Per la prima volta in questa stagione il Napoli sta attraversando un periodo di difficoltà, che coincide con un momento non felice del suo bomber, Dries Mertens. Non è ancora chiara la relazione di causa-effetto tra le due condizioni, ma è certo che il vice-capocannoniere dello scorso campionato, dopo aver segnato 6 gol nelle prime 6 giornate, ne ha segnati 4 nelle successive 9, passando da una media di 1,18 gol ogni 90 minuti a una di 0,44.
Quando e come tira Mertens
Ovviamente la distribuzione dei gol di un attaccante nel corso della stagione è casuale, ma il digiuno di gol che dura ormai da quattro partite comincia ad essere preoccupante anche perché in questo stesso periodo il Napoli è stato capace di raccogliere solo 7 punti sui 12 disponibili. Andando ad esaminare il numero di tiri, Mertens tira 3,9 volte ogni 90 minuti, un dato nettamente inferiore rispetto ai 5,2 di media della scorsa stagione. Ma analizzando più nel dettaglio si nota come Mertens abbia ridotto il numero di tiri da fuori (da 2,1 a 1,2 per 90), ma stia continuando a calciare all’interno dei 16 metri pressoché con la stessa frequenza (da 3,1 a 2,7). Ad essere diminuiti sono però i tiri in porta, da 2,3 a 1,7 ogni 90 minuti.
Oltre ad aver diminuito la quantità, anche la qualità media delle sue conclusioni ha fatto registrare un calo se si esaminano gli Expected Goals di Mertens. Il belga è passato dal produrre 0,71 xG ogni 90 minuti a 0,49 xG di media, mentre in media un suo tiro genera 0,12 xG, quando erano quasi 0,14 xG nella passata stagione: un dato tuttora decisamente alto, ma non paragonabile a quello registrato nella sua “career-season”.
Ad essere realmente allarmante è però la minor frequenza con cui è arrivato al tiro nelle ultime partite di campionato. Se si escludono i tiri bloccati da un difensore, il belga ha calciato 2 volte contro la Juventus (entrambi velleitari colpi di testa), 0 contro l’Udinese, 2 contro il Milan (una conclusione dalla distanza e un tiro addosso a Donnarumma) e una sola contro il Chievo (un’improbabile girata).
Gli Expected Goals stagionali di Mertens visualizzati.
Per quanto riguarda i tiri in porta, il dato è ancora più angosciante per i tifosi del Napoli: nelle prime 11 giornate Mertens era sempre riuscito a inquadrare la porta, ma nelle ultime quattro ha effettuato 2 tiri in porta totali, entrambi contro il Milan, mentre non ha mai messo alla prova i guantoni di Buffon, Scuffet e Sorrentino.
Quanto gioca Mertens
Ad aver influito sullo stato di forma e di conseguenza sul suo periodo a secco di gol, potrebbe essere l’elevato minutaggio a cui è stato sottoposto: finora sono 1266 i minuti giocati su un totale possibile di 1350, più di Reina e già ben più di quanto avesse fatto in tutto il campionato 2015/16. Quest’anno l’ex PSV è sempre partito titolare in campionato, fatta eccezione per la prima giornata contro il Verona, quando Sarri gli ha preferito Milik, pur concedendogli quasi mezz’ora di gioco nel secondo tempo.
Dalla seconda giornata in poi non c’è più stato riposo per Mertens, a maggior ragione dopo il grave infortunio al ginocchio del polacco, occorso già alla sesta giornata. Da Napoli - Cagliari infatti il numero 14 azzurro non ha saltato nemmeno un minuto in campo, ma al contempo ha visto diminuire nettamente il proprio contributo realizzativo.
Se, almeno in linea teorica, il Napoli ha due elementi per ruolo, è evidente lo squilibrio tra i reparti nell’applicazione del turn-over. Sarri non ha problemi a ruotare Allan, Jorginho ed Hamsik con Zielinski, Diawara e quando possibile anche Rog ma è ben più reticente nell’impiegare quelle che in linea teorica sono le riserve del tridente d’attacco, pur essendo stato il primo ad ammettere che nelle ultime uscite la sua squadra è stata “meno brillante nei tre attaccanti”.
Se è vero che, con Milik in infermeria, Mertens è l’unico che può fare il centravanti, gli altri esterni d’attacco Ounas (71 minuti) e Giaccherini (60), sono rispettivamente penultimo ed ultimo in squadra per minuti giocati in campionato. Insieme non arrivano nemmeno al minutaggio di Rog, che con 141 minuti è il centrocampista meno schierato. Probabilmente sarà necessario rimediare a questa falla in sede di mercato, ma aver iniziato una stagione con tre competizioni da affrontare con un attaccante che si era appena rotto il crociato (Milik), un jolly che non ha mai avuto una precisa collocazione in squadra (Giaccherini) e un esterno che lo stesso Sarri ha di recente definito “anarchico” (Ounas), si è rivelata una scelta tutt’altro che saggia.
Mertens è solo alla sua seconda stagione ad alto utilizzo da quando gioca nel Napoli. Se continuasse di questo passo, ma sembra improbabile, soprattutto se gli azzurri riuscissero miracolosamente a qualificarsi agli ottavi di Champions, il belga finirebbe la stagione con oltre 3200 minuti giocati. Bisogna andare indietro fino al 2014/15, per trovare un attaccante che abbia giocato almeno 3200 minuti in campionato: un 37enne Luca Toni, con il Verona però concentrato solo sulla salvezza.
Negli ultimi anni la Serie A ha avuto come protagonisti attaccanti decisamente longevi, come ad esempio Toni, ma Mertens, soprattutto se continuasse a giocare con questa frequenza, potrebbe non ripetere mai una stagione a livello realizzativo all’altezza della precedente. Come documentato da Colin Trainor su StatsBomb, gli attaccanti raggiungono il picco delle proprie prestazioni tra i 27 e i 28 anni di età, prima di cominciare un’inesorabile declino. È pur vero che l’arco di carriera del belga è stato particolare, e che ha cominciato a fare la punta soltanto nella passata stagione, ma al termine della stagione avrà compiuto 31 anni, che, di regola, significa avere i migliori anni della propria carriera già alle spalle.
Il contesto attorno a Mertens
È ancora presto per dire se Mertens sia in declino, bisogna anche ammettere che il livello del gioco offensivo del Napoli non sia lo stesso delle prime partite stagionali. L’infortunio di Ghoulam ha indubbiamente modificato il contesto tattico intorno al belga: la catena di sinistra era ormai il cavallo di battaglia della squadra di Sarri. L’inserimento ora di Mario Rui, ora di Hysaj da quel lato del campo non ha per ora offerto gli stessi risultati né in termini di qualità di pattern di gioco né di produzione offensiva.
Dati alla mano, ultimamente i rifornimenti al numero 14 del Napoli sono diventati troppo sporadici e il suo coinvolgimento nella manovra inferiore. Lo scorso anno Mertens toccava in media 48,9 palloni ogni 90 minuti; quest’anno il dato è diminuito a 43,8, ma se si esaminano solo le ultime quattro uscite i suoi tocchi di palla crollano a 33,2 di media.
Senza l’esterno algerino gli azzurri sono più prevedibili: se le sovrapposizioni del terzino non sono puntuali, Insigne deve allargarsi e ciò vuol dire allontanarsi da Mertens, pregiudicando la possibilità di giocare le tipiche combinazioni offensive tra i due, e di farlo con qualità. Con la maggior parte delle squadre, Juventus compresa, che difende il Napoli cercando di compattare le ultime due linee per non concedere spazio sulla trequarti, le combinazioni tra i giocatori offensivi sono un’arma fondamentale per disorganizzare gli schieramenti avversari.
L’altra soluzione offensiva che coinvolge Mertens è la verticalizzazione sui piedi per favorire un immediato filtrante o un pallone a scavalcare la difesa per un compagno a cui di solito fa seguito un movimento in profondità del centravanti volto a ricevere nuovamente la palla. Una giocata che si è rivelata letale in più di un’occasione, ma che in mancanza di alternative valide rischia di diventare troppo prevedibile. È facile soffermarsi nuovamente su quanto bene la Juventus abbia difeso il Napoli, ma bisogna ammettere che la difesa bianconera non ha mai permesso al belga di rendersi neanche lontanamente pericoloso in situazioni di questo tipo.
Nella partita contro la Juventus, quando Mertens veniva incontro alla palla, movimento che spesso precede un lancio per un compagno alle spalle della difesa, uno dei due centrali seguiva il movimento per non dargli spazio e tempo, mentre l’altro si preparava all’anticipo sul movimento in profondità di Callejón o Insigne. In questo caso Benatia e Chiellini, preparati sulle giocate tipiche del belga, i neutralizzano la giocata con relativa facilità.
Sarri sta ancora cercando nuove soluzioni, ma si trova a fare i conti con le diverse caratteristiche dei propri terzini: se Hysaj è abituato a giocare più basso Mario Rui è un terzino a cui piace venire dentro al campo, mentre Ghoulam ama sovrapporsi lungo la fascia per gestire il possesso. Potrebbe essere anche solo un caso, ma è un dato di fatto che il digiuno di Mertens sia coinciso proprio con le prime quattro giornate d’assenza del terzino sinistro titolare.
È una combinazione dei fattori illustrati, più che uno solo di essi, ad aver determinato la recente evanescenza in zona gol del miglior attaccante del Napoli. Senza una migliore gestione delle sue energie e un miglioramento dei meccanismi offensivi, sarà arduo vedere Mertens ripetere l’exploit realizzativo della scorsa stagione.