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I quarti di Champions League
01 apr 2014
Quattro analisi e previsioni dei quattro scontri di oggi e domani—Atletico e Barcellona, Real e Borussia, PSG e Chelsea, Manchester Utd e Bayern—che porteranno solo quattro squadre alle semifinali di Champions League 2013/2014.
(articolo)
22 min
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INTRODUZIONE

di Tim Small (@yestimsmall)

Francamente, non mi ricordo di 4 partite così "importanti" svolgersi assieme in un singolo turno di Champions League. Non c'è una sola outsider: gli scontri sono tutti tra squadre fortissime, la maggior parte delle quali vengono da una grande tradizione di dominazione nazionale ed europea—Manchester United, Chelsea, Bayern Monaco, Real Madrid, Barcellona—e tre "outsider" che poi così outsider non sono. C'è il Paris Saint-Germain con i suoi miliardi Qatarioti, l'Atletico Madrid primo in Spagna, e il Borussia di Klopp che è giunto in Finale solo l'anno scorso. Non c'è una squadra russa, ucraina, portoghese, greca, una rivelazione del calcio svizzero o cipriota, nessuno dell'est, non c'è nessuno al di fuori del calcio che conta, ergo, non c'è nemmeno un'italiana. Che sia questa la vera Storia di questi quarti di finale? Le squadre più ricche e vincenti dei campionati più ricchi e vincenti—Germania, Spagna, Inghilterra, Francia—sono riuscite finalmente a creare un divario netto e inseparabile con le squadre "di seconda fascia"? In altre parole: i barboni d'Europa stanno in Europa League a giocarsela tra di loro, mentre i ricchi vanno in Champions? Probabilmente.

Quindi, che dire. Speriamo che la Roma si sbrighi a costruire lo stadio di proprietà; non mi dispiacerebbe vedere un'italiana in CL, ogni tanto. E lo dico da milanista. Proprio da milanista, quindi, iniziamo l'analisi con lo scontro tutto spagnolo tra il Barcellona di Tata Martino e l'Atletico Madrid di quell'interista odioso che ci ha preso a schiaffi negli Ottavi.

BARCELLONA VS. ATLETICO MADRID

L'Atletico Madrid è primo in Spagna, e non è una sorpresa, un punto in più del Barcellona, tre in più del Real, la quarta è a meno venti. Quella che negli ultimi dieci anni è stata una corsa a due (l'ultimo scudetto non di Real o Barcellona è del 2004, del Valencia di Benítez) è finalmente diventata una corsa a tre. Le ragioni del successo dell'Atletico le conosciamo, le ha elencate molto meglio di quanto possa mai fare io Valentino Tola in un articolo scritto proprio per questo sito. Ricapitolando: c'è Diego Costa, c'è un'organizzazione di gioco solidissima e tatticamente affinata, un centrocampo fisico, dinamico, veloce e intelligente con due ottimi interpreti come Raul Garcia e Koke, una difesa d'acciaio con un vero leader in Miranda, un gran portiere in Courtois. Soprattutto, però, c'è Diego Costa, 1 e 88 per 85 chili, uno che è abbastanza potente da prendere Piqué a spallate, abbastanza fastidioso da fare cose così, abbastanza veloce e agile da fare quest'altro, e abbastanza mostruoso da aver segnato solo tre gol meno di Cristiano Ronaldo e ben due più di Messi nella Liga quest'anno—25 gol in 30 partite. Più 7 in 5 partite in Europa. Costa non sta mai fermo, corre tantissimo (considerando, soprattutto, quant'è grosso), sbraccia, irrita i difensori, li spinge, cerca spazio, è affamato, è agonistico, è il tipo di giocatore che quando gioca nella tua squadra ami con tutto il cuore e quando ci giochi contro lo detesti.

Prima o poi dovrò scrivere un articolo per analizzare l'onnipresente musica di merda nelle compilation di gol su YouTube.

Il che ci porta al problema della partita di stasera: gli infortuni. Perché, per quanto poco fa parlavo di una nuova Champions League fatta solo da grandi squadre, e di come questo sia forse parte di un trend, c'è sempre un aspetto specifico della CL che non bisogna dimenticare: il formato. Questi non sono playoff NBA, in cui le squadre si incontrano sette volte, non sono campionati vinti sull'arco di 38 partite. Sono scontri secchi, andata e ritorno, e se comprometti la prima partita, è dura riprenderti nella seconda, quindi come valutare un trend? Come si dice in America, c'è un problema di small sample size. Chiedi a Mourinho: basta che in una singola partita Lewandowski sia in forma stratosferica, e poi ci dobbiamo sorbire un anno di articoli sulla rinascita del calcio tedesco e sul fallimento del Real Madrid. E, tornando alla partita in questione: Diego Costa si è infortunato alla coscia destra, e probabilmente non giocherà l'andata, che si gioca al Camp Nou, per giunta. E il secondo realizzatore dell'Atleti, Raul Garcia? Pure lui fuori, diffidato, salterà il match. Il che mi fa pensare che Simeone, difensivista convinto, probabilmente scenderà in campo con un 4-5-1—quello che ha già mostrato in Supercoppa di Spagna, sempre col Barcellona, e in Supercoppa Europea con il Chelsea, l'anno scorso, con grandi risultati. Quindi Gabi andrà a destra, e probabilmente Adrián andrà a sinistra, con il solo Villa davanti. Basterà? Non lo so.

Da una parte, sono convinto che l'organizzazione di gioco dei colchoneros sia superiore a quella del Barcellona di Martino, dall'altra, Simeone non ha mai a) dovuto affrontare una partita così importante con il suo Atleti, e b) è pure senza i due suoi giocatori più forti. Rimane da vedere che tipo di effetto farà, ai relativamente "nuovi" colchoneros, il riflettore dei quarti di finale di CL contro una squadra che, sotto quei riflettori, ci gioca (con successo) costantemente, da sei stagioni a questa parte. Personalmente, non credo che avrà un effetto troppo avverso: Simeone è l'unico, assieme ad Ancelotti, ad essere riuscito a non perdere mai in CL. È pure riuscito a vincere 1-0 una partita come quella dell'andata degli ottavi contro il Milan, tirando in porta una volta sola e difendendosi benissimo contro i migliori 45 minuti giocati dai rossoneri negli ultimi dieci mesi. Contro il Barcellona, poi, negli ultimi 4 scontri sono tornati a casa con 4 pareggi. Potrebbe bastare giocare per lo 0 a 0 all'andata, e tentare di ribaltare tutto in casa, al ritorno? E Diego Costa giocherà? Sono queste le due domande fondamentali. Se l'Atletico riuscirà a strappare un pareggio stasera e se Diego Costa riuscisse a scendere in campo—anche non al 100%—allora la vedo come un 55/45 a loro favore. Altrimenti, la bilancia si sposta a favore dai catalani.

E dei catalani, appunto, che dire? Niente. Il Barcellona, è ormai chiaro a tutti, è la squadra di Messi. E, in parte, di Iniesta. Neymar non è ancora il giocatore che può reggere la squadra in assenza dell'argentino—anzi, può anche essere che stasera, a fianco di Messi e Iniesta, giochi Alexis Sánchez. Senza Messi, o con Messi fuori forma, i blaugrana sono un'ottima squadra, con Messi in forma, sono fortissimi, con Messi e Iniesta al top, sono quasi imbattibili. La buona notizia per i tifosi catalani è che l'argentino ha segnato nove gol nelle ultime cinque partite, ed è a 4 gol di distanza dal record in CL di Raúl, cosa che potrebbe allettarlo a tirar fuori gli attributi. Se gli piglia bene, diciamo, non ce n'è per nessuno. Se non sarà in giornata, o se Miranda e il centrocampo asfissiante dell'Atleti riusciranno a bloccarlo, allora la vedo dura. Considerando anche che Mascherano e Alba non stanno attraversando i loro momenti migliori, e che Victor Valdés salterà il resto della stagione (anche se il secondo portiere, Pinto, non è affatto male, cosa riprovata anche dalle tre partite di fila a reti inviolate per i blaugrana), il Barcellona rischia di giocare il 90% della partita in attacco, ma in maniera sterile, e di venir colpito poi con una delle ripartenze su cui i colchoneros hanno costruito il loro primato nella Liga. Certo, se Messi e Iniesta si inventano qualcosa, allora Messi e Iniesta si inventano qualcosa, e il discorso può anche finire così.

PARIS SAINT-GERMAIN VS. CHELSEA

di Daniele Manusia (@DManusia)

Non so quando esattamente ma il Paris Saint Germain è diventato un Grande Predatore Europeo. Non lo era l'anno scorso, non lo era all'inizio dell'anno, ma lo è adesso. Non ha veri rivali nel proprio campionato nazionale (anche se non lo hanno ancora vinto) e per misurare il proprio valore reale non c'è metro migliore del Chelsea di Mourinho. Che a sua volta dopo la sconfitta con il Crystal Palace di sabato deve capire se può competere già con le grandi oppure bisogna aspettare un altro anno. La partita è affascinante anche perché PSG e Chelsea fanno giochi diversi, il primo a trazione posteriore, il secondo anteriore.

Il Paris Saint Germain è una di quella di squadre che domina e controlla le partite con la palla tra i piedi. Sotto questo aspetto (64,5% in media di possesso palla in campionato) è inferiore solo a Bayern di Monaco (un ultraterreno 71,1%) e Barcellona (67,2%) e tutte e tre confermano la loro superiorità di palleggio in Champions League, dove la loro precisione nei passaggi è addirittura superiore al 90%. Sulla carta la squadra di Laurent Blanc sarebbe un 4-3-3, con al centro Thiago Motta playmaker e due tra Verratti, Matuidi e Cabaye, ma spesso somiglia di più a un 4-2-3-1 con un doppio playmaker. La coppia Verratti-Motta è la più affiatata, si alternano nel venire a prendere il primo passaggio dalla difesa e fanno perdere slancio al pressing avversario passandosela tra di loro. Dopo Xavi (92,9) e Schweingsteiger (85,3) sono i due centrocampisti in Europa che fanno più passaggi a partita, (rispettivamente: Motta 85,1; Verratti 83,8).

Due giornate fa in campionato, contro il Lorient, Motta e Verratti si sono fatti 66 passaggi (tutti riusciti) tra loro.

Non è questo lo spazio per discuterne, ma farli giocare in coppia potrebbe essere una soluzione alternativa per l'Italia al Mondiale (ammesso che Prandelli voglia puntare su un gioco di questo tipo) se le nostre avversarie dovessero prendere le misure a Pirlo come capitava all'Europeo, o se Pirlo non si trovasse in un momento di grande forma, considerando le condizioni climatiche. Per non parlare della maggiore copertura che offrirebbero.

Blanc ha criticato di recente la tendenza di Verratti al dribbling in zone di campo rischiose, ma al momento non esistono centrali di centrocampo in grado di uscire come lui dal pressing avversario. Verratti è capace di far sparire la palla da dietro le orecchie degli avversari e farla ricomparire qualche metro più in là. Quindi alla fine Blanc dovrà scegliere se evitare il rischio che Verratti perda palla nella propria metà campo o provare a togliere il fiato all'aggressività del Chelsea con le sue capacità da illusionista.

Il Chelsea che ha battuto 6-0 l'Arsenal, però, è una delle squadre più intense in Europa. È vero che Mourinho non mira mai a fare possesso palla, ma è vero anche che è difficile fare possesso contro di lui. Non è un atteggiamento passivo, c'è della gioia nel modo in cui le squadre di Mourinho distruggono il gioco delle proprie avversarie, era vero per l'Inter di Eto'o terzino contro il Barcellona, è ancora più vero per questo Chelsea. E se quell'Inter era costretta ad aspettare bassa, con gente come Oscar e Hazard la linea può alzarsi di parecchio. Il problema semmai potrebbe essere l'assenza di Matić (non può giocare in Champions avendo già giocato con il Benfica) che in pochi mesi è diventato già un giocatore importantissimo, un “tuttocampista” in grado di recuperare palloni e fare subito da collegamento con i tre trequartisti davanti.

La trazione anteriore del Chelsea: la maggior parte dei dribbling sono nelle zone più pericolose di campo. Se la palla arriva ai tre dietro Torres o Eto'o sono guai per qualsiasi difesa (e Thiago Silva potrebbe non essere abituato ad avversari di un livello del genere).

Al posto di Matić giocheranno due tra David Luis, Lampard e Ramires, più difficilmente Mourinho rinuncerà a un trequartista per giocare con il centrocampo a tre. Sia Oscar che Hazard che Willian (o Schurrle che ultimamente sta giocando) fanno un grandissimo lavoro in chiave difensiva e forse il Chelsea è addirittura più protetto così che con un ulteriore centrocampista. È raro vedere lo spirito di sacrificio dei giocatori offensivi del Chelsea, al tempo stesso riesco a pensare a pochissime squadre con tanta qualità immediatamente dietro la punta. È come se per Oscar e Hazard non esistesse davvero differenza tra fase offensiva e difensiva, per questo ho l'impressione che, magari non subito, questo Chelsea possa diventare il vero capolavoro di Mourinho.

Dopo la partita con l'Arsenal Mourinho ha detto: «Sapevamo che con i terzini spesso larghi i loro difensori centrali restavano isolati». Ed è interessante perché anche il PSG costruisce l'azione con i terzini larghi. Spesso Motta, appena ricevuta palla, alza lanci precisi su Maxwell e Van der Wiel, che se pressati ritornano sui centrali (sia Thiago Silva che Alex sono molto a loro agio con la palla tra i piedi, Alex è il giocatore in Europa con la più alta precisione nei passaggi: 93,8%), altrimenti cominciano loro l'azione d'attacco. Sarà interessante vedere se costringeranno Hazard e Willian (o Schurrle) fuori posizione o, viceversa, se resteranno bloccati proprio per non isolare i centrali.

Questa è l'azione che porterà al secondo gol contro il Leverkusen, all'andata in Germania (risultato finale 0-4). Quello al centro dell'attacco è Matuidi. L'azione proseguirà con Ibrahimović che scarica sul fianco sinistro, Maxwell che crossa con Matuidi a centro area e Ibrahimović che su respinta della difesa decide di fare una cosa delle sue.

Il PSG in un certo senso ha una doppia trazione (è un 4X4), perché quando sui lati ci sono Lavezzi e Lucas la tendenza è quella di far arrivare palla a loro, appoggiandosi magari prima su Ibra, e sfruttare le loro corse palla al piede. E non posso concludere senza parlare di Matuidi e del suo ruolo che non saprei bene come definire, è una specie di mezz'ala atipica che svaria da destra a sinistra, pressando altissimo e finendo spesso in area al posto di Ibrahimović che arretra (anche se quando gioca Cavani è lui a stringere in alto, e infatti 14 gol non sono affatto male, anche se sono meno di quelli di Ibrahimović). Matuidi è il giocatore che fa da collante tra i due play e i tre giocatori offensivi, un giocatore magari più mediocre degli altri ma insostituibile, e il tipo che grazie a Ibrahimović farà le sue migliori stagioni in carriera (come Nocerino al Milan).

Insomma, al di là di Ibrahimović che è fondamentale tra le linee, quasi indifendibile, e in fase realizzativa, il PSG di Blanc è una squadra non facile da affrontare neanche per Mourinho (che invece, dopo la sconfitta con il Crystal Palace, ha scritto sul taccuino di un giornalista che gli chiedeva che qualità vuole aggiungere nel mercato estivo: «BALLS!»).

Per me è favorito il Chelsea, in ogni caso da questo scontro potrebbe uscire l'outsider del torneo, la squadra capace di mettersi tra Barcellona e Bayern. L'ho detto.

MANCHESTER UNITED VS. BAYERN MONACO

di Emiliano Battazzi (@e_batta)

Dopo la rimonta negli ottavi contro l’Olympiakos, al Manchester United un po’ di fortuna non avrebbe guastato. Ma la sfera dei sorteggi conteneva l’avversario peggiore di tutti, forse il favorito per la vittoria finale: il Bayern Monaco di Guardiola, una squadra che sta battendo tutti i record del campionato tedesco e che sembra invincibile.

Il Manchester United, nell’unico recente momento di gloria, quello contro l'Olympiakos, ha dovuto puntare molto sullo stato di forma dei singoli: Van Persie, autore della tripletta decisiva, ma anche Rooney e persino Ryan Giggs, decisivo nel ruolo di regista vicino a Carrick. Purtroppo per Moyes, contro il Bayern l'attaccante olandese mancherà per un infortunio al ginocchio; non ci sarà Mata, che ha già giocato la competizione nel Chelsea; e per infortuni vari, potrebbero mancare Smalling, Rafael e Valencia, oltre allo squalificato Evra nella partita di andata. Insomma, grandi problemi sulle fasce per lo United. Nonostante tutto, ci sono alcune cose, poche, che funzionano bene, e sulle quali Moyes ripone tutte le sue speranze. Rooney, ad esempio, nel nuovo ruolo di playmaker offensivo sembra essere nella sua migliore stagione, per efficacia complessiva di gioco (15 gol e 10 assist, coinvolto nel 50% dei gol dello United in Premier League).

Jamie Redknapp è stupito che un quarantenne possa essere il migliore in campo negli ottavi di Champions League.

La qualità di Giggs al centro del campo è apparsa fondamentale negli ottavi di finale, risolvendo in parte il problema della coppia di centrocampisti inadatti nell'impostazione. Contro i greci, il gallese ha servito spesso palle lunghe a tagliare dietro la fascia sinistra avversaria, per sfruttare la fase difensiva molto allegra del terzino di spinta Holebas. I primi due gol sono nati proprio da questo meccanismo. In qualche modo, è almeno un segnale delle capacità di Moyes di intravedere i punti deboli altrui e di preparare la partita tatticamente.

Lo United può ottenere dei risultati puntando sulle fasce: raddoppio sistematico sull'avversario, e ribaltamento immediato dell'azione. Mi aspetto molto da Shinji Kagawa: contro l'Aston Villa il suo movimento tra le linee (sebbene sulla sinistra e non al centro come sarebbe più logico) è stato fondamentale, e finalmente qualcuno (Rooney) è riuscito a segnare su suo assist perfetto, dopo tanti errori.

Il Manchester dovrà essere ancora più attento a non commettere errori: la coppia di difensori centrali, oltre alla scarsa mobilità, è sempre poco coperta dai due centrocampisti davanti alla difesa. Sugli esterni, inoltre, si rischia una sofferenza infinita contro le ali Robben e Ribery. Nel derby contro il City, la posizione di Silva tra le linee ha creato veri e propri scompensi nella fase difensiva dello United, oltre a garantire il dominio della partita a metà campo per i Citizens. A preoccupare di più è proprio la supremazia del Bayern a centrocampo e nella circolazione del pallone: lo United non sembra avere le caratteristiche giuste per provare un pressing alto sul possesso avversario, e rischia di non vedere mai il pallone, come accaduto all'Herta Berlino una settimana fa (18% di possesso palla, sul serio). Un incubo alle porte per una tifoseria che ha già raggiunto il limite di sopportazione? Spero di sbagliarmi, ma ho una brutta sensazione per David Moyes: la sua posizione sembra ormai quella di una sfera d’acciaio su un piano inclinato.

Dopo la sfida all’Arsenal negli ottavi, Guardiola confessa in modo esplicito (poi prova a tornare indietro, ma ormai l’ha detto) che questo Bayern è ancora molto lontano dalla sua idea di calcio e che il cambiamento richiede tempo.

L'idea alla base del calcio di Guardiola è quella di ottenere la superiorità a centrocampo e di controllare il gioco attraverso un possesso palla costante. Nel suo Bayern tutto è rivolto ad un avanzamento del gioco tramite continui passaggi (ben 1078 contro l'Herta Berlino), a partire dal portiere Neuer, spesso coinvolto nell'impostazione iniziale.

I problemi di inizio stagione, quando Guardiola provava diversi moduli e cambiava ruolo ai giocatori, sono ormai superati: Lahm può giocare come centrocampista davanti alla difesa o come terzino destro con la stessa efficacia; Müller può fare la prima punta o l'incursore dietro Mandžukić, vero centravanti, con la stessa qualità in entrambe le fasi di gioco. Ci sono differenze tra il Barcellona di Guardiola e l'attuale Bayern, in particolare l’idea dei terzini che non si sovrappongono, ma si affiancano all’ala in posizione più centrale, per attaccare gli spazi tra l’esterno e il difensore centrale; anche i lanci lunghi in diagonale sono una novità, spesso utilizzati nei primi 15 minuti per abbassare la linea difensiva avversaria e creare spazio per l’impostazione di gioco.

È per questo che il Bayern sembra difficile da battere: la squadra ha mantenuto le migliori caratteristiche del gioco della scorsa stagione, adattandole al nuovo di stile di dominio assoluto della partita tramite il possesso palla.

Janet Sobel aveva previsto il gioco del Bayern Monaco, ma non poteva sapere che i tedeschi avrebbero raggiunto l’82% di possesso palla, con 1078 passaggi e che a Lahm sarebbero riusciti 134 passaggi su 134.

Anche il Bayern potrebbe avere dei punti deboli, sebbene nessuno sia riuscito a sfruttarli, ma siamo nel campo delle ipotesi. Se si esclude la Supercoppa tedesca persa 4-2 contro il Borussia Dortmund, il 27 luglio, quando Guardiola era appena arrivato e ancora sperimentava il falso nueve, l'unica sconfitta stagionale risale al 10 dicembre, contro il Manchester City. Il Bayern era già qualificato, e dopo essere andato in vantaggio di due gol perse per 3-2. Lo chiamerei un semplice calo di tensione, slegato da questioni tattiche, ma è l'unico appiglio a cui riesco ad aggrapparmi per trovare dei difetti.

Pressare alto per chiudere le migliori linee di passaggio al centrocampista difensivo-quarterback del Bayern Monaco.

Pellegrini è riuscito a bloccare il gioco dei bavaresi nel secondo tempo, partendo dall’attacco. Una pressione alta e coordinata nella metà campo avversaria può funzionare, se riesce a bloccare le linee di passaggio in avanti, costringendo il centrocampista difensivo a giocare orizzontalmente (perdere palla in quella posizione può essere molto pericoloso). Il Bayern è stato costretto a sviluppare il gioco solo sulle fasce: il City è riuscito a compattare la difesa in zona centrale, ed ha avuto gioco facile nel respingere molti cross (solo 6 riusciti su ben 38), l’unico strumento con il quale i bavaresi riuscivano ad arrivare nell’area avversaria. Un altro accorgimento valido per bloccare l’attacco del Bayern è quello di occupare le fasce con aggressività. Ci hanno provato Mainz e Leverkusen, nel mese di marzo, ma senza successo. Si tratta di una sorta di pressing a nuvola: due giocatori bloccano le fasce, raddoppiando sull’ala; un terzo aspetta in zona più centrale, qualora l’avversario dovesse accentrarsi per provare il tiro. Una volta conquistato il pallone, evento in ogni caso molto raro, bisogna sapere cosa farne. La linea difensiva del Bayern accompagna sempre l’azione e generalmente si posiziona molto alta in fase di possesso palla. Una possibilità è quella di provare contropiede rapidi sulle fasce e tentare dei passaggi al centro per aggirare la difesa, mentre l’attaccante corre nello spazio dietro la linea difensiva. Un’altra è quella di provare dei lanci lunghi dalla metà campo, per i tagli degli esterni o per l’inserimento in profondità della punta. La difesa del Bayern si muove bene, ma c’è sempre un rischio nel sistemare la linea difensiva alta, se il pallone ce l’hanno gli altri.

Tutti questi accorgimenti non sono serviti a squadre come il Leverkusen per evitare la sconfitta.

L’unico aspetto che gioca a favore di Moyes è un record che è lì fermo da più di vent'anni: nessuno ha mai vinto la Champions League per due volte di seguito. Ma è come sperare di vincere una partita lanciando il sale dietro la porta.

REAL MADRID VS. BORUSSIA DORTMUND

di Davide Coppo (@davcoppo)

Il quarto di finale tra Borussia Dortmund e Real Madrid sarà l'unica partita di Champions League che guarderò non per la pura e semplice passione di guardare un grande appuntamento di calcio, ma con la componente aggiuntiva del tifo. Tiferò Real Madrid, soprattutto, e automaticamente tiferò contro il Borussia Dortmund, quest'ultimo un atto che avrei fatto comunque prescindendo dall'avversario, ma che risulta sportivamente più accettabile a causa della felice coincidenza che ha portato i blancos, la mia squadra preferita in Europa, sulla strada di Klopp. Innanzitutto, perché tiferò Real Madrid.

Perché gioca con calma. Non c'è niente di meglio che giocare con calma. Non c'è niente di più bello di una squadra che gioca bene e con calma. È il contrario dell'isterico, paonazzo, intenso, disordinato, antipatico, scorretto, stronzo, perdente Real Madrid di Mourinho. Rispecchia molto la personalità di Carlo Ancelotti, un uomo mite, un uomo che parla lentamente, con gli occhi annacquati, le palpebre rasserenate, un uomo che però—soprattutto da quando è al Madrid—ha i capelli bianchi ordinati su un lato ed elegantissimi. Il Real Madrid di Ancelotti è ben educato e ben vestito, eppure fascinoso e con una stretta di mano ferma e ferrea. È James Bond, in smoking, la schiena dritta, il petto infuori, i capelli laccati e leccati e adagiati di lato. È Cristiano Ronaldo. Ancelotti ha gestito al meglio un campo minato di problemi trovati a inizio anno: il calciatore più pagato di sempre, Gareth Bale, poteva essere un problema; Iker Casillas poteva essere un problema; il rapporto tra Benzema e il Bernabeu poteva essere un problema. Invece Gareth Bale gioca bene, non da protagonista assoluto ma da ingranaggio—comunque straordinario—della macchina di gioco, Casillas forse se ne andrà, ma non ha alimentato le possibili facili polemiche che avevano iniziato a montare dopo l'ascesa di Diego López; Benzema, pur continuando a essere fischiato al primo errore, sta vivendo una delle sue migliori stagioni con 17 reti già segnate in Liga. Il segreto di Ancelotti, oltre che nel gioco, sembra essere stato quello di guarire con la pazienza e con la serenità, e forse con un rapporto intimo costruito con i giocatori uno per uno, e sicuramente infine grazie a Zinédine Zidane per la prima volta nel ruolo di vice-allenatore, una squadra che sembrava spaccata, nervosa e depressa dopo l'addio di Mourinho. Senza cadere nella tentazione di dichiararlo, che la squadra che ha ereditato era spaccata, come i buchi nel bilancio statale dei governi, come Seedorf con Allegri.

Il precedente tra Real e Borussia.

Anche il Borussia Dortmund gioca molto bene. Di sicuro ha giocato molto bene le partite contro il Real Madrid durante la stagione 2012-2013, quella della finale di Champions League, quando in quattro incroci con le merengues hanno vinto due volte e pareggiato una, lasciando alla squadra di Mourinho soltanto la vittoria inutile per due a zero nel ritorno delle semifinali. L'andata, a Dortmund, era finita quattro a uno con quattro gol di Lewandowski. Il Dortmund dissemina il campo di triangoli e continua a giocare quel gioco aggressivo, corto e offensivo (ma velocissimo e capace di verticalizzare in pochi secondi, e questa è una grande differenza tra Dortmund e Barcellona) che si chiama Gegenpressing e che, proprio nella prima delle sfide tra le due squadre della Champions League 2012-2013, ha permesso a Lewandowski di recuperare il pallone dell'uno a zero sfruttando un errore di raccordo tra difesa e centrocampo madridisti. E Klopp ha sempre detto che il pressing è il miglior modo di gestire il pallone: appena l'avversario lo recupera, ancora prima che possa organizzarsi per sapere dove impostare il lancio o il passaggio, il Dortmund lo chiude. Purtroppo del Borussia Dortmund si è parlato spesso solo a causa dello stadio, del “muro giallo”, che è la curva, è molto ripida e i tifosi lì presenti hanno spesso una maglietta gialla. Oppure della psicologia motivazionale di Jürgen Klopp, che è solito accompagnare i suoi giocatori in sessioni di training a pesca e in campeggio, iniziarli alla vita comunitaria dell'outback tedesco o svedese, senza comfort di alcun tipo, come avrebbero fatto Henry David Thoreau o Walt Whitman se avessero allenato una squadra di calcio. Un dato invece molto interessante sul gioco del Dortmund e sul Gegenpressing di Klopp (Gegenpressing: ogni allenatore del mondo dovrebbe utilizzare tattiche dal nome tedesco. «Il Blitzkrieg di Zeman contro il Gegenpressing di Klopp. La Vernichtungsschlacht del Barcellona contro il Kriegsstärke di Mourinho») è la distanza percorsa dai suoi giocatori, in media molto più alta di quella degli avversari e di moltissime altre squadre. Per questo, in realtà, la componente psicologica dell'allenamento Klopp è fondamentale: un calo di intensità unito a un normale e comprensibile calo fisico della squadra può essere letale per il Borussia.

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