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Cosa aggiunge Perotti
12 gen 2016
Diego Perotti sembra sul punto di lasciare il Genoa: cosa aggiungerebbe alla fase offensiva della sua nuova squadra?
(articolo)
12 min
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Ci sono alcuni momenti, per dei giocatori fortunati, in cui il Grifone rossoblù si trasforma in una fenice e rinascere a Genova, e nel Genoa, sembra la cosa più naturale del mondo. Diego Perotti ha molto in comune con due tra i calciatori più forti mai ammirati a Marassi. Con Diego Milito condivide il nome di battesimo, la nazionalità e la capacità di “sterzare”, spostando la posizione del baricentro e sbilanciando così il diretto difensore. Con Thiago Motta condivide un passato più o meno glorioso nella Liga, i tanti e gravi infortuni che hanno caratterizzato la carriera e la resurrezione nella Genova rossoblù.

Nella storia di Perotti, però, non c’è stata—per il momento almeno—l’Inter di turno che ha deciso di puntare su di lui rendendolo un giocatore decisivo nella costruzione di una squadra vincente. Per Perotti, al posto dell'Inter potrebbe esserci la Roma, o il Milan, a quanto dicono le ultime voci di mercato, a farlo diventare un giocatore decisivo nella costruzione di una squadra vincente, ma se al momento non possiamo essere certi di un futuro radioso come per i suoi due predecessori, forse l'unica spiegazione non è la semplice differenza di talento assoluto tra di loro.

Nel sistema di Gasperini

Perotti è un punto fermo nello schieramento tattico di Gasperini, sia nel più usato 3-4-3 che nel 4-3-3. Anche in una struttura che comprende un fluido passaggio tra i due moduli sopracitati (e addirittura anche al 3-5-2), l’argentino resta una certezza, oltre che per il valore assolutamente sopra la media del Genoa, anche per le sue doti di versatilità che gli consentono di interpretare sia il ruolo di esterno d’attacco che quello di seconda punta “anomala”, che staziona esclusivamente nella zona di sinistra nel 3-5-2.

L’importanza di Perotti nel gioco del Genoa è certificata anche dai dati relativi alla scorsa stagione: con lui in campo 27 partite, 12 vinte (44% di vittorie) e 44 punti (media di 1,6 a partita); senza di lui 11 partite, 4 vittorie e 15 punti (media di 1,36 a partita).

Nel sistema molto codificato—soprattutto dal punto di vista dei movimenti senza palla—di Gasperini, Perotti è il calciatore più libero di dare sfoggio alle sue qualità creative: contro le difese schierate il Genoa arriva ad accorciare di molto i tempi e saltare un passaggio, confidando sul suo ottimo controllo del pallone anche quando è costretto a riceverne di molto difficili da gestire.

Nonostante l’ampia libertà decisionale e creativa, ci sono delle situazioni che si ripropongono frequentemente nel gioco di Perotti e che sono strettamente collegate alla zona di ricezione e alla manovra del Genoa. Quando Perotti si abbassa a ricevere il pallone nei pressi del centrocampo—sempre nella zona laterale—ha una sua routine particolarmente efficace: controllo, finta di attaccare in verticale, rientro sul destro aprendo il campo centralmente e servizio in profondità sul taglio interno-esterno del centrocampista di sinistra o sulla sovrapposizione del terzo centrale difensivo che prende in controtempo la difesa avversaria.

Se invece Perotti opta per la ricezione statica o semi-dinamica in una posizione di campo più profonda, nei pressi del lato corto dell’area di rigore per capirci, il leitmotiv è l’1 vs 1—anzi molto spesso l’1 vs 2, perché sistematicamente raddoppiato—con i difensori avversari, situazione nella quale può beneficiare delle sue enormi qualità da dribblatore. Perotti è il calciatore del Genoa che vanta il maggior numero di dribbling tentati nella scorsa stagione (177, almeno 97 in più di ogni altro compagno di squadra).

In totale, in questa stagione, ha tentato 40 dribbling (sesto posto nella classifica assoluta della Serie A, ma con molti minuti giocati in meno rispetto a chi lo precede), con il 69% di riuscita: la seconda percentuale di successo più alta tra quelli che hanno tentato almeno 40 dribbling. Il dato subisce un incremento sensibile se proiettiamo la statistica sui 90 minuti: Perotti è con 4.19 dribbling tentati ogni 90 minuti il secondo calciatore della Serie A in relazione a questa statistica (Suso è al primo posto, ma ha giocato soltanto 144 minuti).

7 + 10

Perotti è un giocatore abbastanza complesso, con un pacchetto di abilità molto vario e, aggiungerei, profondamente attraente per un esterno d’attacco. Potremmo dire, usando una terminologia demodé, che Perotti è un 10 con il fisico e la posizione in campo di un 7, e che allo stesso tempo è un 7 che gioca con la classe, i piedi e la mentalità di un 10.

La prima opzione dopo il controllo del pallone per Perotti è puntare in dribbling il diretto avversario: suola, esterno, interno, dal piede destro a quello sinistro, tanti tocchi veloci e precisi, con il difensore che non riesce mai a leggere il tempo giusto dell’intervento. Può andare indifferentemente sia a destra che a sinistra, sembra possedere una accentuata capacità di lettura anatomica dei movimenti del difensore: c’è un sottilissimo confine tra lo sbilanciare l’avversario per poi andare nel lato opposto e spostarsi con il pallone verso il lato che l’avversario copre peggio. Perotti danza su questo filo, passando dall'una all'altra possibilità di scelta.

In soccorso alla nostra ricerca arriva la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner. Tra le nove manifestazioni fondamentali dell’intelligenza c’è quella cinestetica, della quale uno dei maggiormente dotati è un altro Diego—un 10 anche lui, anzi il 10, D10S come dicono a Napoli—che tra le altre cose è stato compagno di squadra del padre di Perotti, oltre che amico fraterno.

Perotti ha un’intelligenza cinestetica particolarmente sviluppata: quella capacità che permette di sentire e gestire al meglio il proprio corpo e i movimenti, coordinando e manipolando allo stesso modo gli oggetti esterni (in questo caso i difensori avversari). Perotti ama attaccare i terzini avversari giocando sulla linea laterale, con un surplace che può sembrare anacronistico, ma che interpreta “elettricamente” con continui e repentini cambi di ritmo, “pause” e cambi di direzione, trasmettendo per induzione una velocità elevata alle sue azioni offensive senza calare mai di ritmo.

La facilità nel dribbling è rafforzata dalla credibilità delle sue scelte possibili: quando arriva sul fondo può crossare benissimo allo stesso modo sia di destro che di sinistro, dimostrando un’ottima qualità con il collo interno del piede, dando precisione al passaggio, morbidezza al taglio della traiettoria. Andare sul fondo, inoltre, non è la sua unica possibilità: sa tagliare il campo accentrandosi praticamente con la stessa efficacia.

Nel suo gioco attuale è ancora poco approfondito il dialogo con la punta centrale, anche perché l’attaccante con cui riesce a esprimersi meglio corrisponde alla tipologia rappresentata da Pavoletti, cioè un giocatore bravo a muovere i difensori, portandoli fuori dalla loro posizione, tagliandoli fuori dalle linee di azione di Perotti o costringendoli a difendere in zone di campo più ampie e larghe. Come ha detto lo stesso Perotti: «Leonardo è l’unico nostro attaccante con certe caratteristiche, diverse da tutti gli altri. Siamo giocatori di movimento, più piccoli di lui che, invece, sa allargare gli spazi».

Una componente essenziale del gioco di Perotti è una sfrontata attitudine alla giocata difficile, complicata, ma che può risultare particolarmente vantaggiosa. L’argentino basa il suo gioco sulla difficoltà della realizzazione delle giocate (dribbling in 1 vs 1 o 1 vs 2 come detto, ma anche passaggi in verticale attraverso linee di pressing, verticalizzazioni—anche di prima—verso compagni in zone di inferiorità numerica), proporzionale alla pericolosità che producono. Può permettersi delle scelte concettuali così difficili confidando nella sua qualità, ma soprattutto perché “guarda il gioco”: legge alla perfezione le situazioni, la disposizione e i movimenti dei compagni. Non a caso Perotti ha chiuso la scorsa stagione effettuando 49 key passes totali (14.esimo nella specifica classifica generale), 1.81 a partita (decimo).

Nel Genoa, Perotti ha trovato una struttura tecnica che gli permette di prendersi la responsabilità di questo tipo di giocate più serenamente, grazie alla contemporanea presenza di calciatori molto più “lineari” in grado di alleggerire e semplificare il gioco complessivo della squadra: condizione necessaria affinché possa esprimersi al meglio senza intaccare la sua istintiva predisposizione creativa.

La qualità dei suoi fondamentali di base gli permette anche di essere un punto di riferimento in situazioni più dinamiche, come le transizioni offensive: il controllo, la protezione del pallone con l’utilizzo della struttura fisica apparentemente leggera e disequilibrata, la capacità di ricevere spalle alla porta e girarsi facendo leva sul piede perno, la velocità e l’agilità nella corsa palla al piede, l’abilità nel dribbling e la visione del gioco stretto e verticale lo rendono un perfetto punto di appoggio nelle transizioni veloci.

Limiti e miglioramenti

Il primo vero limite di Perotti è paradossalmente intrinseco nella direzione dei suoi miglioramenti. Da quando è arrivato in Italia è costantemente migliorato negli aspetti del gioco in cui già eccelleva: dribbling riusciti, percentuale di riuscita dei dribbling, passaggi chiave, passaggi effettuati, passaggi riusciti e chance create. È interessante in questo senso paragonare la stagione scorsa con questa in corso attraverso le varie voci statistiche parametrate per 90 minuti di gioco.

I miglioramenti. Dati Squakwa.

Viceversa, se andiamo ad analizzare gli aspetti deficitari del suo gioco, approfondendo il confronto tra questa prima parte di stagione e la scorsa, notiamo un peggioramento delle voci statistiche.

I peggioramenti. Dati Squakwa.

È evidente come, per uno skill set consono a un esterno d’attacco d’élite manca completamente la conclusione diretta verso la porta. La scarsa vena realizzativa ne è la conferma. Il tiro in porta sarebbe importante per Perotti non solo per il numero dei gol, ma soprattutto per variare e bilanciare le opzioni. Banalmente, un giocatore che tira in porta raramente è più facilmente controllabile quando si trova all’interno o al limite dell’area di rigore. Costruire una frequenza di tiro più elevata a 27 anni è una missione ardua, ma è un passaggio necessario per il definitivo salto di qualità. Le caratteristiche di Perotti devono orientare di più il suo gioco verso la conclusione diretta, in modo da aumentare ulteriormente l’imprevedibilità.

Gli inserimenti in area di rigore, poi, dovrebbero entrare maggiormente nel ventaglio di movimenti senza palla, considerando la tecnica, le doti aerobiche e l'intelligenza del giocatore.

Un’azione del genere merita una conclusione migliore.

Viceversa, una dote difficilmente allenabile e che Perotti possiede già è l’attitudine difensiva. È un difensore istintivo molto forte, aggressivo e velenoso nei raddoppi di marcatura che sistematicamente offre ai compagni e particolarmente adatto nel sistema di marcatura a uomo a tutto campo che il Genoa spesso propone, esaltandosi negli 1 vs 1 difensivi. Tatticamente, poi, è molto ordinato: è incline ai ripiegamenti anche molto profondi e tiene bene la linea del blocco di centrocampo quando si abbassa in fase di non possesso. È sorprendente la maturità delle scelte anche quando è costretto a difendere nella zona bassa difensiva della fascia laterale.

La sua istintività in difesa lo porta a privilegiare sempre il raddoppio di marcatura e il ripiegamento anche quando la soluzione più giusta sarebbe quella di oscurare la linea di passaggio, proteggendo il compagno alle sue spalle. Questo suo atteggiamento lo fa essere meno lucido in attacco e lo costringe a partecipare alla ripartenza da una posizione iniziale meno pericolosa per gli avversari.

“Un Perotti in più”

Il rischio è quello di vedere un Perotti sempre più “grigio” in questo momento di difficoltà del Genoa, quasi risucchiato dal vortice di negatività che coinvolge la squadra rossoblù. È lecito quindi immaginare un futuro lontano da Genova addirittura a gennaio, anche in virtù delle continue voci di mercato estive che lo vedevano protagonista. Ipotizzando il trasferimento di Perotti in una della squadre italiane con la più alta possibilità di investimento in Italia, in relazione alla situazione attuale di classifica, a chi farebbe più comodo?

Nella Juventus sarebbe l’interprete ideale per il 4-3-3 che però ormai Allegri sembra aver abbandonato anche a causa della crescita esponenziale di Dybala. Tra i bianconeri Perotti potrebbe amplificare le proprie qualità associative, cercando di risolvere i problemi “creativi” della fase offensiva juventina. Nel Napoli dovrebbe giocarsi il posto con Insigne e Mertens, sicuramente troverebbe il suo spazio—magari anche come esterno destro d’attacco—risultando un rinforzo fondamentale, ma non aggiungerebbe qualità totalmente nuove a quelle già in possesso del “pacchetto esterni” di Sarri. Anche nell’Inter, trasformista ma sulla via del consolidamento del 4-2-3-1, la concorrenza sarebbe elevata e Perotti dovrebbe rispolverare il ruolo dell’esterno puro in cui veniva schierato a Siviglia: in ogni caso un posto da titolare sarebbe suo.

Sarebbe una sorpresa vederlo giocare nel Milan. Nel modulo attuale il ruolo di esterno sinistro nel 4-4-2 che si accentra con quello opposto per formare un 4-2-2-2 potrebbe stimolare ed esaltare le qualità di Perotti. Le perplessità nascono dalla possibile concorrenza con il miglior giocatore del Milan in questa stagione, Bonaventura, e dall'interazione con attaccanti come Bacca, che aprono spazi, diversi rispetto ad attaccanti come Dzeko e Pavoletti.

La Roma sarebbe senza dubbio la destinazione più interessante: è l’esterno giusto per giocare con un attaccante come Dzeko, darebbe ritmo e imprevedibilità a una manovra offensiva povera di idee e offrirebbe anche il lavoro in fase difensiva necessario nella ricerca dell’equilibrio. Rispetto ai concorrenti per il ruolo di esterno sinistro offensivo—è quella la zona di campo e il ruolo in cui si esprime al meglio—dovrebbe essere in vantaggio.

È un calciatore a più dimensioni di Gervinho, è più lucido nelle zone calde, più intelligente nelle scelte difensive e con una gamma di abilità molto più varia. Soprattutto la sua imprevedibilità e la sua versatilità nelle diverse situazioni di ricezione (statica e dinamica) costituirebbero un upgrade rilevante rispetto al gioco dell’ivoriano.

Con Iago Falque non ci sarebbe una concorrenza vera e propria, considerando l’ottimo lavoro che i due svolgevano in coppia come esterni d’attacco opposti nel Genoa dello scorso anno (con Iago Falque a destra) e tenendo presente lo sviluppo di Iago come giocatore all-around che gli permette di riuscire a interpretare ruoli diversi. La capacità di Perotti di attirare a sé più difensori nella zona laterale permetterebbe anche a Salah sul lato debole di stringere con più frequenza la propria posizione, accorciando la distanza con la prima punta e fungendo da seconda punta periferica—situazione in cui l’egiziano sembra trovarsi più a suo agio.

L’interazione con Digne ha le potenzialità per diventare un’arma offensiva particolarmente efficace: Perotti riesce benissimo ad aprire lo spazio e a servire in profondità il terzino, l’intraprendenza e l’audacia offensiva del francese farebbero il resto. Il 10 è già occupato però, dovrebbe scegliere un altro numero.

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