Agli albori del calcio lo schema più di moda era una strana piramide rovesciata formata da due difensori, tre mediani ed una linea d’attacco di cinque uomini. Gli esterni offensivi erano detti ali (wingers per i padri inglesi del gioco); gli attaccanti interni, che affiancavano il centravanti, erano chiamati mezze ali (half wingers). La nomenclatura è arrivata fino ai giorni nostri, anche se spesso ci si riferisce ormai ai centrocampisti che affiancano il regista difensivo col nome di “interni di centrocampo”. Le mezzali moderne possono essere geniali nel fare gioco (sto pensando a Don Andres Iniesta) o possono essere aggressive e intense a tutto campo (come Arturo Vidal). In Milan-Lazio si sono visti quattro calciatori che hanno interpretato il ruolo ciascuno in modo differente. Lo stesso allenatore, l’esordiente Inzaghi, aveva individuato negli inserimenti senza palla degli interni di centrocampo il tratto distintivo del suo Milan: “Voglio che le mie mezzali si muovano come quelle della Germania”. Probabilmente Inzaghi si riferiva alle prestazioni di Sami Khedira nelle prime uscite della sua Nazionale al Mondiale brasiliano. Il laziale Pioli invece ha potuto schierare Marco Parolo che, nelle file del Parma, è stato tra i migliori interni di centrocampo dello scorso campionato. Le due squadre si sono sistemate a specchio secondo il 4-3-3 ed i quattro interni hanno formato due coppie che si sono affrontate a tutto campo e per tutta la partita.
I MILANISTI
Sulla carta, quella formata da Poli e Muntari è una coppia più muscolare, meno talentuosa rispetto agli omologhi laziali. Ma proprio la prestanza fisica permette loro di essere più adatti al sistema pensato da Inzaghi. Il Milan difende basso, tenendo la linea dei quattro difensori sui sedici metri e quella dei tre centrocampisti non più lontano di quindici metri. Una volta riconquistata palla, i rossoneri provano a cercare gli esterni offensivi, El Shaarawy ed Honda, che con la loro velocità hanno permesso di ribaltare il fronte efficacemente. Uno dei due interni, a turno, seguiva lo svolgimento della manovra pur costretto a coprire i settanta metri che separano le due aree di rigore. Poli si è reso pericoloso trovando più di una volta lo spazio alle spalle di Radu: il terzino sinistro laziale usciva sull’esterno per andare a marcare Keisuke Honda, mentre il compagno Cana restava sempre troppo stretto, forse per paura di lasciare Menez uno contro uno con De Vrij.
Una delle corse di Poli tra Cana e Radu, favorita anche dalla pigrizia di Lulic in marcatura. Qui il pallone è ancora in volo quando l’italiano si lancia nello spazio per dettare il passaggio di testa ad Honda.
Ciò nonostante, Muntari è stato tra i due quello che si è fatto vedere più spesso nei pressi della trequarti avversaria, mentre cercava di sfruttare il movimento ad uscire di Menez. Il francese, numero nove di giornata a causa del forfait di Pazzini e del mancato transfer per Torres, si muoveva spalle alla porta cercando di trascinare uno dei due difensori centrali laziali fuori posizione. Il ghanese però non è riuscito a indovinare il tempo per il movimento nello spazio, anche a causa della marcatura di Parolo. Questo fino al decimo minuto del secondo tempo, quando l’azione che ha definitivamente rotto gli equilibri della partita ha coinvolto tutti e quattro i nostri protagonisti: Poli riceve palla in uscita dalla difesa e rompe la marcatura di Lulic, saltandolo e servendo Honda. Siamo nel cerchio di centrocampo, a cinquanta metri dalla porta di Berisha, ma Muntari intravede un’opportunità e si lancia a supporto del contropiede, scappando alle spalle di Parolo.
Muntari scappa alla guardia di Parolo per la prima volta nella partita.
Il pallone passa da Honda ad Abate sulla fascia destra, il terzino è ormai in zona cross quando Parolo si accorge dell’inserimento di Muntari. Il ghanese passa alle spalle di De Vrij e va a chiudere sul primo palo siglando il gol del 2-0 nel miglior momento della Lazio.
Il ritardo del centrocampista laziale sul ghanese è decisivo.
Dal punto di vista della distribuzione dei passaggi, sulla carta Poli è risultato più preciso nell’impostazione rispetto al collega di reparto (89% contro 73% al percentuale di passaggi completati per i milanisti). Muntari però ha giocato rischiando di più e tentando più passaggi in avanti, in particolare quando dalla fascia sinistra tentava di servire il movimento a uscire di Menez; bravo nell’occasione De Vrij ad intercettare molti di quelle assistenze.
Il giudizio positivo sulla partita di Sulley Muntari si arricchisce di un’ottima prestazione difensiva: tre tackle vinti su quattro, tre palloni intercettati, un solo fallo commesso; Poli ha commesso un fallo in più ed è stato saltato in tutti e tre tentativi di tackle (grafico tratto da StatsZone).
I LAZIALI
L’atteggiamento chiesto da Stefano Pioli alla sua squadra è stato aggressivo da subito, aggressività che è andata aumentando una volta incassato il gol del vantaggio milanista. La difesa laziale stazionava molto alta, lasciando trenta-quaranta metri di spazio alle loro spalle nel tentativo di tenere corti i tre reparti. Nei compiti loro assegnati, i due interni avrebbero dovuto alternarsi nel tentativo di sorprendere i due omologhi avversari alle spalle e ricevere palla davanti alla difesa. Nel Parma di Donadoni, Marco Parolo agiva in pratica da centravanti-ombra: ogni volta che Cassano o Amauri venivano incontro per ricevere palla tra le linee, ecco che il centrocampista lombardo si muoveva nella breccia aperta nella difesa avversaria, risultando spesso il più avanzato tra i suoi. Questa caratteristica, Parolo, sembra non averla persa nonostante abbia davanti a sé un attaccante molto diverso.
Candreva è pronto al cross ma Klose, Candreva e Keita attaccano la stessa porzione di area; i milanisti hanno gioco facile nel rinviare.
Miroslav Klose è il tipico centravanti d’area che sgomita tra i centrali difensivi avversari, partecipando poco alla manovra della propria squadra. Spesso gli inserimenti di Parolo sono stati inefficaci perché la zona che andava ad attaccare era già presidiata dal compagno e dagli avversari in marcatura su di lui. Inoltre una mancata copertura su uno sganciamento dell’ex parmense ha permesso al Milan di andare in vantaggio: quando parte il contropiede Basta e Candreva si trovavano entrambi in posizione di ala, mentre Parolo era in area per saltare sul cross di Radu. Parolo si è reso pericoloso ricevendo palla davanti alla difesa e dialogando nello stretto con Keita e Klose, specie nel secondo tempo quando la stanchezza tra i milanisti affiorava e le loro maglie si sono allenatate. Il neo laziale si è speso anche in fase d’impostazione, venendo basso ad aiutare la squadra all’inizio della manovra: la linea di passaggio tra Biglia e Parolo è stata tra le più battute della partita biancoceleste con 22 passaggi totali.
Lulic è un giocatore polivalente, negli anni laziali è stato utilizzato come terzino sinistro, come laterale a tutta fascia, come attaccante esterno. Il bosniaco ha faticato ieri a trovare la posizione in campo: per tutto il primo tempo non è riuscito mai a ricevere palla alle spalle dei centrocampisti avversari, anche per merito dei centrocampisti milanisti che hanno tenuto i reparti molto stretti. Sul finire della prima frazione Lulic ha addirittura scambiato la posizione con Keita, costringendolo in mezzo nella posizione di trequartista: quello laziale somigliava più ad un 4-2-3-1 che non dev’essere stato nei piani di Pioli, tanto da provvedere alla sua sostituzione a metà del secondo tempo.
Nonostante le difficoltà nello scardinare la difesa avversaria, la partita di Parolo è stata migliore di quella di Lulic anche dal punto di vista statistico: l’ex parmense ha toccato più palloni, effettuando 44 passaggi (contro i 22 del compagno) con una precisione del 88% (contro il 76% di Lulic).
Le cinque chance create da Parolo nell’ultimo terzo di campo (frecce azzurre nel grafico di destra) cozzano contro la scarsa qualità nelle assistenze di Lulic nella stessa zona di campo (frecce rosse nel grafico di sinistra). (Grafico tratto da StatsZone).
CONCLUSIONI
Pioli ha puntato su Lulic in tutto il precampionato con convinzione, al punto da chiedere un sacrificio al suo interprete migliore: Parolo infatti è scivolato dall’abituale posizione di interno sinistro a quello di interno destro. Inoltre in rosa non sembrano esserci alternative nel ruolo: Pioli potrebbe riadattare Felipe Anderson oppure far scivolare Biglia a sinistra con l’inserimento di Ledesma.
Muntari, Parolo, Poli e Lulic hanno caratteristiche fisiche e tecniche molto differenti. Ne esce vincitrice al coppia strisciata rossonera. I due milanisti, probabilmente, non erano i più bravi in assoluto ma si sono adattati meglio al modo di giocare della propria squadra e hanno saputo leggere in modo corretto le situazioni importanti di gioco.
Magari è presto per dire che si vede “la mano” di Inzaghi, di certo però non si è limitato ad insegnare l'arte della sopravvivenza sulla linea del fuorigioco ai suoi attaccanti.