La miglior stagione realizzativa della carriera di Andrea Belotti fino ad adesso è stata la 2016/17, con 26 gol in 35 presenze in campionato, alle quali si sono aggiunte 2 reti in 3 partite di Coppa Italia. Nelle due annate precedenti in Serie A, una al Palermo e l’altra al Torino, Belotti aveva segnato molto meno, rispettivamente 6 e 12 reti. La domanda quindi, alla fine della scorsa stagione, era se Belotti avesse o no compiuto il cosiddetto salto di qualità a livello realizzativo, o se invece quella stagione fosse stata un’eccezione.
Quest’anno Belotti ha segnato 12 reti in 31 partite stagionali. Considerando il solo campionato, i gol scendono a 9 in 28 presenze finora disputate. Riducendo i numeri al suo attuale minutaggio in Serie A, Belotti ha realizzato 0,34 gol ogni 90 minuti, una media parecchio inferiore a quella della scorsa stagione, quando segnò al ritmo di 0,77 gol ogni 90 minuti. Solo questo dato basterebbe per dire che la stagione di Belotti è stata al di sotto delle attese, ma come la si può inquadrare in un’ottica di lungo periodo?
Cosa ci dice dello sviluppo dell'attaccante granata, che in fondo ha solo ventiquattro anni?
Il calo realizzativo nei numeri
Anzitutto va detto che in questa stagione Belotti si è dovuto fermare per infortunio due volte nell’arco di pochi mesi. In Torino-Verona dello scorso 1 ottobre, si è procurato una lesione parziale al legamento collaterale del ginocchio destro. Successivamente, a fine dicembre, Belotti ha subìto in allenamento la distorsione dello stesso ginocchio, pur senza l’interessamento dei legamenti, per sua fortuna. Gli stop hanno inficiato il suo minutaggio – a 360 minuti dal termine del campionato, Belotti ha giocato 2375 minuti contro i 3071 di una stagione fa – ma ne hanno condizionato anche il modo di stare in campo.
Il gioco di Belotti è fatto di strappi, sia in conduzione dopo aver ricevuto tra le linee, sia senza palla per abbassare la difesa avversaria. È costruito sui duelli aerei e sui corpo a corpo, per la contesa di quei palloni sporchi lanciati dalla difesa che possono costituire, se controllati, l’inizio della manovra offensiva. La maggior parte delle volte Belotti arriva al tiro non attraverso la tecnica, ma dopo aver bruciato il difensore grazie all’esplosività nei primi passi. Perché il suo stare in campo sia produttivo, insomma, Belotti ha bisogno di stare bene fisicamente.
Dal punto di vista dei volumi di tiro, Belotti ha concluso a rete in media 3 volte ogni 90 minuti, abbassando il dato dello scorso anno di 3,8 tiri/p90 ma rimanendo al di sopra dei suoi precedenti livelli. Nulla di preoccupante, almeno dal punto di vista individuale, se consideriamo che il volume di tiro di tutto il Torino si è abbassato da una stagione all’altra del 20%, e il calo di Belotti è all’interno di questo stesso margine.
Se il volume di tiro è calato magari senza suoi particolari demeriti, la frequenza di Belotti nel riuscire a convertire un tiro in un gol desta qualche preoccupazione in più. Il suo rapporto tra i gol e i tiri effettuati su azione è del 10%, lontano dal 16% dello scorso anno. Il valore di quest’anno è nella media per un attaccante di uno dei primi cinque campionati d’Europa, ma non è di per sé straordinario, non vale cioè un piazzamento tra i primi della classe, che viaggiano solitamente con percentuali realizzative che oscillano tra il 16% e il 18%.
Uno dei gol realizzati quest'anno da Belotti, nella sconfitta casalinga contro il Napoli.
Lo scorso anno, però, addirittura 6 dei 24 gol segnati (escludendo i rigori) sono arrivati da colpi di testa su azione, e altri 7 provenivano dagli sviluppi di un calcio piazzato. In entrambe le situazioni Belotti aveva medie di conversione molto più alte di quelle registrate di norma dagli attaccanti europei. L’attaccante del Torino, come si dice, stava cavando il sangue dalle rape.
Quest’anno Belotti non ha ancora segnato di testa, in quella che sembrava una sua specialità, considerando le grandi doti in elevazione. Tre dei suoi nove gol sono però arrivati sugli sviluppi da calcio piazzato, con una media di conversione ora più vicina alla norma: 3 gol su 18 tentativi vale un tasso di conversione del 16,7%, ancora inferiore al 26% dello scorso anno ma non così vicino al 9% della media europea. Belotti ha forza fisica e un intuito da rapace, che gli permettono di trovare spazio in area di rigore e di arrivare sul pallone con i tempi giusti, ma quest’anno sembra essere meno fortunato rispetto allo scorso, almeno finora.
Il rapporto tra gol realizzati ed Expected Goals, ovvero quella che potremmo chiamare capacità realizzativa rispetto alle attese, è di 1,03. In altre parole, Belotti quest’anno ha semplicemente convertito le occasioni che ha avuto, senza andare oltre le aspettative. Lo scorso anno la musica era molto diversa: Belotti aveva un rapporto gol/xG pari a 1,43, assolutamente fuori norma se pensiamo che questi sono numeri che di solito genera solo Leo Messi, e solo nelle sue stagioni migliori.
A parte la straordinarietà del dato, è rilevante che, per la prima volta in carriera, Belotti lo scorso anno è salito al di sopra dell’unità. Cioè ha iniziato a segnare più di quanto avrebbe fatto l’attaccante europeo medio, se avesse avuto le sue stesse occasioni. Quest’anno è sul filo, e non è detto che non possa migliorare, allontanandosi dall’unità da qui alla fine del campionato (per sua fortuna in questo computo non rientrano i calci di rigori, perché finora in Serie A ne ha sbagliati 6 su 13 calciati).
Come sta giocando Belotti in confronto ai suoi coetanei?
Un’altra domanda interessante da farsi, per capire la sua evoluzione, è come si è comportato Belotti in questi ambiti rispetto ai suoi coetanei. Ho raccolto i dati degli attaccanti dei cinque maggiori campionati europei (Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue 1) con età comprese tra i 21 e i 24 anni. Ho quindi confrontato la prestazione di Belotti, in termini di gol ed Expected Goals per ogni stagione giocata in Serie A, con quella registrata in media dai suoi coetanei.
Le barre verdi e nere rappresentano rispettivamente le reti e gli xG collezionati da Belotti ogni 90 minuti nelle ultime quattro stagioni. I tratteggi in verde e in nero tengono in conto delle prestazioni dei coetanei europei dell’attaccante granata, e rappresentano il benchmark verso il quale Belotti è confrontato.
L’attuale stagione dell'attaccante del Torino è sicuramente inferiore a quella – fuori scala – dello scorso anno. Se escludessimo quest’ultima, però, guardando solo i numeri generati quest’anno, non ci sembrerebbe che il percorso di crescita di Belotti sia coerente. Certo, va sempre tenuto in mente che gli infortuni hanno concretamente frenato Belotti quest’anno; e va anche considerato che il Torino da un anno all’altro è calato nel numero di conclusioni (-20%), nel numero di gol (-25%) e negli Expected Goals generati in attacco (-7%). Però impressiona come Belotti abbia faticato a segnare oltre le attese, al contrario dei suoi coetanei europei (il tratteggio in nero supera quello in verde solo nel caso dei ventunenni). La sola nota positiva è che, sempre togliendo la scorsa stagione, si nota che la tendenza dei gol segnati da Belotti è in leggera crescita, nonostante la tendenza opposta dei suoi Expected Goals. Il che significa che paradossalmente se non avessimo negli occhi ancora la passata stagione probabilmente considereremmo questa in positivo...
In assoluto, però, Belotti sta vivendo una stagione tra luci ed ombre. Il suo percorso di crescita è stato ostacolato dagli infortuni, che sono sempre difficili da quantificare nel loro impatto sul rendimento di un giocatore, soprattutto uno che basa così tanto il proprio gioco sulla fisicità. La sua crescita però, per quanto riguarda la qualità realizzativa, è inferiore a quella dei suoi coetanei e a questo punto bisogna chiedersi se Belotti possa essere o meno l’attaccante adatto per un grande club (le voci di un possibile matrimonio con il Milan si rincorrono ad ogni sessione di mercato). La risposta, se deve essere immediata, dipende soprattutto da considerazioni di carattere tattico, perché dal punto di vista numerico, affidarsi a Belotti, almeno in questo momento, sembra una scommessa rischiosa.