Prima di ieri, da quando Heynckes è tornato al Bayern Monaco, i bavaresi avevano perso una sola volta (il 25 novembre, 2-1 a Gladbach), tanto che il settantatreenne allenatore si è persino tolto la soddisfazione di conquistare il record di vittorie consecutive in Champions per un allenatore (undici di fila, ma migliorabile a cominciare dal quarto di finale contro il Siviglia). Il dominio in Bundesliga è tale che la maggior parte delle avversarie rinuncia al pallone e pensa solo a frapporre più uomini possibili in difesa della propria porta. Persino il commissario tecnico della Nazionale, Joachim Löw, si è lamentato per la recente deriva del campionato tedesco, in cui, a suo dire, la maggior parte delle squadre si comporta in modo reattivo e di conseguenza le partite vengono spesse decise dal caso.
L’allenatore campione del mondo in carica, non si riferiva di certo al RB Lipsia, squadra tra le più interessanti del panorama tedesco, che non a caso è riuscita ad infliggere a Heynckes la sua seconda sconfitta da quando siede nuovamente sulla panchina del Bayern. Un 2-1 finale che tra l’altro non rende nemmeno completamente merito alla squadra di Hasenhüttl, visto che, come confermano gli expected goals della gara, il punteggio poteva essere persino più rotondo.
La mappa degli xG della gara.
L'aggressività senza il pallone
La gara era certamente più importante per la squadra sassone, che nonostante il doppio passaggio di turno in Europa League, non vinceva da quattro partite in Bundesliga, tanto da essere scivolata fino al sesto posto in graduatoria. Hasenhüttl non ha comunque rinunciato al turn-over, lasciando in panchina sia Forsberg che Werner, abbandonando il 4-2-2-2 tipico (utilizzato anche all’andata) per un 3-4-1-2, con Keita alle spalle di Poulsen e Sabitzer, che, infortunatosi, ha dovuto lasciare il posto proprio a Werner dopo nemmeno dieci minuti di gioco. Anche Heynckes ha mischiato le carte per via delle tante assenze (oltre a Neuer, Thiago, Coman e Tolisso) schierando un 4-3-3 atipico con l’appena recuperato Rudy davanti alla difesa, James mezzala, Bernat e Muller ali e Sandro Wagner preferito a Lewandowski.
Il Lipsia ha cominciato subito ad aggredire il Bayern con ferocia, tanto che Poulsen andava persino a mettere pressione su Ulreich per costringerlo al lancio lungo. Il pressing aveva la palla come punto di riferimento, con i due attaccanti che rimanevano vicini e Keita che in un primo momento impediva la ricezione di un tutt’altro che brillante Rudy, marcandolo, e poi a sua volta si muoveva in accordo con il pallone. Questo costringeva una delle due mezzali, quasi sempre Vidal, ad abbassarsi per ricevere palla ed avanzare. Il cileno non è però il calciatore più indicato per far progredire il gioco e le sue continue richieste della palla finivano per favorire il pressing avversario.
Vidal si propone per ricevere palla da Hummels, su cui Poulsen sta portando pressione. Il suo movimento lo porta verso l’esterno e in una situazione di inferiorità ed infatti viene subito aggredito da tre uomini del Lipsia che recuperano palla.
Tra i due centrocampisti, Kampl era quello più aggressivo ed infatti si alzava spesso su Vidal, mentre Demme aveva un atteggiamento più conservativo e, oltre a controllare James, si abbassava per compensare le uscite dei tre difensori centrali. Persino i due esterni, Bruma a sinistra e Laimer a destra, erano molto aggressivi nel portare pressione e a togliere tempo agli avversari, tanto che spesso lasciavano spazio alle proprie spalle per Muller e Bernat.
Laimer esce in maniera molto aggressiva, per non dire avventata, su Vidal che ha il tempo di servire Bernat. Konaté è però attento - oltre che rapido - e chiude sullo spagnolo.
Oltre a forzare le azioni del Bayern, mettendo fretta al portatore di palla, l’aggressività del Lipsia ha portato al recupero di diversi palloni in zona pericolosa e costretto spesso i bavaresi ad affidarsi alla palla lunga su Wagner. Nella difesa a tre di Hasenhüttl, era Ilsanker ad agire al centro e ad uscire sempre sul centravanti della Nazionale tedesca, mentre i due classe 1999 Konaté ed Upamecano si mantenevano più bassi, per prevenire le spizzate sui due esterni e coprire la profondità in virtù dei loro impressionanti mezzi fisici ed atletici.
Nonostante alcuni rischi, dovuti al fatto che spesso i tre centrali si ritrovavano a difendere in parità numerica contro i giocatori offensivi di Heynckes, il Lipsia non ha concesso praticamente nulla ed è riuscito a limitare il Bayern ad un solo tiro nei primi 60 minuti. Purtroppo per loro, però, quell’unico tiro è stato trasformato in gol da Wagner.
La verticalità col pallone
Ma la strategia offensiva di Hasenhüttl si è rivelata ugualmente vincente e ha permesso la rimonta. Quando la squadra non riusciva a recuperare palla in zone alte e a far ripartire subito l’azione, cominciava a costruire da dietro, cercando di creare situazioni di superiorità numerica ai fianchi di Rudy. Bruma veniva spesso dentro al campo con Werner che attaccava la profondità in posizione più larga sulla sinistra per portare via Kimmich, mentre sulla destra era Laimer a dare ampiezza.
A turno, Keita, Poulsen, Bruma e Werner si posizionavano vicini per ricevere una verticalizzazione, solitamente di Kampl e cominciare una delle loro tipiche combinazioni offensive. La compattezza verticale del Bayern non è sempre stata all’altezza e il pressing instabile: ciò ha favorito la creazione di un’occasione da gol dietro l’altra.
Bruma si è stretto, Keita ha preso in mezzo Rudy e Vidal e Werner allunga il Bayern attaccando la profondità: presupposti per la verticalizzazione di Kampl e l’inizio di una pericolosa combinazione offensiva.
Si potrebbe pensare che avere tutti questi giocatori in avanti abbia sbilanciato la squadra di casa, ma è accaduto il contrario: la predisposizone di zone di superiorità numerica avanzate dava la possibilità di riaggredire subito, impedendo quindi le transizioni avversarie e creando i presupposti per una nuova azione offensiva. Il gol del pareggio di Keita è arrivato proprio grazie al gegenpressing dopo una rimessa laterale, a cui ha fatto seguito un recupero di Laimer in zona avanzata.
Quando invece non c’erano i presupposti per verticalizzare oppure gli ospiti decidevano di alzare l’intensità del proprio pressing, c’era sempre l’opzione di appoggiarsi a Poulsen, eccezionale per la sua capacità di giocare di sponda e per il suo dinamismo. Da una situazione di questo tipo, in cui il danese non ha vinto il duello aereo con Sule, ma Kampl ha comunque conquistato la seconda palla, è nata la rete del raddoppio (che poteva arrivare anche prima), in cui Werner è rientrato dal fuorigioco con i tempi giusti per essere servito in profondità da Keita, autore della solita, straordinaria, partita.
Negli ultimi trenta minuti, il Bayern non ha potuto far altro che alzare il baricentro e provare a recuperare il risultato ma ha continuato a non brillare sotto pressione. Gli ingressi di Ribery e Lewandowski hanno aumentato la pericolosità offensiva, ma non hanno impedito al Lipsia di conquistare l’intera posta in gioco.
Hasenhüttl ha dato un segnale forte al resto della Bundesliga, dominando il Bayern per un’ora non solo sul piano dell’intensità, ma anche su quello tecnico. La squadra di Heynckes, seppur non schierata con l’undici ideale, è stata tutt’altro che incisiva in zona offensiva e fin troppo vulnerabile in difesa. Paradossalmente però, questa può essere una sconfitta preziosa: con il Meisterschale già in tasca, l’obiettivo ora diventa la Champions League e l’atteggiamento delle squadre che affronterà da qui alla finale, sarà tutt’altro che arrendevole, proprio come quello del Lipsia.