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Fondamentali: Scudetto d'agosto
31 ago 2015
La Juventus non perdeva le prime due partite della Serie A da più di cent'anni, mentre la Roma rimette in discussione quello che pensavamo per tutta l'estate. Ma cos'è successo in campo?
(articolo)
12 min
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Il calendario di Serie A ci ha regalato un Roma-Juventus d’agosto, alla seconda giornata, con il calciomercato ancora aperto. Nella Roma in settimana sono arrivati due acquisti francesi (Digne e Vainqueur), mentre continuano le voci sulle partenze di alcuni giocatori, con Iturbe levato dal mercato addirittura pochi minuti prima della partita. La situazione della Juve è ancora più fluida: l’acquisto dell’agognato trequartista Julian Draxler è saltato a poche ore dalla partita, Coman e Llorente hanno lasciato la squadra in settimana, rimpiazzati numericamente da Alex Sandro e Cuadrado, e nell’intervista pre-partita Marotta ha affermato che alla rosa mancano ancora un paio di giocatori. E se la formazione della Roma è sembrata molto vicina a quella titolare, la Juve, complici anche gli infortuni, si è rifugiata nel classico 3-5-2, coperta di Linus della squadra nelle situazioni di difficoltà.

Roma affamata

Rudi Garcia fa tre cambi rispetto alla trasferta di Verona: De Rossi arretrato al fianco di Manolas al centro della difesa, a causa della condizione ancora imperfetta di Castan, con Keita titolare in posizione di mediano; Digne subito al posto di Torosidis come terzino sinistro; Iago Falque esterno alto al posto di Gervinho.

Tre novità rispetto all’esordio casalingo con l’Udinese anche per Allegri che preferisce Caceres a Barzagli, Sturaro a Pereyra e inserisce dal primo minuto Dybala al posto di Coman. A centrocampo Padoin è confermato nella posizione centrale.

Sin dal primo minuto le due squadre dichiarano le proprie intenzioni tattiche e disegnano in campo quello che sarà il match almeno sino al gol del vantaggio della Roma. La Roma di Garcia parte forte e decide di pressare alto il possesso palla della Juventus. L’intenzione iniziale è quella di aggredire il terzetto difensivo bianconero pressando con le tre punte e impedendo alla squadra di Allegri di avere superiorità numerica in fase di inizio azione.

Iago Falque esce su Caceres, Dzeko su Bonucci e Salah su Chiellini. La Roma non concede superiorità numerica al terzetto difensivo della Juventus.

Il lavoro del centravanti bosniaco della Roma in fase di non possesso è prezioso e fatto bene: oltre ad andare in pressione su Bonucci, quando il resto della squadra decide di giocare una fase difensiva più attendista si abbassa su Padoin, schermandolo o marcandolo e impedendo di fatto alla Juventus di trovare il proprio giocatore davanti alla difesa.

La Roma rifiata e si abbassa nella propria metà campo. In questo caso Dzeko lavora su Padoin.

L’atteggiamento in fase di non possesso della Roma crea grossi problemi nella costruzione dell’azione della Juventus: il terzetto di difesa, pressato con convinzione e in parità numerica, non riesce a giocare palle pulite verso il centrocampo, Lichtsteiner ed Evra sono tagliati fuori dall’angolo di pressione scelto da Iago Falque e Salah, mentre Padoin è schermato da Dzeko e le due mezzali sono marcate dai loro pari ruolo avversari. Per la difesa della Juventus rimane solo il lancio lungo verso le due punte e l’impossibilità tattica, e anche tecnica, vista la composizione del centrocampo, di uscire dalla propria difesa palleggiando.

I dati OPTA mostrano che con un numero di passaggi totali di molto inferiore a quello della Roma (335 passaggi effettuati dai bianconeri contro i 571 dei giallorossi) la Juventus ha giocato lo stesso numero di lanci (43 per la squadra di Allegri, 47 per quella di Garcia) a testimonianza di come sia stata costretta a rinunciare a giocare corto e ad optare per il gioco lungo.

Juve attendista

Coerentemente con le scelte in fase di non possesso palla, la Roma gioca anche una transizione difensiva orientata al recupero alto ed immediato del pallone dopo averlo perso. La Juventus, invece, è scesa in campo immaginando una partita di puro attendismo, sperando forse di speculare sui problemi della Roma ad affrontare difese schierate (emersi, dopo lo scorso anno, anche durante la prima giornata di campionato a Verona). In fase di possesso la Juve si schiera nella propria metà campo, abbassando gli esterni sulla linea dei difensori.

Il 5-3-2 in fase di non possesso della Juventus.

In particolare, la Juve non alza mai Lichsteiner ed Evra in pressione rispettivamente su Digne e Florenzi, rimane sempre con tre difensori stretti sul solo Dzeko e costringe le due mezzali, Sturaro e Pogba a lavorare su una porzione di campo molto ampia per andare a tamponare l’ampiezza dei due terzini della Roma.

Il risultato statistico dell’atteggiamento delle due squadre in fase di non possesso palla è un’altezza media di recupero palla molto bassa per la Juventus (29,3 metri) contro un’altezza decisamente superiore per la Roma (38.9 metri), un numero di palle recuperate nella metà campo avversaria pari solo quasi alla metà di quello dei giallorossi (5 contro 9) e, nel complesso, un baricentro medio dei bianconeri di 7.3 metri più basso di quello della Roma (46.3 metri contro 53.6 metri).

Palla alla Roma

L’inserimento di De Rossi tra i due centrali e l’atteggiamento poco aggressivo della Juventus rendono l’inizio dell’azione giallorossa piuttosto fluido, con i due centrali che fanno circolare il pallone senza che Keita si abbassi sulla loro linea. La palla gira con molta facilità verso l’esterno, dove i terzini si alzano e, più che le mezzali, sono gli esterni Iago Falque e Salah ad abbassarsi per fornire un appoggio sicuro alla circolazione del pallone.

Le diverse caratteristiche tecnico-tattiche dei due giocatori influenzano lo sviluppo della manovra sui due lati del campo: a destra Salah, dopo la ricezione, tende sempre a portare palla ed ad accelerare accentrandosi per dialogare sullo stretto con la mezzala di riferimento e il centravanti; Iago Falque, invece, risulta importantissimo per consolidare il possesso a sinistra, e con la sua naturale tendenza al palleggio costruisce con Nainggolan e Digne una catena di gioco che la Juve non riesce a disinnescare.

Con Lichtsteiner inutilmente basso e pertanto costretto ad affrontare quasi sempre da fermo le combinazioni tra i giocatori di sinistra della Roma, e la Juventus in inferiorità numerica e in ritardo nelle uscite (Sturaro e Lichtsteiner contro Iago, Digne e Nainggolan), i giallorossi riescono a costruire in maniera agevole e brillante il proprio possesso palla sul lato sinistro del campo. Esclusi i corner la Roma, mette a referto durante la partita ben 23 cross di cui 8 effettuati da Digne e 7 da Iago Falque.

Sul lato opposto l’atteggiamento tattico di Evra è il medesimo, ma le scelte di Salah rendono meno evidente l’inferiorità numerica nella fascia sinistra juventina. Indicativo della diversità tattica tra i due esterni della Roma è il numero di dribbling tentati: 10, di cui 7 riusciti per Salah, nessuno per Iago Falque. L’egiziano è stato molto utile anche nelle transizioni offensive veloci che costringevano i bianconeri a spendere sempre un fallo.

Iago Falque si abbassa a consolidare il possesso palla della Roma.

La superiorità numerica sugli esterni genera un’elevata percentuale di giocate sulle fasce per la Roma: il 64% del totale, contro il 52% della Juventus. E i due terzini della Roma, Digne e Florenzi, sono i due in campo che giocano più palloni (rispettivamente 95 e 93).

Ma l’atteggiamento passivo della Juventus, e in particolare dei due esterni, come sempre ago della bilancia tra il 3-5-2 e il 5-3-2, oltre a facilitare la manovra esterna dei giallorossi regala anche spazio all'interno per le giocate delle mezzali, per via del troppo spazio da coprire assegnato ai tre centrocampisti, e in particolare agli intermedi Pogba e Sturaro.

Isolati in mezzo a spazi troppo vasti, le due mezzali perdono inevitabilmente il confronto con Pjanic e Nainggolan sempre supportati dai propri terzini e dai propri esterni. L’unica zona di campo in cui la Juventus riesce ad avere la meglio sulla Roma è il cuore delle propria difesa, dove i tre centrali, sempre molto stretti, riescono a difendere bene in posizione molto bassa e sui tanti cross proveniente dalle fasce. Per il resto, la Juve subisce continuamente il possesso palla della Roma, è sempre in ritardo nelle uscite e costretta a inseguire il pallone. Alla fine del match la Roma avrà il 62.7% di possesso palla (un vertiginoso 67.9% nel primo tempo) e una percentuale di passaggi riusciti pari all’87.2% contro l’80.3 % dei bianconeri.

La falsa speranza della Juventus

Le difficoltà della Roma, a fronte di un dominio tattico del match, a concludere pericolosamente da dentro l’area (a fine partita le due squadra avranno quasi lo stesso numero di conclusioni dall’interno dell’area di rigore, 7 per la squadra di Garcia, 6 per quella di Allegri) induce, probabilmente, la Juventus a pensare di potere giocare un'intera partita di attesa, rinunciando a trovare una maniera di risolvere i già citati problemi in fase di non possesso palla e di costruire uno scheletro di fase offensiva strutturata.

Il gol arriva su calcio piazzato, a certificare le difficoltà della Roma a finalizzare la gran mole di gioco sviluppata e l’affanno della Juventus nel recupero palla, che la costringe troppo spesso al fallo. A testimonianza di quest’ultimo aspetto c’è il rapporto tra recuperi palla e falli fatti, pari a 2,56 per la Juventus e molto più alto per la Roma (3.15).

La prima sostituzione della Juventus, immediatamente dopo il gol di Pjanic, non cambia il sistema di gioco: Allegri cambia Mandzukic con Morata e non si discosta dal 3-5-2 iniziale. La vera svolta tattica per i bianconeri è impressa da Allegri solamente al 72° minuto, con l’ingresso di Pereyra al posto di Lichtsteiner e il passaggio al 4-3-1-2 (con l'argentino, appena entrato, alle spalle di Dybala e Morata). Il dinamismo di Pereyra e una disposizione tattica più aggressiva (e più adatta a rispondere al 4-3-3 di Garcia) rendono la partita più equilibrata. Un uomo in più a centrocampo riesce a migliorare il possesso palla della Juventus che paga il prezzo, per la verità non troppo elevato, di marcare Dzeko con due giocatori invece che con tre.

La doppia ammonizione di Evra, in difficoltà per tutto il match, come del resto Lichsteiner a destra (solo 13 passaggi effettuai dallo svizzero di cui ben 8 sbagliati), rendono complessa la partita della Juventus in inferiorità numerica. Il secondo gol arriva immediatamente dopo il cartellino rosso al terzino francese, con la Roma che approfitta di un’ingenuità dei bianconeri sul posizionamento tattico successivo all’espulsione.

Sulla punizione susseguente l’espulsione di Evra la Juventus non ha ancora ricostituito la sue linea a 4. Doveva essere Cuadrado a schierarsi come terzino destro?

Pur esponendosi alle ripartenze della Roma, la Juventus da il meglio di sé negli ultimi 10 minuti di gioco. La squadra si dispone con una sorta di 4-2-3 asimmetrico con Sturaro terzino sinistro più avanzato di Caceres terzino destro, Morata più accentrato di Cuadrado esterno destro, Dybala centravanti e Pereyra e Pogba interni.

In un quinto dei minuti a disposizione, Pereyra effettua quasi lo stesso numero di passaggi di Padoin (20 per l’argentino, 24 per il titolare), compreso il break e l’assist per il gol di Dybala.

Dopo il 2-1 della Juventus i bianconeri innalzano il livello agonistico ed emotivo del proprio gioco e, prevalendo di testa su corner per ben due volte (tre in tutta la partita) sfiorano un pareggio che sarebbe stato immeritato per il gioco mostrato dalla squadra di Allegri.

Una sconfitta significativa

Le assenze per infortunio (Marchisio e Khedira a centrocampo, Morata in attacco) e gli arrivi ritardati dei nuovi acquisti (Alex Sandro, Cuadrado e quelli che ancora eventualmente arriveranno) rendono la Juventus vista a Roma probabilmente diversa da quella che dovrà giocare l’intera stagione 2015-16. Nonostante questo, la partita contro la squadra di Garcia mostra quale dovrà essere il lavoro di Allegri in questa stagione. La squadra è profondamente rinnovata, è molto più giovane e ha perso leader emotivi dentro e fuori dal campo come Pirlo, Tevez, Vidal e Llorente. Ecco perché appare irrealistico pensare a una gestione tattica della stagione in qualche misura analoga a quella della stagione appena passata.

Nel 2014-15 Allegri ha lavorato in maniera praticamente perfetta all’interno di una maniera tipicamente italiana di allenare: grande cura dei particolari della singola partita, grande concentrazione alle caratteristiche degli avversari, attenzione alla specificità dell’impegno agonistico. La costruzione di un gruppo parecchio ringiovanito e rinnovato, dal punto di vista tecnico ed emotivo, dovrà necessariamente fare virare la rotta di Allegri verso la costruzione di un impianto e di una fisionomia di gioco ben definita. La squadra sarà costretta a giocare sempre bene per vincere, non potendo appoggiarsi al carisma e all’esperienza del gruppo.

Ecco perché la sconfitta di Roma non può essere derubricata a semplice incidente di percorso dovuto a un calendario dispettoso, ma deve suonare come campanello d’allarme per il tecnico bianconero. Rifugiarsi nella coperta di Linus di un 3-5-2 assolutamente passivo e difensivo, confidando nella forza del reparto ad oggi più rodato della squadra (la difesa) e rinunciando ad immaginare qualcosa di diverso, è una tattica che ha funzionato magnificamente la scorsa stagione, con giocatori e gruppo squadra differente, ma è stata chiaramente una dichiarazione di resa e di impotenza nella partita contro la Roma. Le attenuanti non mancano, ma se il lavoro di Allegri comincerà solo al ritorno dalla pausa delle Nazionali e il tempo passato sino ad adesso non è servito a gettare le basi della prossima stagione, la Juve allora è in ritardo per gli impegni, specie europei, che l’attendono.

La Roma di Garcia, poco convincente all’esordio in campionato, è stata aiutata anche dall’atteggiamento tattico della Juventus: i problemi cronici nell’avvio azione non sono emersi anche grazie alla mancanza di pressione dei bianconeri, e la circolazione della palla si è ben sviluppata sull’esterno dove le catene laterali hanno avuto continua superiorità numerica contro i difendenti bianconeri. La scelta di inserire De Rossi come difensore centrale ha reso più facile l’uscita dalla difesa con il pallone: potrebbe rivelarsi una mossa utile per l’intera stagione?

L’inserimento tra gli undici titolari di Iago Falque ha avuto particolare importanza, lo spagnolo è stato autore di una prova di notevole utilità tattica, grazie al suo calcio associativo e palleggiato sulla fascia sinistra. Ed è stato importante, per la Roma, anche l’inserimento in squadra di un centravanti di livello come Dzeko, autore di una prova completa, preziosa in fase di non possesso, importante tatticamente in fase di possesso, molto mobile tra le linee, così da impegnare profondamente i difensori juventini oltre ad essere efficace in fase di finalizzazione, appena avuta l’occasione. Due innesti importanti nel rinnovato attacco della Roma di Garcia che appare più avanti di Allegri nel lavoro sulla propria squadra e che ha dominato la partita vincendo meritatamente il primo big-match della stagione.

Ringraziamo per i dati OPTA (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

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