«Prima di fare i goal e gli assist, la mia prima qualità è quella di vincere ogni contrasto, di correre, di lottare. Insomma, la mia prima qualità è la fame».
Si è presentato così Gianluca Lapadula nella sua prima intervista da giocatore del Pescara. A distanza di alcuni mesi possiamo aggiungere, tra le sue qualità: il sinistro, il colpo di testa, il senso del goal, l’intelligenza tattica, fino ad arrivare alla rovesciata. I 24 goal di quest’anno in 38 presenze (media di 0,63 a partita) e soprattutto i 6 nelle ultime 5 partite vinte dal Pescara, al momento significano un titolo di capocannoniere per lui e un posto ai playoff per il suo club. Ma i numeri da soli non bastano a dare l’idea della qualità e la completezza dei colpi di Lapadula, oltre che la sua importanza per la squadra. Un’importanza inaspettata fino a pochi mesi fa. A luglio del 2015 Pescara era un sogno, mentre adesso si è trasformata in una tappa di avvicinamento a palcoscenici molto più importanti.
Goal in rovesciata a tempo scaduto. Bene, mi pare.
Vagabondo
Lapadula nasce 26 anni fa a Torino, a pochi passi dallo storico stadio Filadelfia da una famiglia di fiorai. Nonostante la vicinanza con il tempio granata, sin da piccolo tifa Juventus. Inizia a giocare proprio nelle giovanili dei bianconeri, dove rimane per otto anni. I problemi per Lapadula non sono in campo ma fuori. Da giovane preferisce, e di molto, il pallone ai libri di scuola e perciò contravviene alla filosofia della Juventus, che vuole formare i propri giocatori prima dal punto di vista umano e poi calcistico. Riflettendo sul periodo delle giovanili bianconere, Lapadula ha dichiarato: «La responsabilità è innanzitutto mia. A scuola non sono mai stato una ‘cima’ e per la Juventus l’istruzione è importante. Avevano ragione loro, l’ho capito dopo. Ero in un gruppo di livello, con Marrone, Rossi… Non ero ancora pronto».
E così cominciano i prestiti: Treviso, Pro Vercelli, Ivrea. 22 presenze e 0 goal in tre stagioni. A 19 anni il dirigente piemontese Marco Marchi lo nota in una partita casalinga dell’Ivrea e lo porta a Parma, ma con i gialloblu non riuscirà mai ad esordire. Ricomincia la girandola dei prestiti nelle serie minori: Atletico Roma, Ravenna, San Marino. La buona stagione nella Serenissima (24 goal in 35 partite) convince il Cesena a puntare su di lui per la Serie B. Lapadula prende la 9, che però non gli porta bene: 9 sono anche le presenze, con 0 goal. A gennaio cambia aria, Frosinone in Lega Pro. Ancora poche apparizioni, ancora 0 goal. In estate il pacco ritorna al mittente, a quel Parma con 226 giocatori sotto contratto sparsi per il mondo.
La risalita inizia da nord, o meglio da nord–est, Nova Gorica, Slovenia. È lì che il Parma lo manda nell’estate 2013 insieme ad altri giovani. La formazione titolare è per 9/11 italiana e una buona percentuale di proprietà gialloblù. Gialloblu nel sangue è l’allenatore, Gigi Apolloni, che lo schiera esterno in un attacco a 3 con Massimo Coda e Filippo Boniperti. Quarto posto in campionato e trionfo in Pokal Slovenije. Il tandem Coda – Lapadula realizza in totale 29 reti (rispettivamente 18 e 11).
Ma se per Coda si aprono le porte della Serie A, dove riuscirà a segnare anche due gol nella disastrata stagione della retrocessione del Parma, per Gianluca il ritorno in Italia è ancora in Lega Pro, al Teramo del tecnico Vincenzo Vivarini. La stagione in Abruzzo è un inaspettato trionfo: 21 goal e 9 assist, promozione diretta in Serie B per la prima volta nella storia del club e altra coppia dai numeri straordinari con il capocannoniere Alfredo Donnarumma (22 goal). In estate il Teramo è estromesso dalla B per una presunta combine con il Savona e finisce nuovamente in Lega Pro. Il Parma, ancora detentore del cartellino, fallisce e riparte dalla D. Lapadula percorre poco più di 70 km e si accasa al Pescara a parametro 0.
Nel primo gol, in acrobazia, si nota la rapidità di Lapadula in area di rigore, la sua caratteristica migliore. Nel gol su punizione un buon sinistro ma soprattutto un ottimo senso della porta avversaria.
Prima punta atipica
In attacco il grande colpo del Pescara di quest’anno era Andrea Cocco, 19 goal col Vicenza lo scorso anno. Ma Lapadula convince in allenamento e trova subito spazio nel 4-3-1-2 di Massimo Oddo. Il tecnico inizialmente lo schiera da seconda punta al fianco di Cocco, con Caprari o Valoti alle loro spalle, ma tra i due attaccanti non sembra esserci compatibilità. La prima gioia in B è alla 5° giornata nella trasferta di Vicenza, quando Oddo avanza Caprari e chiede a Lapadula di fare la prima punta. Sarà la svolta della stagione: quattro reti consecutive e grande intesa con l’altro Gianluca, che con la sua velocità e la tecnica nello stretto lo completa dal punto di vista tattico. Da quel momento i titolari in attacco saranno loro due. Lapadula per Caprari, Caprari per Lapadula. Questo il leit motiv dei goal del Pescara. Le reti della coppia, ad oggi 34, rappresentano circa il 60% del totale di reti degli abruzzesi in campionato. Entrambi amano partire larghi per accentrarsi e calciare o per servire il compagno di reparto. E, se non bastasse, possono vantare anche 10 assist a testa, molti dei quali l’uno per l’altro. Lapadula ha qualcosa in più in area di rigore, Caprari preferisce giocare qualche metro più indietro e cercare la rifinitura.
Qualche metro più avanti, a raccordare centrocampo e attacco, c’è l’albanese Memushaj (che vedremo agli Europei). A Pescara qualcuno ha azzardato il paragone tra loro e il trio delle meraviglie Verratti, Insigne, Immobile.
Caprari to Lapadula, Lapadula to Caprari.
Con l’arrivo a gennaio dei due esterni richiesti da Oddo, Verde e Pasquato, il tecnico ha modificato l’assetto tattico del Pescara, proponendo spesso un 4-3-3 più offensivo rispetto al 4-3-1-2 di inizio anno. Col nuovo schema si elude il problema dell’assenza di un vero trequartista in rosa, dove sono presenti molte mezzali e un’ala che ama svariare come Caprari. Lapadula si trova, per la prima volta in carriera, da solo al centro dell’attacco. Il cambio di modulo ha dato ragione a Oddo e le qualità di Lapadula ne sono state esaltate. E anche i goal sono aumentati: 13 in 16 partite (0,81 a partita). Anche perché il tridente leggero del Pescara non dà punti di riferimento: Lapadula, tra i tre, è quello che maggiormente ama attaccare la profondità, ma non si pone mai da terminale offensivo statico, preferendo attaccare la porta da lontano. È un giocatore completo, con un repertorio di conclusioni vasto: acrobazia, scatti sul filo del fuorigioco, giocate personali in cui si accentra per calciare di sinistro (prediligendo il primo palo), stacchi di testa che mettono in mostra un ottimo tempismo. Persino qualche goal su punizione.
Lapadula compilation.
Al di là del feeling con il goal, l’attaccante del Pescara possiede altre grandi caratteristiche, prima tra tutte la capacità di muoversi senza palla: non possedendo una struttura fisica da 9 classico, in area fa valere soprattutto le sue letture delle situazioni tattiche e il tempismo con cui si inserisce. E poi una straordinaria visione di gioco, che lo aiuta a vedere non solo la porta ma anche i movimenti dei compagni, spesso lavorando il pallone e proteggendolo con il fisico, e il baricentro basso, per poi smistarlo al momento opportuno. Non sono dunque un caso i 10 assist stagionali (19 in due stagioni).
Tra i colleghi, ha dichiarato di rivedersi in Zaza, forse per l’attitudine al sacrificio. Quando gli è stato chiesto della maglia numero 10 che indossa a Pescara, ha risposto come per scusarsi: «È un numero sinonimo di responsabilità, estro, anche se onestamente non sono un giocatore dotato di grandissime qualità. Sono una seconda punta che quest’anno sta facendo bene da prima: grintoso, tenace, con un po’ di fantasia».
Dall’Adriatico alle Ande?
Le origini peruviane della madre hanno attirato sull’attaccante l’interesse del Ct della Blanquirrojia Ricardo Gareca. Ma Lapadula sogna la Nazionale di Antonio Conte, anche se per l’Europeo in Francia non sembra esserci spazio. «Adesso voglio dare l’anima per il Pescara, ne parlerò a fine stagione», ha dichiarato qualche tempo fa, declinando la convocazione di Gareca per le qualificazioni a Russia 2018. A giugno gli spetta però una decisione importante: negli U.S.A. c’è la Coppa America del Centenario e i tifosi peruviani sperano che Lapadula sia dei loro. Per convincerlo, stanno assaltando youtube e i social network con i video delle sue prodezze e nelle Ande fanno tutti il tifo per il Pescara.
In Perù è già una star.
Lapadula potrebbe essere il secondo “italiano” a disputare il trofeo continentale d’America dopo Massimo Margiotta. L’attaccante, nato a Maracaibo, ha giocato con il Venezuela la Coppa America 2004 segnando anche una rete.
Quella della Nazionale non è l’unica scelta importante da compiere visto che Lapadula dovrà anche decidere dove giocherà nella prossima stagione. L’asta è iniziata già nel mercato di gennaio. La Juventus si è mossa per prima offrendo 3 milioni e sembra tuttora in vantaggio, soprattutto nella volontà del giocatore. Il sogno di Lapadula è vestire la maglia dei suoi idoli Del Piero e Zidane, che qualche volta ha potuto vedere dal vivo quando faceva il raccattapalle al Delle Alpi. A Torino tornerebbe da calciatore bianconero o da avversario, visto che Marotta potrebbe girarlo in prestito o offrirlo come contropartita, ad esempio all’Empoli per Saponara. L’acquisto di Lapadula rientra perfettamente nella strategia di mercato della Juventus che quest’anno guarda alla Serie B più che al mercato estero. Ha infatti già ufficializzato gli acquisti di Mandragora (compagno di Lapadula) e Ganz dal Como e segue anche Caprari. Non è escluso però che la Juve lo possa tenere, almeno come quarta punta. Per quello che sta dimostrando quest’anno, Lapadula può stare nei 22 di qualsiasi squadra, soprattutto per il suo eclettismo tattico.
Dopo gli exploit nelle ultime gare, si sarebbe anche acceso l’interesse di squadre inglesi: il Tottenham avrebbe offerto al Pescara 5 milioni per il cartellino del giocatore, che appena un anno fa non avrebbe di certo pensato di essere conteso dai probabili campioni d’Italia e vice-campioni d’Inghilterra. Tuttavia le sue caratteristiche sono più adatte al nostro campionato e i precedenti di attaccanti di piccole squadre italiane emigrati in Premier non sono molto incoraggianti (Maccarone, Bianchi, Diamanti).
“Quando mi viene data fiducia, amo ripagarla”.
Forse tutto questo sarebbe potuto accadere prima, forse il traguardo del grande calcio arriva con troppo ritardo, ma gli anni trascorsi a lottare nelle serie minori, all’estero, in panchina sono certamente serviti a conquistare la fiducia in se stesso e soprattutto quella degli altri. In Slovenia Apolloni, a Teramo Vivarini, a Pescara Oddo. Questi uomini, a differenza di altri prima di loro, hanno creduto in lui e la fiducia è stata ampiamente ripagata. Perchè per alcuni calciatori, e Lapadula è tra questi, la fiducia degli allenatori è più importante del talento e di qualunque statistica.