1. Quanto conta l’Europa League per la Fiorentina?
Simone Donati
A Firenze manca un trofeo dalla stagione 2000-2001, e la conseguenza naturale è che ogni competizione conta necessariamente molto. È vero, rispetto allo scorso anno, dal punto di vista dei viola, potrebbe essere molto più semplice varcare le agognate porte della Champions League attraverso il campionato che non attraverso la vittoria della seconda competizione europea. È anche vero, però, che nessuno può permettersi di fare certi calcoli, e soprattutto non può farlo una squadra che nella storia recente si è distinta per essersi fermata sempre a un passo dal traguardo, con una semifinale di Coppa Uefa persa ai rigori contro i Rangers, un terzo posto sfuggito di mano negli ultimi dieci minuti di Siena-Milan, una finale di Coppa Italia con il Napoli persa senza praticamente giocare e le due pessime semifinali della scorsa stagione. Il buon cammino in campionato ha sopito l’interesse della tifoseria per l’EL, ma sono sicuro che sia sufficiente un risultato positivo nella gara di andata contro il Tottenham per riaccendere una piazza che, semplicemente, vorrebbe tornare a gioire per qualcosa.
I brutti ricordi.
Emiliano Battazzi
Ho paura che la risposta sia “poco”, almeno a giudicare dall’andamento dei gironi. Eppure è chiaro che bisognerebbe puntarci al massimo: sia perché un trofeo è un elemento fondamentale nella costruzione di un ciclo, sia perché rafforza la convinzione nei principi di gioco. E poi la Fiorentina non vince nulla da 15 anni, stiamo scherzando? Montella ha già dimostrato che la Fiore ha una significativa dimensione europea (e che il Tottenham si può battere): non bisogna disperdere il capitale accumulato negli ultimi anni. Sarebbe deprimente vedere il turn over di Paulo Sousa in Europa, perché abbiamo davvero bisogno di uscire dalla dimensione provinciale della Serie A e il portoghese già sta facendo tanto a livello tattico: dai Paulo non ci deludere.
Flavio Fusi
Nei gironi il turn-over è stato sempre massiccio e le sperimentazioni tattiche di Sousa molteplici, compreso una sorta di 3-3-4 in trasferta con il Belenenses. Il risultato è stato il secondo posto in un girone decisamente abbordabile. Ora la Fiorentina si trova davanti a un bivio non indifferente: dedicarsi al 100% alla difesa del terzo posto che garantirebbe i preliminari e di conseguenza una possibilità di qualificazione ai gironi di Champions (che da sola varrebbe economicamente più di vincere l’Europa League) o cercare di arrivare in fondo in Europa, tentando di aggiudicarsi il doppio premio offerto dall’Europa League (trofeo e qualificazione alla Champions)? Oggettivamente, salvo l’ennesimo miracolo di Paulo Sousa, la Fiorentina non ha la rosa per permettersi di non scegliere. È una considerazione cinica, ma alla luce del discutibile approccio al mercato invernale, chiuso paradossalmente in attivo, il denaro della Champions potrebbe essere l’unica possibilità per cambiare radicalmente le prospettive del progetto Fiorentina. Ora come ora il terzo posto è un obiettivo tangibile, l’Europa League un mezzo salto nel buio. Spero che la competizione europea sia tenuta in considerazione, perché il Franchi merita questi palcoscenici, ma non sarei affatto stupito del contrario.
Dario Saltari
L’economia ha dimostrato che gli esseri umani tendono a preferire una gratificazione minore se raggiungibile in un futuro vicino ad una maggiore ma raggiungibile solo in un futuro lontano. È un fenomeno che viene definito preferenza intertemporale e credo che Sousa non ne sarà immune. Al contrario di Flavio, però, penso che vincere l’Europa League sarebbe una gratificazione di gran lunga maggiore rispetto ad un terzo posto: al di là della questione economica (che, seppur importante, può rivelarsi marginale per una società delle dimensioni della Viola: vedi la Lazio quest’anno), la vittoria di quella che fu la Coppa Uefa garantisce un posto sicuro in Champions League e soprattutto un trofeo che, come hanno già ricordato prima, manca a Firenze da troppo tempo. Il raggiungimento del terzo posto, però, è attualmente percepito come un obiettivo molto più vicino e possibile rispetto alla vittoria dell’Europa League (e chissà quanto a ragione), e quindi credo che, in una rosa dalle risorse decisamente limitate come quella della Fiorentina, alla fine Sousa opterà per il campionato a scapito dell’Europa League.
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Fiorentina - Tottenham, annata 2015.
Federico Aquè
E se invece Paulo Sousa ci stupisse? A me pare che sia l’occasione giusta per ricreare almeno in parte l’hype di inizio stagione, quando la Fiorentina era in testa alla classifica. Adesso la situazione si è normalizzata: Paulo Sousa è in linea con quanto fatto da Montella nel recente passato e la sfida col Tottenham sembra fatta apposta per metterli a confronto. Dopo un inizio al di sopra delle aspettative, è in gioco anche la nostra percezione nei confronti del portoghese. Un buon motivo per mettere da parte gli esperimenti fatti nel girone e puntare con decisione sulla coppa, anche perché noi stiamo qui a pensare alla rosa corta, al fatto che l’Europa League tolga energie per il campionato, ma la storia è piena di esempi delle conseguenze negative di un’eliminazione (devo ricordarvi i casi recenti di Napoli e Lazio?). Quindi, Paulo, provaci con tutte le tue forze e vai avanti: chissà che poi un sorteggio favorevole non cambi gli scenari tra qualche settimana…
1bis. Come deve affrontare il Tottenham?
Marco D’Ottavi
Mi sembra che Paulo Sousa abbia fatto la cosa più intelligente per la sua squadra, ovvero riportare Bernardeschi in mezzo al campo e più vicino alla porta. Per il resto la Fiorentina non è una squadra che può snaturarsi perché l’avversario è più forte, più in forma o più veloce. Che faccia il suo gioco, come ha sempre fatto, contando anche sul fatto che il Tottenham si è ritrovato improvvisamente incastrato nella lotta per vincere la Premier League dopo non so quanti anni e sarebbe del tutto comprensibile se la testa e le energie della squadra fossero rivolte altrove.
Simone Donati
Il primo aspetto su cui lavorare penso debba essere la mentalità. Quest’anno abbiamo visto due tipi diversi di Fiorentina, quella dei mesi compresi tra agosto e novembre e quella che ha preso il sopravvento a dicembre e che stiamo vedendo tutt’ora. Tralasciando l’aspetto della preparazione atletica, sicuramente influente, la Fiorentina di inizio stagione era una squadra che cercava riscatto e aveva bisogno di trovarlo nel più breve tempo possibile. Con la vittoria sulla Sampdoria di novembre, una delle migliori partite della Fiorentina da quando i Della Valle hanno acquistato la società, è come se l’estate fosse sparita di colpo, inghiottita da una timeline parallela in cui i “viola” si trovano ogni anno in lotta per lo Scudetto. La conseguenza più evidente è la sconfitta in Coppa Italia contro il Carpi, arrivata a causa dell’indifferenza e della superficialità con cui era stata affrontata la partita, sia dall’ambiente sia dalla squadra. Come prima cosa, quindi, la Fiorentina deve ritrovare col Tottenham quella voglia di affermarsi hic et nunc di cui era la rappresentazione più evidente il continuo pressing di Kalinic sul portiere avversario. Soltanto dopo aver risolto questo nodo possono essere affrontate le altre questioni: la possibile assenza di Badelj, che si sta dimostrando difficilmente sostituibile, un Tottenham che sembra aver trovato maggior concretezza rispetto a quello della scorsa stagione, la permanenza della difesa a tre (che venne messa da parte anche da Montella) contro una squadra intrinsecamente europea, la minaccia che può essere mossa dagli inserimenti di Dele Alli a una formazione che recentemente sta mostrando una fase difensiva piuttosto statica. Una pedina fondamentale sarà Vecino, il giocatore più da Premier (per intensità) tra i "viola", e dal quale credo che dipenderà la supremazia territoriale a centrocampo.
La miglior partita stagionale della “viola”?
Emiliano Battazzi
L’anno scorso i “viola” hanno subito tantissimo nel primo tempo di Londra e poi hanno trovato le misure per superare il turno: non farsi schiacciare, muoversi in modo compatto nella zona della palla, partire con transizioni veloci sulle fasce per sfruttare la posizione altissima dei terzini avversari. Il problema è superare la prima linea di pressing avversaria, non è facile, toccherà a Gonzalo ma soprattutto al centrocampo riuscire a costruire bene l’azione. E poi Pochettino applica da sempre un turnover molto intenso: perché non approfittarne?
2. La Lazio parte favorita contro il Galatasaray?
Marco D’Ottavi
La Lazio credo sia la squadra con più scarto tra i 13-14 titolari e il resto della rosa. Paradossalmente, a causa di strani incastri di calendario, arriva alla partita di andata con 7 giorni di riposo, una rarità per il calcio di coppa, mentre il Galatasaray ne avrà due in meno. Questo permetterà a Pioli di schierare i migliori, senza turnover o scelte dettate dal campionato, e potrebbe fare la differenza. Il Galatasaray però ha giocatori esperti e uno degli stadi più intimidatori del mondo, mentre l'Olimpico è oramai un pranzo di gala. In definitiva darei i turchi favoriti, ma di poco.
Emiliano Battazzi
Secondo me è favorita la Lazio, che forse lentamente si sta ritrovando ma che comunque può giocare un calcio veloce, adatto ad una competizione europea. Quest’anno del Galatasaray c’è solo il nome: il cambio di allenatore a novembre non sembra aver migliorato la situazione, è una squadra che concede quasi 14 tiri in media a partita, la squadra di Pioli deve approfittarne. Poi è vero che davanti i turchi fanno paura perché hanno giocatori di qualità (come Sneijder e Podolski) ma a calcio si gioca in 11 e il Galatasaray non sembra ancora averlo capito. Basti pensare ai due pareggi in Champions contro l’Astana o al quinto posto in campionato, a 15 punti dal Fenerbahçe.
Dario Saltari
Non so quanto si possa parlare di favoriti in una sfida del genere. Se mettessi sul piatto della bilancia i valori tecnici, tattici,, psicologici e atletici delle due squadre penso che ne uscirebbe un equilibrio perfetto. Se la Lazio rimane tatticamente una squadra decisamente più avanzata rispetto al Galatasaray, è anche vero, però, che il differenziale di timore generato dai due ambienti in una sfida ad andata e ritorno non può non essere preso in considerazione. Per quanto riguarda tecnica ed atletica, invece, non vedo grossa differenza. In definitiva, non è un incontro su cui scommetterei.
Paura?
3. Quali difficoltà potrebbe incontrare il Napoli contro il Villareal?
Francesco Lisanti
Undici gare consecutive senza sconfitte in Liga mi sembra uno di quei dati da appuntarsi sul libretto delle istruzioni, “prendere con le dovute precauzioni”. Al registro delle vittime del 4-4-2 di Marcelino quest’anno si sono già iscritte Real Madrid e Atlético Madrid, segno dell’assoluta competitività del Sottomarino Giallo.
Il Villareal si trova assolutamente a proprio agio nel lasciare il possesso agli avversari, e per il Napoli in campo europeo (soprattutto se, come immagino, giocheranno diverse riserve) potrebbe essere una bella responsabilità. Marcelino ci ha abituato ad ampie e scientifiche rotazioni dei suoi uomini, senza perdere in efficacia, Sarri decisamente meno. Potrebbe essere una discriminante in una fase così dispendiosa della stagione.
Sono curioso di vedere infine se Marcelino rinuncerà al 4-4-2 come contro il Barcellona, schierando un 4-5-1 a protezione della propria metà campo che stava funzionando prima che i tre alieni prendessero il sopravvento, o si atterrà al modulo-base. Sicuramente l’attacco del Napoli è superiore alla difesa del Villareal (e probabilmente a tutte le altre difese della competizione), ma il Napoli non può permettersi leggerezze. Le armi a disposizione del Villareal, curiosamente, sono: 4-4-2, linee compatte, transizioni perfette, tanti movimenti senza palla delle punte. Praticamente la Juve che abbiamo visto sabato, sicuramente con meno talento.
Emiliano Battazzi
È un sorteggio difficile per il Napoli perché il Villareal è la classica squadra che rischi di sottovalutare solo per il nome. Invece, come evidenziato dalla perfetta analisi di Francesco, è la squadra rivelazione della Liga e punta alla qualificazione alla Champions League. La particolarità del Villareal è questo suo gioco incredibilmente sacchiano, nel senso che un 4-4-2 così compatto e attento non si vedeva da anni: è diverso da quello di Simeone perché ha meno intensità e meno qualità, però funziona. Occhio a Soldado che si è reinventato assistman (8 assist e 4 gol) per la gioia di Bakambu e soprattutto a Bruno Soriano, che sennò facciamo come con Borja Valero e ci stupiamo di quanto sono forti i centrocampisti spagnoli.
In ogni caso, al Napoli toccherà fare la partita e stare molto attento alle transizioni elettriche del Villareal e trovare il modo giusto di scardinare la zona difensiva centrale, sempre ben presidiata (Marcelino concede tanti cross agli avversari). Però il Napoli non deve aver paura, è più forte ed ha tanta qualità: per aumentare la fiducia dei tifosi, sappiate che il Villareal è una delle squadre più overperforming d’Europa secondo i modelli di expected goals e ci attendiamo a breve una regressione verso la media.
3bis. Il Napoli può puntare ragionevolmente a campionato e coppa?
Marco D’Ottavi
Il Napoli potrebbe ragionevolmente puntare al double. Ma lo vuole veramente? Se, come appare sempre più evidente, sarà in grado di lottare per lo scudetto fino alla fine, la mancanza di energie nervose (più del turn-over) potrebbe incidere sul percorso dei partenopei. Mettici pure che Higuain si convinca che c’è un limite di gol che uno può segnare in stagione e decide di tenerseli, giustamente, per il campionato. Ecco una cosa così non aiuterebbe il Napoli, anche se Gabbiadini potrebbe tranquillamente essere tra i 10 attaccanti più forti della competizione.
Francesco Lisanti
Deve provarci. Un articolo de Il Napolista ricordava come nel febbraio 2011 il Napoli di Mazzarri fu sorteggiato proprio contro il Villareal per i sedicesimi di Europa League, e anche allora era secondo in campionato dietro il Milan. La rosa era molto meno profonda e il Villareal in ogni caso era la squadra da battere, ma Mazzarri si giocò il doppio confronto con Cribari, Dossena, Yebda e Mascara. Il Napoli fu eliminato, poi fu schiantato 3-0 a San Siro dai rossoneri e perse, per citare l’articolo, Felippo e ‘o panaro, il capitale e gli interessi. Il Napoli ha almeno 18 giocatori di rotazione di assoluto valore, una grande organizzazione tattica e un ambiente entusiasta anche nelle sconfitte. Sarebbe un errore strategico darsi delle priorità.
Emiliano Battazzi
Il Napoli sta per entrare in una fase strana della sua stagione, per cui si sono create giustamente aspettative così alte da richiedere la vittoria di qualcosa: e nel dubbio, io punterei alla coppa con lo stesso entusiasmo del campionato. Sarri usa sempre gli stessi giocatori in campionato, è una visione che sta dando grandissimi risultati, ma in Coppa Italia è già stato eliminato schierando 6 “riserve”: non è facile far parte di un meccanismo sofisticato se non giochi mai.
Flavio Fusi
Dopo la partita persa contro la Juventus, il Napoli è un acrobata che cammina sul filo: la doppia sfida con la squadra di Marcelino, capita tra le gare con il Milan e la Fiorentina, che non sono certo tra le squadre più abbordabili del campionato. Certo l’identità tattica fornita da Maurizio Sarri è un ottimo bastone dell’equilibrio, ma basta un passo falso per rischiare di compromettere una delle due competizioni: sinceramente mi stupirebbe vedere i famigerati undici titolarissimi già nei sedicesimi. Di conseguenza credo che la risposta alla domanda debba essere rimandata di un turno: se le seconde linee azzurre, dopo un girone giocato ad altissimi livelli, supereranno anche l’esame Villareal, sarebbe giusto, magari impiegando qualche titolare in più, provare a giocarsela fino in fondo. Sono ben poche le squadre in gara che possono contare su una rosa al livello di quella del Napoli e per Sarri questa Europa League potrebbe essere una sorta di prova generale di gestione della rosa in vista della (probabile) campagna di Champions del prossimo anno.
Federico Aquè
Il Napoli comunque finora con le riserve è stata la migliore squadra di Europa League, con il miglior attacco (22 gol) e la miglior difesa insieme a PAOK e Schalke (3 reti subite). Di certo non basterà per arrivare fino alla fine, Higuaín e Insigne dovranno vedersi un po’ di più, ma Mertens e Gabbiadini e Callejón, che potrebbe giocare tutti i giorni senza versare una goccia di sudore, sono stati finora devastanti. Il potenziale per puntare al massimo obiettivo in tutte e due le competizioni c’è e, anzi, credo che per il Napoli sia più facile vincere l’Europa League piuttosto che il campionato.
4.Chi è il favorito e che partita ci aspettiamo tra Borussia Dortmund e Porto?
Simone Donati
Sulla carta non c’è dubbio che i tedeschi partano favoriti. Il Dortmund, grazie a Tuchel, ha ritrovato il gioco e le motivazioni necessarie per tornare a imporsi come una delle migliori squadre di tutto il panorama europeo. Inoltre ha il vantaggio di essere praticamente sicuro del secondo posto in campionato, con un Bayern impossibile da inseguire a +8 e l’Herta Berlino al terzo posto con una distanza di sicurezza di dieci punti, e quindi potrebbe concentrare tutte le sue energie sul riportare una coppa europea nella Ruhr dopo quasi vent’anni. Il Porto è nella più grave crisi della sua storia recente. Fallito il sogno paniberico di Lopetegui di applicare il calcio spagnolo al di là del Minho, i Dragoes hanno richiamato in patria Josè Peseiro, tecnico globetrotter con una sola Coppa di Portogallo nel palmarès, vinta tre stagioni fa con il Braga. Nella fase a gironi della Champions League i portoghesi sono arrivati terzi perdendo le due ultime partite senza segnare un gol quando sarebbe bastato loro raccogliere anche un solo punto per accedere agli ottavi di finale. Il tutto nonostante fossero stati sorteggiati in uno dei gironi sulla carta, e di fatto, più semplici, con il Chelsea in piena crisi, la Dinamo Kiev e il Maccabi Tel Aviv. In patria invece si trovano terzi, e quindi ultimi, nel classico mini-campionato interno al campionato portoghese disputato insieme a Benfica e Sporting. Sarà interessante vedere lo scontro a distanza tra due dei migliori attaccanti africani del momento: da un lato Aubameyang, che in campionato sta segnando più anche dell’irreale Lewandowski di questa stagione, dall’altro Aboubakar, che dopo aver deluso nel suo primo anno in Portogallo sta adesso dimostrando di poter coprire il vuoto lasciato dalla partenza di Jackson Martinez.
Flavio Fusi
Il Borussia Dortmund ora come ora è la mia favorita per la vittoria finale e probabilmente avrebbe potuto dire la sua anche in Champions League. Pur con una media punti da prima della classe, il campionato dei gialloneri è praticamente già terminato e possono dedicarsi all’Europa League al massimo delle loro potenzialità. Tuchel ha tantissimo talento a disposizione ed è già uno degli allenatori più preparati d’Europa. Rispetto a quando c’era Klopp, il Borussia ora gioca più con il pallone tra i piedi, ma è ancora una squadra tremendamente aggressiva quando invece il pallone ce l’hanno gli altri.
Il Porto aveva iniziato bene il girone di Champions ma è poi stato eliminato anche a causa dell’incomprensibile esperimento di 3-5-2 senza attaccanti (Aboubakar in panchina con Brahimi e Corona schierati da attaccanti) varato da Lopetegui nella partita decisiva con il Chelsea. Anche in patria il rendimento è stato alquanto discontinuo con i Dragões costretti ad inseguire dietro a Benfica e Sporting. Il morale della formazione di Peseiro è alto dopo la vittoria nel Clássico con le Aquile, ma la mancanza di continuità ha caratterizzato tutta la stagione. È vero che Aubameyang rischia di saltare l’andata, ma difficilmente questo Porto riuscirà a fermare la macchina da gol di Tuchel.
Dario Saltari
Anche per me il Borussia è una delle favoritissime alla vittoria finale. E per il bene del calcio, credo e spero che l’esperimento proto-finanziario del Porto, spogliato anche di qualunque fascino tattico dopo l’esonero di Lopetegui, venga relegato al Portogallo.
5.Athletic Bilbao - Olympique Marsiglia è la partita più cool di tutte le competizioni europee?
Simone Donati
Sarà una partita in cui il manto erboso secernerà bielsismo, gli spalti trasuderanno bielsismo, i giocatori respireranno bielsismo, penseranno attraverso il filtro del bielsismo e parleranno tra loro nella lingua mistica del bielsismo, e quindi già per questo si meriterebbe il titolo di partita più cool. Se a questo aggiungiamo che da un lato abbiamo una squadra che vive di una delle mitologie più forti e credibili di tutto il calcio mondiale, e dall’altro una assemblata in modo da sembrare uscita dal salvataggio di Football Manger di un ragazzino molto creativo (tra le coppie che possiamo formare pescando due giocatori a caso dalla rosa dell’OM abbiamo Manquillo-Abou Diaby, Thauvin-De Ceglie, Batshuayi-Lassana Diarra, Mendy-Isla, Lucas Silva-Fletcher), direi che è proprio la partita da vedere sorseggiando un gin tonic da 15 euro e con il tablet aperto sulla Stats Zone di FourFourTwo.
Marco D’Ottavi
Sarà una partita mega cool, ma sarà più cool di Midtjylland - Manchester United? Non credo. Big data vs big money è il nuovo maggio francese. Se i danesi - che già di loro hanno sufficiente SWAG in quanto danesi - dovessero passare il turno contro una delle squadre che ha più speso in estate, questo decreterebbe la fine del capitalismo e quindi della realtà per come la conosciamo. Non ne sono sicuro al 100%, ma credo sia così.
Dario Saltari
Mi tocca rivestire i panni del polveroso studioso di relazioni internazionali e annoverare tra le partite cool anche Shakhtar Donetsk - Schalke 04, che è una specie di saggio degli attuali rapporti tra Unione Europea e Russia sotto forma di partita di calcio. Lo Schalke, squadra tedesca dipendente economicamente da Gazprom, che si trova di fronte la provincia ribelle della nuova Ucraina di Porosenko. Ok, magari non è la prima cosa che vi viene in mente quando pensate a qualcosa di cool, ma fare il nerd è un duro lavoro e qualcuno dovrà pur farlo.
6. Qual è la squadra che non conosciamo ma che potremmo vedere in finale?
Marco D’Ottavi
Dai, ma voi conoscete tutte le squadre del mondo. Che vi devo dire? Vi dico il Krasnodar perché forse è l'unica che non conoscete davvero, e poi voglio vederlo il poveraccio a cui tocca scrivere la guida al Krasnodar finalista di Europa League.
Francesco Lisanti
L’Olympiakos è arrivata a un gol dall’eliminare l’Arsenal dalla Champions League nel primo turno. L’ultima squadra a riuscirci è stata la Fiorentina nel 1999. Non mi sembra realistico arrivi in finale, ma l’Anderlecht è un buon sorteggio e infilando una serie di altri sorteggi fortunati potrebbe guadagnare qualche turno mentre le grandi favorite si eliminano a vicenda.
Dario Saltari
Non so se può arrivare fino alla finale, ma forse il Basilea potrebbe indossare il vestito di cenerentola da qui in avanti. Non fa di certo un gioco rivoluzionario, anzi, ma ha tra le sue file più di un giocatore interessante (oltre a Embolo, penso a Boetius, Xhaka e Bjarnason). E poi c’è WALTER SAMUEL. Non so se mi spiego.
The Wall.
7. Sporting e Leverkusen sono due filosofie di calcio opposte, quale preferite?
Simone Donati
Tra pochi giorni ci sarà la cerimonia degli Oscar, e tra le candidature per il miglior film spicca per dissonanza quella di Mad Max: Fury Road. La furia, per certi versi dissennata, nella fase di riconquista del pallone dai giocatori del Bayer è la stessa furia dei Figli della Guerra lanciati a tutta velocità nel deserto, e non stonerebbe affatto che Çalhanoğlu, dopo aver segnato con l’ennesimo tiro irreale dalla distanza, esultasse mostrando una maglietta con su scritto una sola parola: AMMIRAMI.
Flavio Fusi
Quella tra Sporting e Leverkusen è una delle sfide più interessanti dai sedicesimi: chi passerà il turno rischia di diventare la mina vagante della competizione.Dopo aver risollevato il Benfica nel periodo più nero della sua storia, aver affermato che “il fair-play è una cazzata” ed essersi anche dichiarato “l’allenatore migliore del mondo”, Jorge Jesus si è guadagnato l’odio dei suoi ex tifosi firmando per i rivali cittadini dello Sporting CP che gli avevano offerto 6 milioni di € l’anno (al Benfica invece gli avevano chiesto di tagliarsi l’ingaggio). Anche allo Sporting il modulo è quel 4-1-3-2 che gli aveva portato tanti trofei con le Aquile e che è praticamente un unicum a questi livelli. Un po’ come il Benfica, lo Sporting è difficile da scardinare quando si compatta e, quando riesce a ripartire, è capace di attaccare in forze sia in ampiezza che in profondità. Pur affascinato dal profilo tattico e caratteriale di JJ, devo ammettere tra i due preferisco il calcio ipercinetico di Schmidt, dove la velocità d’esecuzione e l’aggressività la fanno da padrone. Nemmeno dopo un inizio di stagione difficile Roger Schmidt ha abbandonato i principi del suo 4-2-2-2: quando allenava il Salisburgo l’Europa League gli aveva regalato visibilità internazionale e il Leverkusen avrebbe tutte le carte in regola per poter essere l’outsider in grado di arrivare in fondo, se non fosse che quest’anno la Bundesliga è combattutissima e non si può permettere di perdere altri colpi in campionato dopo aver appena risalito la classifica fino al terzo posto.
Dario Saltari
Sono rimasto molto deluso dal Bayer Leverkusen durante il girone di Champions League. La squadra tedesca è innovativa per alcuni versi, certo, ma anche tristemente monodimensionale. Schmidt ha una, e una sola, idea di gioco e la persegue fino all’estreme conseguenze, anche se la realtà consiglierebbe di seguire altre strade. Persino la Roma di Garcia, nella totale anarchia tattica, è riuscita a metterlo in difficoltà, e non solo sul piano della semplice superiorità tecnica. Il calcio del Leverkusen è un computer che cerca di risolvere allo stesso modo qualunque input gli si dia: è un’idea che non mi piace, anche al di fuori dei confini calcistici. Se devo scegliere, preferisco il calcio arioso e un po’ più aperto verso il mondo esterno di Jorge Jesus.
Emiliano Battazzi
Non si capisce come mai tra tanti tecnici portoghesi gestiti dalla sua scuderia, Mendes non sia mai riuscito a piazzare Jorge Jesus all’estero. Perché JJ è probabilmente il migliore, dopo Mou. La vertigo vertical del Benfica era qualcosa di così organizzato ed esteticamente prezioso che solo la sfortuna gli ha impedito di vincere l’Europa League: e conoscendo Schmidt, di spazi per il nuovo Sporting ce ne saranno tanti. Mi sembra che il Leverkusen abbia ben recuperato dopo un avvio di stagione molto deludente, ma che ormai tutti i vizi siano in grande mostra: e anche Schmidt ha perso quell’aura di grande allenatore rivoluzionario, perché, come ha ben evidenziato Dario, la sua squadra gioca in un solo modo, sempre. E il calcio moderno non sembra fatto per i dogmatici a tutti i costi.
8. Power ranking per la vittoria finale (massimo 3 posizioni)
Simone Donati
Il Napoli e il Dortmund sono su un altro piano rispetto a tutte le altre pretendenti per qualità del gioco, qualità della rosa e motivazioni. Considerando che l’undici titolare del Napoli è forse il più temibile tra tutti quelli della competizione, Sarri si trova a gestire una rosa abbastanza profonda per competere su due fronti, e non credo che commetterà l’errore di spostare tutta la sua attenzione sul campionato. Il Dortmund, che come ho già detto non corre neanche questo rischio, ha dalla sua anche una specifica attitudine europea, e a mio parere non ha rivali in questa Europa League in un confronto andata e ritorno. Detto questo, non si può certo commettere l’errore di ignorare la squadra che gioca in Europa League come se fosse il proprio campo di allenamento. Il Siviglia, nonostante la falsa partenza e le difficoltà nel sostituire Vidal e Bacca, è riuscito a battere sia il Barcellona che il Real Madrid in campionato, ha perso una sola partita da inizio dicembre e in più ha dalla sua quel Konoplyanka che è il principale artefice del miracoloso approdo del Dnipro alla finale dello scorso anno. Quindi, ricapitolando:
1.Borussia Dormund
2. Napoli
3. Siviglia
Yevhen Konoplyanka MEGA skills.
Francesco Lisanti
1. Borussia Dortmund
2. Napoli
3. Liverpool
Per le prime due sposo i motivi di cui sopra. Per organizzazione e qualità individuali sono un passo avanti alle altre. In più ho grande fiducia nella determinazione di Klopp: portare un titolo a Liverpool subito darebbe grande slancio alla possibilità di aprire un ciclo vincente. Anche attraverso un percorso tortuoso e fortunoso, lo stesso che in fondo lo ha portato in finale di Coppa di Lega. Soprattutto, rispetto ai suoi avversari (Sarri, Emery, Pochettino, Schmidt), può inquadrare il campionato in un’ottica veramente marginale. Più o meno come Tuchel, che in più ha una rosa ben più collaudata e probabilmente più forte, e per questo è il mio favorito.
Emiliano Battazzi
Lo devo scrivere sul serio?
1. Siviglia
2. Siviglia
3. Siviglia
Per l’ennesima volta si sta verificando il ciclo di Emery, per cui una stagione iniziata male potrebbe finire in trionfo: sta rimontando e vede il quarto posto del Villareal a 8 punti; è in finale di Coppa del Re contro il Barça; ed è semplicemente una squadra imbattibile nel doppio turno ad eliminazione diretta (ne ha superati ben 14 negli ultimi 15 giocati dal Siviglia in tutte le competizioni). Qualora dovesse vincere la terza Europa League consecutiva, vorrei che si facesse come con la Coppa Rimet: consegnatela definitvamente ad Emery e poi cambiamo nome e forma del trofeo.
Andalusi a parte, sono convinto delle possibilità di un’italiana di vincere finalmente questa coppa (che non abbiamo mai conquistato da quando c’è la nuova formula), e non vedo grande concorrenza: Manchester United e Liverpool sono grandi nomi a cui manca ancora molto equilibrio sul campo; il Valencia di Neville è disperato e disperante per gli errori che mette in mostra; il Borussia Dortmund è un candidato molto serio alla vittoria finale, e a questo punto non disdegnerei la capacità di competere dell’Athletic Bilbao, che ricordiamo è l’unica squadra ad aver battuto il Barça in una finale nell’ultimo anno e mezzo.
Dario Saltari
Faccio un mix delle risposte date fino ad adesso e dico:
1. Napoli
2. Borussia Dortmund
3. Siviglia.
Spiego l’ordine. Tutte e tre le squadre hanno allenatori preparati e all’avanguardia. Vedo, però, il Napoli leggermente più in alto delle altre due sia sotto un profilo tecnico (basterebbe il nome di Higuain per fugare qualsiasi dubbio) sia sotto un profilo dell’epica del raggiungimento del trofeo (i giocatori del Siviglia non si sono stufati di vincere l’Europa League?). Il pericolo per la squadra di Sarri è quello di rimanere divorati dal proprio hype (pericolo che secondo me corre anche il Borussia) e cioè quello di essere o troppo sicuri nei confronti dell’avversario o troppo insicuri nei confronti delle aspettative create da tifosi e media.