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FantaTotti
26 mag 2017
11 squadre in cui il capitano della Roma potrebbe continuare a giocare.
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18 min
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Il momento che temevamo da tempo è arrivato: domenica 28 maggio contro il Genoa sarà l'ultima partita di Francesco Totti con la maglia della Roma, dopo 784 partite giocate (785, se giocherà la prossima), 306 gol e 123 assist. Numeri che non hanno senso. Ci siamo avvicinati a questa notizia celebrandolo già da tempo: gli abbiamo dedicato un pezzo mostruoso, in onore del trecentesimo gol, e un altro, ancora più lungo, per i 40 anni.

In questa occasione abbiamo scelto per la leggerezza: sui propri social Totti non ha chiarito se sceglierà di ritirarsi o se continuerà a giocare da qualche altra parte, per questo, sperando di poter vedere ancora qualche lampo del suo genio, abbiamo giocato con le possibili destinazioni che potrebbero accoglierlo. Qualsiasi decisione prenda, gli auguriamo buona fortuna.

Boca Juniors

di Fabrizio Gabrielli

Tra gli spalti de “La Doce", nel cuore del tifo bostero, uno striscione recita, in italiano, “Eroe dei due mondi”: sotto la barba di Garibaldi, posticcia, non è difficile intuire il profilo austero e tagliato di Francesco Totti.

È l’esordio della nuovissima Superliga Argentina: il Boca Juniors affronta il San Lorenzo de Almagro. Guillermo Barros Schelotto schiera Totti da enganche: a suo agio tra i ritmi compassati del calcio argentino, el diez pennella filtranti che disegnano arcobaleni sul quartiere della Boca. In un coro di scherno contro i tifosi rivali del Ciclón, La Doce ricorda che «il Francesco più importante di Roma» è il loro. Le telecamere pizzicano Carlos Bianchi in tribuna, impietrito.

«Sarebbe indimenticabile se Diego mi vedesse giocare nel suo stadio», aveva dichiarato una volta Totti, nel 2010, quando il tramonto della sua carriera sembrava un’eventualità remota, e l’addio alla Roma un’ipotesi inammissibile, quasi un tabù impossibile da sfatare, una mezza blasfemia. Devono avergli parlato in molti delle vibrazioni della Bombonera quando parte il coro «y dale alegria, alegria a mi corazón»: Walter Samuel, Nicolás Burdisso, Leandro Paredes che oggi ha ereditato la dieci giallorossa; anche Osvaldo, che dopotutto l’aveva già invitato a raggiungerlo quando ancora cercava di essere un calciatore. A Francesco deve aver ricordato l’Olimpico, La Bombonera, e Buenos Aires Roma. E poi la rivalità agguerrita dei derby, l’inscindibilità dai colori che la Capitale gli ha insegnato a riconoscere come un tutt’uno con il ruolo di trascinatore: era bostero e non lo sapeva, e se c’era un posto in cui continuare a giocare mantenendosi coerente con i passionali ideali incarnati per un ventennio, il Boca era la squadra da scegliere.

La diez del Boca Juniors non è una maglia qualsiasi, anche fuor di retorica: ma questa storia, in virtù dello scenario che la alberga e dei personaggi che la animano, è necessariamente la quintessenza della retorica. Uno dei prerequisiti per indossarla, oltre al talento geniale, è quel qualcosa di impalpabile di cui le fibre della textura della divisa auriazul sembrano essere impregnate: l’iconicità. La camiseta numero dieci del Boca è la livrea dei migliori, perché in origine è stata di Dio sceso in terra: chiunque, impegnato in un’emulazione della divinità, ha desiderato indossarla. Perché non Totti, allora, che lo stesso Dio in persona ha descritto come il miglior giocatore che abbia mai visto in campo?

Il filo invisibile che unisce la Roma e il Boca Juniors passa attraverso tre precedenti: due si sono giocati l’anno in cui Totti è nato; l’ultimo, nel giorno in cui la Roma e Totti, con lo scudetto sul petto, si presentavano ai propri tifosi.

La punizione che si insacca dietro le spalle di Torrico è il primo gol di Totti con una maglia di club che non sia giallorossa. È una sensazione strana; il braccio che si alza al cielo non porta la fascia da capitano; «Dale bo, dale Bo», nella sua testa, si traduce già in un familiare «Totti gò, Totti gò».

Inter

di Emanuele Atturo

Circolava prima di Roma - Genoa la voce che una società di Serie A avesse offerto un contratto a Francesco Totti. Nessuno avrebbe immaginato che questa squadra era l’Inter. Ancora meno persone avrebbero immaginato chi sarebbe stato l’artefice di questo epico colpo di coda: Luciano Spalletti.

Totti rilascia un’intervista a Donatella Scarnati in cui racconta una versione dei fatti che etichetta come definitiva: non ci sono mai stati problemi con Luciano, il teatrino messo in piedi in questi anni è stata solo una gigantesca copertura per la società, che da tempo cerca di liberarsi del capitano. La maglia numero 10 nerazzurra di Totti diventerà la più venduta in Cina. Dopo un anno da giocatore, passato quasi del tutto in panchina, Totti affiancherà l’altro suo grande amico, Walter Sabatini, nel coordinamento delle squadre di Suning, usando il brand-Totti come cavallo di troia del mercato cinese.

Miami F.C.

di Marco D’Ottavi

Come raccontavano le voci di mercato ormai da settimane, alla fine Totti sceglierà davvero di continuare a giocare con il Miami Football Club. Come detto da lui nella conferenza stampa subito dopo Roma-Genoa gli è sembrato «il male minore». La North America Soccer League, uno dei due campionati di secondo livello negli Stati Uniti, è infatti una realtà ancora lontana ed esotica, piuttosto indietro anche rispetto alla Major Soccer League che già fatica ad affermarsi. I tifosi della Roma potevano quindi immaginare il loro Capitano a Miami a prendere il sole, vivere una delle più appaganti vita notturne del mondo e magari apparecchiarsi un futuro da imprenditore - una scelta dopotutto ponderata per un ex calciatore - e non come un giocatore di pallone. Totti, dal canto suo, poteva godersi sì il sole e il mare della Florida, ma in più poteva fare l’unica cosa che gli interessava davvero: ovvero portare i propri talenti a South Beach. Ha scelto Miami proprio perché vuole ancora giocare, giocare e fare la differenza. E infatti è andata proprio così.

Totti si è presentato per l’inizio del Fall Championship, la seconda parte del campionato NASL, tirato a lucido – come d’altronde quasi in ogni stagione della carriera - e ha subito dimostrato di essere ancora un giocatore vero. Abbronzato come un adone, si è adattato perfettamente al ruolo che l’allenatore Alessandro Nesta gli ha costruito intorno in un 4-2-3-1 molto mobile (per gli altri 9 giocatori di movimento) in cui il Totti agisce da falso nove, ma da vero deus ex machina del gioco dei Miami FC.

Già dalla prima partita, a New York contro i Cosmos il 30 Luglio, si è capito subito che Francesco Totti quarantenne in quel campionato ci stava come il cacio sui maccheroni. Il livello atletico della NASL è infatti di molto inferiore a quello dei migliori campionati, creando degli spazi di gioco in cui Totti riesce ancora a far valere la sua superiorità tecnica, che se era evidente in Serie A, in America è diventata semplicemente imbarazzante. Occupando lo spazio tra il centrocampo e la difesa avversaria, Totti è diventato l’enigma che nessuna formazione della NASL poteva risolvere. Come in un enorme déjà vu il Totti della stagione 2017 è tornato ad essere molto simile a quello che nella stagione 2007 vinceva la Scarpa d’Oro: Nesta aveva ricreato la stessa identica situazione che aveva portato Totti a diventare una macchina da gol ed assist.

Anche se non riesce più ad occupare l’area con l’efficienza mostrata in quegli anni, in 10 partite Totti aveva già battuto tutti i record della NASL per quanto riguarda i gol da fuori area, diventati la specialità della casa insieme alle punizioni. I 20.000 posti del FIU Stadium hanno iniziato a riempirsi con continuità, così come gli stadi in cui giocava il Miami. Totti è riuscito a coniugare il suo ruolo di ambasciatore del campionato a quello di calciatore ancora bello da vedere aiutando non poco la NASL. Questa prima stagione si è chiusa in maniera trionfante per lui e per tutto il Miami Football Club che si sono laureati campioni. Arrivati da imbattuti ai playoff, la squadra di Nesta si è prima sbarazzata in semifinale dei San Francisco Deltas, in una doppia sfida combattuta, risolta grazie ad una giocata di Totti à la Totti che sceso a ricevere palla a centrocampo a messo in porta con uno dei suoi lanci Robert Baggio Kcira, che ha saltato il portiere e segnato il gol decisivo, creando un cortocircuito comunicativo su cui i giornali italiani hanno ricamato per giorni.

Da Totti per Dzeko a Totti per Baggio.

La finale poi è stata la conferma della superiorità di Totti sul contesto. Nel derby della Florida tra il Miami Football Club e i Jacksonville Armada, il calciatore romano deve aver sentito di nuovo quel clima particolare che lo ha portato ad essere decisivo tante volte nelle sfide tra Lazio e Roma ed ha dato il meglio di sé. Due gol e un assist hanno fissato il punteggio sul 3 a 1 per i Miami Football Club che non hanno potuto fare altro che rinnovare il contratto al loro Capitano di un altro anno e dedicargli tutto il poco amore che la città di Miami è in grado di dare al soccer.

Chelsea

di Emanuele Atturo

«Se corpo e mente gli rispondono ok ed è pronto ad andare al campo ogni giorno, perché smettere» aveva dichiarato Antonio Conte a fine maggio. Il tecnico non regala niente a nessuno e il motivo per cui deciderà di portare Francesco Totti al Chelsea - nel colpo di mercato, ovviamente, più clamoroso dell’estate - è puramente razionale. Alla conferenza stampa di presentazione, di fronte a una pletora di giornalisti sbigottiti, Antonio Conte mostra delle slide di grafici e dati: «Voi pensate che Antonio Conte sia matto, ma Antonio Conte non è matto. Se guardiamo i dati delle ultime 3 stagioni è evidente che Francesco sia il giocatore con il dato migliore di passaggi chiave e assist per minuti giocati. Tre stagioni fa Francesco ha servito 2.5 key pass ogni 90 minuti, due anni fa erano diventati già 3.3 e lo scorso anno addirittura 5.5. Insomma, Francesco migliora invecchiando come i vini migliori e se nessuno se ne è accorto è perché viviamo in una cultura ossessionata dalla gioventù. Antonio Conte vi dimostrerà quest’anno non solo che Totti è ancora un giocatore di calcio, ma che è ancora uno dei migliori giocatori di calcio, un patrimonio del nostro calcio».

In un misto di mitomania e lucida follia, quindi, Totti inizia la propria prima stagione in Premier League. Molti pensavano a un minutaggio striminzito e invece Conte trova il modo di farlo giocare SEMPRE. Si inventa un particolare sistema tattico - ribattezzato da Jonathan Wilson “Solaris” - che ruota attorno a Totti. Il numero 10 viene circondato da giocatori prodigiosi nelle corse senza palla mentre lui si mette fermo, al centro del campo, a sparare passaggi in verticale con la sensibilità che non sembra essere di questa terra.

Il Chelsea vincerà la sua seconda Premier League consecutiva e inventa di fatto un calcio giocato con 10 uomini che corrono messi in moto da una macchina spara palle.

Hebei China Fortune FC

di Dario Saltari

Il giorno dopo Roma-Genoa su Twitter inizia a circolare una foto di Totti seduto accanto Jerry Zhao, presidente dell’Hebei China Fortune FC, mentre firmano un contratto su un enorme tavolo di vetro, occupato solo da due fiori di loto rosa finti. “Totti is the new captain of Hebei China Fortune!” dice il tweet, scatenando la reazione piccata dei tifosi romanisti, che in poche ore mandano l’hashtag #TottièlaRoma tra i primi cinque TT mondiali. Accanto un link che rimanda ad un comunicato stampa ufficiale, corredato da una galleria di foto molto ricca, che contiene anche un Totti interdetto davanti ad un quadro di propaganda, con Mao Tse Tung e Xi Jinping che si stringono la mano di fronte ad un campo di grano indorato dal tramonto.

«Siamo onorati di avere in squadra una delle leggende del calcio mondiale», si legge nel comunicato «Totti cambierà per sempre la nostra storia». Il trasferimento è un’operazione commerciale clamorosa: la maglietta numero 10 di Totti dell’Hebei, praticamente identica a quella della Roma, diventa subito la più venduta di sempre in Cina. Jerry Zhao ha anche la trovata geniale di acquistare i diritti di “Tutte le barzellette su Totti” e di farlo tradurre in cinese. Il 31 maggio Totti sbarca all’aeroporto di Qinhuangdao, ristrutturato per l’occasione in stile classico romano, e la folla è oceanica. Quando scende dall’aereo un addetto dell’Hebei gli mette in testa una corona d’alloro, di plastica. I tifosi cinesi amano la sua ironia serafica, ridono a qualunque cosa lui dica.

La conferenza stampa di presentazione si tiene il primo giugno, mentre a Roma impazza lo scontro fratricida tra chi si la prende con l’Hebei per un’appropriazione culturale così spudorata, e chi con Totti per essersi prestato a tutto questo. I giornalisti gli chiedono perché ha scelto proprio l’Hebei, che non è nemmeno il più importante dei club in Cina. Totti risponde che quando ha ricevuto l’offerta si è convinto guardando l’evoluzione del suo stemma, passato da un’aquila che tiene uno stemma biancoceleste ad un dragone giallo contenuto in uno spazio rosso: «È na lupa, no?». Tutti ridono, lui si guarda intorno divertito. Subito dopo gli chiedono cosa prova a condividere lo spogliatoio con Hernanes. Lui risponde: «Hernanes chi?».

Nell’Hebei gioca anche Gervinho, e Totti sembra rincontrare un vecchio amico, l’ultimo ad averlo fatto divertire davvero. La loro foto insieme a Rudi Garcia – secondo alcuni in Cina per convincere Gervinho ad accettare l’offerta del Marsiglia - con la didascalia “Nemmeno il tempo può fermarci” diventa virale in poche ore.

Poche ore prima del suo debutto, il 17 giugno contro il Tianjin Quanjian, la federazione cinese emette un comunicato ufficiale in cui preannuncia che qualunque “fallo antisportivo” commesso da giocatori cinesi su Totti sarà punito con un anno di squalifica. Quando entra in campo, al 60esimo del secondo tempo, tutto lo stadio, comprese le due panchine, si alza in piedi a cantare: «C’è solo un capitano».

Il 24 giugno Totti è già titolare in una partita decisiva: l’Hebei va in casa del Guangzhou Evergrande primo in classifica e dominatore assoluto del campionato cinese per cercare di ribaltare le gerarchie. La partita si mette subito male, con il Guangzhou che passa in vantaggio con un rigore dubbio trasformato da Hulk. Ma poi Totti, costantemente libero da marcature, sale in cattedra: manda due volte in porta Gervinho con un paio di lanci alle spalle della difesa avversaria e l’Hebei sbanca il Tianhe Stadium per 1-2. Quando Pellegrini, nella conferenza post-partita, dichiara che «Totti oggi ci ha ricordato che noi siamo l’Hebei» il senso di déjà vu è completo.

Interrogato in mixed zone sulla sua scelta dopo quella partita, Totti dichiara: «Se avessi saputo che la Cina era così simile a Roma me ne sarei andato prima. Non mi sono mai sentito così a casa».

Real Madrid

di Emanuele Atturo

Lo scorso anno, quando la Roma è stata eliminata dal Real Madrid in Champions League, Spalletti ha concesso a Totti una passerella finale. Al suo ingresso in campo il capitano della Roma è stato salutato da un applauso sentito.

Dopo la partita Totti ha definito il Real Madrid il suo “unico rimpianto”, e si è poi augurato che i Blancos vincessero la Coppa. Insomma, il Real Madrid è, quasi ufficialmente, la seconda squadra di Francesco Totti. Il capitano della Roma ci tiene a ricordare spesso quanto vicino è stato in passato a passare al Real Madrid: «Nel 2004 ero in partenza per il Real. Volevo una grande squadra per vincere e, in quel periodo, i dirigenti non potevano darmi tutto quello che volevo. Ma alla fine, per fortuna, il cuore ha deciso di restare a Roma. Qui quando tutto va bene, è come se fossi il Papa».

Sarà quindi quasi naturale, per Totti, accettare l’offerta che il Real Madrid gli aveva già preparato da qualche mese: un anno da giocatore con la “camiseta blanca” e 4 in società, in un ruolo non precisato. L’interesse del Real Madrid è soprattutto di immagine: affiliare un’altra leggenda alla propria tradizione. Totti giocherà - poco e niente - un anno col Real, con un ruolo di supersub negli ultimi 10 minuti che l’ex-capitano accetterà con gioia, contento degli applausi dell’aristocratico pubblico del Bernabeu ad ogni suo filtrante e colpo di tacco.

Dopo un anno Totti va ad affiancare Zinedine Zidane sulla panchina del Real Madrid come secondo: la coppia di tecnici più glamour della storia del calcio. Negli anni Totti diventerà una leggenda del Real Madrid e tornerà a Roma solo per qualche occasione ufficiale e per le interviste a Maurizio Costanzo; per il resto troverà a Madrid il rispetto e l’amore che la città eterna sembrava aver esaurito.

Totti in 5 squadre minori

di Daniele Manusia

E se Francesco Totti scegliesse una provinciale? Se fosse questo il senso, per lui, di un’avventura? OK, Totti non ha passato una stagione felice, non aveva la leggerezza del panchinaro arrendevole, ma non ha mai neanche espressamente detto di voler giocare titolare. O di voler giocare nelle partite più importanti. Qualcuno ha preso l’ambiguità del suo messaggio di saluto come l’espressione di una persona orgogliosa che non accetta che il tempo passi. Lo hanno confrontato a Platini («Non invecchierò in campo, nessuno verrà mai a dirmi che è ora di smettere») dicendo che Totti non riconosce o accetta il proprio decadimento fisico. Hanno interpretato quel potrò nella frase “l’ultima volta che potrò indossare la maglia della Roma” come la denuncia di una violenza. Ma Totti non ha mai detto di sentirsi migliore rispetto ai compagni che hanno giocato, né ha detto come Cassano che pensa di poter fare ancora la differenza in Serie A.

Lo scorso settembre, in un momento in cui Totti stava vivendo uno stato di forma eccezionale e Spalletti lo inseriva in campo con profitto, ho scritto che Totti in fondo meritava di giocare per ragioni anche calcistiche, non solo simboliche cioè. Dubito che la sua qualità di visione ed esecuzione tecnica, che ha affinato giocando praticamente sempre di prima, sia sparita in questi ultimi mesi. Certo il tempo continua a scorrere, anche mentre sto scrivendo invecchiamo, sia io che Totti, ed è ragionevole pensare che affinché torni ad esprimersi in campo debba cambiare contesto. E proprio immaginando che la possibile prossima avventura di Totti sia a sostegno di una “piccola” - con meno pressioni addosso, con il presupposto che ogni sua giocata verrebbe presa letteralmente come un dono dal cielo - ho immaginato le 5 squadre con meno ambizioni in cui Totti potrebbe ancora brillare. Con una luce magari meno accecante e senz’altro con un po’ di nostalgia, ma continuando ad arricchire i video YouTube con le sue migliore giocate di passaggi filtranti semplicemente impossibili per chiunque altro. Perché senza più Totti alla Roma il calcio perde moltissimo, ma senza Totti perderebbe un altro di quei giocatori rarissimi nella storia in grado di allargare il nostro orizzonte di possibilità.

Al Pescara in B con Zeman

Pro: Pescara è vicina a Roma.

Contro: Se non si chiudesse con una nuova promozione in Serie A rischieremmo di restarci male sia per Zeman che per Totti.

È una suggestione basata sul romanticismo ma non so quanto funzionerebbe. Il collocamento di Totti all’interno del 4-3-3 è sempre stato un compromesso tra dove idealmente dovrebbe giocare Totti (al centro, senza compiti di copertura) e quello che idealmente dovrebbe essere per Zeman un esterno d’attacco. Certo ha avuto risvolti anche positivi: il primo periodo ha modificato Totti per sempre e in meglio e nel 2012/13 era tornato in doppia cifra per l’ultima volta. Non so, però, come se la caverebbe oggi, cinque anni dopo (ed è vero anche che in quell’ultimo periodo finiva spesso a giocare a vicino Osvaldo o Destro, quindi forse sarebbe un compromesso più per Zeman che per lui).

Al Verona con Cassano

Pro: Per lo spettacolo. Solo per lo spettacolo.

Contro: Come sono visti i romani a Verona?

Ripetere i loro indimenticabili duetti restando entrambi da fermi mi sembra estremamente difficile. Ma con Cassano e Totti in campo basterebbero 8 giocatori da far correre in verticale, anche a caso verso la porta avversaria.

Al Bologna con l’amico Di Vaio

Pro: vacanze tra amici facili da organizzare

Contro: le tentazioni della cucina bolognese, tutti quegli studenti che fanno rumore la notte

Bologna ha una grande tradizione di numeri 10, basta citare Giacomo Bulgarelli, Roberto Baggio, Giuseppe Signori. Toglierebbe la maglia a Destro ristabilendo l’ordine naturale delle cose, ma magari ne rilancerebbe la carriera. Senza grandi obiettivi, con un amico nella dirigenza, non così lontana da Roma, una città per giunta calorosa che gli ha già mostrato tutto l’affetto che prova nei suoi confronti lo scorso 9 aprile, quando è entrato a 5 minuti dalla fine.

Al Venezia in B con Filippo Inzaghi

Pro: Inzaghi lo conosce bene

Contro: Il clima lagunare

L’ideale sarebbe se Filippo Inzaghi vestisse i panni dell’allenatore-giocatore, regalandoci altri scatti sul filo del fuorigioco con dietro un giocatore con i piedi di Totti. Sarebbe la coppia più iconica della Serie B, facilmente, ma se la giocherebbe anche con Higuain-Dybala e le altre di A. Se vogliamo fare un discorso serio sarebbe interessante immaginarlo in un contesto in cui possa avere dei vantaggi competitivi e al tempo stesso nella squadra di un’altra città meravigliosa che restituirebbe a Totti il giusto contesto monumentale.

Al Trastevere in Serie D per chiudere il cerchio

Pro:Non dovrebbe rifarsi la fototessera per il cartellino

Contro: In centro c’è traffico.

Sarebbe la scelta più di cuore, anche se calcisticamente ed economicamente la meno interessante in assoluto. A meno che non la immaginiamo su più anni. Totti che aiuta il Trastevere a salire in Lega Pro (quest’anno hanno perso la finale dei playoff). Totti che la stagione successiva coinvolge altri giocatori sul viale del tramonto e riesce a salire in Serie B. Totti che a quel punto investe nel Trastevere, diventa presidente, acquista giovani di talento a pochi soldi grazie al proprio carisma e attira sponsor di primo piano. Totti che riesce a trascinare il Trastevere alla terza promozione in tre anni e a portare finalmente in A una terza squadra di Roma. A quel punto chissà se i dirigenti della AS Roma non inizieranno a pentirsi del modo in cui si sono lasciati.

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