Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
I momenti più pazzi di Rino Gattuso
29 nov 2017
Dalla rissa con Joe Jordan al suo rapporto con Nedved e De Zerbi: 9 momenti in cui Gattuso ha dato il meglio di sé.
(articolo)
17 min
Dark mode
(ON)

La prima cosa che Gattuso ha detto al Paese dopo aver vinto il Mondiale

Raccontare Gennaro Gattuso esclusivamente attraverso una narrazione machista non rende giustizia al fatto che non è stato solo un calciatore grintoso al limite - e spesso oltre il limite - del regolamento e della razionalità, ma anche una delle persone più divertenti e imprevedibili del calcio italiano di inizio secolo. “Rino”, come molti giornalisti lo hanno chiamato nella conferenza stampa di presentazione come allenatore del Milan - d’altra parte a lui non sembrava dispiacere - era semplicemente troppo strano per essere catalogato come modello virile del centrocampo, come uno dei tanti Roy Keane che ogni domenica si esibiscono sui campi da calcio calabresi. Negli sbrocchi di Gattuso c’era sempre un’aggiunta di dolce follia del tutto personale che lo rendeva unico e, se per questo, incomprensibile.

Dei molti i video e compilation che su Gattuso si trovano su YouTube, i primi trenta secondi dell’intervista successiva alla vittoria del Mondiale del 2006 sono i migliori da cui cominciare, proprio perché il suo carisma splende in un contesto niente affatto aggressivo. Enrico Varriale parla con lo studio, ha addosso la maglia di Cannavaro ed è comprensibilmente al settimo cielo. Il titolo del video allude alla possibilità che Gattuso sia ubriaco, ma anche il giornalista sembra aver perso qualche freno inibitorio. Varriale prende una nota più profonda per formulare una domanda a Gattuso, che in quei trenta secondi era rimasto immobile con lo sguardo rivolto verso un punto in basso a destra dello schermo. È a torso nudo e sembra su un altro pianeta. Quando Varriale finisce la domanda, Rino dice senza alcuna ragione: “Ammazza quanto so’ brutto”.

Varriale continua a seguire un registro classico facendo largo uso di retorica, ma lui non ne vuol sapere. Dice: “C’ho una moquette in faccia. Stasera me la taglio subito perché so’ proprio brutto”. Poi fa il serio e l’intervista diventa normale. Ma se tornate indietro e riguardate il video da capo sapendo che Gattuso sta osservando se stesso in un monitor e sta pensando a quanto è brutto, e vi godete l’autoironia di una persona che decide, tra tutti i pensieri possibili, che proprio quello riguardante la sua bruttezza è il primo che vuole comunicare all’Italia subito dopo aver vinto un Mondiale, allora capirete cosa intendiamo quando diciamo che Gattuso era semplicemente troppo strano per essere ridotto allo stereotipo del maschio alpha.

Gattuso stropiccia la faccia agli allenatori

E se l’aggressività di Gattuso fosse in realtà un linguaggio? Un modo per comunicare, per farsi capire?

La confidenza che Gattuso si prende con i suoi allenatori preferiti racconta di un mondo senza gerarchie e falsità, di gente che si dice solo le cose in faccia e da pochissimi centimetri di distanza. Di uomini che esprimono felicità, rabbia e disperazione nello stesso identico modo. Di una società virile e competitiva fino all’estremo ma anche totalmente paritaria, in cui il soldato può prendere la faccia del generale e massaggiarla come se stesse impastando il pane.

Ma se è impossibile capire cosa voglia dire esattamente Gattuso, mentre deforma i lineamenti di gente che per mestiere e anzianità fa di tutto per mantenere un aspetto autorevole, sono proprio le facce di Ancelotti e Lippi a dirci che va tutto bene, Gattuso è mezzo pazzo ma in fondo innocuo, che è un ragazzo con un cuore d’oro, solo con un piccolo problema nel gestire le proprie emozioni.

Pizzicotti e schiaffoni sono la lingua di chi si vuole bene. Le dita che penetrano la carne delle guance, quella di chi si ama.

L’amore di Gattuso confina con la violenza e quando agita la testa di Ancelotti avanti e indietro viene da chiedersi come faceva a sapere che non gli avrebbe fatto male. Quando mette la mano sul collo di Lippi, come fa ad essere sicuro che la prenderà bene? In fondo è sempre l’allenatore della Nazionale, non il tuo migliore amico.

A volte, poi, Gattuso perde ogni tipo di controllo e si prende una confidenza che nessun essere umano può avere con un suo simile. Le mani di Gattuso sembrano non rispondere ai comandi e cercano di mischiare i connotati di Lippi, lo spettinano, gli schiacciano i capelli, gli spostano gli occhiali. Solo i cuccioli di cane si possono permettere di essere così felici da fare danni in giro per casa, pisciare sul tappeto, mordere gli angoli del divano, saltare con le zampe sporche sulla nonna seduta in poltrona e poi provare a scoparsi la sua gamba. La gioia purissima di Gattuso non può rientrare nei codici della civiltà occidentale. E questo forse è un motivo ulteriore per apprezzarlo.

Gattuso prende a pizze il suo assistente

Certo la lingua che parla Gattuso è una lingua che possono capire solo gli uomini e probabilmente non tutti. Lo schiaffo che dà al suo assistente non è di quelli che lasciano il segno sulla guancia, ma gli fa muovere il collo in modo violento e quello sembra non aver perso l’equilibrio davvero per pochissimo. Quanto in là si può spingere Rino Gattuso prima di ferire le persone che lo circondano e a cui, ne siamo sicuri, vuole un bene dell’anima? Prima di essere denunciato per molestie?

Ma Gattuso è strano anche quando è felice. Quel giorno esulta sotto la curva del Pisa caricandosi come una molla, saltellando mezzo storto con una spalla più bassa dell’altra per prendere energia sul pugno festoso che sta per dare al vento. Se potesse chinarsi su stesso e sprigionare energia come Blanka di Street Fighter, Gattuso probabilmente esulterebbe così.

Quando Gattuso ha rischiato grosso

Questo è uno degli episodi più famosi in cui Gattuso mostra la sua peculiare aggressività. Era il febbraio del 2011 e il Milan giocava in casa con il Tottenham. Rino ha cominciato a prendersela con Peter Crouch e poi è arrivato allo scontro con Joe Jordan, assistente di Redknapp. Magari Gattuso non sapeva chi fosse Joe Jordan, ma negli anni settanta era stato l’attaccante di quel Leeds United allenato da Don Revie negli anni settanta che, in teoria, dovrebbe essere uno dei modelli calcistici dello stesso Gattuso. Joe Jordan che “metteva la testa dove gli altri non avrebbero messo un martello”, che veniva chiamato “Jaws” perché giocando gli erano saltati i denti davanti e una volta ha rotto la mascella a un portiere in uno scontro aereo.

Gattuso e Jordan si sono scontrati una prima volta durante la partita. Rino, con la sua maglia oversize che lo fa sembrare ancora più quadrato, lo allontana con una manata sul collo che è già di per sé oltre il limite consentito. Anche se la disputa si conclude subito, ci sono due cose da notare. La prima è che Gattuso si rende conto di aver già esagerato e dopo essersi allontanato torna indietro con la mano tesa verso Jordan e si capisce che si sente offeso. Questo è Gattuso che nonostante sia stato soprannominato “Ringhio” per quante volte ha recitato scene di questo tipo in carriera pensa sempre che sia colpa del suo avversario. La cosa bella è immaginare che sia vero, che Gattuso sia solo un uomo determinato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno.

Ok poi ci sono i dettagli. Tipo Abate che prende in prestito un po’ di coraggio da Gattuso e si mette il dito davanti alla bocca intimando a Jordan di stare zitto. Ma anche Alessandro Nesta fa la figura del grande amico, che porta via Gattuso ma fa segno agli altri di stare tranquilli, che è tutto sotto controllo, che sa lui come prenderlo e farlo calmare.

A quanto pare, però, secondo Claudio Pasqualin agente di Gattuso, Jordan avrebbe detto a Gattuso “fucking italian bastard” , spingendolo a tornare alla carica a fine partita. Rino stavolta è senza maglietta e gonfia i dorsali in maniera non troppo diversa da quegli animali che aumentano il proprio volume corporeo per scopi minatori. Durante un faccia-a-faccia Gattuso colpisce Jordan con una lieve testata, un movimento che sembra mirare alla fronte (anziché al naso, come avrebbe fatto se avesse voluto fargli male) e fermarsi una volta trovato il contatto. Ma il dettaglio che fa la differenza e che, a nostro giudizio, fa anche la differenza umana tra un tipo veramente rissoso, come Joe Jordan, e Gennaro Gattuso, sta nel fatto che Jordan a 59 anni si toglie gli occhiali e li da un panchinaro prima di affrontare. In Inghilterra è stato persino esaltato la reazione di Jordan, “intimidatoria nel suo stoicismo” su Twitter Gareth Southgate ha scritto che è un bell’insegnamento per i calciatori moderni: che dopo aver preso una capocciata non si deve per forza crollare a terra.

Dopo la partita Rino si è scusato dicendo che Jordan gli aveva dato fastidio per tutto il secondo tempo ma che non avrebbe comunque dovuto reagire, e che avrebbe accettato qualsiasi squalifica fosse arrivata. Ma, in realtà, quella capocciatina fa parte del suo linguaggio, è una confidenza estrema che si prende in modo violento, un barriera invisibile che supera senza il permesso perché evidentemente considera che il torto subito gliene dia diritto.

Resta la domanda: chi avrebbe vinto se Gattuso e Jordan si fossero incontrati da soli nel parcheggio dello stadio?

Quando ha detto “Stai su” a Nedved

Il contesto di questa partita è importante, come tante delle partite giocate da Gennaro Gattuso nella sua carriera. È la stagione 2005/2006, siamo a fine ottobre e Milan e Juventus sono in corsa per uno scudetto che alla fine verrà assegnato all’Inter d’ufficio, dopo il processo Calciopoli. Alla fine il Milan vincerà per 3 a 1 e accorcerà in classifica arrivando a -2 dalla Juventus.

Gattuso e Nedved hanno un rapporto speciale, i due si picchiano un po’ tutta la partita, e considerando che siamo negli anni in cui Nedved cammina sulle acque non è difficile immaginare chi mena chi. Dopo l’ennesimo scontro Gattuso gli va sotto, gli dice “stai su”, come sempre con una mimica esasperata. Oggi che viviamo in un mondo di giocatori che parlano con la mano davanti la bocca, fa impressione vedere Gattuso scandire scrupolosamente le parole. Quasi per farsi leggere il labbiale. Solo che l’ultima parola che dice a Nedved, che ha di sicuro una “l” nel mezzo, rimane incomprensibile (scriveteci sotto le vostre ipotesi).

Gattuso ama Nedved per due motivi. Il primo è che Nedved è un grande giocatore, e Gattuso ha sempre dato l’impressione di amare i grandi giocatori, le grandi partite, la grande tensione. La seconda ragione è che Nedved è un agonista degno di lui e può stuzzicarlo, andarci in contrasto, prenderlo a spallate. E poi può usarlo come esempio negativo della sua retorica da campo: «Ogni giocatore ha il suo modo di giocare. Io quando sono in campo gesticolo sempre, muovo le braccia, faccio dei cenni a tutto e tutti… Nedved è uno che casca spesso ma ripeto ognuno ha il suo modo di giocare» dichiarò qualche tempo dopo, provando a nascondere con una finezza retorica il fatto che non lo sopportava. Io gesticolo tanto, lui simula, ognuno ha il suo modo di giocare.

Gattuso vs Felipe Melo

È molto interessante vedere Gattuso confrontarsi con un altro giocatore famoso per la durezza dei propri interventi come Felipe Melo. Ancora una volta Gattuso si avvicina al confronto con l’aria di chi ha ragionissima a lamentarsi, allargando le braccia e alzando le spalle. Felipe Melo gli mette le mani sulle spalle in maniera aggressiva e Rino replica al gesto mettendo le sue mani sulle braccia di Melo, ma quello lo spinge via con aria di disprezzo.

La tensione di Gattuso è prima mentale che fisica, la violenza è un confronto non la negazione dell’altro. Per questo, come da copione, Gattuso non può lasciare perdere. Anzi adesso che è stato spinto via come un sacchetto di spazzatura, ha un motivo di discussione in più. Per questo torna indietro con la mano tesa, dicendo cose, mentre per separarli qualcuno prende Melo per il collo.

Ma anche in quel caso, Gattuso non molla la presa. Torna da Felipe Melo che ormai si è calmato, ma Rino ha la stessa energia di prima e ci tiene proprio tanto a fargli sentire le sue ragioni. Felipe Melo, cammina in una direzione, poi si gira e va nell’altra, vuole solo togliersi Gattuso di dosso, abbassa persino la testa per evitare il il contatto con lo sguardo mentre Gattuso lo tocca, gli parla e si fa ancora più basso cercando di guardarlo negli occhi. A un certo punto Felipe capisce che l’unico modo per chiudere la faccenda e dargli ragione: gli dà la mano e una pacca sul braccio e sembra felice di poter tornare alla sua vita di tutti i giorni.

Come si capisce bene da questo video, l’aggressività di Gattuso è una forma di dialettica.

Gattuso su Scherzi a parte

Gattuso sta andando con la sua Audi al ristorante di Baci&Abbracci, il brand d’abbigliamento di Vieri e Brocchi. Veste dei pantaloni sformati che coprono delle scarpe strette, la maglia con il cuoricione di Sweet Years, un giacchetto della felpa rossa e tiene un lecca lecca in bocca. Ad anni di distanza, una delle parti migliori di questo video è la sua estetica da Milano metà anni 2000, quando i calciatori di Milan e Inter fondavano marchi d’abbigliamento, erano sulle copertine dei rotocalchi e facevano le comparsate a Uomini&Donne e a C’è posta per te.

Gattuso lascia la macchina ad un parcheggiatore che è un suo grande fan, e che dice di aver chiamato il suo cane come lui. Quando ritorna a prenderla trova gli interni della macchina distrutti, con il cane rinchiuso dentro ad abbaiare. Non è uno scherzo geniale, ma programmi come Scherzi a Parte sembrano ideati proprio per personaggi dalla fama di irascibili come Gattuso. Tutti conosciamo Gattuso come una persona istintiva e manesca, anche se in quel modo autentico - da pazzo al bar del paese - che ce lo fa amare. Quindi guardare Gattuso che va lentamente fuori di testa è esattamente quello che ci aspettiamo che succeda.

Attorno a lui ci sono Abbiati e Brocchi - entrambi pieni di capelli - che provano a calmarlo mentre inizia a minacciare tutti - “non mi far girare i coglioni a me”, facendo il gesto del pazzo, “stai muto”, ripetuto 3 volte; “t’ammazzo” con il pugno stretto e gli occhi da invasato. Gattuso non sa bene cosa fare in una situazione oggettivamente assurda. Tutti i momenti in cui vorrebbe lasciarsi andare ma deve contenersi per evitare conseguenze. Quando telefona al parcheggiatore colpevole di avergli messo il cane nella macchina che è anche un suo fan Gattuso gli parla in modo quasi dolce.

A un certo punto compare anche un finto inquilino di un palazzo vicino, che, in pigiama e sul balcone, rimprovera Gattuso, e lui è costretto a minacciare anche lui, a dirgli di scendere. Gli dice anche un “vada via al cul” stonatissimo nella sua bocca. Quando il tipo gli dice che Gattuso non fa niente mentre lui si alza la mattina per andare a lavorare allora “Ringhio” si giustifica con aria un po’ colpevole: «Mi hanno spaccato la macchina. Tu che gli dici? “Scusa signore mi avete spaccato la macchina”?».

Mentre sta discutendo con un uomo in pigiama alle sue spalle compare una donna che si lamenta del trattamento che sta subendo il cane rinchiuso nella macchina. Gattuso è sconcertato.

Il dettaglio più assurdo è il lecca lecca quasi finito che tiene in bocca per tutta la scena, che gli dà un’aria un po’ femminile mentre prova a essere minaccioso. I complici dello scherzo lo stuzzicano e lui a un certo punto si trova costretto a giustificarsi: «Questo lo tengo perché se me lo tolgo ti spacco la faccia», come se il lecca lecca fosse un calmante naturale. Quando arriva il parcheggiatore colpevole Gattuso va definitivamente fuori di testa e si mette a correre in modo un po’ goffo, cercando di prenderlo a calci. Neanche in questo caso Gattuso ha davvero l’aria di uno che potrebbe fracassare di botte qualcuno. Viene limitato da Brocchi e Abbiati ma l’impressione che anche da solo non avrebbe fatto molto di più. Gattuso in fondo sembra il classico amico irascibile a cui è troppo divertente far perdere la pazienza, tanto già si sa che si risolverà tutto a ridere.

Gattuso sbrocca a Creta

Questa fa parte del genere letterario allenatori italiani pazzi che perdono il controllo all’estero. Una categoria dentro cui troviamo conferenze stampa leggendarie come quelle di Trapattoni o Malesani. Ci sono però alcune cose che rendono questa conferenza di Gattuso speciale. Innanzitutto il contesto minore: Gattuso è a Creta, ad allenare una squadra mediocre, e nessuno ha mai capito come ha fatto a finire laggiù. L’OFI Creta non è solo una società improbabile, ritornata nel massimo campionato greco dopo diversi anni di assenza, ma anche un club in gravi difficoltà economiche. Gattuso ha allenato quattro squadre: una svizzera, due sull’orlo del fallimento una di Zamparini. Ditemi se questo non è il curriculum di una persona invasata, con un’idea esasperata di gavetta: «Ma one year here is ten years in another club. And this is good for me» ha detto durante il suo sfogo.

La conferenza è di settembre e, da come potete intuire, “Ringhio” sta già allenando in un clima surreale. Due mesi dopo, con i giocatori che ancora non venivano pagati, si dimetterà dichiarando che era “impossibile lavorare”: «Alcuni calciatori venivano a battere cassa con me». Questa conferenza rimarrà l’unico momento tangibile, ma anche il più alto, dell’esperienza di Gattuso a Creta.

Il contesto assolutamente amatoriale contribuisce alla patina di culto di questo video .Gattuso ha la camicia troppo aperta, è vicino a un traduttore leggermente sovrappeso, dall’aria depressa, che non capisce l’italiano ma solo l’inglese, che però Gattuso parla male. Come in altre conferenze di questo tipo, però, Gattuso sbaglia pronunce e dice parole a caso con assoluta sicurezza, spedito, senza titubare. Quando non sa qualche parola non fa pause ma cambia direttamente lingua, italiano e un po’ di greco. È uno sfogo che dura un quarto d’ora di caos totale, durante il quale è impossibile capirci qualcosa: con chi ce l’ha gattuso? Qual è il problema? Perché dopo un mese di campionato è già così arrabbiato?

Il traduttore vicino a lui è cupo e un po’ imbarazzato, sembra stare molto attento a non far arrabbiare Gattuso come si fa con le persone pericolose. È difficile restituire tutta l’assurdità della conferenza, quindi ho fatto una lista delle mie frasi preferite:

  • Sometimes win sometimes loss Ma my job, my players is no toch.

  • I know. I have many difficult. Many. Ma me work twelves hours and fifteen hours a day… in the vac.

  • Is cazzate, shit… malakia. One hundred percent malakia.

  • No live, live what, is too easy for me to live.

  • This guy forcide, for speak, for speak, for nothing.

  • I not permett nothing, for big name, not permett nothing

  • Me not finish the school i’ve no paper for teacher. I’ve diplom for manager, and sometimes maybe good sometimes maybe shit, ma the rules for me is very important. Because no happy if i put Fragoulakis e Daskalakis out.

Il casino di Foggia-Pisa

Questo video mostra una situazione parecchio incasinata, siamo oltre il solito livello di casino che Gattuso porta con sé ovunque vada (come i vecchi coatti degli anni ‘70 e ‘80 che andavano in giro accompagnati e introdotti dalla musica di un ghetto blaster poggiato sulla spalla, un’usanza che sopravvive in pochi coatti che ancora oggi in metro usano micro-casse blutooth o direttamente gli altoparlanti del cellulare). C’è una specie di invasione di campo dei tifosi del Foggia, c’è la Polizia che entra e i commentatori indignati che dicono cose come “qui si rischia davvero, qui si rischia davvero”, perché evidentemente non amano il sud d’Italia.

Poco prima Rino Gattuso aveva ricevuto una bottiglietta d’acqua vuota in testa che gli aveva piegato le ginocchia dal dolore. Per questo per parte del video sta gridando, sbracciando e minacciando gente con una borsa di ghiaccio in testa. Questa è una delle due cose che rendono questo video interessante. La seconda cosa, è la dialettica tra Rino Gattuso e Roberto De Zerbi. L’allenatore del Foggia inizialmente si avvicina e più o meno lo abbraccia, uno di quegli abbracci passivo-aggressivi, coercitivi, e gli dice qualcosa all’orecchio facendolo incazzare. Forse De Zerbi inizialmente voleva sinceramente scusarsi ma a un certo punto si indispettisce per l’atteggiamento vittimistico di “Ringhio” e decide che quelle mezze scuse erano il massimo che avrebbe fatto per lui. Dopo un po’ si riavvicinano e i commentatori sembrano felici per quello che interpretano, con troppo anticipo, come “l’abbraccio tra Gattuso e De Zerbi” che avrebbe riportato la calma. Lentamente, invece, Gattuso e De Zerbi ricominciano a litigare. Una disputa che possiamo apprezzare per come è raccontata da loro gesticolare.

Inizia la mano di De Zerbi, con il gesto italiano più riconoscibile all’estero che siginifica “che vuoi”; risponde la mano di Gattuso con indice e pollice uniti e il resto delle dita tese a pochi centimetri dalla faccia di De Zerbi: una mano che sembra dire: “Guarda che se non la finisci ti faccio vedere io”. De Zerbi a quel punto muove la mano da Gattuso a sé, da sé a Gattuso, in un gesto di che sa molto di invito a risolverla tra di loro in separata sede. Gattuso a quel punto sembra indicare “fuori”, quel “fuori” dove ci si vede proprio per regolare i problemi in privato. A quel punto li devono separare di nuovo, creando quel quid di agitazione in più che segue sempre le separazioni tra due che fanno finta di voler litigare.

È incredibile come, nonostante la fama e i numerosi video youtube in tema, nessuno sembra ancora aver capito quanto sia difficile riportare alla ragione Rino Gattuso.

La sua prima partita in Serie A come allenatore del Milan sarà proprio con il Benevento di Roberto De Zerbi, alla caccia del primo punto in campionato. Impossibile immaginare un esordio migliore.

Mi raccomando Rino, non cambiare mai.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura