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Innamorati di Kasper Dolberg
30 nov 2016
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti il giovane attaccante danese dell'Ajax.
(articolo)
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Mentre il resto del mondo vive un momento di profonda crisi e riflessione sul ruolo del centravanti, quasi tutte le squadre olandesi utilizzano un numero ‘9’ classico. L’arretratezza tattica, tecnica e agonistica del campionato permette ai centravanti di muoversi perfettamente a proprio agio, come dentro una piccola riserva indiana di difese troppo alte e troppo lente. Lo scorso anno Arkadiusz Milik e Vincent Janssen, rispettivamente secondo e primo della classifica marcatori, sono stati venduti per una cifra complessiva di 55 milioni di euro. Due anni prima era stato il turno di Finnbogasson e Pellè, venduti rispettivamente in Liga e Premier League.

La stagione 2016-17 in Olanda sta aumentando ulteriormente l’interesse per un ruolo tanto raro quanto ricercato. Al momento, le prime due posizioni della classifica marcatori, sono occupate da un ’91 - Nicolai Jorgensen - e da due ’97: Enes Unal e Kasper Dolberg. Se intorno al primo l’interesse è attutito dal fatto che il suo cartellino appartiene già a una grande squadra (il Manchester City) è sul secondo che si sta accumulando l’attenzione massima. Già circolano notizie di un interesse della Juventus, del Chelsea e del Manchester City. Aspettative aumentate dal fatto che gioca nell’Ajax e che è stato scoperto, in un paesino gelido vicino Silkeborg, da John Steen Olsen, scout dell’Ajax in Scandinavia, coinvolto in passato nell’acquisto di Christian Eriksen, Viktor Fischer e Zlatan Ibrahimovic.

Kasper Dolberg ha 19 anni, è danese, biondo con gli occhi azzurri e la semplicità dei lineamenti di un Playmobil, e ha già segnato 11 gol in questi primi mesi. Una media surreale di un gol e mezzo per partita che ha fatto dimenticare in fretta Milik e che ci costringe già a misurare la profondità del suo talento.

Eleganza

Dolberg possiede una calma elegante piuttosto rara nel calcio contemporaneo super elettrico. Non pare dover scomporsi o fare particolari sforzi per risultare decisivo, grazie a un controllo dell’ambiente eccezionale, semplicemente perché ha un talento eccezionale. Fa parte di quella categoria di giocatori che sembrano giocare in abito in un mondo di uomini in calzoncini. Con il suo primo controllo è efficacissimo anche nel gioco di prima spalle alla porta e sembra muoversi sulle punte in mezzo a difensori in zoccoli. Pur arrivando al metro e 87 dà l’impressione di essere meno alto, perché il fisico compatto e il controllo del corpo rendono i suoi movimenti sempre composti. Nonostante si serva quasi esclusivamente del destro, lo usa su tutta la superficie senza perdere di sensibilità. I suoi rari errori di precisione sembrano più dovuti ad alcuni passaggi a vuoto mentali che a limiti tecnici.

Guardare giocare Dolberg è un’esperienza estetica originale. Non siamo più abituati a centravanti che basano il proprio peso offensivo, il loro modo di essere decisivi, sulla sensibilità con cui toccano la palla. Dolberg riesce a controllare qualsiasi pallone, anche i più complicati, anche molto complicati, e spesso usa l’esterno per fare il primo controllo orientato con cui prova a girare attorno al marcatore per puntare la porta. Ha una buona esplosività sulle gambe nei primi metri: non è velocissimo ma lo è in rapporto alla sua altezza, anche se ciò che lo fa sembrare veloce è una conduzione di palla di alto livello, con cui ruba sempre il tempo ai difensori.

In uno dei suoi ultimi gol, contro il NEC, si vede bene la purezza del suo talento: la dolcezza non banale della sua sponda di prima, l’uso del corpo scrupoloso, il modo in cui controlla la palla sotto pressione, in uno spazio microscopico. Questo è il primo dei tre gol che Dolberg ha realizzato in quella partita in appena 37 minuti, mettendo per iscritto la propria superiorità rispetto alla Eredivisie. L’unico giocatore della storia dell’Ajax a cui è bastato meno tempo per siglare una tripletta è stato Marco van Basten nel 1984; l’ultimo a segnare tre gol in un tempo è stato Luis Suarez, nel 2010.

Non c’è niente di normale in questi primi mesi di Dolberg all’Ajax, a partire dalle dichiarazioni che lo riguardano, che spesso superano i confini della moderazione solita che si usa nei confronti dei giovani per non attirare troppa attenzione. Lasse Shone, compagno di club e Nazionale, ha dichiarato: «Mi è bastato vederlo al primo allenamento per capire che fa delle cose che non fa nessun altro». Willem van Hanegem, leggenda del calcio “oranje": «È già ora un grande calciatore e giocherà presto in un grande club».

La sua superiorità rispetto alle difese di Eredivisie lo porta spesso a strafare, e invece di appoggiarsi e far risalire la squadra collettivamente, decide di prendere la via più breve verso la porta avversaria. Allora si gira e punta l’intera difesa. La possibilità che possa girarsi in qualsiasi momento, ripulendo col primo controllo qualsiasi pallone, è ciò che rende Dolberg così difficile da gestire per i difensori: devono sempre provare a intuire se si appoggerà indietro o proverà a girarsi per attaccare lo spazio alle loro spalle. Per questo Dolberg è molto efficace nel ribaltare improvvisamente il fronte di gioco, dove sfrutta anche una certa capacità istintiva, quasi da strada, di saltare l’uomo.

Un talento tecnico che ricorda davvero la capacità sovrannaturale di Dennis Bergkamp di controllare il pallone e saltare l’uomo in unico movimento. Un paragone che su di lui circola da anni e su cui gli è toccato già mettere le mani avanti: «Non ci scenderò mai a patti, lui è stato il più grande di sempre».

Per il suo talento nel puntare la porta a testa bassa in Danimarca, invece, si è guadagnato un paragone più di nicchia, quello con Preben Elkjaer, attaccante del Verona scudettato soprannominato “Cavallo Pazzo”. Famoso per la sua capacità di distruggere le difese in accelerazione, e per un gol alla Juventus segnato scalzo. Queste qui sotto sono alcune situazioni in cui Dolberg supera in velocità l’avversario che ha di fronte come se riuscisse a smaterializzarlo. Nell’ultima occasione tira un collo pieno che per poco non manda la porta a fuoco.

Strafottente

Questa grande qualità tecnica è ciò che rende Dolberg così bello da vedere ed efficace, ma forse è anche il presupposto alla base di alcuni suoi difetti. Dolberg è così sicuro dei propri mezzi che la sua sfrontatezza, in alcune scelte di gioco, prende una luce più arrogante, che lo rende persino molle. Dolberg fa parte di quella categoria di attaccanti che giocano anche per sovrastare il proprio diretto marcatore. Spesso ad inizio partita sembra ricercare un dribbling o una giocata dimostrativa che possa far sentire i difensori in difficoltà psicologica. Una guerra mentale di cui però, nelle giornate peggiori, diventa lui stesso vittima, finendo per farsi incastrare dai tentativi ossessivi di saltare l’uomo, sbagliando letture. Si potrebbe creare già creare un’intera compilation di situazioni in cui Dolberg va a sbattere contro muri di avversari che non aveva modo di superare, se non passandoci attraverso.

Magari dipende dalla giovane età, ma Dolberg sembra in grado di interpretare il ruolo di centravanti solo in un modo che segua il proprio istinto di gioco. Finora il suo stile si compone in uno spartito con tre note eseguito benissimo, come uno di quei capolavori chitarristici di Glenn Branca eseguiti ricamando attorno a pochi accordi. Le cose che finora Dolberg fa in campo sono:

  • Venire incontro per fare sponda.

  • Attaccare la profondità centralmente.

  • Condurre palla centralmente.

Non si allarga sulle fasce per scambiare la posizione con le ali; non si defila per poi tagliare verso il centro alle spalle della difesa. Dolberg non si muove fuori da un asse verticale immaginario tracciato dal cerchio di centrocampo all’area avversaria. E un insieme di movimenti così ridotto all’osso gli è permesso dal sistema di comfort che Bosz - il tecnico dell’Ajax - gli ha costruito attorno.

Rispetto allo scorso anno i “lancieri” hanno abbandonato l’insistenza maniacale dell’ampiezza e delle catene laterali. Le ali hanno un’influenza inferiore sul gioco, che passa molto di più per il centro. Con questa idea Bosz ha inserito una mezzala molto offensiva e molto tecnica come Hakim Ziyech a fianco di Davy Klaassen dietro a Dolberg, unica punta. Grazie a questo sistema, che gli evita l’ampio set di movimenti a cui doveva dedicarsi Milik, può rimanere lucido e preciso nelle esecuzioni tecniche. Ciò nonostante, Bosz ha enfatizzato la sua importanza per la squadra, dichiarando che quello di Dolberg è il ruolo chiave dal punto di vista tattico.

Da questa stagione le due ali dell’Ajax - spesso Younes e Traoré - tendono ad accentrarsi molto e a cercare degli scambi qualitativi ravvicinati. Arrivano molti meno cross in area e Dolberg è ancora stato poco sollecitato in movimenti di cui ancora non conosciamo la raffinatezza. Anche se ha già segnato un paio di gol che lasciano intravedere una promettente attitudine ad attaccare il primo palo, con un istinto per il colpo di testa ancora tutta da scoprire.

Sono molti gli aspetti che Dolberg deve migliorare del proprio gioco, se vuole confrontarsi con un campionato più “duro”. Il suo grande dinamismo, ad esempio, unito alla tecnica, gli permette di evitare fasi in cui deve proteggere il pallone dal difensore alle spalle, ma in generale l’impressione è che anche se Dolberg usa bene il proprio corpo lo faccia ancora con troppa poca malizia e agonismo. Qui legge male oppure crede poco al passaggio di Ziyech.

In quest’altra azione invece un breve campionario dei suoi attuali pregi e difetti: esegue uno dei suoi movimenti preferiti senza palla - il taglio dal centro verso destra - ma lo fa in leggero ritardo e arriva troppo defilato. A quel punto, invece di premiare con un cross il movimento di Younes in area, si concede una conclusione a incrociare complicatissima, che però per poco non gli riesce. È se è poco grave che scelga scorciatoie oggi che è ancora giovanissimo, la sua evoluzione dipenderà molto dalla sua capacità caratteriale di mettersi alla prova e cambiare.

Il tiro che spacca le porte

Dei suoi 41 tiri verso la porta in Eredivisie, solo 5 sono arrivati dal suo sinistro. Dolberg ha addirittura tirato più di testa che col suo piede debole. Un aspetto che deve assolutamente migliorare, anche solo perché è assurdo che un giocatore complessivamente così armonico abbia un tale squilibrio nell’uso dei due piedi. Nonostante questo difetto - che oggettivamente lo priva di alcune possibilità di gioco - Dolberg tira comunque in porta con un’efficacia molto alta.

Da una parte questo è il prodotto di una freddezza sotto porta inusuale per un giocatore così giovane. Le sue conclusioni non sono mai sciatte, né nell’esecuzione né tantomeno nella scelta, che riesce in qualche modo sempre a spiazzare il portiere. D’altra parte però la tecnica di tiro di Dolberg ha qualcosa di mistico, che lo pone di diritto nella categoria di giocatori che tirano in porta con una potenza nettamente superiore alla media e per certi versi inspiegabile. Come se colpissero la palla in modo più pieno, più giusto degli altri.

Ecco un po’ di tiri in cui, con un po’ di attenzione, potrete notare una piccola scintilla di fuoco e lo schermo tremare per un attimo.

Dolberg non ha ancora vissuto un calo di rendimento. I suoi gol finora sono stati segnati in maniera omogenea e per un attaccante la continuità è una delle qualità più significative: spesso sono meglio tre gol distribuiti su altrettante partite che una singola tripletta. Già i prossimi mesi saranno una prova di quanto Dolberg riesca a mantenere una costanza di rendimento lungo l’intera stagione, la sua prima da professionista - nel caso ce lo fossimo dimenticato.

Come per altri centravanti che hanno giocato in Olanda, l’Eredivisie offre un terreno di crescita piuttosto limitato, che non costringe i giocatori di talento a lavorare sui propri limiti ma gli permette di aggirarli. Di certo avere un talento calcistico inequivocabile come quello di Dolberg aiuta a bruciare le tappe, e non è detto che già dal prossimo anno la sua crescita proseguirà in contesti più competitivi.

Nel frattempo cominciamo a fargli posto nel nostro cuore.

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