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Guida all'NBA Draft
26 giu 2014
È la notte di Parker, di Wiggins, di Exum e non solo. Delineiamo i possibili scenari che si celano dietro ogni scelta e ogni prospetto di questo interessantissimo Draft14.
(articolo)
18 min
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Janis Timma è un'ala lettone quasi ventiduenne che quest’anno ha giocato in patria nel BK Ventsiplis, a cui ha dato una grande mano per riconquistare un titolo che mancava da 5 anni, battendo in finale il VEF Riga, vincitrice degli ultimi 3 campionati. Avrà mai la possibilità di andare in NBA e di giocarci? Può darsi, non è da escludere, ma difficilmente con un ruolo che verrà ricordato negli anni.

Quello che interessa a noi di Janis Timma non sono però le sue doti cestistiche, o almeno non in questo caso. Janis Timma per noi ha una valenza fondamentale nel suo nome. L’ultimo chiamato nel Draft 2013 con la scelta numero 60 dei Memphis Grizzlies. L’ultimo chiamato dall’Adam Silver vice-commissioner. L’ultimo nome, quello che ha dato il via al Draft 2014, che giovedì sera sarà in scena al Barclays Center di Brooklyn.

Non è certo un segreto che questo Draft sia un evento di grande importanza per le franchigie NBA e la dimostrazione la si ha se consideriamo la quantità e la frequenza di notizie che si hanno avute lungo tutta la stagione, l’attenzione sempre crescente verso i vari prospetti, le continue dichiarazioni di esperti ed addetti ai lavori NBA – comprese quelle che vogliono buttare fumo negli occhi, vedi il GM dei Celtics Danny Ainge – i vari pezzi a riguardo in giro per la rete (dove abbiamo contribuito anche noi), ma soprattutto l’atteggiamento… poco convincente di alcune squadre della Lega, interessate più al tanking e quindi ad alzare le proprie percentuali per scegliere il più alto possibile che alla ricerca di qualche vittoria in più per dei Playoff che non sembravano inaccessibili, e mi riferisco principalmente alla Eastern Conference.

La Draft Lottery, ovvero il procedimento che determina l’ordine di scelta delle prime 14 squadre (quelle che non hanno partecipato ai Playoff), però stavolta non ha premiato il pessimo record e ad aggiudicarsi la prima scelta assoluta sono stati i Cleveland Cavaliers, che si sono presentati al sorteggio con 1,7% di possibilità di ottenerla e che sceglieranno alla prima per la terza volta in quattro anni.

Ma se nel 2011 alla franchigia dell’Ohio è andata bene prendendo in squadra Kyrie Irving, ora una delle stelle più brillanti tra quelle emergenti, lo scorso anno la scelta di Anthony Bennett ha destato dubbi sin dal momento in cui è stato pronunciato il nome da David Stern proseguendo poi anche durante la stagione, dove il giocatore canadese ha chiuso con 4,2 punti e 3 rimbalzi a partita in circa 12 minuti di utilizzo.

La loro scelta quindi acquista ancora più importanza, come se non bastasse l’hype che gira intorno a questo Draft ma soprattutto la mancanza, come nell’anno passato, di una primissima scelta sicura come ce ne sono state nelle annate precedenti (nel 2011 Irving lo era, come nel 2012 lo era Anthony Davis scelto da New Orleans, nel 2010 John Wall da Washington, nel 2009 Blake Griffin e così via...).

Nel cercare di analizzare questo draft sono partito subito da una considerazione: i mock draft non aiutano. Nel momento in cui viene sbagliato un abbinamento o una delle squadre interessate scambia la propria scelta durante l’evento, tutte le previsioni successive rischiano di saltare, rendendo inutile tutte le considerazioni fatte sulle scelte.

Chi scrive è un maniaco dei mock draft, li compilo da un numero considerevole di anni e non nego che appena vengo a conoscenza della griglia definitiva la prima cosa che faccio è prendere carta e penna e redigerne uno, ma se sono arrivato a questa considerazione è proprio perché non voglio legare forzatamente il nome di un giocatore ad una squadra, ma cercare di capire quali sono i vari scenari che si celano dietro ad ogni scelta e ad ogni prospetto.

Per questo ho suddiviso i giocatori in fasce di scelta e per ognuna cercherò di far capire cosa possiamo aspettarci da quello che succederà nella notte tra giovedì e venerdì.

Ultima nota: partiamo sempre dal concetto che con questa quantità di talento tutte le squadre cercheranno di scegliere quello che gli americani chiamano BPA (Best Player Available), il miglior giocatore disponibile, e non le necessità del roster a meno di casi molto particolari.

Qui trovate l’ordine di scelta di quest’anno.

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1st PICK – TOP5

Jabari Parker (F – 1995 – Duke)

Andrew Wiggins (SF – 1995 – Kansas)

Joel Embiid (C – 1994 – Kansas)

Dante Exum (G – 1995 – AIS, Australia)

A inizio stagione la prima scelta assoluta sembrava un affare tra Andrew Wiggins e Jabari Parker, il dualismo che ha portato l’attesa di questo draft a livelli elevatissimi. Poi però sono arrivati i miglioramenti di Joel Embiid, l’importanza del suo ruolo, ma anche i problemi fisici iniziati con l’assenza al Torneo NCAA a causa della schiena e culminati nella notizia di qualche giorno fa sulla frattura da stress del suo piede destro. Infine Adam Wojnarowski di Yahoo, una delle fonti più autorevoli della Lega, tira fuori la notizia che per la corsa alla numero 1 possa prender parte anche Dante Exum, il tanto talentuoso quanto misterioso australiano che ha conquistato consensi ai danni delle Nazionali giovanili americane ai Mondiali U-17 nel 2012 e U-19 nel 2013 e durante l’Hoop Summit sempre nel 2013.

La situazione di Cleveland è complicatissima ma alla fine la scelta probabilmente ricadrà su uno tra Wiggins e Jabari Parker, con il secondo favorito sul primo essendo il tassello mancante immediato che serve per conquistare i Playoff, l’obiettivo quasi ossessivo del proprietario Dan Gilbert dal momento in cui ha visto LeBron andarsene promettendogli che avrebbe vinto un anello prima di lui. Parker è sicuramente il più pronto tra i papabili candidati alla numero 1, uno scorer da mettere immediatamente nel motore di una squadra NBA a fronte anche di una maturità mentale e cestistica maggiore che potrebbe portarlo a diventare un All-Star in tempi brevi, una safe-pick perfetta per un momento del genere, ma su di lui aleggiano grossi dubbi sulla possibile crescita del suo gioco, soprattutto dal punto di vista difensivo e sull’adattabilità del suo gioco nel ruolo da 3.

Scegliere Andrew Wiggins invece potrebbe essere una scelta che può dare i suoi frutti se coltivati bene. Il canadese al momento non è un giocatore pronto-uso come può essere Parker, anche caratterialmente, ma porta in dote un potenziale illimitato su cui bisogna lavorare ma che può permettere di crescerlo a seconda delle necessità, ha un’attitudine difensiva ben diversa ed è un atleta migliore su tutti i punti di vista. Se vi aspettate da lui il premio di rookie dell’anno probabilmente avete sbagliato il cavallo su cui puntare, ma in un progetto pluriennale è quello che potrebbe portare risultati maggiori.

Milwaukee, la squadra proprietaria della numero 2, si… accontenterà di scegliere chi rimane tra i due, in una situazione che permetterà loro di cadere comunque in piedi, visto che sono entrambi obiettivi della dirigenza.

La Embiidnovela invece rischia di prendere una piega inaspettata, con i Sixers che sono l’unica squadra che ha un buon motivo per passare sopra lui a causa della presenza in roster di Nerlens Noel, centro preso nel Draft 2013 anche lui con problemi fisici che gli hanno impedito di mettere piede in campo in questa stagione. Più facile che vadano a prendersi Dante Exum, anche lui molto simile a un altro elemento aggiunto lo scorso anno, quel Michael Carter-Williams che si è portato a casa il premio di Rookie dell’anno, ma che non può essere un limite per accaparrarsi uno dei giocatori in prospettiva più intriganti come l’australiano, tanto che nelle ultime ore gira la voce di un interessamento dei Lakers per Carter-Williams, disposti a cedere la n°7 per lui.

Orlando sembra la squadra in un certo senso obbligata alla scelta di Joel Embiid, e probabilmente è l’unica che ha tutte le carte in regola per farlo: non ha fretta di risultati e quindi può aspettare un ragazzo che deve stare dai 4 ai 6 mesi fermo per recuperare dall’intervento, ha un roster giovane che può crescere in maniera uniforme, ha una scelta alla 12 con cui può correre comunque ai ripari in altri ruoli ma anche nello stesso.

Ma non escludete la possibilità che Embiid possa scivolare più giù (ma non più dei Celtics alla 6). Anche perché Marcus Smart è un pallino della dirigenza Magic già dallo scorso anno…

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TOP5 – TOP10

Marcus Smart (PG – 1994 – Oklahoma State)

Noah Vonleh (PF – 1995 – Indiana)

Aaron Gordon (PF – 1995 – Arizona)

Julius Randle (PF – 1995 – Kentucky)

Dopo aver rifiutato di entrare nel Draft dello scorso anno per prolungare la sua esperienza collegiale (perdendo anche un sacco di soldi) Marcus Smart arriva all’appuntamento al termine di una stagione tra alti e bassi continui che fortunatamente non ne hanno minato l’interesse da parte degli staff dirigenziali. Il suo grande agonismo abbinato al playmaking e a un corpo dalle misure di un linebacker NFL (191 cm per 102 kg) fanno di lui uno dei migliori prospetti nel ruolo di PG, secondo solo a Exum, e lo sanno bene squadre come Orlando, Boston e soprattutto i Lakers, che lo sognano alla 7.

Aaron Gordon è un’ala versatile che in futuro potrebbe esplorare anche il ruolo di ala piccola grazie ad un trattamento di palla più adatto ad un esterno che ad un lungo a cui aggiunge ottime capacità di passaggio e una difesa efficace su più ruoli, anche se il tiro è molto più che sospetto e potrebbe avere una valenza importante sul suo futuro. Sarebbe una scelta perfetta per Sacramento alla 8, ma sembra che Boston sia interessata a portarglielo via con due scelte di anticipo.

Utah invece sfoglia la margherita tra Vonleh e Randle, due PF che giocano con grande passione e aggressività che differiscono per la diversa prontezza d’uso ma anche per futuribilità. Se Julius Randle è già un giocatore capace di dare un’impronta offensiva a una squadra, Noah Vonleh è molto più futuribile nel ruolo e gode di grande credito all’interno della Lega per la sua etica lavorativa. Anche qui, Sacramento sembra pronta a prendere chi rimane.

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TOP10 - LOTTERY PICKS

Doug McDermott (F – 1992 – Creighton)

Nik Stauskas (SG – 1993 – Michigan)

Gary Harris (SG – 1994 – Michigan State)

Se c’è un giocatore di cui vi innamorerete al primo sguardo, quello è sicuramente Doug McDermott. Ala old-school che tecnicamente in attacco fa tutto, perché oltre ad essere uno dei migliori tiratori del lotto è un giocatore che anno dopo anno ha aggiunto un’arma al suo arsenale e capisce benissimo il gioco. Il suo problema è atletico e difensivo perché non sembra capace di tenere il passo dei pariruolo NBA, tanto che a lui accostano paragoni poco-edificanti (Adam Morrison) e per molti la delusione maggiore potrebbe essere lui, se scelto all’interno delle prime 10 scelte, ma la mia sensazione è che un giocatore che gioca con questa passione e preparazione sarà difficile che fallisca, basta che non si pensi di avere davanti un giocatore-franchigia.

A proposito di gente che sa tirare, Nik Stauskas è diventato famoso per un suo video in cui mostrava le sue grandi qualità di cecchino e nei 2 anni a Michigan ne ha dato piena dimostrazione, ma nell’ultima stagione ha dimostrato di poter fare anche altro sul parquet diventando da semplice tiratore a creatore d’attacco. Anche qui i difetti sono prettamente difensivi, ma all’interno della lottery ci sono molte squadre che hanno bisogno di uno con le sue caratteristiche, con faccia tosta e fiducia nei propri mezzi. Altro prospetto proveniente dal Canada, giusto per capire quali sono le nuove frontiere.

Gary Harris invece sembra essere un collante ideale nel ruolo di guardia, capace di portare grandi letture offensive e difensive a discapito di una stazza non eccelsa e di una pericolosità con palla in mano limitata. Buon tiratore dalla lunga distanza e difensore sull’uomo arcigno, è notevole come riesce ad entrare in partita forzando pochissime situazioni facendosi notare il meno possibile. I Sixers sembrano i più interessati a lui, ma in lotteria tutte le squadre ci farebbero un pensierino.

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LOTTERY PICKS – TOP20

Jusuf Nurkic (C – 1994 – Cedevita Zagabria)

TJ Warren (SF – 1993 – North Carolina State)

James Young (GF – 1995 – Kentucky)

Rodney Hood (GF – 1992 – Duke)

Tyler Ennis (PG – 1994 – Syracuse)

Adreian Payne (PF – 1991 – Michigan State)

Dario Saric (F – 1994 – Cibona Zagabria)

Questa è la fascia del “Gran prospetto, ma…” più delle altre.

Partendo dal primo, Jusuf Nurkic, che è un centro bosniaco con un talento e una combinazione di stazza e tecnica che gli varrebbe una delle prime 5 scelte ma porta con sé un attitudine ed un linguaggio del corpo che non piace, irrisorio verso arbitri e allenatori che non la pensano come lui. Il gioco vale la candela?

Non vanno d’accordo con la difesa TJ Warren e James Young, il primo scorer che sa trovare la via del canestro in vari modi e che mette sempre in campo una grande dose di determinazione e aggressività, il secondo altro talento con tante frecce al proprio arco ma nessuna appuntita nel modo giusto, proprio come Rodney Hood, che però riesce a mettere la versatilità in un corpo ben sopra i 2 metri, importante per uno che dovrebbe giocare nel ruolo di guardia.

Tyler Ennis probabilmente detiene gli attributi più consistenti di tutto il lotto assieme a Napier, sempre lucido e freddo nelle scelte di gioco e nel mettere i tiri che contano quando la gara si decide, ma quando si pensa al suo accoppiamento con giocatori quali Wall, Rose, Paul e Westbrook e la differenza di esplosività e atletismo capisci che la possibilità che possa essere “solo” un’ottima point-guard di riserva è alta. Ah dimenticavo: altro canadese.

Di Adreian Payne avete sicuramente sentito parlare della sua grande amicizia con la piccola e sfortunata Lacey Holsworth, e questo fa capire la generosità del ragazzo, la stessa che mette in campo. In quattro anni Payne è passato dall’essere un centro capace solo di dare energia a un'ala forte dinamica capace di allargare il campo grazie allo sviluppo di un tiro da 3 molto solido, ma la sensazione che la crescita sia conclusa è forte, così come quella che non sia un gran pensatore in campo.
L’aspetto negativo del croato Dario Saric non riguarda prettamente le doti tecniche, atletiche o quant’altro, ma il contratto triennale firmato con l’Efes Pilsen che lo terrà lontano dalla NBA per 2 anni minimo. Chi sceglie quest’ala dalla tecnica sopraffina dovrà quindi aspettare prima di usufruire del suo talento e questo lo porta a scendere, se non a precipitare, nella draft board, che prima della firma era dato come sicura scelta all’interno delle prime 14 squadre.

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DARKHORSES LOTTERY PICKS – 1st ROUND

Zach LaVine (SG – 1995 – UCLA)

Elfrid Payton (PG – 1994 – Louisiana-Lafayette)

Questi due ragazzi potrebbero essere le grandi sorprese della serata, proiettati finora intorno alle ultime scelte del primo giro hanno però qualità uniche tali da poter guadagnare posizioni rapidamente.

La guardia proveniente da UCLA Zach LaVine ha stupito tutti per le sue qualità atletiche, arrivando a segnare misure come il metro e 17 saltato durante il workout per i Lakers. Ancora molto indietro su vari aspetti del gioco, anche quelli in via di definizione come palleggio e tiro, ma potrebbe essere una scommessa a lungo termine interessante.

Elfrid Payton arriva da un’università piccola ma rispetto ai suoi coetanei ha già 3 anni di esperienza collegiale e un gioco che ricorda il Rajon Rondo appena uscito da Kentucky per feeling del gioco, ruolo e visioni, ma proprio come il play dei Celtics il tiro è una chimera. Già nel giro delle Nazionali giovanili da tempo, sembra aver interessato non poco i Magic che potrebbero tenerlo in considerazione per la scelta numero 12.

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TOP20 - 1st ROUND PICKS

Clint Capela (FC – 1994 – Chalon)

Kyle Anderson (F – 1994 – UCLA)

PJ Hairston (SG – 1992 – Texas Legends)

KJ McDaniels (SF – 1993 – Clemson)

Shabazz Napier (PG – 1991 – Connecticut)

Con questi giocatori chiudiamo la lista di coloro che dovrebbero essere sicuri (il condizionale quando si parla di draft è obbligatorio) di una scelta al primo giro, anche se magari le prospettive iniziali erano più ambiziose.

È il caso ad esempio di Clint Capela, che dopo una solida stagione in Francia tra le fila dello Chalon ha visto il suo stock calare vertiginosamente nel momento in cui ha fatto l’apparizione al Nike Hoop Summit in aprile, dove ha mostrato grossi limiti fisici e scarsa adattabilità del gioco in tempi brevi per essere una scelta alta. Rimane una scommessa intrigante per squadre come Oklahoma City, che potrebbe vedere in lui un nuovo Serge Ibaka.

Un percorso simile lo ha avuto anche Kyle Anderson che ormai con le sue quotazioni del draft vive in una specie di ottovolante. Arrivato dal liceo con grandi aspettative ed anche grande curiosità per il fatto di essere un playmaker nel corpo di un’ala forte di 205 cm, dopo aver passato un primo anno pessimo ha giocato la sua stagione da sophomore come uno dei migliori giocatori a livello nazionale, invaghendo appassionati grazie alla sua grande intelligenza cestistica ed alla sua atipicità che però gli crea grossi problemi dal lato difensivo. Non a caso lo chiamano Slo-Mo…

Non si sono mai alzate più di tanto invece le quotazioni di PJ Hairston e KJ McDaniels, ma se per il primo non sembrano esserci cambiamenti a causa di una maturità tanto marcata sul campo da gioco quanto inesistente fuori che lo ha portato a farsi espellere da North Carolina e a chiudere la sua stagione in D'League, per l’ala di Clemson la possibilità di salire forte nelle ultime ore è grande, come dimostrano anche gli ultimi inviti ai workout da parte di squadre che scelgono ben prima della 20. Larry Brown, ex allenatore di Pistons, Sixers e Spurs, l’ha definito “human stat sheet”, ovvero uno di quelli che ti riempie il box score, elevandolo a sleeper di primo livello.

Su Shabazz Napier c’è invece da fare un discorso a parte. Chi l’ha visto furoreggiare durante la March Madness non può pensare che un giocatore del genere possa scendere fino alla fine del primo giro, ma la verità è che l’impatto con la NBA per Napier potrebbe essere molto più duro di quello che immaginiamo e gli addetti ai lavori ovviamente ne sono a conoscenza. È sicuramente il giocatore con più attributi tra le scelte di quest’anno ma le domande sull’adattabilità del suo gioco offensivo per quanto riguarda soluzioni e stazza lascia più di qualche dubbio.

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1st ROUND PICKS – EARLY 2nd ROUND PICKS

Mitch McGary (C – 1992 – Michigan)

Cleanthony Early (F – 1991 – Wichita State)

Jerami Grant (SF – 1994 – Syracuse)

Jordan Adams (SG – 1994 – UCLA)

Jarnell Stokes (PF – 1994 – Tennessee)

Glenn Robinson III (SF – 1994 – Michigan)

Bogdan Bogdanovic (SG – 1992 – Partizan Belgrado)

Vasilije Micic (PG – 1994 – Mega Vizura)

Quali potrebbero essere infine i giocatori che potrebbero chiudere il primo giro, che per i giocatori vuol dire contratto garantito? Sembra avere una promessa da una squadra Mitch McGary, centro potente e pronto all’uso che ha deciso di dichiararsi per il draft invece di affrontare un anno di stop all’università per aver fallito un test anti-droga (marijuana).

Sempre pensando a un’aggiunta immediata potrebbe avere estimatori Cleanthony Early, ala che ha fatto grande impressione nelle interviste e che ha grande considerazione per essere un ottimo atleta con capacità difensive e ottimo tiro perimetrale, caratteristiche perfette per un giocatore che deve uscire dalla panchina.

Le preoccupazioni che si hanno su Early riguardano il ruolo di tweener, ovvero la via di mezzo tra l’ala piccola e l’ala grande, tra un ruolo perimetrale ed un ruolo interno, e la stesso “difetto” lo ha Jerami Grant, prospetto proiettato in lotteria ad inizio anno ma che non è riuscito a limare i difetti durante la stagione – tiro inaffidabile, buon atleta ma non ottimo, difficoltà nell’inserimento tattico – e quindi il nipote di Horace, membro storico dei Bulls di Jordan, rischia di precipitare anche al secondo giro.

La solita sorte rischia di toccare anche Jordan Adams, bulldog offensivo dal carattere forte che però lascia molti dubbi su atletismo (c’è chi dubita che riesca a schiacciare) e sulla forma fisica, visto che è arrivato ai workout con qualche chilo di troppo, aspetto che viene preso molto in considerazione.

Chi invece sta fortificando la sua candidatura per un primo giro è Jarnell Stokes, centro molto sottodimensionato (supera a malapena i 2 metri di altezza) ma capace di dare solidità in area con fisicità, senso della posizione, attitudine a rimbalzo, determinazione e fame agonistica. Non ci sono molti centri di successo così vicino ai 2 metri, ma ha le qualità per essere un elemento importante in un roster NBA.

Infine la scelta europea è sempre un’opzione per le squadre che vogliono salvare un po’ di soldi nell’immediato lasciando i prospetti nel Vecchio Continente a maturare per poi prelevarli in caso di necessità, nella pratica chiamata Draft&Stash. Bogdan Bogdanovic è una guardia tuttofare che ha chiuso le finali serbe con 30 punti e quasi 5 assist e 5 rimbalzi di media e da 2 anni gioca da leader in una squadra che è presenza fissa in Eurolega, mentre Vasa Micic ha incantato all’Eurocamp di Treviso per le sue qualità di regista e passatore. Entrambi rischiano di essere delle pick sottovalutate e se consideriamo chi sceglie alla 30 e al feeling che hanno con gli europei il sospetto è notevole.

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DARKHORSES 1st ROUND PICKS

Glenn Robinson III (SF – 1993 – Michigan)

Jordan Clarkson (G – 1992 – Missouri)

Spencer Dinwiddie (G – 1993 – Colorado)

Thanasis Antetokounmpo (SF – 1992 – Delaware 87ers)

Damien Inglis (SF – 1995 – Roanne)

Occhio a questi giocatori che possono risalire le acqua all’ultimo minuto.

Glenn Robinson III è figlio di quel Glenn Robinson ricordato con il soprannome di Big Dog ai tempi di Milwaukee. A differenza del padre non è un realizzatore ma un comprimario dotato di atletismo e tiro che potrebbe dare grande mano in difesa senza chiedere troppi palloni, a patto che riesca a dare continuità alle sue prestazioni.

Jordan Clarkson e Spencer Dinwiddie piacciono per la capacità di giocare entrambi i ruoli di guardia. Clarkson deve superare però i dubbi sulla sua consistenza fisica, mentre Dinwiddie arriva da un brutto infortunio al crociato senza il quale sarebbe stato quasi certamente una sicura scelta al primo giro.

Thanasis Antetokounmpo è il fratello maggiore di uno dei prospetti Nba più intriganti del panorama, ovvero Giannis, scelto lo scorso anno dai Bucks. Non è futuribile come lui, ma è un atleta con qualità da 3&D, ovvero tiro e difesa.

Per finire, sempre nella pratica del Draft&Stash, il francese Damien Inglis è padrone di un pedigree di tutto rispetto vista la provenienza dalla INSEP, il liceo transalpino che ha formato giocatori come i freschi campioni Tony Parker e Boris Diaw ma anche Nicolas Batum.

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