Nell’antica arte della scultura, ci sono fondamentalmente due modi per lavorare un oggetto: per sottrazione o per addizione. Marco Giampaolo, allenatore della Sampdoria, si definisce artigiano, e conosce bene entrambi i metodi di lavorazione.
Il marmo, ad esempio, si lavora per sottrazione: dal blocco Samp della passata stagione sono stati tolti il miglior talento, Schick; il miglior attaccante (e il più scostante), Muriel, e il trequartista dall’assist facile, Bruno Fernandes, perdendo così ben 27 gol su 49 segnati nello scorso campionato, cioè il 55% del totale. Inoltre, la Samp ha venduto anche il suo difensore centrale migliore, Milan Skriniar, perfetto sia nel difendere in avanti che nelle verticalizzazioni taglialinee: caratteristiche ideali per il sistema di gioco dei blucerchiati.
L’argilla, invece, si lavora per addizione, e la Samp ha inserito nei titolari un terzino sinistro, Strinic; un trequartista da rivalutare, Gastón Ramírez; e un centravanti forte fisicamente come Zapata, oltre a una serie di giocatori adatti al sistema come Caprari, Ferrari, Murru, Verre e Kownacki. Giampaolo ha già trasformato l’argilla in una scultura di ceramica, e se il vaso del Dyplon è pieno di fregi geometrici, nella Samp di Giampaolo il rombo è la figura dominante. Proprio come la ceramica, anche la Samp può essere splendida e fragile, ed ha già mostrato di potersi rompere (come a Udine, o come nei primi 60 minuti contro l’Inter): bellezza e fragilità sembrano legati inestricabilmente, tanto da rendere i blucerchiati ancora indecifrabili, mentre percorrono le montagne russe della Serie A.
Come uno specchio fedele del suo allenatore, la Samp si muove seguendo la regola dei due passi in avanti e uno indietro. Sia tatticamente: con due passaggi in verticale (dalla difesa al centrocampo, poi dal centrocampo all’attacco) e una sponda dell’attaccante con le spalle alla porta, per permettere ai compagni di attaccare la profondità e al trequartista di guardare la porta; sia nei risultati, con grandi prestazioni seguite da altre meno brillanti.
The rythm is magic
La squadra di Giampaolo è la grande sorpresa della prima parte di campionato: l’unica in grado di reggere l’alta velocità delle grandi (considerando la partita in meno contro la Roma), con il record di cinque vittorie consecutive in casa nelle prime partite, meglio persino della Samp scudettata di Boskov, Vialli e Mancini.
Per riuscire in questa splendida partenza, il Doria ha puntato sull’unica possibile continuità, quella della guida tecnica. Sembra paradossale, considerando le dolorose cessioni, perché i principi di gioco di Giampaolo richiedono tempo per essere elaborati fino a trasformare la squadra in un’orchestra. Nella scorsa stagione la Samp ha vissuto momenti di grande armonia e di grande disfunzionalità: quattro sconfitte consecutive a settembre, sei vittorie in nove partite tra gennaio e marzo (contro avversari tipo Roma, Milan, Genoa, Inter), e poi la striscia finale di 8 partite consecutive senza vincere.
La creazione continua di rombi (se ne possono vedere ben 4) permette sempre di andare in verticale: qui Linetty è in possesso e approfitta del movimento ad andargli incontro di Quagliarella per attaccare il mezzo spazio. Praet è libero a destra, ma soprattutto Torreira, il regista, è libero ed ha spazio per verticalizzare su Zapata.
In questa prima fase di stagione 2017/18, il sistema di Giampaolo sembra aver accelerato, risolvendo alcuni problemi ma accentuandone altri. Nella scorsa stagione l’efficienza offensiva della Samp lasciava molto a desiderare, a causa dello scarso dinamismo dei due attaccanti e del trequartista, tanto che si ricorreva molto spesso a tiri da fuori area per chiudere l’azione. Con Zapata, Caprari e Ramírez la Samp ha guadagnato sia in profondità che in ampiezza.
Il colombiano è un centravanti dalle caratteristiche peculiari: abile nell’attaccare lo spazio dietro la linea difensiva, ma con una tendenza a muoversi molto, anche sugli esterni, per bruciare gli avversari in velocità. Caprari è un’ala naturale, diventata seconda punta e con la capacità di giocare tra le linee; Ramírez ha la visione di gioco di un trequartista ma l’allungo di un giocatore di fascia e preferisce muoversi con tagli esterno-interno.
A giovare di questa maggiore mobilità è tutta la fase offensiva della Samp, ma soprattutto i centrocampisti. Grazie al set di movimenti offensivi si liberano maggiori spazi per gli inserimenti, tanto che la somma dei gol firmati dai centrocampisti blucerchiati (escludendo quelli dei trequartisti) è già superiore al totale dell’intera stagione scorsa (5 gol vs 4). Soprattutto, sta diventando più facile creare dei rombi associativi continui in diverse zone di campo, non solo quella centrale: la Samp viaggia a un ritmo di gioco tra i più veloci della Serie A, quarta dietro Napoli, Juve e Inter per numero di passaggi per minuto di possesso palla (dati Wyscout).
Zapata è largo a sinistra: le spaziature della linea difensiva dell’Atalanta sono errate, con Hateboer incerto se coprire l’ampiezza del centravanti colombiano o l’inserimento dell’avversario. Linetty ne approfitta per attaccare la profondità nel mezzo spazio sul preciso assist di Praet (posizioni fluide dei centrocampisti).
Poter disporre di un centrocampo composto da ex trequartisti (nel rombo, oltre al vero trequartista Ramírez, tutti gli altri hanno un passato in quel ruolo) permette di giocare a grandissima velocità senza perdere in qualità (85,3% di passaggi riusciti). I movimenti di Quagliarella sono quasi sempre gli stessi, ad abbassarsi in zona centrale, così da liberare spazio per la mezzala. Ramírez invece si sposta spesso sulle fasce per associarsi con mezzala e terzino, oppure si muove da seconda punta quando Zapata tenda di dare ampiezza.
Il maggior coinvolgimento in fase offensiva dei centrocampisti, insieme ai movimenti in ampiezza delle due punte e del trequartista, hanno completamente capovolto i dati offensivi: la Samp è la squadra che percentualmente tira di più in area piccola (12%) e in generale tira poco da fuori (appena il 41%), sviluppando molto gioco nell’ultimo terzo di campo.
La situazione è capovolta anche per l’efficacia offensiva: la squadra di Giampaolo è incredibilmente over-performing. A un discreto livello di xG prodotti, 15, poco meno di Inter e Roma, corrisponde il grande risultato di 22 gol segnati (esclusi i rigori). Basti pensare che nelle ultime quattro partite il rapporto gol/tiri è stato semplicemente straordinario (36%, contro una media della Serie A dell’11%). Si può immaginare quindi che la Samp normalizzerà le sue prestazioni: ma per provare a spiegare questa anomalia, va ricordato che i blucerchiati producono molto di più in fase offensiva (rispetto alla scorsa stagione), e con più giocatori, sfruttando così anche la grande qualità tecnica dei centrocampisti.
La fragilità della bellezza
Come detto, il rombo di centrocampo, composto da giocatori che in origine erano trequartisti, regala alla Samp una grande capacità tecnica: un fraseggio veloce e preciso, l’attacco puntuale dei mezzi spazi, una ricerca del rischio costante; ma la bellezza di questa soluzione tattica determina anche notevoli difficoltà difensive.
La Samp occupa molto bene il centro del campo, e questo permette di deviare gran parte delle transizioni avversarie verso le fasce. Le caratteristiche dei giocatori, però, quasi impongono alla squadra di Giampaolo di recuperare il possesso usando la densità in zona pallone, altrimenti si rischia grosso, perché la linea difensiva viene spesso lasciata da sola. In generale i centrocampisti soffrono nel correre verso la propria porta e nel cucire lo spazio alle loro spalle: se i blucerchiati non recuperano il pallone pochi secondi dopo averlo perso, il centrocampo è pigro e la linea difensiva è troppo esposta, e soffre nel coprire sia grandi spazi sia l’ampiezza.
Quando difende in avanti la Samp gioca molto meglio: qui sono in 6 nella zona del pallone, e Strinic attacca il cambio di campo di Spinazzola. Il terzino arriva sul pallone e di prima serve Zapata, chiamandogli l’uno-due: sul cross a centro area Caprari segnerà di testa in tuffo.
Il grande manovratore del gioco della Sampdoria è Torreira, a cui spetta l’ingrato compito di trasformare le diverse fasi di gioco in un continuum: è lui a dover essere più aggressivo, e a dover uscire in anticipo, costringendosi spesso anche a chiusure laterali, ed è anche per questo il giocatore con più palle recuperate in Serie A (ben 66). Insieme a lui, Strinic è uno dei più aggressivi, e forse anche dei più abituati a difendere in avanti e a garantire maggior ampiezza offensiva.
Verticalizzazione dell’Inter in fascia a palla scoperta e quindi la difesa scappa. Il centrocampo però non segue affatto, e così Perisic potrebbe sia servire Icardi (che si stacca dai difensori), sia Candreva che arriva da solo sulla destra (l’eterno problema della Samp di difendere l’ampiezza).
Non è un caso che la Samp conceda pochissimi tiri in zona centrale (solo l’Inter fa meglio): è la zona che occupa meglio, ed è anche la zona più pericolosa. Ma la copertura centrale non è sufficiente a garantire una fase difensiva equilibrata. In questa prima fase di campionato, il Doria concede percentualmente troppi tiri in area di rigore, più di tutti in Serie A (59%), e in generale troppi tiri (peggio hanno fatto solo Verona, Benevento e Spal).
Ancora peggio, la Samp è terz’ultima per xG concessi, ben 16,9, dietro a Benevento e Verona, e tra le peggiori 10 dei cinque campionati maggiori europei, giocando tra l’altro una partita in meno. Di gol però ne ha concessi solo 10 (esclusi i rigori). In alcune partite la Samp è apparsa completamente in balia dell’avversario (a Firenze e in casa contro Atalanta e Chievo) ed ha vinto. Nelle ultime quattro partite del campionato ha concesso in media 1,8 xG, contro una media della Serie A di 1,5.
Il problema di difendere in ampiezza e le mosse degli avversari. Maran sistema gli esterni altissimi, e qui Dainelli va da Gobbi a sinistra, la Samp scivola verso quel lato, liberando completamente Cacciatore sulla destra che sarà servito da Bastien.
La fase difensiva della Samp soffre di diversi problemi, in parte già visti l’anno scorso, in parte nuovi. La linea difensiva continua ad avere difficoltà nel difendere l’ampiezza, e si tratta di una questione di sistema: Giampaolo vuole una squadra sempre molto corta sul pallone, anche a costo di scoprire il lato debole. Le difficoltà di coordinazione delle linee di centrocampo e difesa, invece, sembrano quasi il riflesso della maggior partecipazione delle mezzali al gioco offensivo. Un problema che nasce da caratteristiche ben precise: la linea difensiva è lenta ad accorciare lo spazio tra le linee e a scappare all’indietro; allo stesso tempo, la linea di centrocampo ripiega con grande difficoltà. In questo modo, spesso la Samp lascia praterie sulla propria trequarti.
Bereszyński ha sbagliato il passaggio in verticale, e il pallone è finito a Cristante in zona centrale: non c’è nessuno su di lui, e gran parte della squadra era in zona pallone. Inizia una transizione offensiva bergamasca (con Torreira che aspetta addirittura da fermo) che, inizialmente in inferiorità numerica, condurrà al gol proprio di Cristante, su cui nessun centrocampista riuscirà a recuperare.
La difficoltà delle mezzali a partecipare al lavoro difensivo è però anche testimoniata dalla facilità con cui gli avversari riescono ad andare al tiro con cross dalla fascia: in particolare, non si riescono ad assorbire gli inserimenti dei centrocampisti avversari. Inoltre, la Samp soffre molto i duelli individuali, anche dal punto di vista fisico. Contro l’Atalanta questa difficoltà è sembrata più evidente, a causa dei duelli individuali a tutto campo previsti da Gasperini. E in effetti i blucerchiati sono ultimi in Serie A per percentuale di duelli difensivi vinti (appena il 18,9%).
L’evoluzione
La squadra di Giampaolo è un gruppo in mutamento, che si trova quasi a metà di un percorso: proseguire verso uno stile di gioco più aggressivo e spregiudicato, ma più adatto alle caratteristiche dei giocatori, oppure lavorare sulle difficoltà, cercando di cucire una coperta che rischia di essere sempre troppo corta.
Proseguire con il solito sistema di gioco, provando ad aggiustare alcuni meccanismi, potrebbe essere meno facile del previsto. La linea difensiva ha caratteristiche molto precise: Silvestre è inamovibile, e il difensore con maggiori responsabilità creative in inizio azione, ma anche quello più a disagio nel coprire grandi spazi e accorciare in avanti. I tre centrocampisti tecnici garantiscono maggiore controllo con la palla, ma si trovano in difficoltà in fase di difesa posizionale e di transizione: e non è un caso che nella miglior partita della Samp, quella contro il Milan, ci fosse Barreto da mezzala destra.
La Samp è messa in campo perfettamente, con la linea difensiva alta a ridosso del rombo di centrocampo, ma c’è un problema: manca la pressione sul portatore, e alzare la linea a palla scoperta è un rischio troppo grosso.
L’altra possibilità, molto più rischiosa e affascinante, è quella di una Sampdoria che accelera i propri pregi per ridurre i difetti. Giampaolo ha identificato un ottimo sistema di pressione da palla ferma, e punta molto sulla densità dei giocatori in zona palla per spingere l’avversario all’errore, ma non c’è un vero sistema di riaggressione per riconquistare il possesso in pochi secondi. Ovviamente si tratta di un passaggio complicato da elaborare, ma sarebbe la naturale conseguenza delle caratteristiche dei giocatori e dei loro compiti all’interno del sistema. Già nel derby contro il Genoa si è vista una Samp più aggressiva, che impediva agli avversari di iniziare l’azione, indirizzandoli sulle fasce per poi aggredirli in superiorità numerica.
Quagliarella è una macchina sparapalloni (3,8 tiri per 90 minuti) con un'efficienza da non sottovalutare (7 gol segnati finora): è l’attaccante ideale che permette di concludere l’azione, ma è anche quello più abituato a ingolfare la zona centrale, calpestando gli spazi del trequartista rendendo complicato immaginare un sistema di pressione offensiva. Al suo posto, Caprari sarebbe potenzialmente più adatto, ma non garantisce la stessa mole di conclusioni e di gol.
Ad esempio, per garantire una migliore copertura del campo, Giampaolo potrebbe persino pensare al 4-3-3: finora è capitato in alcuni momenti delle due partite peggiori dei blucerchiati, le trasferte di Udine e Verona. Nella prima, Zapata era il riferimento centrale con Quagliarella nel mezzo spazio di sinistra e Ramírez in quello di destra, cioè due classiche ali a piede invertito. Nella seconda, il tridente prevedeva Quagliarella riferimento centrale, con le ali sempre a piede invertito, Caprari a sinistra e Ramírez a destra.
E proprio grazie a questi ultimi due, Giampaolo potrebbe comunque garantirsi la copertura in zona centrale sul regista avversario (la grande preoccupazione degli amanti del rombo), prevedendo a turno un sistema di coperture dall’esterno verso l’interno. L’evoluzione della Samp, in sostanza, potrebbe quasi ricalcare quella del Napoli di Sarri: utilizzo delle catene di fascia per la creazione di gioco, riaggressione immediata sul portatore avversario, velocità di esecuzione e movimenti automatici della linea difensiva.
Rigoni scarica lateralmente per Rosi, azionando il pressing trigger sampdoriano: Strinic sale su Rigoni e Praet va subito sul laterale genoano, rubandogli il possesso. Sul successivo cross e rinvio, sarà ancora la Samp a recupare il pallone in alto.
D'altra parte, anche l’Empoli di Giampaolo a un certo punto raggiunse un livello oltre il quale non riuscì ad evolversi: ma era una squadra con individualità diverse e senza criticità preoccupanti. La classifica al momento sta coprendo parte dei difetti della Samp, che ha dimostrato di essere davvero un’orchestra affiatata praticamente solo nella partita con il Milan. Giampaolo può aspettare che il rendimento dei suoi giocatori si normalizzi, aggiustando il possibile e confidando comunque nel talento di molti suoi interpreti; oppure può provare ad innestare nuove soluzioni tattiche, gradualmente, per accomodare le caratteristiche di alcuni giocatori nel suo sistema (infatti contro il Genoa ha sfruttato la fisicità di Zapata e la sua capacità di dettare la profondità).
Come detto all'inizio, l’allenatore dei blucerchiati è un artigiano, e continuerà a modellare la squadra a volte sottraendo, a volte aggiungendo. E chissà che con il lavoro quotidiano non riesca a trasformare la Samp in una delle squadre più dinamiche e interessanti della Serie A, confermandosi come la più credibile outsider per un posto in Europa.