Le due epoche d’oro del calcio francese sono state il frutto di una squadra dal talento diffuso, ma nobilitata dalla presenza di un fuoriclasse assoluto posizionato al centro della trequarti.
Quello che è stato Platini è stato Zidane, e ora tocca a Pogba. Questo era il piano di Deschamps, una Francia che rispecchiasse le migliori qualità della sua stella: fisica, dinamica, tecnica e imprevedibile. Ma il piano non ha funzionato. Sottovalutando forse la preparazione tattica degli avversari, o sopravvalutando la capacità di Pogba di prendersi il centro del palcoscenico, Deschamps ha trascinato la Francia fuori dal terreno scivoloso creato da avversarie mediocri grazie sì al solo talento, ma non quello della sua stella. È stato prima quello di Payet con la Romania, poi quello di Griezmann con Albania e Irlanda.
La mancanza di struttura ha portato al caos in campo e alla confusione fuori. Il tecnico ha cambiato giocatori, moduli e posizioni. Anche quando contro l’Irlanda ha riproposto lo stesso undici della partita d’andata, ha comunque cambiato la posizione delle due mezzali, provando ad aiutare Pogba mettendolo sul centro sinistra, ma azzerando l’apporto offensivo del mancino Matuidi sul centro destra. La Francia è diventata una cattedrale pensata da un architetto con in mente un’idea appena accennata di quale dovrebbe essere il progetto definitivo.
Napoleone preferiva i generali fortunati a quelli bravi e sembra proprio il caso dei “Bleus”. Perché durante l’ennesimo cambio di uomini e moduli la Francia ha sbattuto la testa sulla chiave di volta del proprio Europeo. La risposta che stava cercando Deschamps, andando quasi alla cieca, era più semplice del previsto. La stella della squadra, il giocatore in grado di dominare la trequarti e trascinare la squadra, non doveva essere Pogba, ma Antoine Griezmann.
Per Deschamps forse la stella dell’Atlético era lo stesso giocatore appena arrivato a Madrid: un’ala offensiva veloce e tecnica, attenta tatticamente e con un ottimo fiuto per il gol. Forse per questo motivo è stato sempre schierato sulla fascia destra, dove gli viene chiesto di condurre palla al piede e di tagliare verso l’area quando è senza palla.
Negli ultimi due anni però Griezmann è diventato un giocatore diverso. Uno dei migliori al mondo in area di rigore, ma anche bravissimo a dialogare e costruire nei pressi dell’area. Grazie anche al lavoro di Simeone ora Griezmann ha migliorato il primo controllo, la capacità di mantenere il possesso e di combinare in uno spazio ridotto. Se prima sfruttava la sua sensibilità solo nel controllo in corsa, ora tira e passa il pallone molto di più e molto meglio. Insomma Griezmann è diventato quasi sprecato lontano dall’area. Perché rimane un giocatore più intelligente che creativo, che quindi non deve essere lasciato alla periferia del gioco per pensare giocate solitarie. Piuttosto Griezmann deve posizionarsi al centro dell’azione, dove può usare la sua velocità di pensiero superiore tra le linee e in area di rigore.
Nel secondo tempo contro l’Irlanda, il semplice passaggio di Griezmann da esterno destro del 4-3-3 a centro del 4-2-3-1 ha risolto la partita e ribaltato le prospettive della Francia.
Avvicinarlo all’area significa, tra le altre cose, poter sfruttare l’impressionante tecnica nel colpo di testa nonostante l’altezza.
Non è chiaro se il cambio di posizione del numero 7 sia stato determinato dal’l’ennesimo tentativo di Deschamps di tirare fuori il coniglio dal cilindro, o la più razionale ammissione di un errore di impostazione finalmente corretto.
Griezmann ha dato un senso alla manovra, finendo per toccare più palloni di tutti (a parte Pogba) nei 90 minuti. Muovendosi liberamente per condurre e fare da appoggio al possesso, e togliendo pressione in fase creativa a Pogba, proponendosi sempre al portatore di palla. Ha anche aiutato Payet a non dover più venire a giocare palla al centro, portando squilibrio al sistema in caso perdita del possesso.
Griezmann è riuscito persino a dare un senso alla presenza in campo di Giroud, che da palo della luce spento e isolato si è ritrovato accanto qualcuno sempre pronto a ricevere le sue sponde con grandi letture.
Con Griezmann accanto tutti i difetti di Giroud passano in secondo piano.
Quando Griezmann è libero di poter scegliere come arrivare in area di rigore, magari tessendo l’azione in prima persona, allora tutto il suo potenziale si manifesta nella sua efficacia. Terminerà la partita con più tiri di tutti (8 totali, 5 nello specchio) e solo un’ottima parata di Randolph ha evitato la prima tripletta di questo Europeo.
«Sono più a mio agio giocando nel mezzo, dove lo faccio per l’Atlético. Quella è la mia posizione naturale. Ma gioco dove il mio allenatore vuole e dò sempre il mio meglio per la squadra» dirà a fine partita.
Forse la scelta di provarle un po’ tutte nelle prime partite, arrivando prima o poi a un sistema compiuto, era voluta. O forse Deschamps è solo molto fortunato. Fatto sta che adesso è ai quarti con in mano la soluzione per dare un senso ai giocatori in campo: Griezmann contro il caos.