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Cam Netwton, non solo un quarterback
23 gen 2016
A 26 anni il QB dei Carolina Panthers sta spostando i confini del ruolo.
(articolo)
18 min
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Dopo una stagione praticamente perfetta, domenica i Carolina Panthers ospiteranno gli Arizona Cardinals per un elettrizzante NFC Championship. In palio, oltre ovviamente all'accesso al 50° Super Bowl della storia, anche la vittoria della prima sfida tra due quarterback vincitori del Heisman Throphy in un championship. Carson Palmer da Fresno e Cam Newton da Atlanta.

Predestination

Cameron Newton nasce ad Atlanta in Georgia e vive nei sobborghi di College Park, nei pressi dell'imponente Hartsfield International Airport, un aeroporto in grado di sopportare oltre 100 milioni di passeggeri ogni anno. Se le storie di football girano intorno ai cliché familiari, Newton ha la fortuna di crescere nella barricata giusta.

Secondogenito di Cecil Newton Sr., che prima di diventare un pastore sovraintendente di alcune chiese nella zona di Savannah in Georgia, ebbe un breve passato nel football. Dopo una carriera da undersize linebacker a Tennessee State ha provato due volte tra i pro, non riuscendo però a fare il roster né ai Cowboys né ai Bills. Ma l'impronta culturale data ai figli fu fondamentale. Il fratello maggiore di Cam infatti, dopo aver seguito le orme del padre vestendo la maglia dei Tigers, fece una comparsata come centro prima ai Jaguars e poi brevemente ai Ravens. Cam da parte sua cominciò quindi a giocare piccolissimo: a 8 anni era già una star e lasciava intravedere la stoffa del predestinato. Misurava già oltre 150 cm e 45 kg e, giocando in una lega con limite di peso, fu costretto a saltare dei pasti per rientrare nei parametri. A 8 anni. Cam Newton non ricorda una volta che suo padre non lo spronasse ad allenarsi con lui invece di passare la giornata davanti alla tv. Nonostante queste pressioni mai una volta i due hanno parlato di diventare un giorno un professionista. Do always the best you can. E nient'altro di più.

A differenza del campo, a scuola era uno studente incostante e la sua inesauribile energia e il suo temperamento rappresentavano spesso un problema. La fortuna di vivere nella bright side di cui sopra era quella di avere una nucleo famigliare completo che non si arrese alle difficoltà scolastiche. Mamma Jackie, in particolare, fu un importante fattore nella crescita dell'irrequieto figlio. Arrivato all'high school Cam non smetteva di crescere. A 16 anni era già 193 cm per oltre 100 kg. Ma la strana combinazione di queste misure e la sua immutata agilità ne facevano un giocatore debordante. Chiusa l'avventura con la Atlanta Westlake HS, nemmeno a dirlo, fu uno dei giocatori più quotati uscenti dalla high school. Nonostante fu classificato da Rivals.com come un prospetto 5 stelle, 2° dual threat QB della nazione, e 28esimo giocatore della classe 2007 (dietro a Jimmy Clausen, Ryan Mallett e Tyrod Taylor), all'affacciarsi della sua avventura in NCAA non sono mancati i dubbi sulla collocazione in campo.

Oltre ai soliti pregiudizi sui QB afroamericani (*gli stessi, in fondo, di Eranio sui calciatori africani/neri), dual threat Newton aveva braccio e qualità per giocare sia nella tasca come dual threat puro. Arrivarono ovviamente numerose offerte di borse di studio da Georgia, Maryland, Ole Miss, Mississipi State, Oklahoma, Virginia Tech (dove passò un certo Mike Vick) e Florida. Nonostante la grande stagione da freshman di Tim Tebow, Cam si promise ad Urban Meyer e ai suoi Gators.

Purtroppo Newton fu semplicemente spettatore non pagante di una delle più grandi squadre di college football del recente passato. Dopo essere stato il back up per tutta la stagione 2007, dietro a un fenomenale Tebow, vincitore poi del Heisman Throphy, fu solo un medical redshirt nella stagione successiva dopo un infortunio alla caviglia subito al debutto, in una stagione culminata dai suoi Gators con il titolo nazionale.

Se questo non bastasse, dovette subire l'onta della sospensione dalla squadra dopo un brutta vicenda. Nell'ottobre del 2008 uno studente di Florida denunciò la scomparsa di un laptop dal valore di 1700 dollari e la polizia, investigando sull'accaduto, ricollegò la scomparsa a Newton quando il macchinario fece l’accesso al network universitario con l'username “cnewton”. Quando la polizia si recò al suo dormitorio, Newton lanciò il computer dalla finestra, ma fu tutto vano e la polizia, recuperato il computer, poté facilmente risalire al proprietario con il codice seriale dell'apparecchio. Non ci volle molto poi ad incriminare il giocatore visto che sul retro del computer campeggiava la scritta Cam Netwon, che rese vano ogni goffo tentativo di depistaggio.

Dopo l'arresto Netwon provò invano a giustificarsi dicendo di averlo comprato usato per 120$. Le accuse comunque caddero dopo che il giocatore completò un programma di mediazione extragiudiziario accordato dalla corte, ma ciò non bastò per placare la rabbia di coach Meyer che lo sospese dalla squadra a tempo indeterminato.

Dopo un avvio molto complicato il 2009 sembrava l'anno della definitiva esplosione. Cam era di nuovo sano, pronto a ereditare una macchina da guerra, allenato dal miglior coach del college football. E invece, come ogni importante sliding door, quello fu proprio l'anno che rischiò di far chiudere prematuramente la sua carriera. La rinuncia a sorpresa di Tebow dal presentarsi al draft NFL, dopo l'ennesima annata strepitosa da junior, chiuse di colpo le porte a Cam, costretto a quel punto a lasciare Florida. Dietro alla decisione ci fu anche un altro scandalo che colpì Newton che, prima di annunciare il trasferimento, rischiò l'espulsione da Florida per essere stato scoperto a barare su prove d'esame in almeno 3 differenti occasioni, una delle quali arrivando addirittura a cambiare il nome sulla scheda all'insaputa dell'altro studente.

Journey to Hell, Texas

Le sue quotazioni erano quindi scese al minimo storico. Tra i problemi fisici, il fresco arresto e i problemi accademici, Newton dovette ricominciare dall'inferno di un junior college. Praticamente l'anticamera del fallimento sportivo. Dopo 3 mesi dal National Championship dichiarò, a riflettori ormai molto lontani, il suo trasferimento allo sconosciuto Blinn College in Texas sotto l'ala di Brad Franchione, figlio di Dennis che allenò, tra le altre, Alabama e Texas A&M.

L'impatto del Blinn College fu importante. Il campus si trovava a Brenham, una contea rurale di appena 15mila anime. Uno di quei programmi di bassi standard, senza soldi, in cui dopo l'allenamento ti devi portare la maglia a lavare a casa. Niente grandi schermi, grandi stadi, grandi palcoscenici, grandi riflettori. Solo una sana attività ricreativa dopo le lezioni in una noiosa contea texana. Qui servì tutta la tenacia e perseveranza che Newton poteva sopportare mentalmente e, nonostante, questo arrivò a chiedersi più volte quale fosse il motivo a spingerlo in mezzo al nulla, in uno junior college, a ore di volo da casa. Ma persino nei sobborghi di Atlanta, che lo videro crescere e videro la scalata di un predestinato, ormai era solo una barzelletta, quindi perché non tentare questa esperienza?

La partita di apertura era contro la #1 del ranking, Butler. Cam giocò un brutto primo tempo, ingessato e silenzioso. Durante l'halftime coach Franchione seppe riaccendere la luce in un disorientato Newton e nella ripresa guidò la rimonta portando i suoi alla vittoria, la prima di 10 vittorie stagionali culminata ad inizio dicembre nella insperata vittoria nella finale del Junior College National Championship. Sotto di 15 nel terzo quarto, due TD di Newton e un improbabile punt return a pochi secondi dalla fine regalarono lo storico titolo ai Bucs. L'esperienza al Blinn College servì, non solo come lezione di umiltà e come antidoto per ritrovare il divertimento di giocare a football, ma come stimolo vitale incredibile. Se era riuscito a portare un piccolo college sperduto in Texas al titolo nazionale di categoria allora nessun traguardo gli era precluso. Fu una iniezione di fiducia immensa in quel preciso e delicato momento della sua carriera.

Nemmeno a dirlo Rivals.com lo elesse miglior prospetto del Junior College e unico prospetto 5 stelle del 2009 - al #6 c'era un certo Bruce Irvin e al #7 un certo Lavonte Davis, il primo diretto poi a West Virginia e il secondo a Nebraska, ma questa è un'altra storia. Alla fine fu Auburn ad acquisire i servigi di Cam Newton. Il sistema di power running di Gene Chizik sembrava perfetto per le doti di Cam, ma furono soprattutto le doti umane di coach Chizik, il quale riuscì ad allenare con successo una testa calda del calibro di Vince Young, che furono decisive per la scelta. Dopo 12 mesi di inferno era tornato nel grande giro della division I e sul palcoscenico della SEC.

Non ci mise poi molto a conquistare i fan dei Tigers, bastò l'esordio contro Arkansas State dove segno 5 TD complessivi e lanciò per 350 yard. A spiccare soprattutto una spettacolare corsa da 71 yard che fece esplodere il Jordan-Hare Stadium. Fu la prima vera prova di forza di Cam Newton a livello NCAA dopo che Florida non gli lasciò che alcuni spezzoni di partita in 2 anni. Qui nacque anche la Superman celebration, diventata poi marchio di fabbrica di Newton, che si dimostrò eccellente showman e affamato accentratore di attenzione.

La stagione continuò su questi binari anche nelle difficili sfide successive, battendo Mississipi State, South Carolina e Arkansas con 14 TD complessivi di Newton. La vittoria contro LSU, in cui Cam corse sulla miglior difesa della nazione per 217 yard, e la partenza 8-0 fecero in modo di vedere assegnato ad Auburn il #1 del ranking nazionale. In questa sfida arrivò forse uno dei quei cosiddetti defining moment, un TD da 41 yard in cui Newton eluse, in senso letterale, mezza difesa e andò a segnare trascinando un difensore che gli si era attaccato addosso.

Oltre ad un inarrestabile Cam Newton, Auburn aveva l’aria di una squadra predestinata. Dopo essere sopravvissuti a Clemson, vincendo al OT dopo essere stati sotto di 17 punti nel terzo quarto, i Tigers batterono anche Alabama rimontando stavolta uno svantaggio di 24-0. Qualche settimana più tardi Cam Newton, con 1000 punti di vantaggio sul secondo classificato Andrew Luck, venne insignito del Heisman Thophy. Meno di 12 mesi prima stava giocando in un piccolo stadio davanti a poche migliaia di persone e ora era il miglior giocatore del NCAA Football. 1500 yard lanciate, quasi altrettante corse, 41 TD complessivi. Una macchina da highlights. Dal minuscolo spogliatoio a Blinn alla copertina di Sport Illustrated in un battito di ciglia.

Ma un’ombra aleggiava sulla stagione di Cam Newton e di Auburn. Il Federal Bureau of Investigation stava indagando sul padre Cecil, reo di aver chiesto tramite un intermediario la somma di 180mila dollari per far giocare il figlio a Mississipi State, dopo l'esperienza al Blinn College. In particolar modo sotto inchiesta una delle chiese di cui si occupava il padre, la Holy Zion Center of Deliverance, che dopo anni di contese aveva concluso i lavori di manutenzione richiesti con un investimento sospetto e improvviso di 50mila dollari. Ma la stagione di Cam stava per arenarsi quando si scoprì che quell'intermediario era Kenny Rogers, ex giocatore proprio di Mississipi State, e che ci fosse il sospetto che agisse come agente del giocatore, regola espressamente vietata dalla NCAA. Se Auburn era estranea ai fatti, possibile indagato era invece Newton. La NCAA Academic and Membership Affairs prese così una decisione drastica squalificando il giocatore una settimana prima del Championship per poi riammetterlo solamente il mercoledì prima della sfida decisiva. Se Newton ne uscì completamente pulito e in tempo per giocarsi la finale nazionale, più sospetta la posizione del padre. I contatti telefonici tra Cecil e tale Kenny Rogers furono incessanti nel periodo di recruiting (275 tra marzo 2009 e gennaio 2010), mentre cessarono di colpo una volta che Cam si dichiarò ad Auburn. La indagine si chiuse con il nulla di fatto ma è un’altra spunta alla lista di scandali legati al nome di Cam Newton.

Ancora una volta la carriera di Newton pareva appesa ad un filo, ma questa volta la sliding door si chiuse dietro di lui. Auburn affrontò il potente attacco di Oregon in una finale dall'alto numero di yard, oltre 1000 combinate, ma dal basso punteggio. Una partita risolta solamente con un field goal allo scadere di Auburn che trascinò Cam sul tetto del mondo collegiale, per quella che è forse una delle più clamorose parabole del college football. 3 giorni di dopo si dichiarerà per il draft NFL.

Newton stupì già dalla combine. Fece registrare prestazioni da urlo nelle 40 yard (4.59 s), nel vertical jump e nel broad jump. Ed erano forse le qualità che saltavamo meno in evidenza agli occhi dello scout, un po’ perché erano qualità che aveva sfoggiato in abbondanza sul campo e un po’ perché nonostante i numeri aveva dimostrato, sia ad Auburn che in sede di combine, una potenza di braccio fulminea e una sicurezza incredibile nella tasca e in generale come passer. Praticamente una specie di Michael Vick dentro un fisico da gigante. Ed è proprio per queste caratteristiche che Newton rischia di essere uno dei miglior QB dual-threat della storia del gioco.

Dietro allo spropositato ego c'era una rara anima da leader verboso. La cosa curiosa è quella riguardante i punti deboli evidenziati, ovviamente tutti lato passing game. Difficoltà nelle letture livello pro, difficoltà a servire i ricevitori se non creano separazione, accuracy inconsistente, tendenza ad evitare le big hit. Diciamo che ha avuto modo di sfatare questi miti in poco tempo.

Keep Pounding

Qualche mese più tardi al draft 2011 i Carolina Panthers non ci pensano due volte a pescarlo con la prima scelta assoluta. Diventa solamente il terzo QB afroamericano di sempre (dopo Michael Vick e JaMarcus Russell) ad essere scelto con la prima chiamata assoluta. Nonostante il poco tempo a disposizione con la squadra in offseason, causa lockout, Rivera ci mise poco a scegliere Cam come starter QB al posto di Jimmie Clausen e Derek Anderson. E lui lo ripaga fin da subito. Nell'esordio stagionale l'11 settembre 2011 (nel triste decennale dalla caduta delle torri gemelle) contro gli Arizona Cardinals piazza il record di yard lanciate per un rookie all'esordio, a quota 422, battuto appena una settimana dopo contro i campioni in carica dei Green Bay Packers a cui infligge 432 yard battendo due record in una sola partita. Infatti cadde anche il record per yard lanciate nelle 2 prime partite per un rookie, detenuto da un certo Kurt Warner. Concluse l'anno detronizzando il record di yard lanciate da un rookie, appartenuto fino a quel momento a un signore che in carriera ha appena superato le 70mila complessive. Il primo anno non solo spazzò ogni dubbio sulle sue qualità da passatore con oltre 4000 yard all'attivo, ma si apprestava a diventare un élite QB.

Eppure i Panthers faticavano a trovare la via della vittoria. Il primo anno si chiuse 6-10 e il secondo, nonostante gli investimenti in offseason, 7-9. Ma soprattutto Cam, nonostante giocasse a buon livello, non aveva fatto quei miglioramenti sperati dopo la bella stagione d’esordio. E i freddi numeri non erano dalla sua. Nonostante le tante yard lanciate erano ancora poche le segnature e troppi gli intercetti (29 nelle due prime stagioni) e nemmeno statistiche più avanzate erano dalla sua parte.

La prima stagione positiva arrivò nel 2013 culminata con la vittoria divisonale dopo una campagna da 12-4. Ma anche qui le statistiche erano in discesa. Arrivò a fatica a 3300 yard e per la prima volta corse meno di 600 yard. Eppure stava diventando un giocatore tremendamente efficiente con quasi il 62% di completi e 24 TD, fino a lì career high. Non è sempre difficile valutare Cam Newton. L'eye test e i numeri spesso sono spesso in disaccordo nel suo caso. Sembra sempre essere il miglior giocatore in campo, salvo poi mettere numeri spesso striminziti a tabellino. Eppure viene in soccorso il paragone con Michael Vick, considerato il grande dual threat dello scorso decennio. Non solo come confronto numerico ne esce vincitore, ma rispetto a Vick ha una calma, una compostezza e una lucidità nella tasca che il #7 non aveva.

Nonostante le ottime scorribande palle in mano, record per yard corse per un QB nelle prime 4 stagioni, e la duttilità tecnica che mette a disposizione di Rivera Cam inizia ogni snap ragionando da quarterback puro. Non è raro vedere come, anche con spazio a disposizione, cerchi spesso una seconda possibilità di lancio invece di correre palla in mano. È uno step mentale e tecnico, per un giocatore con queste caratteristiche, fondamentale e sottovalutato.

Ma non solo. Il fatto che alcuni analisti si soffermino ancora alle mere statistiche ci fa capire quanto Cam Newton sia considerato un QB a tutto tondo e non semplicemente un “running back con la palla in mano”, che è uno dei riconoscimenti, impliciti, più sinceri che la lega possa a fare a Newton.

In più a differenza di quanto detto da più di qualche scout post combine, Newton non solo non ha paura delle big hit ma ha una fisicità (196x111) tale da permettersi di assorbirle, in qualsiasi circostanza, senza problemi. E non è un caso se nelle prime 3 stagioni non ha perso una singola partita.

Nel 2014 nonostante il record negativo di 7-9 arriva la seconda vittoria della NFC South consecutiva. Ed è in una stagione tutto sommato poco positiva anche per Newton, mentre invece vengono contestualizzati i compagni di reparto. Nonostante un running game sempre di buon livello, con DeAngelo Williams prima e Jonathan Stewart dopo, Newton ha dovuto combattere per anni con una penuria di talento offensivo attorno a lui. Se escludiamo gli esordi, quando aveva a disposizione Steve Smith, il corpo di ricevitori negli anni è stato composto da gente come Legedu Nanee, Brandon LaFell, Louis Murphy, Jerricho Cotchery, Ted Ginn. In più ha dovuto sempre combattere con una linea ballerina. Quest'anno, nonostante la buona protezione specie tra le guardie, la offensive line ha percepito solamente 16 milioni di dollari, il settimo ammontare più basso del reparto in NFL. Insomma i Panthers chiedono a Newton di sobbarcarsi letteralmente sulle spalle il peso di tutto l'attacco. Ma il rinnovo da 100 milioni di dollari per 5 anni (arrivando a pesare più di 20 milioni sul cap della squadra) è un riconoscimento adeguato al suo ruolo all'interno della franchigia. Stipendio da élite quarterback per un élite quarterback.

I’m (not) Superman

Il 9 dicembre 2014 Newton si stava dirigendo alla campo di allenamento dei Panthers per prepararsi alla sfida della domenica successiva con i Tampa Bay Bucs, guidando lungo South Church Street, a pochi isolati dallo stadio di Charlotte, quando ad un incrocio fu colpito in pieno da un'altra vettura. Il pick up Dodge del 1998 su cui guidava Newton cominciò a ribaltarsi numerose volte rischiando di finire, giù dal ponte, sulla interstatale 277. Una botta violentissima. Newton sgattaiolò dalla macchina capovolta con i gomiti raggiungendo il marciapiede più vicino.

Era vivo per miracolo e non la smetteva di ridere. Le foto dell'incidente sono quasi grottesche, con Cam steso a terra con un sorriso a 32 denti. Qualche giorno scherzosamente disse: «Faccio parte di qualche squadra di fantasy league, e credo sia l’uomo là sopra».

Salterà solamente una partita e da quel momento i suoi Panthers hanno infilato 17 vittorie in 18 partite di regular season di cui 16 consecutive. Se contiamo anche quelle di playoff sono 19 su 21. Dall'incidente Newton sta giocando il miglior football della sua vita. Come se l'incidente fosse stato una rivelazione umana e mentale incredibile. Nella stagione appena trascorsa, chiusa dai suoi con un irreale 15-1, è andato a segno 45 volte (di cui 35 passing TD, praticamene tanto quanto le stagioni 2012 e 2014 messe assieme), perdendo la palla appena 10 volte e completando vicino al 60%. Il tutto con un solo target credibile, Greg Olsen.

C'è ancora chi discute sui numeri, ma è una critica vana semplicemente perché Newton non è un QB descrivibile con i soliti parametri. Per quanto visto quest'anno è di sicuro il nostro MVP, e se quello ufficiale sarà assegnato solamente prima del Super Bowl, sono già arrivate due onorificenze in tal senso, con la nomination all'All-Pro e con l'MVP assegnato dalla Pro Football Writers of America.

Dei tanti momenti di questa stagione ce n'è uno che più di tutti inquadra la sua strepitosa stagione. Delicata sfida divisionale contro i Falcons, nella sua Atlanta, 3&8 sulle 38 avversarie. Cam indietreggia dalla shotgun fino alle 47, il right tackle Mike Remmers per aiutare la guardia Trai Turner si perde il defensive end avversario e arranca. Newton è costretto allo scramble ma è a 9 yard dalla linea di scrimmage e a 17 yard dalla linea del primo down. Riesce a trovare un varco in mezzo alla linea ma il defensive tackle avversario si aggrappa alla sua gamba appena ha raggiunto la linea di scrimmage. Riesce a sfuggirgli ma il linebacker Justin Durant nel frattempo è dalla copertura è avanzato verso Newton e lo placca a 5 yard dal primo down. Con uno spin rabbioso, Cam si libera, come nemmeno Houdini, dal placcaggio. Ma a 3 yard la sua corsa pare fermarsi. Ha 4 giocatori dei Falcons addosso di cui 3 che gli bloccano le gambe. Per ognuno degli altri 31 QB l'azione sarebbe finita lì e la punt unity sarebbe uscita sul campo da gioco. Invece non solo lui non cede un centimetro e resta in piedi ma, con la spinta dei propri uomini di linea, allunga il braccio e conquista un primo down assolutamente irreale. C'è tutta la sua fisicità, l'atletismo, la tenuta mentale, la caparbietà di un leader. E di un MVP.

E ovviamente il sorriso smagliante una volta alzato da terra dopo la giocata. Il Newton personaggio tende infatti a dividere. Il suo modo di giocare e di esultare in modo passionale e quasi denigratorio infastidisce (molti) avversari e (alcuni) tifosi. Newton è un giocatore NBA (e infatti vive nello stesso palazzo di Michael Jordan a Charlotte) fatto e finito prestato al mondo del football. Newton tende ad accentare ogni fase, dal prepartita al campo, dal modo di giocare a quello di esultare. Dopo ogni TD va personalmente a consegnare il pallone ad un bambino in prima fila. Newton è, volenti o nolenti, il personaggio dell’anno in NFL. Per alcuni questi Panthers sono partiti troppo forte, per altri troppo presuntosi, per altri ancora troppo corti. Eppure la prima chiamata in postseason è stata positiva. Nel primo tempo hanno annichilito una squadra, seppur con i suoi problemi, capace di due viaggi al Super Bowl consecutivi. Un 31-0 in 30 minuti, una prova di forza imbarazzante. Certo il 24-0 di parziale subito nel secondo tempo ha dimostrato un calo mentale preoccupante, ma da una parte trova la giustificazione paradossale in quel dominio del primo tempo che ha fatto calare la tensione e dall’altra aumenta quel senso di predestinazione tipica di squadre che spesso si infilano l’anello al dito qualche settimana dopo.

Domenica Carolina affronterà una delle squadre più in forma dell’anno e l’ultimo ostacolo prima del ambito Super Bowl. Un'altra sliding door nella vita di Cam Newton.

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