (14.5 mln) e il trequartista Dimitri Payet. Più il promettente Giannelli Imbula, ventenne mediano dal Guingamp; Benjamin Mendy terzino diciottenne dal Le Havre; Mario Lemina, anche lui ventenne, dal Lorient. In panchina Élie Baup, il tecnico che aveva portato l’OM a un ottimo secondo posto la stagione precedente.

E invece il 2013/14 dell’OM si è rivelato disastroso: 6 sconfitte su 6 in Champions League e sesto posto in campionato, cioè fuori dall’Europa.

Bielsismo

Per ripartire il presidente Labrune sceglie Marcelo Bielsa, rimasto senza panchina per un anno dopo aver lasciato Bilbao. La notizia entusiasma gli appassionati di calcio di tutta Europa, eccitati dal fatto di poter vedere nuovamente all’opera un allenatore diventato talmente di culto da avere un appellativo specifico per i suoi seguaci: bielsisti, e su una letteratura e un’aneddotica ormai sterminata sulle sue manie, le sue frasi, i suoi sistemi di allenamento.

Persino Pep Guardiola ha più volte citato il tecnico argentino tra le sue fonti di ispirazione; famosa una chiacchierata sul calcio durata 11 ore tra i due quando il giovane Guardiola, in procinto di diventare allenatore della squadra B del Barcellona, andò a far visita al maestro nella sua casa di campagna fuori Rosario (se volete qui c'è una gara tra Sampaoli e Berizzo per capire quale dei due allenatori è più bielsista dell'altro).

Considerato l’inventore della terza via sudamericana, un'alternativa ai “menottisti”, fautori di un calcio d’attacco e fantasioso, ma libero da schemi; e ai “bilardisti”, essenziali e difensivi. Bielsa ha sempre predicato un calcio offensivo, ma estremamente organizzato e impregnato di concetti presi dal calcio totale olandese, vera origine di quasi tutto il calcio moderno.

L’appuntamento per tutti era fissato il 9 agosto 2014 a Furiani, piccolo paese della Corsica e sede dello stadio del Bastia, per la prima giornata di Ligue 1 e l’esordio in panchina del "Loco".

Formazione

Il sistema di gioco famoso e originale di Marcelo Bielsa è il 3-3-3-1 e l'OM ha iniziato la stagione giocando così. La rosa non era cambiata molto dalla stagione precedente e della “lista della spesa” di Bielsa non era stato acquistato nessuno (Isla, Montoya, Coke, Manquillo, Stambouli, Rekik, Medel, Ocampos, Jara, Aurier); dei 35 milioni promessi al netto delle cessioni se ne sono visti solamente 3.

In compenso sono partiti Valbuena (→Dinamo Mosca), Lucas Mendes (→Qatar), Benoit Cheyrou (svincolato) e Jordan Ayew (→Lorient). In rosa sono entrati: il promettente centravanti belga ventunenne Batshuayi, 18 gol in 29 partite di Jupiter League allo Standard Liegi, l’esterno del Rennes Alessandrini e il trequartista Barrada.

La formazione scesa in campo a Furiani il 9 agosto ha in campo tutti giocatori presenti nella stagione precedente: davanti a Mandanda, i tre difensori sono da sinistra a destra Morel, N’Koulou e l’esordiente ventenne Sparagna.

L’impiego di quest’ultimo tra i titolari sembra più un messaggio di Bielsa alla dirigenza («Mi serve un difensore!») che una scelta tecnica: Sparagna esce dopo 45 minuti e giocherà un totale di altri 29 minuti in Ligue 1 (al suo posto giocherà il jolly Romao).

Il mediano è Giannelli Imbula, con Brice Dja Djédjé alla sua destra e Benjamin Mendy alla sua sinistra. Dietro il centravanti Gignac, a destra Thauvin, in mezzo Payet e a sinistra Alessandrini.

Le prime dieci partite

La partita è un’altalena: in svantaggio per 1-0 l’Olympique si porta in vantaggio per 3-1 per poi subire due gol in sette minuti e chiudere la partita con uno spettacolare 3-3. Di certo il nuovo OM di Bielsa non passa inosservato.

La settimana successiva è ancora 3-3-3-1, ma arriva la sconfitta in casa per 2-0 dal Montpellier. Dopo aver guadagnato un punto in due partite, la squadra di Bielsa inizia a volare. Vince le successive 8 partite di campionato segnando 24 gol, subendone solo 3 e volando a +7 dal PSG. Esplode l’amore di Marsiglia per Bielsa, i bielsisti di tutto il mondo gongolano felici.

Nel mezzo di questo treno di vittorie l’esternazione del tecnico argentino, che a mercato chiuso rinfaccia al presidente Labrune il mancato rispetto delle promesse con il conseguente mancato arrivo dei giocatori richiesti.

Bielsa attacca Labrune rinfacciandogli il mancato rispetto delle promesse in tema di acquisti, la responsabile della comunicazione dell’OM si dispera.

Durante l'inizio pirotecnico dell'OM, Bielsa cambia raramente l’XI titolare: 7 volte su 8 la formazione iniziale presenta gli undici giocatori citati sopra, con la sola sostituzione di Mendy con Fanni nella vittoria esterna per 3-1 contro l’Evian Thonon Gaillard. Dalla panchina, per un minutaggio totale non insignificante, entrano solo Alessandrini, Batshuayi, Lemina e Fanni stesso.

I moduli di gioco sono il già citato 3-3-3-1 e il 4-2-3-1. L’uomo chiave per virare da un modulo all’altro è Alaixys Romao: difensore di destra nella difesa a 3 e interno di centrocampo nel modulo con 4 difensori.

Il sistema difensivo

La scelta tra i due moduli è orientata essenzialmente dallo schieramento avversario: se l’OM si trova di fronte due attaccanti centrali (4-4-2, 4-3-1-2) il modulo scelto è il 3-3-3-1; contro moduli con una sola punta al centro (4-3-3, 4-2-3-1) Bielsa si orienta per la difesa a 4. All'origine c'è la filosofia del tecnico dell’OM in fase di non possesso palla, che senza troppi giri di parole possiamo definire come qualcosa di molto simile ad un sistema di marcature a uomo.

Cioè: al di sotto della linea del pallone i principi di marcatura dell’avversario sono prioritari rispetto al mantenimento delle posizioni e delle distanze reciproche: si prende l’avversario presente nella propria zona di competenza e lo si marca individualmente per tutta l’azione, lasciandolo solamente in caso di cambio di marcatura con un compagno.

È chiaro che un modello così concepito di marcature individuali destrutturi l’ordine della squadra in fase difensiva, ma per Bielsa è più importante marcare gli avversari che presidiare gli spazi.

In aggiunta al sistema di marcature a uomo Bielsa vuole avere la superiorità numerica in zona difensiva, con un giocatore libero pronto ad effettuare le necessarie coperture. Ed ecco quindi che contro una singola punta centrale Bielsa opta preferenzialmente per due difensori centrali e una difesa a 4, mentre contro due punte il modulo preferito è quello con la difesa a 3.

Conseguenze della marcatura a uomo

È interessante come la scelta di marcare a uomo influenzi pesantemente la disposizione in fase di non possesso dei giocatori dell’OM.

Contro l’Olympique Lione, che schiera due punte e un centrocampo a rombo, i due centrocampisti esterni, Dja Djédjé e Mendy finiscono per gravitare nella zona delle due mezzali del Lione, quindi in zona piuttosto interna, finendo col disegnare col mediano Imbula e col trequartista Payet un rombo in fase di non possesso speculare a quello degli avversari.

A marcare le avanzate dei terzini avversari, anche sulla linea dei difensori, sono deputati gli esterni offensivi Thauvin e Ayew.

Il Marsiglia è quello scuro. Si vedono Mendy e Djédjé risucchiati al centro e Thauvin molto basso.

Contro il Metz, che gioca con il 4-4-2 classico, quindi con due punte centrali, la scelta è ancora per il 3-3-3-1, ma la posizione di Dja Djédjé e Mendy è molto diversa dalla precedente: i due centrocampisti marcano gli esterni offensivi del 4-4-2 e pertanto si trovano frequentemente a gravitare in zona esterna.

Qui il Marsiglia è in bianco. Dja Djédjé e Mendy marcano gli esterni avversari e sui due centrocampisti operano Imbula (mediano) e Payet (trequartista).

I tagli degli esterni avversari verso l’interno del campo vengono seguiti profondamente, fino alla fine, nel rispetto di una marcatura a uomo.

L’esterno Malouda taglia dentro, seguito da Dja Djédjé.

Contro il Nizza, che gioca con il 4-3-3, Romao si alza a centrocampo a far coppia con Imbula, Dja Djédjé e Mendy vengono impiegati come terzini e si disegna un 4-2-3-1.

Sempre bianco. I 4 difensori garantiscono un uomo sempre disponibile alle coperture in mezzo alla difesa.

Fase offensiva

La fase offensiva dell’OM ha come caratteristica principale la sua verticalità. Bielsa alza tanti uomini al di sopra della linea della palla e necessariamente la manovra si sviluppa di preferenza per vie verticali.

Con il sistema 3-3-3-1 la disposizione tipica in fase offensiva prevede la formazione di un rombo arretrato costituito dai tre difensori più il mediano, Imbula. Il centrocampo viene “svuotato”: i centrocampisti laterali Dja Djédjé e Mendy giocano larghi e le due mezzepunte esterne, Thauvin e Ayew, entrano dentro il campo alle spalle del centrocampo avversario. Rispettando una logica di distribuzione all’interno del rettangolo di gioco, se uno degli esterni offensivi rimane largo, lo spazio interno è attaccato dal centrocampista laterale.

Dja Djédjé e Mendy sono larghi, le tre mezzepunte giocano vicinissime alle spalle della linea mediana avversaria. Al centro non c'è nessuno.

Il primo passaggio

La costruzione del gioco passa principalmente dai piedi di Imbula che ha come opzione primaria il passaggio tra le linee verso Payet o, in alternativa, verso uno degli altri due trequartisti. Se questa linea di passaggio è coperta, la costruzione del gioco prende vie laterali verso i centrocampisti esterni.

I due difensori laterali hanno le stesse opzioni di gioco, compresa la responsabilità del passaggio verticale se Imbula è marcato dagli avversari.

Quando la ricezione tra le linee avversarie non è possibile, si vede anche la giocata lunga cambiando il fronte del gioco da un lato all’altro, per trovare l’esterno alto sul lato debole. Solo raramente Payet si abbassa per fornire soluzioni di passaggio comode e sicure.

Anche con il 4-2-3-1, il primo passaggio per avanzare verso la trequarti avversaria è, di preferenza, l’imbucata di Imbula verso Payet o uno dei due trequartisti accentrati: il set di movimenti consueti prevede che i due terzini si aprano e si alzino fornendo ampiezza alla manovra, i due esterni offensivi si accentrino e che alla costruzione bassa prevedano i due difensori centrali e il mediano Imbula. Con Lemina in campo come interno al posto di Romao non è infrequente che l’OM alzi anche uno dei due interni di centrocampo disegnando una sorta di 2-3-2-3.

Un interno si alza, i terzini si aprono, gli esterni offensivi vengono dentro il campo.

Il secondo passaggio

Lo sviluppo del gioco nella zona di trequarti avanzata segue essenzialmente due direttrici principali. Se è stato trovato l’uomo alle spalle della linea di centrocampo avversaria la giocata principale è verticale verso Gignac o il taglio profondo dei trequartisti. Payet guida la classifica degli assist con 11 passaggi vincenti e dei "key passes" con 102, quasi il doppio dei secondi in classifica, Feret del Caen e Mesloub del Lorient, che ne hanno realizzati 53.

Se invece la manovra prende vie laterali, l’idea è quella di trovare superiorità numerica sull’esterno: vengono formate catene di tre o anche quattro giocatori: i terzini (o i centrocampisti laterali nella versione 3-3-3-1), gli esterni offensivi, il trequartista e talvolta anche Gignac che si apre per ottenere lo scopo desiderato.

La superiorità numerica viene sfruttata giungendo al cross mediante sovrapposizioni e combinazioni strette (l’OM è la squadra che crossa maggiormente in Francia, con 27 cross a partita) cercando gli inserimenti in area del centravanti, dell’esterno del lato debole e anche del terzino/centrocampista laterale opposto.

La strategia è piuttosto efficace se si considera che l’OM è di gran lunga la squadra che in Ligue 1 segna maggiormente di testa (14 gol, quasi il doppio delle squadre al secondo posto in questa classifica, il Caen e il Guingamp). Sempre sull’esterno, sia in situazione di attacco manovrato che in fase di ripartenza veloce, i giocatori cercano con continuità di saltare il diretto avversario in dribbling.

L’OM dribbla 26 volte a partita (1° posto in Ligue 1) e Thauvin è il giocatore che ha effettuato più dribbling nel campionato francese (150). Le statistiche di Ocampos mostrano che tale gesto tecnico è parte del quadro tattico della squadra: giunto nel mercato di gennaio alla corte di Bielsa, ha incrementato notevolmente il numero di dribbling per 90 minuti rispetto al suo periodo al Monaco (5.3 contro 3.1). In Europa solo Bayern Monaco, Arsenal e Wolfsburg dribblano più dell’OM.

In transizione

L’OM di Bielsa è fortemente caratterizzato nelle fasi di transizione. La transizione offensiva è figlia della pressione esercitata dalla squadra sui portatori di palla avversari. Se la palla viene recuperata nella metà campo d'attacco si cerca la via più breve verso la porta avversaria: giocata diretta verso Gignac o uno degli esterni offensivi per puntare in dribbling il diretto avversario.

Se la palla è recuperata in posizione più bassa la transizione passa per i piedi di Payet con Gignac aperto sul lato forte pronto a ricevere il pallone dal trequartista o, in alternativa, a ricevere direttamente sull’esterno il primo passaggio della transizione. Le capacità tecniche di Payet, la velocità e la tecnica di Ayew e Thauvin in campo aperto rendono molto efficace le fase di transizione offensiva dell’OM, che è capace di giungere con molta rapidità nei pressi della porta avversaria.

La transizione difensiva è giocata in maniera aggressiva con l’obiettivo di riguadagnare presto e più in alto possibile il pallone.

La fine del periodo d'oro

Il ciclo delle 8 partite vinte consecutivamente si esaurisce a Lione, all’undicesima giornata, quando l’OM perde per 1-0. Ha inizio un periodo di trasferte disastrose: su 6 partite lontane da Marsiglia 5 sono sconfitte (contro Olympique Lione, PSG, Monaco, Montpellier e Nizza) e l'unico pareggio è sul campo del Lorient.

Il rendimento in casa, invece, rimane entusiasmante. Dopo la sconfitta alla seconda giornata, l’OM vince 11 partite casalinghe consecutive. Il cammino al Vélodrome consente alla squadra di Bielsa di passare il Natale in testa alla Ligue 1, ma proprio alla prima giornata del 2015, la sconfitta a Montpellier segna il sorpasso in cima alla classifica del Lione sui marsigliesi.

Febbraio è il punto più basso del cammino dell’OM: pareggio fuori casa a Rennes, pareggio casalingo contro il Reims, pareggio esterno contro il Saint-Étienne e sconfitta al Vélodrome per mano del Caen.

Lascia perplessi l’andamento delle partite: nel pareggio casalingo contro il Reims e a Saint-Étienne, l’OM recupera l’iniziale svantaggio, ma subisce il gol del pareggio al 90'; riesce a fare di peggio al Vélodrome contro il Caen perdendo per 2-3 all’87' di una partita in cui era andato sul 2-0.

Dentro il campionato dell’OM ci sono tutti i pregi e tutti i difetti della squadra di Bielsa. Il periodo iniziale ha messo in mostra la forza, l’inizio del 2015 ha invece evidenziato le debolezze.

La forza

L’OM capace di mettere in fila otto vittorie è una squadra capace di giocare un calcio offensivo di livello elevatissimo. Il talento alle spalle del centravanti Gignac non manca: Thauvin è mancino e ama partire dalla fascia destra, ha un piede sinistro raffinato, inventiva e dribbling; Payet è abilissimo a smarcarsi tra le linee e da lì fornire preziosi assist per i compagni; Ayew ha forza fisica, capacità realizzative ed è feroce negli inserimenti nel cuore dell’area avversaria. Poi c’è André-Pierre Gignac che segna 10 gol nelle prime 10 partite. La squadra di Bielsa è una macchina da gol.

https://www.dailymotion.com/video/x26nmf3_14-j07-reims-marseille-0-5_sport

L’OM vola: 5-0 in trasferta al Reims.

Nei 5 gol fatti al Reims si ritrovano quasi tutti le direttrici di finalizzazione dell’OM: nel primo gol di Gignac c’è il recupero alto del pallone, la sovrapposizione e il cross. Nel secondo gol Payet si apre sull’esterno per effettuare una combinazione di tecnica e velocità con Thauvin; nel terzo e nel quarto gol si trovano le ricezioni di Payet tra le linee e i suoi passaggi decisivi. Nell’ultimo è in evidenza la forza fisica di Giannelli Imbula.

La fase di non possesso e la transizione difensiva funzionano bene: l’aggressività e l’attenzione sono quelle necessarie per ottenere il successo dalle scelte di Bielsa. Perché in effetti il calcio del tecnico rosarino richiede un estremo dispendio di energie sia fisiche che nervose.

Il sistema di marcature a uomo responsabilizza individualmente i singoli giocatori e concede pochi paracadute per chi sbaglia. In maniera quasi simbolica il gol di Gourcoff che decreta la fine del ciclo vincente dell’OM è un manifesto delle debolezze della squadra di Bielsa.

https://www.dailymotion.com/video/x28olds_lyon-vs-marseille-1-0-full-highlights-26-10-2014-ligue-1_sport

Nel sistema di marcature a uomo di Bielsa, i tre difensori del 3-3-3-1 sono attirati tutti dal lato forte dai due attaccanti dell’OL, entrambi posizionati sul lato destro della difesa del Marsiglia. In mezzo al campo Imbula è responsabile della marcatura di Gourcuff, ma si distrae e lo lascia scappare alle sue spalle. L’OL segna un gol anni 70. Troppo facile.

Comincia a funzionare male la transizione difensiva e in particolare la difesa delle corsie esterne.

I limiti

L’OM porta tanti uomini oltre la linea del pallone, svuota il centrocampo e qualsiasi errore in fase di impostazione della manovra lo espone alle ripartenze avversarie. Per la squadra di Bielsa è vitale andare oltre la fase di costruzione bassa: la palla deve raggiungere uno dei tanti ricevitori avanzati alle spalle del centravanti o arrivare in posizione avanzata ed esterna. In questa maniera, in zone dove la densità di giocatori è elevata, la fase di transizione difensiva può funzionare.

E se sulla linea laterale è più semplice creare superiorità numerica e riconquistare il pallone (anche se il secondo gol preso contro il Caen mostra carenze anche nella pressione sulla linea laterale), la transizione difensiva su palla persa in posizione centrale diviene un vero problema per la squadra di Bielsa.

Non è immune da responsabilità Imbula. L’ex Guingamp, rinato in questa stagione, è mancino, ha una discreta tecnica ed è capace di sfuggire alla pressione avversaria portando palla, grazie alla sua ampia falcata; ma non sono rari errori puramente tecnici o posizionali.

Una particolare vulnerabilità è rappresentata dalla difesa dagli inserimenti da dietro sulle fasce: attirati all’interno dalle marcature a uomo, i terzini/centrocampisti esterni lasciano ai profondi ripiegamenti degli esterni l’onere di (in)seguire gli avversari che partendo da dietro attaccano gli spazi esterni: non sempre Thauvin, Ayew, Alessandrini e adesso Ocampos, hanno energie fisiche e mentali a sufficienza per attuare ininterrottamente per 90 minuti questo compito.

https://www.dailymotion.com/video/x2d1m50_olympique-marseille-2-1-losc-lille_sport

Palla persa in fase di costruzione, ripartenza. Sul lato debole Dja Djédjé segue il taglio dell’interno e il Lille finalizza con un inserimento alle spalle del terzino dell’OM dove non arriva Thauvin (minuto 00:27).

Sono parecchi i gol subiti a seguito di ripartenza più o meno lunga degli avversari, conclusa con un inserimento di un avversario totalmente libero sul lato debole.

A queste debolezze strutturali si sommano un numero elevato di errori individuali nel reparto arretrato: l’OM, con 20 errori difensivi, è la squadra di Ligue 1 che è in testa a questa specifica graduatoria. E l’assenza di N’Koulou non aiuta di certo; il migliore difensore dell’OM non gioca dal 21 dicembre 2014, prima a causa della partecipazione alla Coppa d’Africa, poi per un infortunio al ginocchio.

Il rendimento difensivo dell’OM è precipitato nel 2015 e il sospetto che la mancanza di N’Koulou sia un fattore importante è molto forte.

Il 6-1 a Tolosa e il big match con il Lione

Calo atletico in una rosa con rotazioni troppo ristrette, crisi di rigetto dei metodi radicali di Bielsa, contratti in scadenza di Ayew, Gignac e futuro incerto per lo stesso allenatore, perdita delle energie nervose e dell’esaltazione necessarie a sostenere un calcio estremamente dispendioso: queste le più comuni spiegazioni fornite per spiegare il febbraio nero dell’OM. L’inversione di tendenza avviene il 6 marzo a Tolosa, dove la squadra di Bielsa vince per 6-1 in un match che a dispetto del risultato finale non dissipa i dubbi sulla tenuta difensiva dei marsigliesi.

La notizia è che da due partite è stato messo in panchina il bomber Gignac, sostituito da Batshuayi, autore del primo e del quarto gol a Tolosa. Entrando a partita in corso Gignac ha realizzato un gol col Caen e il sesto a Tolosa. Un altro dei titolari, Florian Thauvin, è stato escluso dall’undici iniziale in due delle ultime tre partite facendo spazio all’acquisto di gennaio Ocampos.

Di certo la crescita del giovane centravanti belga e l’acquisto dell’ala argentina dal Monaco ampliano le rotazioni, dando respiro a un gruppo di giocatori che sembravano proprio necessitare di questo.

Si giunge quindi al big match di domenica scorsa al Vélodrome contro la capolista Olympique Lione, dopo che nel pomeriggio il PSG aveva perso per 3-2 a Bordeaux. Bielsa, fedele ai suoi principi, contro il 4-3-1-2 di Fournier torna al 3-3-3-1 e rimette in campo Gignac e Thauvin. La partita è ben giocata dall’OM, che limita le disattenzioni e gli squilibri difensivi, attua un pressing molto efficace e, in definitiva, meriterebbe di incassare i tre punti. Finisce invece 0-0, un risultato che delude la squadra di Bielsa, ma che consente comunque di rimanere in corsa per il titolo.

Tutto è ancora possibile

Perché nonostante il febbraio nero, la vetta della classifica è ancora molto vicina: lo splendido Olympique Lione è a 4 punti di distanza, il PSG a 2.

Di certo Bielsa ha elevato il livello di gioco della squadra e dei singoli giocatori allenati: la rosa è sostanzialmente identica a quella della passata stagione con un Valbuena in meno nel gruppo dei titolari, il rendimento molto più elevato. Insieme ai dati che vedono l’OM come migliore squadra di Ligue 1 per gol realizzati, tiri per gara, occasioni da gol create e passaggi chiave, il terzo posto in classifica certifica la bontà del lavoro di Bielsa.

Come è consuetudine per il tecnico argentino, la squadra esprime il meglio di sé in fase offensiva; nel caso specifico a favorire questa tendenza, oltre alla filosofia dell’allenatore, concorre la distribuzione della qualità dei calciatori in rosa, concentrata essenzialmente nei ruoli offensivi. Oltre ai risultati della squadra va ascritto a Bielsa la crescita individuale di quasi tutti i calciatori: Imbula, Thauvin, Mendy, Payet, lo stesso Gignac hanno decisamente innalzato la qualità del proprio gioco rispetto alle precedenti stagioni.

Di contro i difetti dell’OM in fase di non possesso e di transizione difensiva sono prepotentemente emersi quando il livello atletico e nervoso della squadra è sceso dopo il clamoroso inizio di stagione.

Tra due domeniche al Vélodrome andrà in scena lo scontro diretto contro il PSG. Se non incorre in un passo falso nel prossimo turno a Lens, in casa della penultima in classifica, quella contro i parigini potrebbe essere per l’OM la partita decisiva della stagione: battere il PSG darebbe alla squadra di Bielsa la benzina decisiva per ripartire nella caccia al titolo di questa godibilissima stagione di Ligue 1.

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