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Il piano della Juventus per battere il Milan
30 ott 2017
La Juventus aveva una strategia migliore e ha giocato meglio, scavando la differenza fra sé e la squadra di Montella.
(articolo)
12 min
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La partita vinta con autorità sul difficile campo del Chievo aveva gettato fumo negli occhi sulle reali condizioni del Milan di Montella. La partita casalinga contro la Juventus avrebbe dovuto dare dei segnali più chiari sulle reali condizioni di forma dei rossoneri. La difficoltà della partita ha rappresentato però un ostacolo insormontabile per le fragili certezze attuali del Milan, che ne esce forse con ancora meno sicurezze sulla costruzione di un complesso tattico e psicologico solido e coerente.

La fluidità del Milan

Nei primi 7 minuti il Milan ha esercitato un pressing estremamente offensivo sull’inizio azione della Juventus, abbinandolo a un gegenpressing aggressivo per riconquistare il pallone prima possibile in posizione avanzata. La Juve non è stata subito pronta ad affrontare il furore messo in campo dai rossoneri, perdendo spesso il possesso del pallone e mostrando enormi difficoltà nella resistenza al pressing.

Ma è stata solo una breve sfuriata. Placatosi il pressing rossonero e assestatasi la circolazione del pallone della Juventus, sono emerse la strategie pensate dai due allenatori. Se contro il Chievo, pur mostrando un certo grado di fluidità ed asimmetria, il 3-4-2-1 del Milan era stato interpretato in entrambe le fasi di gioco in modo ortodosso, contro i bianconeri Montella ha pensato a due diversi schieramenti posizionali nelle due fasi di gioco. In fase di possesso palla i rossoneri si sono disposti con il 3-4-2-1, provando ad occupare tutti i corridoi dell’ampiezza del campo con i due esterni, i due trequartisti e il centravanti.

La pass-map del Milan evidenzia bene il 3-4-2-1 in fase di possesso palla.

In fase difensiva invece Montella ha schierato un 4-4-1-1 dove Abate retrocedeva nel ruolo di terzino destro, spingendo verso sinistra la linea difensiva, che a quel punto si sistemava con Zapata e Romagnoli centrali e Rodriguez terzino sinistro. Suso è arretrato sulla linea dei centrocampisti sulla fascia destra, con Borini su quella opposta. In avanti Calhanoglu ha provato a giocare nella zona di Pjanic, lasciando Kalinic solo contro i due centrali bianconeri.

IL 4-4-1-1 del Milan in fase di non possesso. Kalinic è fuori dall’inquadratura.

Probabilmente Montella non ha voluto rinunciare ai possibili vantaggi che il 3-4-2-1 avrebbe potuto regalare alla sua squadra in fase di possesso palla, cercando però di cautelarsi dai possibili punti deboli, disegnando un altro modulo di gioco per la fase difensiva. In possesso palla il 3-4-2-1 poteva garantire superiorità numerica in zona arretrata in fase di costruzione bassa, facilitando la risalita palleggiata del pallone lungo il campo, e l’occupazione ottimale di tutta la larghezza del terreno di gioco, costringendo così la Juventus a difendere contemporaneamente l’ampiezza e la zona degli half-space, occupata da Suso e Calhanoglu. Contro il Chievo, che giocava con due punte centrali, il 3-4-1-2 era un’ottima risposta anche in fase difensiva, assicurando superiorità numerica centrale contro i due attaccanti. Anche perché il Chievo era disposto a rombo e non presentava nessuna coppia terzino-esterno offensivo, rendendo semplice il controllo dell’ampiezza con i soli esterni di centrocampo del 3-4-1-2.

Contro il 4-2-3-1 della Juventus è probabile che la preoccupazione di Montella fosse invece quella di difendere l’ampiezza senza dover allargare troppo i centrali della difesa a 3 o, in alternativa, abbassare costantemente entrambi gli esterni e, a catena, le due mezzepunte. Con il 4-4-1-1 le catene laterali della Juventus potevano essere controllate in parità numerica e, al centro della difesa, Higuain gestito dalla coppia Zapata-Romagnoli.

I problemi difensivi del centrocampo del Milan

Il piano di Montella in fase di non possesso palla non ha però avuto troppo successo. Una delle chiavi della vittoria della Juventus va ricercata nella difficoltà della fase difensiva del Milan, e in particolare del suo centrocampo, nel gestire i movimenti del cuore della squadra bianconera, costituito dal terzetto Pjanic-Khedira-Dybala.

Una delle configurazioni classiche della Juventus in fase di possesso è quella che disegna una sorta di triangolo a centrocampo, con Dybala che arretra nel mezzo spazio di destra, Khedira che si alza verso quello di sinistra e Pjanic che rimane ad occupare la posizione di vertice basso. In questo modo la Juventus aumenta le linee di passaggio e si scagliona meglio in campo, formando una serie di triangoli che facilitano la circolazione del pallone.

Dybala si abbassa sul centro-destra, Khedira si alza sul centro-sinistra e la Juve si scagliona per fare circolare il pallone.

In mezzo al campo, con la palla in possesso della Juve, hanno finito per formarsi naturalmente tre coppie di giocatori contrapposte. Calhanoglu ha giocato spesso nella zona di Pjanic, Kessié, schierato come interno destro, si è ritrovato vicino a Khedira mentre Biglia ha gravitato nella zona di influenza di Dybala.

Il controllo da parte dei tre giocatori del Milan delle rotazioni dei tre giocatori bianconeri è stato difficoltoso e impreciso. Calhanoglu, tentato troppo spesso dall’andare in pressing sui centrali bianconeri affiancando Kalinic, è stato disattento nel controllo di Pjanic. A catena, Kessié ha assecondato le sue tendenze più naturali, uscendo in pressing sul bosniaco, o in alternativa sui centrali bianconeri, lasciandosi sfilare alla spalle Khedira. In questo modo Biglia è rimasto troppo spesso solo tra Khedira, smarcatosi alla sua destra, e Dybala, che cercava spazi sul suo fianco sinistro. L’azione del primo gol di Higuain, con Dybala che riceve alla sinistra di Biglia, è nata proprio dalla situazione tattica appena descritta.

Qui Calhanoglu controlla Pjanic, lasciando la costruzione bassa a Chiellini. Kessié esce in pressione sul centrale bianconero e lascia alle sue spalle Khedira, con Biglia che rimane in mezzo tra il tedesco e Dybala. È l’inizio dell’azione che porterà al gol di Higuain del vantaggio juventino.

L’azione prosegue e Dybala continua a rimanere smarcato al fianco sinistro di Biglia. Khedira alzandosi “fissa” la posizione di Zapata, costringendo Romagnoli a stringere su Higuain. Cuadrado largo tiene aperto Rodriguez. Pjanic è chirurgico nel trovare Dybala, Higuain nell’attaccare lo spazio libero.

Per tutta la partita il controllo di Dybala, abilissimo a fornire un appoggio corto avanzato per ripulire e consolidare il possesso palla bianconero, si è rivelato un enorme problema per il centrocampo rossonero e in particolare per Biglia, che gravitava nella sua zona.

Le prestazioni di Dybala e Higuain sono state fondamentali per la vittoria della Juventus. Con il Milan che, presto in svantaggio, ha spesso giocato un pressing molto offensivo, la capacità di Dybala di fornire una soluzione di passaggio tra le linee per uscire dalla pressione e raccordare il gioco e, ricevendo traiettorie più lunghe, quelle di Gonzalo Higuain nel difendere il pallone facendo avanzare per il campo tutta la squadra, hanno più volte rappresentato la maniera più efficace di superare il pressing, generoso, ma non sempre preciso della squadra di Montella.

La strategia difensiva di Allegri

Come spesso gli capita, Massimiliano Allegri ha tarato il suo piano difensivo sui punti di forza del Milan. La priorità per il tecnico della Juventus è stata quella di controllare la principale arma del Milan, ovvero la creatività di Suso, e di negare gli spazi di mezzo alle ricezioni dello spagnolo e di Calhanoglu. Per riuscirci Allegri ha scelto di compattare le linee del 4-4-2 in posizione piuttosto bassa. Tenendo le linee molto vicine, la Juventus ha controllato lo spazio tra difesa e centrocampo, che si è rivelato troppo angusto per le ricezioni dei trequartisti rossoneri. In aggiunta, le distanze ridotte tra i giocatori bianconeri hanno favorito la formazione di una vera e propria “gabbia” sulle ricezioni esterne di Suso.

Il 4-4-2 strettissimo e basso della Juventus.

Contro la costruzione con 3 uomini del Milan, Allegri ha scelto di marcare Rodriguez e Romagnoli con Dybala e Higuain, cercando di impedire l’impostazione del gioco allo svizzero e lasciando a Zapata, il più in difficoltà con il pallone tra i piedi, la responsabilità di iniziare l’azione. Solo in rari casi, e prima di realizzare il gol del vantaggio, la Juventus ha provato a pressare in maniera più aggressiva, alzando Mandzukic sulla ricezione del difensore colombiano. Il problema della difesa dell’ampiezza è stato risolto da Allegri utilizzando i terzini in maniera aggressiva sugli esterni avversari. Piuttosto che abbassare con continuità Cuadrado e Mandzukic su Borini e Abate, con il rischio di schiacciare troppo le linee, Allegri ha preferito controllare gli esterni del Milan sul lato forte con i propri terzini, utilizzando gli esterni in zona più centrale per coprire il passaggio interno verso la mezzapunta.

Ad accompagnare l’aggressività dei terzini, tutta la linea difensiva della Juventus si è mossa con decisione verso la zona della palla, aggredendo i possibili ricevitori. Pur giocando con un baricentro basso e compattando la squadra, l’atteggiamento difensivo della Juventus non è mai stato passivo e le linee, per tutti i 90 minuti, si sono continuamente mosse per i passaggi, con Pjanic ad eccellere in questo aspetto e a marcare i ricevitori con precisione ed energia.

Su Borini esce Lichtsteiner. Cuadrado prova a coprire la linea di passaggio verso Calhanoglu sul quale, in ogni caso, esce forte Rugani. Tutta la squadra si muove in maniera ordinata verso la zona palla.

Con Suso strettamente controllato e gli spazi tra le linee occupati, il Milan ha mostrato poche idee su come scardinare la difesa bianconera. La palla circolava dai 3 difensori verso l’esterno, senza poi trovare la maniera di giungere al centro. Con Biglia sempre timido nella gestione del pallone e Kessié a disagio in fase di impostazione, il regista della squadra era Rodriguez, che provava a utilizzare il suo sinistro per giocare passaggi taglia-linee, spostare il fronte del gioco e cercare la profondità. Nell’ultimo terzo di campo le possibilità offensive dei rossoneri erano limitate alle buone corse in profondità di Kalinic, che è riuscito bene ad allungare la difesa bianconera, e alle iniziative individuali di Borini sulla fascia. Proprio sull’asse Rodriguez-Kalinic è nata la migliore occasione dei rossoneri, allo scadere del primo tempo, con Buffon che è riuscito a chiudere con tempestività e a deviare sulla traversa il tiro da 0.6 xG dell’attaccante croato.

La grande occasione di Kalinic sbilancia a favore dei rossoneri il conto degli xG. Le capacità realizzative di Higuain hanno regalato due gol ai bianconeri nonostante un basso valore degli xG.

Anche il diverso utilizzo fatto da Montella dei due trequartisti, per provare a diversificare i propri attacchi, non ha avuto troppo successo. Suso ha provato a ricevere sempre palla addosso, negli half-space a possesso consolidato e in posizione più aperta nella fase di transizione. Calhanoglu invece ha giocato più a rimorchio di Kalinic, attaccando lo spazio alle spalle del centravanti per conquistare le seconde palle. Ma entrambe le strategie si sono rivelate perdenti. Lo spagnolo non ha mai trovato gli spazi per la ricezione e le sue successive giocate, mentre Calhanoglu, nonostante gli anni passati ad attaccare le seconde palle nel sistema di Schimdt al Bayer Leverkusen, non è mai riuscito a conquistare un pallone in zona pericolosa.

La resa del Milan

Il secondo tempo ha ricalcato i medesimi temi tattici del primo, ma ancora il secondo gol di Higuain ha decretato in sostanza la fine del match. Il gol della Juventus è nato, ancora una volta, dalle difficoltà del Milan nella gestione della posizione di Paulo Dybala. Ad inizio azione l’argentino ha ricevuto e il pallone tra le maglie del centrocampo avversario e lo ha spostato dal lato forte a quello debole, servendo Asamoah. Più avanti, sulla conduzione palla del ghanese, Dybala ha superato Locatelli e con il suo movimento ha attirato Romagnoli e liberato lo spazio per Higuain.

La finta di Dybala e la conclusione di Higuain sono due perle tecniche propiziate da un’occupazione ottimale dello spazio e del tempo dell’azione.

Sotto di due reti, Montella ha inserito Andrè Silva per Calhanoglu, passando al 3-4-1-2, ma la nuova configurazione tattica ha tolto in realtà ordine ai rossoneri, che non hanno più trovato i riferimenti necessari per avanzare lungo il campo, finendo per affidarsi solo ai lanci lunghi e allungando la struttura della squadra. La Juventus ha avuto vita facile nella gestione del pallone e nel secondo tempo ha alzato il baricentro di ben 7 metri (43.2 m nel primo tempo, 50.5 m nel secondo) e ha aumentato la percentuale di riuscita dei propri passaggi dal 79.5% all’84.6%.

Il tiro di Higuain è fantastico, ma è già partito e Donnarumma è ancora con entrambi i piedi staccati dal terreno impegnato in un pre-balzo propedeutico al tuffo. Una caratteristica discutibile della tecnica di Gigio Donnarumma.

Un Milan troppo fragile

Per uscire vincitrice alla Juventus sono bastate: una buona strategia, una buona interpretazione difensiva e le buoni doti realizzative di Gonzalo Higuain. Allegri ha disegnato una gara difensiva tagliata sulle caratteristiche degli avversari, togliendo gli spazi a Suso e intasando quelli tra le linee. Il dilemma della contemporanea difesa dell’ampiezza e degli half-space contro il 3-4-2-1 rossonero è stato risolto giocando con particolare aggressività sul lato forte e scivolando con decisione verso la zona palla. Una strategia difensiva che ha richiesto un alto livello di attività e di attenzione, che i bianconeri sono però riusciti a mantenere per tutta la partita. In attacco le consuete rotazioni del centrocampo sono bastate per mandare in crisi il sistema difensivo del Milan e a preparare le ricezioni di Dybala, che hanno poi generato i due splendidi gol di Gonzalo Higuain.

Il Milan, che sembrava in ripresa dopo l’ampia vittoria nel turno infrasettimanale contro il Chievo, ha invece evidenziato ancora una volta la distanza che la separa dalle migliori squadre del campionato. In attacco la squadra di Montella ha mostrato di avere poche idee alternative alle giocate di Suso per mettere in difficoltà gli avversari. Solo le corse profonde di Kalinic e la testardaggine in fascia di Borini hanno costituito un pericolo per i bianconeri. In fase di non possesso il centrocampo costituito da Biglia e Kessié, supportati da Calhanoglu, ha giocato una partita troppo modesta che ha aperto le porte della vittoria ai bianconeri. In particolare sono sembrate poco chiare le regole assegnate per portare pressione ai portatori di palla bianconeri.

Le imprecisioni tattiche, unite però anche alle prestazioni individuali ampiamente insufficienti dei centrocampisti, spiegano facilmente tutte le difficoltà nella gestione della posizione di Dybala e, a catena, gli spazi concessi più avanti a Gonzalo Higuain, che poi sono costati i due gol decisivi. Il Milan appare ancora molto lontano da un equilibrio tattico che gli permetterebbe di mettere assieme le caratteristiche migliori di tutti i suoi giocatori. Chissà se Montella avrà il tempo di trovarlo.

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