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Che senso hanno le convocazioni di Conte
01 giu 2016
Farsi una ragione delle esclusioni di Jorginho e Bonaventura.
(articolo)
5 min
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Quando è stato scritto il capitolo per la guida dell’Ultimo Uomo agli Europei di Francia, le ultime partite dell’Italia erano state giocate, contro Spagna e Germania, con il 3-4-3, il quarto modulo di gioco adottato in due anni da Antonio Conte. Le esercitazioni di Coverciano e l’amichevole con la Scozia sembrano invece indicare che il modulo di riferimento scelto dal Commissario Tecnico per la Nazionale sarà il 3-5-2. La lista dei 23 giocatori convocati da Antonio Conte va pertanto interpretata alla luce di tale decisione. La non eccelsa qualità complessiva della squadra rende inoltre necessaria la costruzione di automatismi di gioco, compattezza e movimenti coordinati per compensare il divario qualitativo coi top-team della competizione. La necessità di presentare una squadra fortemente organizzata è l’altro punto di riferimento da tenere in conto per capire il senso delle convocazioni effettuate.

È fuor di dubbio che il reparto migliore e di livello paragonabile, se non superiore, a quello delle migliori nazionali, sia quello difensivo. È quindi comprensibile come Conte abbia deciso di puntare sulla difesa a 3 e sul trio di difensori titolari della Juventus. La scelta preferenziale tra 3-5-2 e 3-4-3 deriva probabilmente da un paio di considerazioni. Gli infortuni di Marchisio e Verratti hanno privato il centrocampo dei due più forti giocatori italiani nel ruolo e quasi tutti i giocatori convocabili hanno un rendimento maggiore se impiegati in un reparto a tre, con un mediano e due mezzali. Con queste premesse, il 3-5-2 è il modulo di gioco che Conte considera maggiormente adatto al gruppo di calciatori a disposizione.

In difesa, alle spalle di Barzagli, Bonucci e Chiellini, è stato portato in Francia il solo Ogbonna, rinunciando ad Astori e a Rugani. La scelta di Ogbonna al posto di Astori può essere inquadrata nell’ambito della necessità di essere più organizzati possibili: il giocatore del West Ham ha giocato per due anni nel 3-5-2 della Juventus, di cui uno proprio con Conte come allenatore. Conosce bene i compagni di reparto e conosce le richieste tattiche del suo tecnico.

Il ridotto numero di difensori di ruolo lascia presagire che gli eventuali altri cambi in difesa possano essere Darmian e De Rossi nella posizione occupata da Bonucci.

In mezzo al campo, la scelta di De Rossi e Thiago Motta, e l’esclusione di Jorginho, suggerisce che Antonio Conte voglia giocare con un mediano molto attento alla posizione e alla protezione della propria linea difensiva. In quest’ottica i due mediani prescelti, oltre ad avere grandissima esperienza internazionale, offrono maggiori garanzie del giocatore del Napoli. Un suo eventuale impiego come mezzala è precluso dalla sua stessa storia calcistica. Anche la scarsa polivalenza di Jorginho può avere inciso (in grande difficoltà ad esempio nel doble pivote di Benitez) in senso negativo.

Per il ruolo di mezzala Conte ha scelto giocatori molto dinamici e capaci di coprire ampie porzioni di campo e di inserirsi profondamente negli spazi creati dai movimenti degli attaccanti. Florenzi, Giaccherini, Parolo e Sturaro hanno in comune questa caratteristica. L’esclusione di Bonaventura e la contestuale convocazione di Stefano Sturaro hanno generato un certo dibattito. Lo juventino risponde all’identikit di giocatore che conosce perfettamente il modulo di gioco di Conte (Sturaro, oltre che alla Juve, aveva già giocato il 3-5-2 con Gasperini a Genova) ed è una mezzala molto più incontrista di tutte quelle che andranno in Francia. Probabilmente un profilo che l’allenatore voleva in squadra. In realtà il giocatore più simile a Bonaventura in rosa è Emanuele Giaccherini e probabilmente, nella testa di Conte, il milanista non era in ballottaggio con Sturaro, ma con il giocatore del Bologna che però ha conoscenza del modulo di gioco e dell’allenatore e maggiore versatilità di impiego, potendo coprire l’intera fascia in un sistema a 3 difensori.

Sull’esterno possono essere scelti giocatori con caratteristiche più difensive, come Darmian o De Sciglio o maggiormente votati all’attacco come Candreva, Bernardeschi o lo stesso Giaccherini, mentre in attacco Conte ha portato con sé tutte le punte presenti nella lista dei 30 preconvocati, comprendendo così anche Lorenzo Insigne.

Più che alle scelte effettuate per risolvere i singoli ballottaggi è interessante provare a trarre indicazioni dalla costruzione globale della rosa. Se il 3-5-2 è il modulo di riferimento, le caratteristiche dei 23 giocatori che voleranno in Francia sembrano suggerire che Conte abbia in mente un piano B, da utilizzare in specifiche situazioni tattiche. Il roster abbonda di giocatori impiegabili come punte esterne a supporto di un centravanti: El Shaarawy, Bernardeschi, Insigne, Candreva, Florenzi, Giaccherini, lo stesso Eder. Certo, non è impossibile che Insigne possa giocare da seconda punta e che El Shaarawy e Bernardeschi siano impiegati come esterni a tutta fascia nel 3-5-2. Ma proprio l’eccesso di giocatori nel reparto offensivo e tra quelli schierabili come esterni, disegnano in controluce la possibilità che il piano B di Antonio Conte sia un attacco a tre punte e che il Commissario Tecnico abbia voluto riservarsi, con la scelta dei propri giocatori, la possibilità sia di modulare le caratteristiche del proprio 3-5-2 variandone gli interpreti, sia di potere cambiare modulo di gioco disponendo così di un’ulteriore arma tattica.

È innegabile che il livello di talento a disposizione degli azzurri sia inferiore a quello di Nazionali quali Francia, Germania o lo stesso Belgio che verrà affrontato nella partita di esordio. Antonio Conte ha scelto i suoi 23 giocatori alla luce delle sue convinzioni tattiche e con l’obiettivo di avere una squadra il più possibile organizzata e dalle idee chiare e definite. Per il Commissario Tecnico il lavoro per cercare di colmare il gap con le altre nazionali comincia adesso.

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