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Juventus e Inter hanno preferito non rischiare nulla
11 dic 2017
Nessuno aveva voglia di perdere.
(articolo)
11 min
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Juventus e Inter arrivavano alla sfida di sabato in un ottimo momento di forma, fisica e mentale. I bianconeri erano reduci dal passaggio del turno in Champions League e dall’importante vittoria a Napoli. I nerazzurri, approfittando anche del risultato della Juventus a Napoli, avevano invece appena conquistato la vetta del campionato segnando 5 gol al Chievo di Maran.

Allegri sceglieva di mandare in panchina Dybala e Douglas Costa, inserendo, rispetto al partita contro il Napoli, Cuadrado e Mandzukic. Ancora una volta Asamoah era preferito in campionato ad Alex Sandro per il ruolo di terzino sinistro.

Gli unici dubbi di formazione per l’Inter erano sugli interpreti del triangolo di centrocampo. Contro il Chievo Spalletti aveva schierato una mediana di palleggiatori, con Vecino e Gagliardini fuori dall’XI titolare. Per affrontare la Juventus il tecnico nerazzurro ha rimandato in campo Vecino, affiancandolo a Borja Valero nel ruolo di interno, con Brozovic alle spalle di Icardi.

L’estrema prudenza difensiva

I due cambi tra i titolari di Allegri hanno cambiato in profondità lo schieramento della Juventus. Se a Napoli, nonostante la presenza di 3 centrocampisti di ruolo, i bianconeri si erano disposti con l’abituale 4-4-1-1, contro l’Inter Allegri ha disegnato un centrocampo a 3, con Pjanic vertice basso e Khedira e Matuidi ai suoi fianchi, Cuadrado a destra e Mandzukic a sinistra.

Le scelte di Allegri hanno ancora risposto alla priorità di adattare il proprio undici titolare alle caratteristiche degli avversari. L’idea di Allegri era di pareggiare la fisicità dell’Inter, sia per atletismo che per centimetri. Anche lo schieramento posizionale è stato cucito su quello degli avversari: contro il triangolo di centrocampo con il vertice basso del Napoli, Allegri aveva schierato un triangolo col vertice alto, ma contro l’Inter lo ha rovesciato, con due interni e un playmaker.

Il triangolo di centrocampo della Juventus crea tre duelli individuali in mezzo al campo.

Contro il peculiare gioco d’attacco del Napoli per Allegri era stato vitale proteggere il centro del campo; invece, contro l’Inter, la squadra che crossa più di tutte in serie A (25 volte a partita) e che ha realizzato più gol di tutte da situazioni di cross (11 volte), era importante controllare il gioco esterno degli avversari, limitando le catene laterali tra terzino ed esterno, fondamentali nello sviluppo del gioco dei nerazzurri nell’ultimo terzo di campo. Lo schieramento difensivo ha permesso alla Juventus di difendere sempre con tre uomini sull’esterno, sfruttando il terzino, la mezzala e l’esterno offensivo. I bianconeri si sono garantiti in questo modo sempre la superiorità numerica durante i tentativi d’attacco sulle fasce degli avversari.

La Juventus, grazie a 4-5-1 in fase di non possesso palla, difende in superiorità numerica sull’esterno.

A partire dal 4-5-1 in fase di non possesso palla, la Juventus ha giocato la fase difensiva mescolando blitz in pressione alta a fasi più posizionali. Dopo avere sigillato le fasce, Allegri doveva togliere gli spazi agli strappi palla al piede delle ali dell’Inter. Per questo i bianconeri sono sempre rimasti compatti in fase difensiva e, anche in fase posizionale, hanno giocato con notevole aggressività, favoriti dalla perfetta aderenza del 4-5-1 al 4-2-3-1 dell’Inter.

Dall’altro lato del campo Spalletti ha provato a sfruttare a proprio vantaggio le difficoltà mostrate talvolta dalla Juventus in fase di costruzione bassa. Per questo ha puntato su un pressing offensivo sin dalle prime fasi dell’azione dei bianconeri. Icardi si posizionava tra i centrali avversari per inibirne la circolazione; gli esterni andavano sui terzini, Brozovic su Pjanic e le mezzali sui propri omologhi di ruolo (i due mediani).

Icardi si attiva sulla trasmissione della palla verso Benatia, chiudendo la possibilità di passaggio verso Chiellini. Perisic va su De Sciglio, Brozovic su Pjanic e, su Khedira che si abbassa per provare a ricevere il pallone, si alza l’interno Borja Valero. L’Inter pressa la costruzione bassa della Juventus con 5 uomini nell’ultimo terzo di campo.

Quali strategie offensive

Lo scacchiere, insomma, ha disegnato due squadre a specchio che si bloccavano a vicenda. Così, a sbloccare questo stallo dovevano essere i movimenti dei singoli.

L’Inter, aiutata da un pressing alto meno continuo della Juventus, ha palleggiato di più, provando a risalire il campo manovrando. Ad inizio azione i terzini si sono posizionati alti, lasciando i mediani in aiuto della costruzione bassa. Ma le buone intenzioni si sono scontrate con la mancanza di spazi generata da Allegri. Per non lanciare lungo, più volte i centrali si sono trovati costretti a giocare il pallone con Handanovic: dopo quello tra D’Ambrosio e Candreva, il passaggio da Skriniar al portiere nerazzurro è stato quello più giocato dall’Inter: 12 volte.

L’Inter non aveva un piano di riserva per rendersi pericolosa: per la prima volta nella stagione i nerazzurri hanno chiuso il primo tempo senza mai tirare verso la porta avversaria. L’efficacia del pressing avversario ha spinto invece la Juventus a giocare più in verticale del solito, per evitare il rischio di perdere palla in zone pericolose. La rinuncia a Dybala ha tolto poi un naturale punto di raccordo nell’avanzamento della manovra, che arrivava troppo presto a Gonzalo Higuain, coinvolto con palloni lunghi e difficili.

La migliore azione nella prima parte della partita è arrivata, non a caso, in una delle rare occasioni in cui la Juventus è riuscita ad eludere il pressing avversario giocando una palla pulita alle spalle della prima linea di pressione dell’Inter.

Chiellini con un passaggio taglia-linee tra Vecino e Candreva, riesce a servire Mandzukic. Il croato gioca di sponda per Pjanic che per la prima volta può giocare fronte alla porta e aprire il gioco su Cuadrado. Sul cross del colombiano, Mandzukic avrà la doppia occasione con cui avrebbe potuto portare in vantaggio la Juventus.

L’azione appena descritta mette in evidenza la particolare disposizione in campo dei bianconeri, che, in possesso palla, hanno piegato in maniera asimmetrica il 4-3-3. Asamoah si alzava per portare Mandzukic accanto a Higuain, mentre De Sciglio è rimasto più bloccato. La Juventus allora finiva per disegnare una sorta di 3-5-2 che voleva togliere riferimenti alle marcature già fissate dal 4-2-3-1.

Il 3-5-2 della Juventus, con Asamoah alto e Mandzukic al fianco di Higuain.

Quando la Juventus passava al 3-5-2, l’Inter aggiustava quindi le proprie uscite in pressione, con Candreva che si alzava su Chiellini, D’Ambrosio su Asamoah e con Skriniar che prendeva in consegna Mandzukic.

D’Ambrosio consegna Mandzukic a Skriniar ed esce su Asamoah.

Il calo del pressing nerazzurro

Tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo il pressing dell’Inter ha perso di aggressività, e i nerazzurri hanno abbassato il proprio baricentro. La Juventus ha alzato allora il proprio baricentro di più di 10 metri, rendendo sistematico il passaggio al 3-5-2. I bianconeri hanno costruito un rombo di costruzione che metteva in inferiorità numerica Icardi e Brozovic, consentendo a Pjanic di ricevere il pallone fronte alla porta e senza pressione. Il bosniaco ha potuto quindi orchestrare con calma la manovra offensiva della sua squadra: il possesso della Juventus a quel punto si è consolidato dal dal 45% del primo tempo al 60% della ripresa.

La squadra di Allegri ha cominciato a perdere palla più avanti e ad esaltarsi nella sua riconquista, soprattutto con Matuidi e i due difensori centrali. La posizione arretrata di De Sciglio, come nel primo tempo, era funzionale ad attirare la pressione di Perisic e isolare quindi Cuadrado contro il terzino sinistro nerazzurro: una soluzione di gioco ricercatissima da Allegri. Quasi tutte le occasioni da gol dei bianconeri sono nate dai cross del colombiano (7 cross, di cui 6 accurati), verso la zona del secondo palo attaccata da Mandzukic.

Il rombo di costruzione della Juventus in ampia superiorità numerica. Perisic è attirato in avanti dalla posizione arretrata di De Sciglio, consentendo a Cuadrado di isolarsi contro Santon.

La Juventus non ha però trovate rifiniture diverse dai cross di Cuadrado e in generale dall’attacco dalle fasce tramite cross (27 in totale), facendo in qualche maniera il gioco del 4-4-2 compatto e attento della squadra di Spalletti. La Juventus non è riuscita a disordinare la struttura difensiva degli avversari con qualche ricezione tra le linee. In questo non hanno aiutato le caratteristiche delle due mezzali: Khedira e Matuidi hanno interpretato il ruolo inserendosi in profondità sul lato debole in occasione dei cross e supportando esternamente la circolazione di palla sul lato forte. I due non hanno mai occupato lo spazio alle spalle degli interni nerazzurri, costringendo la manovra bianconera a passare sempre dall’esterno. L’Inter aveva così tutto il tempo di scivolare e compattare le linee difensive.

La Juve libera Pjanic alle spalle della prima pressione dell’Inter. Il bosniaco ha tempo e spazio per giocare un filtrante, ma Khedira è largo a destra e Matuidi a sinistra. Ad occupare lo spazio alle spalle degli interni dell’Inter è il solo Higuain, costretto ad abbassarsi, ma facilmente messo in ombra da Vecino.

Solo a 15 minuti dalla fine, Allegri ha provato a cambiare lo spartito tattico, inserendo Dybala per Khedira e passando al 4-2-3-1. L’idea era probabilmente quella, oltre che di inserire qualità in campo, di giocare finalmente qualche pallone tra le linee, in grado di muovere i centrali nerazzurri, ponendoli finalmente davanti alla scelta tra rompere la linea difensiva andando in pressione in avanti o lasciare la ricezione in zona pericolosa all’avversario.

La sostituzione non ha però sortito gli effetti sperati. L’uscita palla dalla zona arretrata è diventata più difficoltosa e, soprattutto, l’Inter è riuscita un paio di volte a trovare Borja Valero alle spalle delle mezzali bianconere, ormai senza la protezione di un mediano. La squadra di Spalletti è riuscita quindi ad allentare la pressione e a consolidare il pareggio.

La prossima missione di Allegri

Dopo i 3 gol subiti dalla Sampdoria, Massimiliano Allegri aveva esplicitamente indicato che, nelle partite successive, la priorità per la sua squadra sarebbe stata quella di migliorare le proprie prestazioni difensive. A quella di Genova, sono seguiti cinque partite senza subire reti, arrivate anche con squadre come Barcellona, Napoli e Inter. La Juve sembra avere ritrovato la solidità difensiva che ha caratterizzato i successi degli ultimi anni. Dopo quella di Napoli, la Juventus ha giocato un’altra partite difensivamente perfetta, concedendo solamente 0.3 xG ai nerazzurri.

La Juventus ha limitato ancora i punti di forza dell’avversario, portandolo a generare pochissimo in termini offensivi.

Le scelte difensive di Allegri avevano però un prezzo da pagare in fase offensiva. Per pareggiare la fisicità e l’atletismo dell’Inter, la Juve ha sacrificato in panchina i giocatori più creativi. Il gioco d’attacco dei bianconeri, in assenza di una struttura rigida e definita, è molto influenzato dalle qualità dei singoli e l’assenza dei calciatori maggiormente dotati di tecnica e imprevedibilità ha impoverito le soluzioni offensive della Juventus.

Come in altre occasioni, il centrocampo a 3 non è riuscita a raccordare bene i reparti, costringendo la squadra a cercare troppo in fretta Higuain. Dopo avere ritrovato la solidità difensiva, il prossimo compito di Allegri sarà quello di mantenerla senza sacrificare troppo della brillantezza in fase d’attacco, come fatto nella partita contro l’Inter.

La pass-map della Juventus evidenzia il 3-5-2 in fase di possesso palla.

Come esce l’Inter dallo Juventus Stadium

Per l’Inter di Spalletti lo scontro in trasferta contro la Juventus era considerato una sorta di prova di maturità. L’Inter è uscita dallo Juventus Stadium con un pareggio che mantiene i bianconeri a due punti di distanza e consente alla squadra di Spalletti, grazie al pareggio interno del Napoli contro la Fiorentina, di mantenere la testa della classifica. A Torino l’Inter ha mostrato i pregi e i difetti che, in fondo, erano già noti. La produzione offensiva è stata praticamente nulla e ha sofferto dei limiti del gioco d’attacco, fatto di tanti cross dalle fasce e di break palla al piede dei suoi fenomenali portatori di palla. Bloccate le due principali direttrici del gioco offensivo, l’Inter è rimasta sostanzialmente impotente in fase di possesso palla e ha abbandonato Icardi, che in 85 minuti di gioco ha toccato solo 5 palloni ed effettuato 3 passaggi. La buona notizia per i nerazzurri è che poche squadre in serie A avranno la possibilità, come fatto dalla Juventus, di pareggiare l’atletismo della squadra di Spalletti.

In una partita povera in attacco, l’Inter ha però evidenziato ancora una volta la compattezza difensiva che le ha permesso di non subire gol e pareggiare anche a Napoli. Il pressing della prima mezz’ora e lo stretto 4-4-2 del secondo tempo hanno creato difficoltà al gioco offensivo della Juventus e, sebbene sia stato importante anche il contributo di Handanovic, la linee difensive sono state sempre piuttosto ordinate e la difesa, anche nei momenti peggiori, mai in affanno. L’Inter ha sofferto solo i cross di Cuadrado, ma D’Ambrosio non si troverà spesso difendere il gioco aereo di un avversario come Mandzukic.

L’Inter ha vinto in trasferta a Roma, pareggiato a Napoli e, da capolista, ha imposto lo 0-0 in casa alla Juventus. È ormai chiaro che chi vorrà vincere lo scudetto dovrà fare i conti con l’ottimo lavoro di Luciano Spalletti.

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