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Chi ha vinto il calciomercato?
03 set 2015
Le regine del mercato e quelle che hanno speso male, troppo o troppo poco.
(articolo)
17 min
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Lo scopo di questo pezzo è quello di analizzare il mercato della Serie A tenendo conto delle reali capacità di spesa delle squadre e degli acquisti effettuati. Va da sé che se l’analisi prettamente economica si basa su fondamenta abbastanza oggettive, nel giudizio sui giocatori comprati interviene per forza di cose la soggettività di chi scrive e solo il campo dimostrerà se le società hanno operato bene o male.

Anche le cifre a cui farò riferimento all’interno dell’articolo vanno prese come indicative, perché in molti casi il costo dei cartellini e gli stipendi dei giocatori (che impattano notevolmente sui costi societari) non sono resi noti ufficialmente dalle società.

Ma è necessaria un'altra premessa: non fatevi ingannare dagli articoli giornalistici che raccontano fra il trionfante e il preoccupato di un mercato di Serie A tornato ai fasti del passato: chi lo fa prende in considerazione solo i soldi spesi per gli acquisti (576 milioni) e si dimentica che mai come quest’anno le società italiane hanno incassato anche per le cessioni (505 milioni).

Andando a fare in conti in tasca alle venti squadre di Serie A, si scopre che solo le tre neopromosse e il Napoli hanno chiuso il mercato con operazioni che sono andate a peggiorare il proprio bilancio 2015/16. Tutte le altre, comprese le più “spendaccione” Juventus e Milan, tramite plusvalenze e risparmi di ingaggio dei giocatori ceduti sono riuscite a rimanere in equilibrio o addirittura a migliorare i propri conti.

Chi ha speso male: Milan, Napoli

Partiamo proprio da chi ha investito quanto poteva (o anche di più) sul mercato, ma a mio parere non ha completato il puzzle nel modo migliore. Cominciamo, quindi, dal Milan: la squadra che più di tutti ha speso come deficit nei costi dei cartellini (72 milioni, frutto di spese per 86 milioni e ricavi per 14) e dopo la Juventus come deficit nei costi totali, compresi gli stipendi pluriennali (142 milioni), ma che a un’analisi tecnica non sembra costruita nel migliore dei modi.

Bene l’acquisto delle due punte, discutibili i 25 milioni per Romagnoli, anche se è un investimento che i suoi frutti li darà in futuro; deludente la costruzione del centrocampo, con Bertolacci pagato 20 milioni più per reagire alla delusione Kondogbia che per reale necessità, e che non cambia molto in un reparto in cui manca in maniera importante la qualità per dirigere il gioco della squadra. L’impressione di alcuni addetti ai lavori è che l’intera formazione sia stata costruita per essere al servizio di Ibrahimovic, con il problema che poi lo svedese non è arrivato. Sospetta anche l’indecisione su Witsel, che magari non sarebbe stato la soluzione di tutti i problemi, ma sicuramente avrebbe alzato il tasso tecnico della squadra.

Perché Bertolacci è stato pagato 20 milioni.

Delle big al momento sembrerebbe aver speso male i propri soldi anche il Napoli. Le mie previsioni di inizio mercato, basate sugli ultimi bilanci societari, supponevano una spesa inferiore a quella reale, a fronte soprattutto di un incasso per le cessioni che non ha superato i 18 milioni e della mancata qualificazione in Champions League. De Laurentiis, invece, sfruttando il credito di diverse annualità chiuse con i conti in attivo, ha messo sul piatto circa 40 milioni, ma né i giocatori ex Empoli fortemente voluti da Sarri (Valdifiori e Hysaj), né alcuni di quelli imposti dalla società, ma che non esaltano l’allenatore (Chiriches su tutti) sembrano aver fatto fare un vero salto di qualità alla squadra, il cui vero acquisto del mercato è stata la conferma di Higuaín. L’incredibile epilogo dell’affare Soriano, sfumato per ritardi burocratici negli ultimi minuti di calciomercato, ha ottenuto come unico risultato di infiammare una piazza già sull’orlo di una crisi di nervi.

Chi si è indebolito: Juventus, Lazio, Udinese

Le opinioni sul mercato della Juventus sono discordanti. Da una parte la società ha speso il triplo dell’anno scorso (135 milioni in nuovi giocatori, -50 di deficit sui cartellini, -146 sui costi totali), dall’altra i nuovi arrivi dovranno sudare parecchio per non far rimpiangere gli addii di Pirlo, Tévez e Vidal.

La cartina di tornasole del mercato bianconero è stata la gestione del “caso Draxler”. A quanto si dice in società non tutti ritenevano fondamentale l’acquisto di un trequartista, Marotta in primis, e questa incertezza (letale per i tempi del calciomercato moderno) ha fatto sì che il Wolfsburg si fiondasse sul calciatore appena incassati dal Manchester City i 75 milioni per De Bruyne. Il paradosso è che alla fine un trequartista è arrivato lo stesso, ma Hernanes rispetto alle potenzialità future di Draxler resta una seconda scelta, forse l’unica disponibile a 48 ore dalla fine del mercato.

Avrebbe fatto fare il salto di qualità alla Juve?

Un affare molto discusso, il primo fra bianconeri e nerazzurri dopo il fallimento dello scambio Vucinic-Guarín, ma che in realtà è convenuto a tutti sia dal punto di vista tattico che economico. A livello di bilancio gli 11 milioni spesi per “il Profeta” non creano grossi problemi alla Juventus, che molto probabilmente festeggerà fra pochi giorni il ritorno all’attivo di bilancio dopo sei anni, e ha la quasi certezza di chiudere il bilancio in attivo nel 2015/16 qualsiasi siano i risultati ottenuti sul campo nel corso della stagione. Quei milioni, dall'altra parte, sono stati la “benzina” fondamentale per l’Inter per chiudere gli ultimi colpi di mercato nei ruoli giudicati scoperti da Mancini senza incidere negativamente sui delicati equilibri di bilancio.

La Lazio, la cui cassa non permette spese particolarmente elevate senza portare a casa delle plusvalenze (che al di là dei 2,5 milioni per Cavanda sono in questa sessione totalmente mancate), ha sì fatto qualche acquisto, ma più di complemento e in chiave futura che pensando a rafforzare la squadra in questa stagione. Nell’amletica decisione “spendere prima dei preliminari di Champions per avere più chance di passarli o aspettare e acquistare solo in caso di vittoria con i soldi già in tasca” non c’erano dubbi che Lotito scegliesse la seconda ipotesi. Nessuno può dire se con un nuovo acquisto di qualità il Bayer Leverkusen sarebbe stato battibile, ma di sicuro se il presidente laziale si fosse esposto economicamente e il risultato non fosse cambiato, una cessione dolorosa per riequilibrare i conti sarebbe stata inevitabile (molto probabilmente quella di Biglia). Sta di fatto che i biancoazzurri cominciano una stagione più complicata della precedente (ci sarà anche l’Europa League da giocare) con la stessa formazione titolare dello scorso anno. Nella stagione scorsa è bastata, quest’anno chissà…

L’Udinese per non rischiare importanti squilibri finanziari doveva incassare almeno 40 milioni di plusvalenze e alla fine ne sono entrati 46: ma in teoria la squadra, perso Allan e con un Di Natale più vecchio di un anno, non sembra essere maggiormente competitiva di quella che già aveva avuto i suoi problemi l’anno scorso. L’arrivo di un allenatore più abituato ad allenare squadre “da combattimento” (Colantuono al posto di Stramaccioni) potrebbe essere il miglior acquisto del mercato. I friulani devono stare attenti a non montarsi la testa per la clamorosa (e, per come è arrivata, abbastanza casuale) vittoria allo Juventus Stadium all’esordio del campionato e difficilmente lo faranno, data la successiva sconfitta casalinga con il Palermo che li ha già aiutati a capire che devono tenere i piedi per terra.

Chi ha speso decisamente troppo: Bologna, Sampdoria

In un mercato all’insegna della ricerca dell’equilibrio di bilancio, questa categoria rischiava di rimanere vuota. Già affrontato l’argomento Napoli, per quanto riguarda il Carpi e il Frosinone il “peggioramento” dei costi societari dovuto al mercato non significa che le due squadre abbiano speso troppo: le due matricole si sono limitate ad aumentare il loro budget di spesa per il 2015/16 ben sapendo che a fine stagione le loro casse potranno contare sui soldi provenienti dai diritti tv della Serie A. Entrambe hanno affrontato un mercato di soli parametri zero e prestiti, così da non impegnarsi eccessivamente in caso di un immediato ritorno in Serie B.

La squadra che è andata davvero vicina ai suoi limiti massimi di spesa e probabilmente li ha anche superati, è invece la terza neopromossa: il Bologna. Il blasone storico dei felsinei impone al proprietario Saputo di costruire un team per il quale la partecipazione al campionato di Serie A non sia un’eccezione, ma la regola e per aumentare la probabilità che questo accada non si è badato a spese, quanto meno in relazione alle effettive capacità economiche che può avere una neopromossa, regalando a Delio Rossi giocatori di qualità fra i quali Destro, Donsah, Giaccherini e Mirante.

Welcome back, Giaccherinho.

24 milioni spesi per i cartellini, contro il solo milione incassato, con un passivo di 23 che risulta inferiore solo a quello di Milan e Juventus e leggermente superiore a quello del Napoli; un aumento dei costi totali di ben 64 milioni (terzi dietro a Juventus e Milan) e un peggioramento dei conti calcolati sul bilancio annuale di 16 milioni rendono assolutamente obbligatorio salvarsi. Saputo non si è nascosto: recentemente ha dichiarato che il bilancio finale di questo mercato è molto più oneroso di quello che aveva previsto, tanto che si è visto costretto a impegnare parte del budget già stanziato per il prossimo biennio.

Fra le squadre che hanno speso troppo, ma per motivi diversi, possiamo inserire anche la Sampdoria. Non tanto per quanto ha speso sul mercato, con un passivo sui costi dei cartellini di 15 milioni dovuti in gran parte al riscatto di Muriel, ma perché il club blucerchiato, analizzando i bilanci delle scorse stagioni, a mio avviso avrebbe avuto bisogno di almeno una plusvalenza in più per far tornare i conti. Il naufragio dell’affare Soriano avrà sicuramente fatto felici i tifosi e Walter Zenga, ma non so quanto sia stato accolto con serenità nelle stanze societarie, dato che i previsti 13,5 milioni per il costo del suo cartellino sarebbero stati completamente conteggiabili come plusvalenza (il giocatore è stato acquistato sei anni fa dalle giovanili del Bayern Monaco per soli 500 mila euro).

Se da una parte è vero che questo affare si potrà concludere a gennaio, come auspica il presidente del Napoli, la cattiva notizia per le casse blucerchiate è che avendo bilancio su anno solare la Sampdoria potrà iscrivere la sua plusvalenza solo nel bilancio 2016 e non in quello 2015, che probabilmente ne avrebbe avuto più bisogno.

Chi non ha speso abbastanza: Sassuolo, Fiorentina, Genoa, Empoli, Palermo

Fra le società poco attive sul mercato stupisce il Sassuolo di Squinzi, molto meno effervescente dell’anno scorso. Probabilmente i neroverdi, che basano gran parte dei ricavi a bilancio sulla sponsorizzazione a cifre fuori da qualsiasi logica di mercato da parte della Mapei, sono arrivati al loro limite massimo di spesa nelle scorse sessioni di mercato e ora si devono limitare a gestire con oculatezza entrate e uscite. La buona notizia per gli emiliani è che la squadra sembra comunque avere tutte le carte in regola per rimanere in Serie A anche senza Zaza (sostituito da Defrel) e con Berardi ai box per infortunio.

Delusione anche per il mercato della Fiorentina, che i tifosi si aspettavano un po’ più ricco grazie agli introiti generati dalla cessione di Cuadrado al Chelsea nella scorsa finestra di mercato. In realtà l’elevato deficit di bilancio del 2014 esigeva un rientro piuttosto importante a livello economico (unica eccezione i 15 milioni spesi per Mario Suárez, all’interno, però, dell’operazione che ha portato Savic all’Atlético Madrid per 25 milioni), anche se comunque era lecito aspettarsi qualcosa di più.

D’altra parte non sempre nel calciomercato è necessario spendere tanto, quanto spendere bene: il giudizio a posteriori sul mercato della Viola dipenderà quindi dagli acquisti low cost dell’attaccante Kalinic del Dnipro (5,5 milioni) e soprattutto dall’arrivo in prestito del polacco Blaszczykowski dal Borussia Dortmund, giocatore importante, ma reduce da un anno e mezzo molto complicato a seguito della rottura di un legamento crociato e di una serie di infortuni successivi che lo hanno tenuto lontano dai campi di gioco per quasi tutto il 2014 e anche in alcuni periodi del 2015.

Che impatto avrà Kuba?

Mercato al risparmio anche per il Genoa di Preziosi, che in mancanza di plusvalenze davvero importanti, al di là di quella non clamorosa per Bertolacci, si è trovato con pochissimi fondi a disposizione. Almeno è riuscito a mantenere in rosa Perotti, cercato da diverse squadre, italiane e non. Preziosi avrebbe voluto regalare ai tifosi Iturbe, come ultimo botto di mercato, ma dopo aver trovato un accordo con Sabatini, a quanto pare per un prestito oneroso con un diritto di riscatto fissato a 20 milioni di euro, ha dovuto fare i conti con i ripensamenti del dirigente romanista, che ha deciso alla vigilia del big match con la Juve di togliere dal mercato il giocatore con tanto di scuse pubbliche al presidente rossoblù. A quanto pare dietro al ripensamento della Roma (oltre magari alla volontà del giocatore) si cela il timore che il Genoa volesse chiudere questo affare su spinta di una non ben identificata big che era pronta a garantire a Preziosi di comprare da lui Iturbe nell’estate del 2016 se fra un anno avesse fatto valere la clausola del riscatto.

Deludente anche il mercato dell’Empoli, che non è riuscito a colmare nel migliore dei modi le uscite di pezzi importanti del suo scacchiere: Rugani, Valdifiori e Hysaj. L’unico acquisto importante dal punto di vista economico è stato quello di Saponara, con la scelta di riscattarlo dal Milan per 4,5 milioni puntando sulla definitiva consacrazione che potrebbe garantire un’importante plusvalenza futura. Ma ora c’è da affrontare il presente e francamente non so se gli arrivi in prestito in extremis di Livaja, Paredes e Buchel possano bastare per agganciare la salvezza. Se così non fosse i soldi risparmiati quest’anno potrebbero essere persi con gli interessi nella prossima stagione…

Anche se i risultati sul campo al momento dicono il contrario, personalmente ho qualche dubbio anche sul mercato del Palermo. È vero che, così come l’Udinese, la società di Zamparini è obbligata a portare a casa importanti plusvalenze e quest’anno ci è riuscita alla grande con le cessioni di Dybala e Belotti, ma è pur vero che non basta un Gilardino in fase calante per compensare le loro uscite e forse si sarebbe potuto investire qualche euro di più. Evidentemente il presidente, che comunque ha lasciato trasparire delusione per il mancato ingaggio di Araujo, è convinto di una grande annata di Vázquez che permetta ai rosanero un campionato tranquillo e a lui di incassare un’altra importante plusvalenza alla fine della prossima stagione.

Chi ha fatto il suo: Atalanta, Chievo, Hellas

Prima di passare alla nomina delle tre “regine” del mercato, un breve cenno al trio di squadre che ha operato senza infamia e senza lode. L’Atalanta ha chiuso tre importanti operazioni in uscita (Baselli, Zappacosta e Benalouane), mettendo così in sicurezza i propri conti, ed è riuscita nell’ultima fase di mercato a completare l’undici titolare con due buoni difensori come Tolói e Paletta (il secondo per alcuni era addirittura il miglior difensore del Milan…).

Il Chievo non ha smantellato la squadra dello scorso anno e già nelle prime fasi di campionato ha dimostrato di avere una marcia in più rispetto alle possibili rivali per la salvezza andando a vincere un importantissimo scontro diretto a Empoli nella prima giornata.

L'Hellas Verona, al di là del solo punto in due partite (ottenuto però contro la Roma), ha mantenuto l’equilibrio economico senza andare a penalizzare troppo la squadra, nella quale potrebbe risultare importante il recupero di Romulo, se riuscirà a mettere da parte i tanti infortuni dell’ultimo anno. Perplessità solo per l’acquisto di Pazzini, che non sembra l’ideale per giocare in coppia con Toni (per il momento 2 presenze, ma solo 28 minuti complessivi per lui).

Le regine del mercato

Dopo tante critiche è il momento di fare i complimenti alle tre squadre che, date le rispettive situazioni economiche di partenza, hanno fatto meglio di tutte (sempre secondo il parere di chi scrive) in questa campagna acquisti.

Una di queste è senza dubbio il Torino. Grazie alla plusvalenza di Darmian, che permette di chiudere in attivo a doppia cifra il bilancio annuale relativo al mercato nonostante i 10 milioni di passivo come costi dei cartellini, il presidente Cairo ha costruito una squadra giovane, ma allo stesso tempo già competitiva e con grandi margini di miglioramento. Una manna per un allenatore come Ventura, che ha tutte le capacità per portare la squadra di nuovo in Europa nonostante rivali sulla carta molto più ricche e attrezzate. Da Baselli a Belotti, da Avelar a Zappacosta, da Acquah a Obi, i nuovi innesti garantiscono sia una formazione titolare competitiva che una qualità nei ricambi superiore a tutte le altre medio-piccole di Serie A.

Le altre due squadre che credo abbiano fatto davvero un grande mercato sono paradossalmente le due che, causa Fair Play Finanziario, avrebbero dovuto avere più difficoltà, ovvero la Roma e l’Inter, a dimostrazione che a volte è proprio nelle difficoltà che si trovano le soluzioni più ingegnose per risolvere problemi a prima vista complicatissimi.

Dzeko vs. Juventus.

La Roma ha chiuso la sessione di mercato con un sostanziale pareggio nei costi dei cartellini (difficile stabilire la cifra esatta perché rimane in dubbio la situazione del contratto di Iago Falque che, come da accordi, deve essere obbligatoriamente riscattato a 7 milioni avendo già giocato una partita, ma non è chiaro se questo pagamento con il relativo riscatto verrà saldato a fine stagione oppure subito). Il bilancio sul mercato annuale, contando il peso di stipendi e cartellini, si chiude comunque in attivo di più di 20 milioni e sarei davvero sorpreso se a fine stagione la UEFA non togliesse gran parte (se non tutte) le punizioni comminate alla Roma la scorsa primavera per la violazione del vincolo del Fair Play Finanziario.

Grazie soprattutto ai 45 milioni arrivati dal Milan per Romagnoli e Bertolacci, la Roma ha potuto non solo raggiungere l’obiettivo economico, ma anche rinforzare la squadra nei ruoli più carenti, in primo luogo l’attacco, dove sono arrivati Dzeko, Iago Falque e Salah. Se la squadra riuscirà a evitare infortuni e restare concentrata per tutta la stagione nonostante l’euforia che si respira in città dopo la vittoria sulla Juventus, ancor più degli anni scorsi i giallorossi hanno tutte le chance per puntare allo Scudetto.

La palma di “Imperatore del mercato estivo 2015” non va però a Sabatini bensì al direttore sportivo dell’Inter Piero Ausilio. Come sempre sarà il campo a dire se i giocatori da lui scelti saranno quelli giusti, ma al di là di questo, ciò che è riuscito a fare partendo da una situazione economica difficilissima e dovendo sottostare a stringenti vincoli della UEFA ha davvero dell’incredibile, soprattutto se rapportato all’apparente immobilismo di diverse altre “big” dotate di più soldi da spendere, ma con molte meno idee nella testa.

L’obiettivo dell’Inter, su input della UEFA, era quello di chiudere il mercato con un bilancio annuale in attivo di almeno 30 milioni, un attivo anche nel costo dei cartellini e con una diminuzione (o almeno un “non aumento”) di monte ingaggi e cartellini, il tutto dando a Mancini una rosa più competitiva di quella dello scorso anno, accontentando le sue richieste precise in determinati ruoli, con ben nove nuovi giocatori pretesi. Scandagliando il mercato in profondità e trattando su più tavoli, Ausilio ha centrato completamente l’obiettivo con un rush finale “alla Bolt”, chiudendo ben tre acquisti nell’ultima giornata di mercato (Felipe Melo, Alex Telles e Ljajic) e non avendo paura di abbattere il tabù “mai più affari con la Juventus” pur di recuperare le risorse necessarie per gli ultimi colpi con la cessione ai bianconeri di Hernanes.

Cedendo in prestito o a titolo definitivo un gran numero di giocatori (dei quali i soli Kovacic e Hernanes potevano sperare in un posto da titolare nella nuova Inter, ma non è detto che l’avrebbero avuto), l’Inter ha inserito in rosa quattro calciatori a titolo definitivo: Kondogbia, Perisic, Felipe Melo e Murillo; tre in prestito annuale: Alex Telles, Ljajic e Montoya; e due in prestito biennale: Jovetic e Miranda; oltre alla conferma di Santon e al ritorno a parametro zero di Biabiany. 88 milioni spesi per i cartellini contro i 97 incassati, con un bilancio annuale calcolato su plusvalenze, ammortamenti e ingaggi in attivo di 33 milioni: economicamente un capolavoro.

Basterà per vincere il campionato? Forse no, sulla carta sia la Roma che la Juve (nonostante i problemi evidenziati nelle ultime settimane) sembrano superiori. Ma centrare il terzo posto che vorrebbe dire ritorno in Champions League sarebbe fondamentale per i conti societari e per evitare di fare miracoli ancora maggiori nella prossima campagna acquisti, e questa rosa ha tutte le possibilità per riuscirci. E chissà che potendosi concentrare solo sul campionato Mancini non riesca a portare la squadra ancora più su…

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