Uno dei trasferimenti più interessanti dell’estate è passato quasi inosservato: Adam Nagy, una delle rivelazioni dell’ultimo Europeo, è stato acquistato dal Bologna per appena 1,5 milioni euro.
Nagy è nato il 17 giugno 1995 a Budapest, dove ha anche iniziato a giocare a calcio, provando per un breve periodo anche quello a 5. A 16 anni si trasferì per la prima volta all’estero, quando decise di iscriversi alla scuola calcio del VisionPro Sports Institute in Spagna, un progetto guidato dagli ex-calciatori britannici Ian Wright e Mark Hughes. Il progetto si è poi trasferito in Portogallo, ma è terminato nel 2013: in quel momento Nagy ha firmato per il Ferencvaros, entrando a far parte della rosa del club per la stagione 2013-2014.
Al Ferencvaros ha inizialmente giocato nella seconda squadra, che milita nella terza divisione ungherese. Ha fatto il suo esordio in prima squadra a 19 anni nel maggio 2015, subentrando dalla panchina contro il Paksi FC dopo 45 minuti. Ha cominciato a giocare con regolarità solo durante la passata stagione.
Nelle giovanili Nagy ha giocato molto come esterno di centrocampo, sia a destra che a sinistra, ma l’allenatore tedesco del Ferencvaros, Thomas Doll (ex giocatore di Lazio e Bari), ha preferito schierarlo come interno di centrocampo o come regista.
Il Ferencvaros ha giocato la maggior parte delle partite della scorsa stagione con un 4-3-3 o un 4-2-3-1, ma a volte ha schierato un rombo a centrocampo e, in altre occasioni, una difesa a tre. La squadra ha dominato il campionato e vinto con 76 punti dopo 33 giornate. Era una squadra di buona qualità individuale, che cercava sempre di controllare le partite con il pallone.
Nel 4-3-3 Nagy giocava insieme a due veterani del calcio ungherese: Tamas Hajnal, 35enne ex-giocatore della Bundesliga, e Zoltan Gera, 37enne ex-centrocampista del Fulham e West Ham. Non è un aspetto da sottovalutare, perché nonostante le qualità di Nagy, si poteva notare una sorta di timore reverenziale nei confronti dei due compagni.
Gera ha svolto di solito il ruolo del regista, mentre Nagy ha giocato come interno di centrocampo a destra. In questo ruolo Nagy ha giocato grandi partite, grazie anche ai suoi movimenti senza palla. Solo pochi giocatori hanno interiorizzato il principio di giocare e poi muoversi come Nagy: dopo un passaggio segue subito un nuovo movimento, per essere di nuovo in grado di ricevere palla o di creare spazio per un compagno. Nei movimenti senza palla lavora molto con veloci cambi di direzione per ingannare gli avversari.
Nagy si muove tra le linee e cerca sempre di essere in grado di ricevere un passaggio tra gli avversari.
Il pallone e lo spazio
Nagy è un giocatore con grandi abilità cognitive. Possiede una percezione straordinaria del gioco e soprattutto un buon senso degli spazi. Come interno di centrocampo si posiziona bene tra le linee e sa sempre cosa succede dietro di lui, premesse fondamentali per posizionarsi al meglio in relazione a pallone e giocatori. Quando un compagno effettua un semplice passaggio orizzontale, Nagy sa subito come deve muoversi, per ricevere tra gli avversari: è sempre in movimento, vuole sempre il pallone e questo definisce ogni aspetto del suo gioco. Quando chiede palla lo fa spesso anche in modo impulsivo, gesticolando molto. Ma al Ferencvaros i suoi compagni preferivano spesso il veterano Zoltan Gera.
Il suo primo controllo può mancare un po’ di pulizia, ma di solito è fatto nella giusta direzione. Normalmente sa cosa vuole fare con la palla prima di riceverla: per questo con il primo tocco indirizza subito il pallone, a volte anche molto a distanza, per usare nel modo più veloce possibile lo spazio che ha a disposizione.
Nagy come regista. Primo tocco col tacco, poi cambio di gioco con qualità.
A livello tecnico, a Nagy manca un po’ di pulizia nella gestione del pallone, ma riesce a sopperire prendendo sempre buone scelte velocemente. In questo viene aiutato dal fatto che può dribblare e passare il pallone sia con il destro che con il sinistro. Gioca anche i passaggi lunghi con entrambi i piedi, pur non mantenendo la stessa precisione.
Al Ferencvaros, Nagy si è spesso limitato a giocare passaggi semplici, indietro verso i difensori centrali o verso il lato sinistro o destro. Cercava di non rischiare troppo e preferiva giocare in orizzontale, ricevere palla da sinistra per distribuire a destra. Questa mancanza di verticalità è anche una conseguenza del gioco del Ferencvaros, una squadra che giocava in possesso su una struttura larga e che cercava spesso i cross dalle fasce. Con gli esterni molto larghi mancavano posizioni tra le linee a cui servire il pallone.
A livello tattico, in ogni caso Nagy deve ancora imparare a rischiare. Ha una buona visione di gioco, prende decisioni veloci ma spesso anche facili: di frequente non presta attenzione alle possibilità verticali e alla pressione che ha il giocatore che riceve palla da lui. Gioca il pallone rapidamente ma senza anticipare le conseguenze dei suoi passaggi. Considerate le sue qualità cognitive e soprattutto l’età, è un aspetto su cui i suoi allenatori potranno lavorare con buoni margini.
Movimenti senza palla per aiutare i suoi compagni in possesso palla.
Nagy aiuta molto la circolazione con i suoi movimenti senza palla. Come già detto si muove subito dopo ogni passaggio. Gioca molto in orizzontale, ma dopo un passaggio può spesso creare spazio per i suoi compagni. Per esempio gioca un passaggio verso sinistra e poi corre in avanti, portando via un avversario e aprendo spazio al centro. Inoltre con questo tipo di movimenti può ridurre la pressione degli avversari sul portatore di palla. Se gioca come interno di centrocampo Nagy è anche intelligente nel rendere più sicure le azioni dei compagni di squadra.
Come regista deve ancora migliorare: ha potenziale, ma al Ferencvaros ha mostrato qualche limite, soprattutto dato dal fatto che si abbassava troppo, attirato dal pallone. Il Ferencvaros però non faceva la salida lavolpiana e così Nagy limitava il gioco dei difensori centrali, tra cui Adam Pinter, che ha grande qualità nell’impostazione. A volte Nagy si muoveva anche troppo sulle fasce, limitando lo spazio e aumentando la pressione verso il giocatore in possesso palla.
Anche in questo caso, però, parte di questi problemi deriva dai meccanismi complessivi della squadra. Nella Nazionale ungherese la struttura nella fase offensiva è stata più funzionale a Nagy, che giocava centrocampista centrale in un 4-2-3-1 insieme a Zoltan Gera. In possesso palla la squadra cercava sempre di costruire il gioco da dietro con passaggi corti e rasoterra: Nagy si abbassava quasi sempre tra i difensori centrali e questo movimento era ben integrato nella tattica della squadra.
Contro l’Islanda.
Grandi partite, grandi giocatori
Durante gli Europei le prestazioni di Nagy hanno attirato parecchia attenzione. Il giovane ungherese ha giocato molto bene nel ruolo da regista, sempre con coraggio e la voglia di avere la palla, portarla in avanti e creare qualcosa. Rispetto alle sue prestazioni con il Ferencvaros ha giocato con più coraggio e personalità, e quindi con più passaggi in verticale. La squadra gli ha dato fiducia, offrendogli la vetrina ideale per mettersi in mostra.
Ma nonostante il contributo appariscente in fase offensiva, il punto di forza di Nagy è il suo pressing. Nel gioco senza palla Nagy è sempre molto attento e cerca di avere più informazioni possibili su quello che succede in campo, così da portare un pressing più efficace.
Nel pressing un aspetto molto importante è la chiusura delle linee di passaggio degli avversari, un’attitudine fondamentale che pochi giocatori possiedono. Nagy pressa davvero in maniera eccezionale, anche se è un aspetto non semplicissimo da osservare.
Nagy non marca a uomo: blocca i passaggi.
Il modo in cui si muove in fase difensiva a volte sembra strano. Nagy fa tanti passi piccoli e veloci per avvicinarsi al possessore del pallone, senza aprire una linea di passaggio. Così facendo può esercitare molta pressione anche da solo.
Grande anticipo.
Nagy ha un grande intuito, che lo aiuta a scegliere la posizione ideale da cui partire per la transizione, ma anche nelle seconde palle e nelle marcature preventive.
Pressing individuale.
Il contributo in fase difensiva di Nagy ricorda un po’ quello di un altro giocatore (di nuovo) in Serie A, spesso sottovalutato: Miguel Veloso. Un giocatore che può sembrare lento ma che pensa velocemente, e che è di fatto uno dei migliori del campionato nella fase difensiva. Non vince duelli spettacolari, non corre velocemente, non usa molto il corpo. Però vincere contrasti è una qualità sopravvalutata, magari anche solo perché è più evidente. Nagy, proprio come Veloso, sa come conquistare un pallone senza impegnarsi in un vero contrasto ma sfruttando anticipi, posizionamenti e la chiusura delle linee di passaggio.
Nagy si posiziona bene, indica la posizione ai compagni e pressa chiudendo la linea di passaggio. Subisce un tunnel, però questa era l’unica possibilità e il passaggio è sbagliato.
A differenza di Veloso, Nagy è più veloce e agile. Veloso è meno spettacolare, ma superiore strategicamente. Nagy legge bene il gioco, anticipa spesso e ha un buon fiuto per la dinamica del gioco, però per essere un regista si muove molto nella fase difensiva e lascia la sua posizione troppo spesso. Anche come interno di centrocampo al Ferencvaros Nagy pressa in spazi larghi, a volte accanto all’attaccante, a volte sulla fascia. Pressava bene, però in questo modo rischiava di aprire spazi che nessun compagno poi riempiva.
Pressing veloce, e così lascia spazio in zona centrale. Inoltre la difesa ha il baricentro troppo basso.
Alla ricerca del ruolo
Prima degli Europei la squadra più interessata a Nagy era il Rapid Vienna. Dopo aver ceduto Thanos Petsos al Werder Brema, la squadra austriaca aveva scelto Nagy come sostituto ideale e il Ferencvaros aveva già accettato la proposta del club viennese. Le sue prime prestazioni agli Europei hanno però subito dimostrato come questo ragazzo fosse troppo forte per finire nella Bundesliga austriaca, attirando l’interesse di molte altre squadre. Benfica e Marsiglia erano su di lui, ma alle fine Nagy, che non voleva compiere un passo troppo grande, ha scelto il Bologna, che ha perduto Amadou Diawara, ceduto al Napoli.
Senza Diawara c’è un posto per Nagy come regista nel 4-3-3, ma è difficile capire se Nagy giochi meglio come regista o interno. Con le sue qualità nella fase offensiva può diventare una grande regista, ma a causa dei suoi movimenti senza palla, in entrambe le fasi, Nagy è forse usato meglio come interno che davanti alla difesa.
Anche Roberto Donadoni sembra stia cercando la soluzione migliore. Per esempio nell’amichevole contro lo Schalke 04, Donadoni ha giocato con Nagy centrale e Erick Pulgar come interno di centrocampo. Nagy ha giocato con discrezione, non toccando molti palloni, e l’intesa con Pulgar, che preferisce giocare centrale, è sembrata da migliorare.
Nella prima partita di Serie A contro il Crotone Donadoni ha deciso di cambiare, con Pulgar centrale e Nagy come interno sinistro di centrocampo. Entrambi hanno giocato una buona partita. Nagy non ha strabiliato ma ha garantito una solida prestazione, sbagliando poco e mostrando le sue qualità tecniche. Nella fase difensiva non ha ancora mostrato le qualità nel pressing.
Tacco, Tacco, Tacco. Pressare Nagy è una cosa difficile.
Per soli 1,5 milioni di euro il Bologna ha fatto davvero un affare, nonostante non sia ancora chiaro quale sia il ruolo ideale di Nagy. In squadra ha trovato da subito una forte concorrenza a centrocampo: Pulgar sembra un buon sostituto per Diawara e anche Dzemaili e Taider sono centrocampisti con qualità, e infatti nella trasferta di Torino il centrocampista ungherese è entrato solo a mezzora dalla fine. Nagy ha dalla sua un’intelligenza fuori dal comune, che potrebbe permettergli di imparare velocemente quello di cui ha bisogno per adattarsi al livello richiesto dal campionato italiano. Le sue qualità, così poco appariscenti, potrebbe farlo sottovalutare a livello mediatico, ma lo renderanno sempre più importante negli equilibri di squadra.