L’ultimo in ordine di tempo è stato Arrigo Sacchi. Parlando di Paul Pogba e di un suo possibile approdo al Barcellona, l’ex tecnico del Milan e della Nazionale ha associato l’asso della Juventus a Frank Rijkaard «per la sua tecnica, la sua forza e il suo senso del gioco» (per i più giovani: ecco chi era Franklin Edmundo Rijkaard).
Il giochino di paragonare Paul Pogba ad altri giocatori non è nuovo: Vieira a Zidane e tra i contemporanei Yaya Touré. Ma è possibile essere paragonato a giocatori così diversi tra loro come Vieira, Zidane e, adesso, Rijkaard? A chi somiglia realmente Paul Pogba? E, ancor prima, somiglia davvero a qualcuno?
Per rispondere a questa domanda è necessario analizzare il giocatore, quello che è stato e quello che potrà diventare. Sebbene già affermato e valutato tra gli 80 e i 100 milioni di euro, Paul Pogba è ancora un giocatore molto giovane e, soprattutto, un progetto tattico aperto.
Tra tanti paragoni perché nessuno ha fatto quello con Roberto Carlos?
I tre anni alla Juventus
Il diciannovenne che arriva a Torino dopo soli 71 minuti di presenza in Premier League con il Manchester United nella sua carriera, trova la Juventus di Antonio Conte schierata con l’ormai consolidato 3-5-2.
Paul Pogba nella stagione precedente ha giocato principalmente con l’Under-21 del Manchester United nel campionato riserve. Considerato come il miglior centrocampista della sua generazione, viene descritto come un gran recuperatore di palloni, con un ottima tecnica individuale, capacità di inserimento e di conclusione, perfetto per giocare in posizione centrale in mezzo al campo.
https://www.dailymotion.com/video/x2hbiyy_paul-pogba-dribbles-et-buts-a-manchester-united-2009-2012_sport
Però un recuperatore di palloni con questa tecnica nello stretto non si era mai visto.
E, inizialmente, Antonio Conte lo fa giocare proprio in posizione centrale. Nella fase delle amichevoli estive è il vice-Pirlo e in posizione di mediano, proprio al posto di Pirlo, fa il suo esordio in Serie A già alla quarta giornata di campionato, allo Juventus Stadium contro il Chievo. Gioca una partita estremamente ordinata, facendo circolare il pallone in maniera sicura e intercettando i palloni diretti verso la zona della difesa juventina. Un vero mediano in un centrocampo a 3. In assenza di Pirlo continuerà a giocare davanti alla difesa, ma il suo ruolo da lì in poi sarà quello di mezzala.
Dopo 125 minuti di Serie A Pogba segna questo gol. I suoi non sono esordi che passano inosservati.
Negli anni di Antonio Conte e, in parte, nella passata stagione con Massimiliano Allegri il sistema di gioco in cui è inserito Paul Pogba è il 3-5-2. Nell’interpretazione contiana di tale sistema di gioco, la manovra ha origine dal rombo arretrato costituito dai tre difensori e dal mediano e sono frequenti i passaggi dal rombo verso una delle due punte. In questo contesto di gioco il ruolo delle due mezzali nella costruzione del gioco è piuttosto marginale: forniscono soluzione in appoggio al mediano e agli esterni e si inseriscono negli spazi creati dai movimenti coordinati delle due punte.
Allegri restituisce maggiore centralità alle mezzali nella sua interpretazione del 3-5-2, ma è nel passaggio al 4-3-1-2 che il lavoro degli intermedi di centrocampo cambia: la mezzala Pogba è chiamata, in fase di costruzione bassa, ad aprirsi per creare linee di passaggio comode ai due centrali e al mediano con i terzini che si alzano. L’idea è quella di una gestione sicura del pallone, con le mezzali pronte a offrire soluzioni comode e piedi educati in uscita dal reparto arretrato. Nel 4-3-1-2, maggiormente coinvolte nello sviluppo della fase di possesso, gli inserimenti delle mezzali sono meno frequenti. In assenza di esterni di ruolo, non è trascurabile il loro contributo all’ampiezza della manovra, che si esplica essenzialmente con sovrapposizioni interne sulle ricezioni del terzino.
I numeri di Pogba nelle tre stagioni juventine riflettono anche le evoluzioni tattiche della squadra.
Il numero di passaggi effettuati per 90 minuti è maggiore nella prima stagione, quella con parecchi minuti passati da mediano dai cui piedi passa la costruzione del gioco bianconero. Il dato raggiunge il minimo nella stagione 2013/14, quella passata da mezzala sotto la guida di Conte, per risalire quasi ai livelli della stagione d’esordio con il maggior coinvolgimento delle mezzali nella manovra disegnato da Allegri.
Il numero di passaggi chiave invece sale costantemente dalla prima alla terza stagione, passando da una gestione sicura del pallone in posizione da mediano a una ricerca maggiore della pericolosità richiesta da Massimiliano Allegri. In netto aumento anche la percentuale di dribbling riusciti.
La diversa gestione della palla da parte di Pogba è riflessa anche dal numero di palle perse, aumentate nel corso degli anni da 1.8 a 2.9 fino a 4.9 ogni 90 minuti giocati. In contrazione invece i numeri tipici della fase difensiva, tackle e intercetti.
In un big match, fuori casa, segna due gol e prende un palo. La tecnica con cui ha segnato il primo gol è notevolissima.
I confronti
Il giocatore contemporaneo a cui Pogba è sovente paragonato è Yaya Touré. Lo stesso giocatore juventino cita l’ivoriano del City come proprio calciatore di ispirazione. A differenza di quello con Vieira o Zidane, il confronto con Touré può essere arricchito di dati statistici.
I dati presi in considerazione sono riferiti alle ultime 5 stagioni per Yaya Touré e a tutte le partite tra i professionisti per Pogba e sono parametrati a un periodo standard di 90 minuti.
I dati statistici disegnano Pogba come un giocatore coinvolto nello sviluppo del gioco con minore continuità rispetto a Touré (48 passaggi contro 75), ma maggiormente efficace, se si considera il maggior numero di passaggi chiave e assist in rapporto ai passaggi totali. I numeri tipici della fase difensiva, intercetti e tackle, sono ampiamente a favore del giocatore della Juventus: già adesso, a 22 anni, Pogba è un giocatore più qualitativo di Yaya Touré, con una fase difensiva molto migliore di quella dell’ivoriano.
Sebbene descritto come un centrocampista totale, Touré è sempre più diventato un giocatore offensivo e un accentratore di gioco: ama avere il pallone tra i piedi, portarlo e cederlo ai compagni principalmente per farselo ridare. La presenza di Pogba su entrambi i lati del campo è superiore a quella del giocatore a cui si ispira.
Andando agli archetipi del passato, il primo in ordine di tempo, quasi forse per un riflesso condizionato che coinvolge tutti i centrocampisti di colore con doti di atletismo e tecnica, è stato individuato in Patrick Vieira.
Vieira è stato principalmente un centrocampista difensivo: con le sue gambe infinite e la sua durezza nel gioco intercettava ogni pallone e contrastava ogni avversario che passava dalle parti del centrocampo della propria squadra. Quindi ripartiva, distribuiva il gioco e si inseriva senza palla nel cuore dell’area avversaria.
Pogba è il nuovo Vieira? Il bianconero è di certo un giocatore tecnicamente migliore: ha il dribbling sullo stretto di pura destrezza, conduce palla in velocità con sicura padronanza, segna molto di più, calcia—sia in porta che verso i compagni—con estrema pulizia, è molto più pericoloso negli ultimi 25 metri di campo.
Questo rigore qui Vieira difficilmente se lo sarebbe procurato.
È allora forse più simile a Zinedine Zidane, giocatore a cui è stato accostato dopo avere visto che, oltre a essere alto e avere lunghe leve, Pogba è dotato di una tecnica sopraffina? La domanda in realtà dovrebbe essere un’altra. Ha senso limitare lo spazio vitale e l’influenza nel gioco di Paul Pogba in quelli destinati naturalmente a un trequartista?
E in effetti questo assist in spazi strettissimi dopo una veronica ricorda il miglior Zidane.
I difetti
Lezioso. È questo l’aggettivo che talvolta viene attribuito a Pogba. Il numero di palle perse, aumentate con l’avanzare della carriera, sembra confermare una tendenza a ricercare la giocata complessa al posto di quella maggiormente efficace. Ma, sebbene il dato sul numero di palle perse vada di certo migliorato, gran parte dei giudizi è influenzata dall’impressione di enorme potenziale atletico e tecnico in dotazione al numero 6 della Juventus, che genera la fallace sensazione che ogni suo errore sia frutto di “leziosità”: come può sbagliare un giocatore con queste capacità se non perché lezioso?
È invece nella continuità della sua partecipazione al gioco della squadra che Pogba può e deve migliorare. Con l’aiuto suo e dei suoi allenatori. Per quanto riguarda la passata stagione, il confronto statistico con gli altri centrocampisti della Juventus mostra che Pogba ha la percentuale più bassa di passaggi completati e intercetti di pallone ed è davanti al solo Pereyra nel numero di passaggi e assist. Primeggia invece nelle conclusioni a rete ed è secondo solo a Pirlo nei passaggi chiave.
L’anno precedente, mettendo a confronto per uniformità di ruolo, le tre mezzali della Juventus, Pogba, Vidal e Marchisio, le tendenze sono sovrapponibili, con il francese a primeggiare in tiri e assist e dietro ai due compagni di squadra nelle altre statistiche.
Il ruolo di Pogba nella Juventus sembra essere stato fino ad adesso centrato maggiormente sulle fasi di rifinitura e finalizzazione, lasciando ai piedi degli altri compagni di reparto le fasi più propriamente di costruzione.
L’assenza di un esterno offensivo di ruolo, sia nel 3-5-2 che nel 4-3-1-2, ha a oggi richiesto a Pogba la ricerca dell’ampiezza e tante ricezioni esterne, sia basse che in posizione più avanzata. Sebbene le enormi capacità gli consentano di essere efficace praticamente in ogni zona del campo, probabilmente un impiego più continuo in zona centrale consentirebbe a Pogba di esprimere ancora più compiutamente il suo potenziale. Oltretutto, impiegato quasi esclusivamente sul centro-sinistra, Pogba ha la tendenza a fermarsi per rientrare sul proprio piede forte, rimettendo in gioco avversari già sorpassati in progressione.
Seppure praticamente immarcabile arrivando in area senza palla, il francese non sempre è puntuale ad attaccare gli spazi profondi lontano del pallone, mostrando in questo aspetto del gioco una certa pigrizia e, probabilmente, una certa inconsapevolezza della possibilità di essere efficace in maniera semplice e diretta.
Nel secondo gol della Juventus c’è un inserimento senza palla di Pogba, che mostra una tecnica in acrobazia da urlo. Per inciso, prima aveva segnato con dribbling da fermo e tiro da fuori. In pratica, due giocatori in uno.
Esprimere il potenziale
L’etica del lavoro e la determinazione sono elementi fondamentali nel processo di miglioramento di qualsiasi atleta. Di certo queste due qualità non mancano a Paul Pogba. Mamadou Papis Magassa, il suo primo allenatore, ricorda che un giorno il Pogba bambino non riuscì a completare un esercizio che consisteva nell’effettuare 50 palleggi di destro, 50 di sinistro e 50 di testa. Alla sessione successiva, dopo due giorni di allenamento solitario, Paul riuscì a eseguire l’esercizio perfettamente.
L’anno in cui fu aggregato alla prima squadra da Sir Alex Ferguson, riuscì solamente a collezionare tre spezzoni di partita in Premier League, tre in Coppa di Lega e uno in Europa League. La determinazione a migliorare e a crescere lo portò a lasciare i Red Devils e a volare a Torino: non credeva più che Ferguson lo avrebbe lanciato a breve nel calcio che contava e riteneva la Juventus e la Serie A il posto ideale dove crescere a mettere a frutto il suo talento.
Molta di questa sua determinazione viene dall’educazione ricevuta dal padre a Roissy en Brie, ai sobborghi di Parigi. Papà Antoine, emigrato in Francia dalla Guinea negli anni ’60, voleva che i suoi figli riuscissero dove lui era fallito e progettò per loro un futuro da atleti professionisti: li sottoponeva a sedute video di calciatori famosi, li interrogava, li sottoponeva ad allenamenti supplementari oltre a quelli previsti dalle loro squadre.
Etica del lavoro e determinazione consentiranno a Pogba di crescere ancora. Sebbene sia già probabilmente uno dei più forti giocatori del mondo, il numero 6 della Juventus ha ancora ampie possibilità di migliorare le sue prestazioni ed esprimere compiutamente il suo potenziale. La continuità del proprio gioco all’interno della partita, la centralità all’interno della manovra, i movimenti senza palla e le zone di campo da occupare con maggiore frequenza rappresentano gli aspetti su cui Pogba e i suoi allenatori possono lavorare per aumentare il rendimento del fuoriclasse francese.
Continuità nel gioco e centralità nella manovra sono in qualche maniera direttamente collegate. I prioritari compiti di rifinitura e finalizzazione assegnatigli alla Juventus rappresentano una parte dei motivi per cui Pogba incide e determina le partite, ma non è ancora in grado di comandarle. Pogba si accende, spacca le partite, ma non le controlla, non gestisce il ritmo, ha pause e picchi.
Senza tornare indietro ai tempi del Mondiale U-20, dove ha vinto a mani basse il torneo e il trofeo di miglior giocatore della competizione, quello che potrebbe essere Pogba si è visto, ad esempio, il 4 settembre 2014, allo Stade de France, nella partita amichevole tra Francia e Spagna. Schierato in coppia con Matuidi, come interno nel 4-2-3-1 disegnato da Didier Deschamps, ha mostrato di potere essere due giocatori in uno. Con Matuidi libero di muoversi ha giocato da interno di costruzione, gestendo tempi della manovra e pallone, abbassandosi per dare una soluzione di passaggio ai difensori, distribuendo il gioco con ordine e precisione. Al contempo non ha rinunciato ai suoi strappi palla al piede, a generare superiorità numerica con i suoi dribbling, a occuparsi di ciò che avviene nell’ultimo terzo di campo.
I numeri di quel match sono indicativi: Pogba è stato il giocatore della Francia che ha toccato più palloni (73), quasi 20 in più di Varane, secondo, con una precisione dell’89%, in totale controtendenza con i numeri che solitamente ha alla Juventus. Ha recuperato ben 5 palloni, 2 tramite contrasto e 3 tramite intercetto. Oltre ai numeri tipici di un interno di manovra e di posizione, ha messo a referto 2 passaggi chiave e 7 dribbling, dimostrando di potere mantenere i caratteristici picchi del proprio gioco senza rinunciare alla continuità e al controllo del match.
Questo non è il match tra Francia e Spagna del 4/9/2014, ma una partita giocata un anno e mezzo prima. È un numero abbastanza normale per Pogba, ma impressiona la qualità degli avversari: recupera palla su Iniesta, passa in mezzo a Xavi e allo stesso Iniesta e supera Xabi Alonso.
Parte della crescita di Pogba passa proprio per la sua posizione in campo e dalle responsabilità da assegnargli. Una posizione più interna e maggiori responsabilità in fase di costruzione contribuirebbero di certo a regalare la continuità e il controllo della partita che ancora difettano al campione francese. La questione non è tanto il ruolo—interno di un centrocampo a 2, intermedio di un centrocampo a 3—quanto le zone in cui riceve palla e il suo coinvolgimento nelle trame della squadra. La qualità e l’universalità di Pogba consentono di andare al di là della mera questione del ruolo, spostandola verso la possibilità concreta di esprimere il suo talento.
La partenza di Pirlo e la nuova configurazione del centrocampo della Juventus possono rappresentare per Pogba e per la Juventus stessa un’opportunità di crescita. Seppure in fase calante Pirlo forniva qualità tecnica al centrocampo, fungendo al contempo da catalizzatore tattico ed emotivo. La posizione di Pirlo verrà presa con ogni probabilità da Claudio Marchisio, ma lo spazio tecnico ed emotivo lasciato libero dal nuovo giocatore del NY City, potrebbe e dovrebbe essere in parte colmato da Paul Pogba, a cui potrebbero essere assegnati maggiori compiti di costruzione e di leadership in mezzo al campo. La composizione del reparto di centrocampo e, in generale, di tutta squadra bianconera non è ancora pienamente definita e non è nemmeno certa la permanenza di Pogba alla Juventus. A oggi tuttavia, ed è possibile che la Juventus rimanga davvero questa, in un rombo di centrocampo di grande dinamismo come quello formato da Marchisio, Khedira, Pogba e Vidal, e senza un attaccante che raccordi i reparti come Carlitos Tévez, è necessario un Pogba non più decisivo esclusivamente negli ultimi 30 metri, ma che influenzi il gioco di tutta la squadra, fornendo qualità anche in zone dove fino ad adesso il suo contributo è stato piuttosto marginale.
Assist, conclusioni da fuori, colpi di testa. Tutto.
Chi è allora davvero Paul Pogba?
Sino a oggi Paul Pogba è stato essenzialmente un giocatore di lampi e di rottura: illumina le partite e rompe improvvisamente gli schemi. Ma è destinato a essere altro. Ancora divide: tutti concordano sul suo potenziale, non tutti pensano sia o possa diventare realmente un fuoriclasse. Gli manca ancora la spietata continuità richiesta al giorno d’oggi, in cui tutte le partite, settimana dopo settimana, sono viste e vivisezionate da milioni di persone.
I paragoni con giocatori tutti molto diversi tra loro testimoniano l’eccezionalità di Paul Pogba. È Rijkaard o Vieira, perché se gioca davanti la difesa, con le sue lunghe leve riesce a intercettare palloni e avversari come un mediano difensivo. È Yaya Touré, perché con la sua falcata copre tutto il campo, con il pallone e senza pallone. È Zinedine Zidane, perché è capace di danzare tra gli avversari e mettere in compagni in porta. Tira da fuori come pochi al mondo, di testa e in acrobazia è un centravanti, non ha alcun problema a lanciare lungo, dribbla sullo stretto, è devastante in campo aperto ed è capace come pochi di dare strappi alle partite.
La questione è solamente mettere assieme tutto questo con costanza. Il suo ruolo in campo deve consentirgli di esprimere ogni aspetto del proprio gioco, senza tralasciarne nessuno. Deve contrastare, distribuire, dribblare, inserirsi, rifinire, concludere e avere la responsabilità di tutto questo. Mediano, mezzala, trequartista? Interno di posizione, intermedio di movimento, fantasista? No, il suo destino è quello di centrocampista coi superpoteri.