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Come Garcia ha messo Payet al centro del Marsiglia
16 mag 2018
Quello tra Payet e l'Olympique Marsiglia rappresenta un connubio quasi unico nel calcio contemporaneo.
(articolo)
7 min
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Quanti giocatori ci sono al mondo talmente al centro del progetto tecnico di una squadra da plasmarne la forma, da determinarne con il proprio talento le scelte tattiche, i meccanismi dei restanti nove giocatori di movimento? Ci sono ovviamente Messi e Cristiano Ronaldo, talenti accecanti e assoluti intorno a cui orbitano le intere strutture di Barcellona e Real Madrid. Poi ci sono i giocatori più grandi del contesto - Ibrahimovic in MLS, Hulk in Chinese Super League – a cui si è costretti a lasciare totale libertà, e a cui il resto della squadra deve adattarsi, per ottenere tutti i vantaggi derivanti dal mismatch con gli avversari.

Ma in Europa quante squadre ci sono che si possono permettere il lusso di garantire totale libertà a un solo giocatore, solo per goderne a pieno il talento? Se avete aperto questo articolo avrete già intuito che la risposta ha a che fare con l’OM di Rudi Garcia e Dimitri Payet.

Il Marsiglia è una squadra che cerca di essere creativa e verticale senza rinchiudere i propri giocatori offensivi in movimenti preordinati, dominando il possesso senza avere meccanismi di riconquista e lasciando grande libertà ai suoi tre trequartisti nel trovare la posizione e le soluzioni migliori per attaccare la porta avversaria. L’unica regola, se così si può chiamare, è quella di affidarsi nella trequarti offensiva al genio creativo di Dimitri Payet, che è quasi del tutto esonerato da compiti difensivi in fase di non possesso e che è totalmente libero di trovare la posizione migliore dove ricevere in campo.

Quella di incoronare un unico giocatore a proprio sole, come abbiamo visto, non è una novità nemmeno nel calcio contemporaneo, che non manca di esempi di questo tipo anche in squadre più piccole (per esempio il Torino di Mihajlovic con Ljajic). L’anomalia del Marsiglia risiede in primo luogo nel fatto che Payet non può ricambiare la libertà concessa con un talento assoluto come quelli di Messi o Cristiano Ronaldo, e che forse, con Florian Thauvin definitivamente in rampa di lancio, non può nemmeno essere considerato il principale talento offensivo della squadra.

Come Payet ha plasmato il Marsiglia

Payet non è certo un giocatore completo e per certi versi nemmeno del tutto moderno, concentrandosi gran parte del suo talento su un unico aspetto del gioco, e cioè la creazione di occasioni da gol. In questo singolo ambito, Payet è un giocatore molto più continuo di quanto spesso non venga descritto, nonostante i frequenti cambi di allenatore e campionato: quest’anno il trequartista nato nell’isola di Reunion è di nuovo il giocatore ad aver creato più occasioni da gol nei cinque principali campionati europei (più di giocatori come De Bruyne, Insigne, Özil e Eriksen) e nelle ultime quattro stagioni è sempre andato oltre quota 100 tra passaggi chiave e assist: attualmente sono 134, solo in Ligue 1; 177, se contiamo anche l’Europa League.

Payet è un maestro nel trovare i movimenti in profondità dei suoi compagni nel gioco lungo, con cross dagli esterni o lanci dalla trequarti, a seconda di dove abbia ricevuto il pallone. Il numero 10 francese utilizza la sua tecnica di calcio come un driver, la mazza che nel golf viene utilizzata al primo colpo per mandare la pallina più lontano possibile, ma con la sensibilità di chi sta piazzando un colpo per arrivare al green, lasciando il più delle volte l’incombenza dell’imbucata ai suoi compagni. Dei 121 passaggi chiave realizzati da Payet quest’anno in Ligue 1, 77 (il 63,6%) sono arrivati da cross, incluse le palle inattive.

Ma ancora prima della tecnica di calcio, il talento di Payet si esplicita in campo nel momento della ricezione. Innanzitutto nella capacità di trovare lo spazio migliore per ricevere, una qualità impercettibile e che contrasta su un piano simbolico con la sua carriera, in cui è spesso sembrato al posto sbagliato al momento sbagliato. Payet è libero di spostarsi orizzontalmente lungo la trequarti, muovendosi come un liquido che riempie per osmosi gli spazi vuoti avversari.

Payet determina anche la velocità a cui gioca il Marsiglia. Il trequartista francese può decidere di accelerare il gioco, magari con un controllo orientato che inclini il campo verso la porta avversaria, portando la sua squadra ad attaccare in transizione verticale. Oppure rallentarlo con una pausa, accompagnata da uno sguardo in area, spesso il segnale ai suoi compagni di attaccare lo spazio alle spalle della linea difensiva avversaria schierata con movimenti in profondità.

In questo senso, l’immedesimazione tra il Marsiglia e il suo capitano va molto oltre il semplice valore simbolico e si riversa direttamente sul campo da calcio, come Rudi Garcia d’altra parte aveva già tentato di fare a Roma il primo anno della sua gestione con Francesco Totti.

L’OM, in fase offensiva, ha in questo modo preso la forma del talento di Payet. Al momento è la squadra che arriva più al tiro da cross in Ligue 1 (133 volte in tutto; il PSG, per intenderci, lo ha fatto solo 85), che tira più di testa (109 in tutto) e che riesce ad arrivare di più al tiro da calcio piazzato (158), situazione da cui il Marsiglia ha già ricavato 10 gol, ad esclusione dei rigori, ancora una volta più di chiunque altro in Ligue 1. Anche lo storico gol di Rolando, che ha portato il Marsiglia in finale di Europa League, è nato da un calcio d’angolo, battuto ovviamente da Dimitri Payet.

“Libero offensivo”

Il ruolo di Payet nel gioco lungo del Marsiglia è talmente peculiare che forse dovrebbe indossare una maglietta di un colore diverso rispetto agli altri giocatori di movimento, come accade nella pallavolo con il libero. E in un certo senso, si può arrivare a dire che Payet abbia traslato il concetto di “libero” nella trequarti avversaria. Ma se nella pallavolo e nel calcio il ruolo del libero ha storicamente una funzione difensiva, quella di uscire dalla posizione per recuperare il pallone e trasformarlo in un nuovo possesso per la propria squadra, allora forse potremmo considerare Payet una sorta di “libero offensivo”.

Un giocatore, cioè, che non ha un ruolo specifico, ma più che altro una funzione, quella di ricevere sulla trequarti (o tra le linee o anche al di sotto del centrocampo avversario a volte) e lanciare verso i compagni. Qualcosa che, per rimanere nell’ambito della pallavolo, sarebbe un ibrido tra il libero e l’alzatore, e che invece nel calcio assomiglia a quel ruolo che in Argentina chiamano enganche. La modernità di Payet, il suo pregio principale in questo Marsiglia, sta nell’essere riuscito a tradurre quel ruolo negli spazi e i ritmi del calcio contemporaneo, qualcosa che finora non sembrava possibile.

I numeri di Payet da libero offensivo, nella partita di campionato contro il Troyes.

La pienezza tattica raggiunta da Payet in questo Marsiglia, però, ha molto a che fare con Rudi Garcia, che ha cucito su di lui tutta la sua squadra, subordinando ai suoi movimenti un gruppo comunque già ricchissimo di talento offensivo. Per liberargli spazio sulla trequarti, l’attacco è stato affidato ad attaccanti d’area puri e a maniaci dei tagli in profondità (Mitroglu e Germain) e alcuni giocatori hanno dovuto abbassare il proprio raggio d’azione pur di rimanere in campo (Sanson, dalla trequarti alla mediana).

Quella di essere al centro di una squadra che vive in funzione del pallone, d’altra parte, è sempre sembrata una condizione imprescindibile per Payet, che dopo aver lasciato il West Ham aveva dichiarato: «Non avevo più voglia di giocare nelle zone basse della Premier League. Il calcio difensivo che praticavamo non mi dava alcun piacere: in quel 5-4-1 schiacciato a ridosso della nostra area di rigore avrei anche potuto avere tutta la libertà del mondo ma non sarebbe cambiato granché. Mi annoiavo molto».

Sotto questa luce possiamo leggere tutta la carriera di Payet, uno che a 16 anni ha rischiato di uscire definitivamente dal calcio d’alto livello tornando a Reunion dopo il fallimento a Le Havre, e che è spesso finito per incappare in annate scialbe in squadre che non erano disposte a garantirgli tutta quella libertà di cui sembra aver bisogno per esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Successe a Lille (dov’era allenato sempre da Rudi Garcia), quando doveva dividere il palcoscenico della trequarti con Hazard o, sempre a Marsiglia, con Valbuena.

In questo senso, quello tra Payet e il Marsiglia rappresenta un connubio unico nel calcio contemporaneo tra individualità e collettivo. Rudi Garcia ha trovato nel suo giocatore più rappresentativo il talento che meglio esprime la sua idea di calcio offensiva e spensierata. E Payet, a 31 anni compiuti, finalmente la squadra che giri intorno a lui come un sistema solare.

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