Di certo nessuno poteva immaginarsi un 4-4. Fino a ieri la Juventus aveva subito un solo gol in campionato, il rigore di Razvan Marin del Cagliari. La squadra di Thiago Motta aveva una - irreale - media di 0.31 xG subiti a partita, rigori esclusi. Dall’altro lato del campo l’Inter non era certo parsa irresistibile difensivamente, ma era stata capace di negare il gol al Manchester City e sembrava, nelle previsioni, poter gestire l’attacco della Juventus, non sempre brillante e privo, da qualche tempo, del fondamentale contributo di Koopmeiners e Nico Gonzalez.
E invece Inter e Juventus hanno giocato una partita incosciente, in cui la gestione dei ritmi e il controllo del gioco sono passati progressivamente in secondo piano. Le squadre si sono lasciate trasportare dal flusso, assecondando e cavalcando le varie fasi della partita.
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Le scelte controintuitive di Inzaghi e Motta
Se la scelta di De Vrij al posto di Acerbi era scontata, più originale è stata la decisione di sostituire l’infortunato Çalhanoğlu con Zielinski, schierato come mediano davanti alla difesa. Inzaghi non voleva sacrificare la capacità del centrocampo dell’Inter di gestire il pallone. Anche Thiago Motta, sull’altra panchina, ha preso scelte originali, rinunciando, contro la fisicità di Marcus Thuram, a Federico Gatti, per mettere sul tavolo le migliori capacità di palleggio di Danilo. Più avanti, l’escluso a centrocampo era Khéphren Thuram, con Locatelli piazzato davanti alla difesa, e McKennie e Fagioli schierati da mezzali. In attacco Weah è stato preferito a Yildiz nella posizione di esterno di sinistra.
Nell’intervista pre-partita Thiago Motta aveva indicato i maggiori pericoli dell’Inter: la transizione offensiva, le rotazioni posizionali dei nerazzurri, specie sulla fascia sinistra. Per limitare i pericoli in transizione la Juventus ha cercato, come sempre, di dominare la partita col pallone, minimizzando i rischi difensivi. La fase difensiva era organizzata con un mix di controllo diretto degli avversari e scambi di marcatura ai confini delle zone di competenza.
L’allenatore della Juventus ha cercato di escludere dal possesso interista il contributo di Zielinski controllandolo da vicino con Fagioli e, nella prima linea di pressione, ha marcato da vicino Pavard con Weah, De Vrij con Vlahovic e Bastoni con Conceição.
Alle spalle della prima linea di pressione Locatelli si orientava su Barella e McKennie su Mkhitaryan. I due terzini erano pronti ad alzarsi sui quinti avversari e i due centrali lasciati in parità numerica contro Lautaro Martinez e Thuram. L’idea di Motta era di schermare il passaggio diretto verso Lautaro e Thuram, una delle direttrici preferite e più pericolose della circolazione palla dell’Inter. In questo modo la manovra nerazzurra doveva svilupparsi per vie laterali, dove c’erano meno spazi.
Per contrastare il lato sinistro dell'Inter invece la Juventus ha richiesto un grande lavoro ai propri tre giocatori su quel lato. Dovevano alternare il controllo sull’uomo allo scambio di marcature, evitando di essere portati fuori posizione dai movimenti dei giocatori nerazzurri. Conceição, McKennie e Cambiaso sono stati raramente sorpresi dalle combinazioni nerazzurre dal loro lato. Qualche difficoltà in più c’è stata invece sulla fascia sinistra della difesa bianconera. Lì Thuram tendeva ad attaccare lo spazio alle spalle di Cabal, sempre piuttosto aggressivo su Dumfries, portando fuori zona Danilo e costringendolo al duello individuale. Per quasi tutto il primo tempo la fase difensiva bianconera è riuscita comunque a evitare che la circolazione palla dell’Inter schiacciasse in basso la squadra e le giocate verticali verso le due punte nerazzurre.
Nonostante questo, è bastato davvero poco all’Inter per passare in vantaggio e, sotto di un gol per l’uno-due di Vlahovic e Weah, raggiungere il pareggio.
Il gol del vantaggio nerazzurro è frutto di una grossa ingenuità di Danilo, ma nasce da una delle poche rotazioni posizionali efficaci dei nerazzurri. L’Inter, pressata, è costretta a passare esternamente da Pavard e Dumfries spalle alla porta. Barella si abbassa a sostegno del compagno, mentre Pavard prosegue la sua corsa in verticale. Fagioli non riesce a scalare velocemente da Zielinski a Barella e Weah non segue fino in fondo l’inserimento di Pavard. Poi arriva il cross e il fallo di Danilo.
Il gol del 2-2 nerazzurro nasce invece da una fase di possesso molto lungo dell’Inter – 1 minuto e 10 secondi – che riesce a stancare e a muovere la struttura difensiva della Juventus per trovare, per una volta, un buco centrale con McKennie lontano da Mkhitaryan. L’armeno ha scambiato nello stretto con Thuram ed è arrivato al tiro vincente col sinistro.
Inzaghi ha scelto una fase difensiva piuttosto conservativa. Rinunciando alle ambizioni di pressing alto, l’Inter si è schierata con un blocco medio-basso attento a non concedere profondità. L’atteggiamento difensivo dei due esterni – Dumfries e Dimarco - come spesso accade per i nerazzurri, definiva l’intensità e l’altezza della pressione. Nella fase iniziale della partita queste erano piuttosto basse, con i due esterni che preferivano presidiare lo spazio ai fianchi della linea difensiva invece che alzarsi in pressione sui terzini avversari.
Il 5-3-2 difensivo dell’Inter con Dumfries e Dimarco sulla stessa linea dei difensori.
Di contro la Juventus ha deciso di attaccare la difesa dell’Inter piazzando le due mezzali alle spalle del centrocampo avversario per tenere occupati Pavard e Bastoni, senza utilizzarle in fase di costruzione e consolidamento del possesso.
Con questa disposizione la Juventus creava un lato forte a destra, alzando Cambiaso, e apriva spazi con gli inserimenti profondi di McKennie. L’idea era di far arrivare il pallone, più avanti possibile, sui piedi di Conceição per sfruttarne le qualità nel dribbling, costruendo poi un contesto favorevole con il supporto tecnico di Cambiaso e il movimento senza palla di McKennie. La Juventus ha consolidato il possesso e si è resa più pericolosa del solito.
I due gol nel primo tempo evidenziano il successo della strategia di Thiago Motta. Nel primo, nato dopo un possesso lungo più di un minuto, la Juventus ha spostato dal centro De Vrij sovraccaricando il lato destro, attaccando poi il vuoto lasciato dall'olandese.
Sovraccaricando il lato destro la Juventus costringe de Vrij a uscire esternamente ed è rapida ad attaccare lo spazio non coperto da Zielinski.
Nel secondo gol invece fa molto Conceição, che dribbla Mkhitaryan, in una fase di transizione nata da un recupero del pallone in mezzo al campo di Danilo in anticipo su Lautaro Martinez.
Danilo anticipa Martinez, Cambiaso è rapidissimo nell’attaccare in supporto a Conceição. Il portoghese, contrastato da Mkhitaryan, decide di attaccare l’armeno e sulla palla messa in mezzo dal portoghese De Vrij sceglie di coprire il passaggio verso Cambiaso lasciando libera la linea diretta a Weah.
Nel primo tempo la Juventus ha controllato, tutto sommato, l’Inter. Ha concesso solo due tiri, di cui uno su rigore. Eppure ha subito due gol e la seconda rete, quella di Mkhitaryan, ha finito per cambiare l’energia in campo. Di fronte a un’Inter sempre più carica, sostenuta da un San Siro in fiamme, c’era una Juventus sempre più depressa.
Dopo il 2-2 la Juventus rimette in gioco il pallone, lo perde subito con Weah, e subisce la temuta transizione offensiva dell’Inter, e il secondo rigore ingenuo della serata.
A quel punto l’Inter sale ancora, alza i ritmi e costringe anche la Juventus a una partita più aperta e meno controllata. Una partita in cui le transizioni dell’Inter diventano ancora meno gestibili. A fine primo tempo Lautaro va vicino al quarto gol.
L'Inter deborda, Thiago Motta corregge
Inzaghi capisce quindi che una partita dai ritmi più alto può fargli comodo. L’Inter ritorna in campo alzando il pressing, mettendo sotto pressione la circolazione palla della Juve. I bianconeri soffrono l’intensità avversaria, non riescono più a consolidare il possesso. Cambiaso, pressato, concede un corner, e da quel corner nasce il quarto gol.
A quel punto la Juventus barcolla pesantemente, e sembra sul punto di crollare. Dal minuto 65 al minuto 70 l’Inter calcia 6 volte in porta, 4 volte da corner e una su un calcio di punizione di Dimarco. Una fiammata basta però a cambiare di nuovo tutto; a rigirare il piano inclinato, tattico ed emotivo, della partita.
Ancora una volta il pressing ultra-offensivo dell’Inter sporca la costruzione bassa della Juventus, costretta a ripartire con un fallo laterale vicino al calcio d’angolo.
Il pressing ultra-offensivo dell’Inter sul 4-2 con Dimarco e Dumfries altissimi sui terzini della Juventus.
Sulla rimessa laterale, però, la brillantezza tecnica di Conceição e Cambiaso permettono ai bianconeri di sfuggire al pressing. A quel punto si aprono grandi spazi oltre la pressione, e Yildiz è bravo a sfruttarli con uno splendido diagonale di sinistro a fil di palo - Dumfries lo guarda, troppo passivo.
Yildiz era in campo da meno di dieci minuti e, sostanzialmente, quello era il primo pallone della sua partita. Nel pieno della bufera Thiago Motta aveva messo in campo Yildiz e Savona per Weah e Fagioli, spostando Cambiaso nella posizione di mezzala destra e mantenendolo, così, vicino a Conceição.
Il gol di Yildiz finisce per spaventare l’Inter, che arretra e vede la Juventus prendere sempre più campo, consolidare il possesso, alzare il baricentro. Con una mossa controintuitiva a dieci minuti dalla fine, Motta cambia Vlahovic con Mbangula e Danilo con Gatti. L’ingresso del difensore italiano alza ulteriormente la linea difensiva della Juventus, più in grado così di sostenere il pressing offensivo, rinvigorito dalle energie fresche di Mbangula. L’area svuotata da Mbangula e mal presidiata dai difensori dell’Inter privi di un riferimento da marcare viene attaccata da Yildiz su un bel cross di Savona, in una ghiotta occasione precedente al gol del pareggio bianconero.
Il gol del 4-4 arriva con una bella azione della Juventus, che inizia con una verticalizzazione di Locatelli che buca due linee difensive e raggiunge il taglio interno di Cabal. La palla, di nuovo, va a Conceição isolato in uno contro uno con Darmian. Sul cross del portoghese, la respinta di Bisseck raggiunge Yildiz che, ancora una volta, segna di sinistro - con Sommer che non è perfetto.
Locatelli, complice anche l’uscita sbagliata di Frattesi, raggiunge Cabal internamente superando due linee di pressione avversarie
Un 4-4 molto chiacchierato
Sappiamo come è stata commentata la partita. Qualcuno si è entusiasmato per l’insolita altalena di emozioni, qualcun altro si è concentrato sull’insufficienza. Certo: non è stata una partita immune da errori. I più marchiani sono stati quelli dei difensori della Juventus sui calci di rigore, ma anche la difesa nerazzurra non ha avuto buone letture nei gol avversari. Ma questa sfida, questo strano 4-4, non si può ridurre a questo.
Inter-Juventus è stata una partita ricca di spunti tattici molto diversi e interessanti, e poi gesti tecnici di alto livello. Abbiamo visto due squadre animate dal desiderio di superarsi. Non capita così spesso in Serie A. L’Inter, come descritto dallo stato d’animo di Inzaghi ai microfoni, nutre legittimi rimpianti. Non è riuscita a capitalizzare in maniera ancora più cospicua il vantaggio strategico ed emotivo ottenuto nel secondo tempo. Una frazione giocata con intensità, coraggio e ambizione. Ma non può dimenticare quel primo tempo passivo, in cui gli avversari hanno manovrato con trappa facilità.
Al di là dei due rigori ottenuti, piuttosto occasionali, l’Inter, almeno fino al gol del 3-2, ha avuto difficoltà a penetrare nella difesa della Juventus e a contrastarne il possesso palla. In fase offensiva i nerazzurri sono stati poco fluidi, o comunque meno di quanto avrebbero dovuto contro la difesa fortemente orientata sull’uomo di Thiago Motta. Forse, in un eccesso di prudenza, Inzaghi ha preferito un approccio più posizionale per preservare la struttura della squadra in transizione difensiva. Forse Inzaghi, consapevole delle difficoltà della Juventus contro i blocchi bassi, aveva scelto appositamente un approccio conservativo, come aveva già fatto - con successo - contro la Roma. I bianconeri hanno però consolidato il possesso senza troppi problemi, e sono riusciti anche a creare più occasioni del solito. Il grande secondo tempo non è bastato a portare a casa i tre punti, soprattutto a causa di una protezione dell’area scadente e piena di imprecisioni. Qualcosa che di certo preoccuperà Inzaghi.
La Juventus ha affrontato il match con le idee chiare in entrambe le fasi di gioco. L’idea di sovraccaricare il lato destro, utilizzando Cambiaso come terzino e impegnando Bastoni con gli inserimenti di McKennie per dare centralità all’energia e all’imprevedibilità di Francisco Conceição ha funzionato alla perfezione. Il portoghese ha sfiancato i difensori avversari tentando 12 volte il dribbling (6 riusciti) e la squadra è stata abile a trovare il proprio numero 7 in zone profonde dove potere esprimere la propria pericolosità. Dal lato debole, stringendo verso il centro per accelerare le giocate, Cabal è stato efficacissimo nel capitalizzare i vantaggi ottenuti sul lato forte. Anche la fase difensiva era stata ben congegnata e, nel primo tempo, ben giocata, ma è stata rovinata dai due errori individuali di Danilo e Kalulu.
I tre gol subiti a fronte di una prestazione positiva e dei due gol realizzati, hanno quindi depresso i bianconeri che, complice, il cambio di strategia in fase di pressing dei nerazzurri, sono andati in difficoltà fino a quando i lampi di classe pura di Yildiz hanno per l’ennesima volta mutato il quadro tattico ed emotivo del match.
La partita con l’Inter e quella con lo Stoccarda hanno mostrato una Juventus in difficoltà se pressata con particolare intensità dagli avversari. Quest’ultimo aspetto, assieme al vuoto atletico lasciato in difesa da Bremer, sono i temi su cui Thiago Motta dovrà più lavorare nel prossimo futuro.