Non che non abbia mai visto giocare la Fiorentina in questi ultimi due anni, ma mentre tutti sembravano entusiasti di Montella e di come giocava bene la Fiorentina (qualcuno si è spinto ad affermare che sia la squadra che gioca meglio in Italia), io avevo qualche dubbio. C’era qualcosa che poco mi convinceva nei viola ma non sapevo bene cosa fosse. Era qualcosa del tipo: “Sì, bella, ma”, “Forti, però”. Scrivendo questo pezzo ho cercato quindi di capire se quei ma e però fossero giustificati. Ho riempito il mio MySky di partite della Fiorentina dell'ultimo periodo fino a giungere alla gara di ritorno di Europa League contro la Juventus. Ho provato a non avere pregiudizi, ma non sono certo di esserci riuscito.
Di certo le partite viste sono quelle giocate nel periodo peggiore per i viola. In campionato hanno perso punti con Cagliari, Inter, Parma, Lazio e Juve, in mezzo ci sono state le polemiche con la classe arbitrale e la squalifica per tre giornate di Borja Valero, per questo ho cercato e rivisto in rete anche qualche partita dei momenti migliori della viola, alla ricerca di una maggiore obiettività.
La migliore partita dell’anno secondo Vincenzo Montella.
LE ORIGINI
La gestione Montella viene dopo il disastroso campionato 2011-2012; in quella stagione la Fiorentina si è salvata alla penultima giornata vincendo lo scontro salvezza a Lecce per 1-0 con gol di Alessio Cerci. In panchina c’era Vincenzo Guerini richiamato dopo il famoso pugno di Delio Rossi ad Adem Ljajić.
In estate la dirigenza rivoluzione la squadra: dentro Borja Valero, Rodríguez, Savić, Mati Fernández, Cuadrado, Pizarro, Aquilani, Tomović, Roncaglia; fuori Montolivo (in scadenza di contratto), Cerci, Nastasić, Behrami, Kroldrup, Boruc, De Silvestri, Gamberini, Natali, Marchionni. Con colpi di mercato geniali, come l’acquisto dal retrocesso Villareal di Borja Valero e Gonzalo Rodríguez per pochi spiccioli. Alla guida di questo folto gruppo di nuovi giocatori viene messo Vincenzo Montella, reduce da un’ottima stagione a Catania.
La stagione è al di sopra di ogni più rosea aspettativa, con la Fiorentina che giunge quarta sfiorando i preliminari di Champions League. Viene quindi di nuovo rivoluzionato il reparto d’attacco e a questo punto si prova il colpo grosso. Vengono ceduti Ljajić, Jovetić, Toni e El Hamdaoui e si riparte da Giuseppe Rossi (preso a gennaio dell’anno precedente), Joaquin dal Malaga, Ilicić dal Palermo e soprattutto da Mario Gomez dai campioni d’Europa del Bayern. Dopo il quarto posto della passata stagione l’obiettivo dichiarato è la Champions League. E a inizio campionato sembra essere alla portata dei viola: se la Juve è lontana, Inter e Milan sembrano invece proprio indietro, alla Roma non pensa nessuno. Solo il Napoli post-Cavani sembra essere al livello della Fiorentina.
UNA FIORENTINA SPAGNOLA (O MEGLIO, CATALANA)?
Quest’anno il progetto viola prevedeva un attacco formato da Mario Gomez e Giuseppe Rossi. I due hanno giocato insieme solo le prime tre partite di campionato, poi il tedesco si è fatto male. Adesso che è tornato manca Giuseppe Rossi e non si sa se tornerà in stagione. In quelle tre partite Montella aveva optato per uno schieramento a due punte, 3-5-2 o 4-3-1-2. Personalmente nutrivo qualche dubbio sulla proficua coesistenza dei due attaccanti: entrambi prime punte che, con caratteristiche diverse, danno il meglio di loro vicino alla porta e con compiti di finalizzazione. I primi esperimenti hanno visto Gomez in posizione classica di centravanti e Giuseppe Rossi maggiormente libero di svariare e di raccordare la manovra tra centrocampo e attacco. Ne riparleremo, se tutto va bene, la prossima stagione.
Spesso si dice che la Fiorentina sia la squadra più “spagnola” del nostro campionato (anche se, come ha scritto Valentino Tola, non esiste un calcio spagnolo), nell’immaginario comune quello spagnolo è un calcio molto tecnico e palleggiato che vuole giungere al gol attraverso lunghe e raffinate manovre palla a terra. Davvero la Fiorentina è la squadra più spagnola della Serie A? Come gioca davvero la Fiorentina?
Montella in questi due anni ha variato spesso modulo di gioco: partito all’inizio della scorsa stagione col 3-5-2, ha giocato così quasi due terzi di campionato per concluderlo quasi integralmente col 4-3-3. Anche quest’anno ha sostanzialmente alternato i due moduli, utilizzando con maggiore frequenza il 4-3-3. Già questo è indice di un allenatore che non fa del modulo un verbo immutabile e che adatta la disposizione dei giocatori in campo in funzione delle loro caratteristiche e di quelle degli avversari da incontrare.
Se cambia il modulo non cambiano in principi di gioco su cui si basa il calcio della Fiorentina di Montella. Già il suo Catania si era meritato il soprannome di “Piccolo Barcellona” in virtù di un calcio basato sulla tecnica dei palleggiatori presenti in rosa: Lodi, Almirón, Gomez, Barrientos. La campagna acquisti di due anni fa è sembrata funzionale al calcio che sembra prediligere il tecnico viola. Sono infatti arrivati, tutti assieme, quattro centrocampisti dotati di eccellente tecnica individuale quali Pizarro, Borja Valero, Aquilani e Mati Fernández che anche oggi costituiscono il fulcro del centrocampo della Fiorentina. Indicativo il fatto che l’ottimo Romulo, centrocampista con caratteristiche diverse ed esploso quest’anno nel 4-3-3 di Mandorlini a Verona, sia riuscito, la scorsa stagione, a collezionare solo 10 presenze da titolare.
PALLEGGIO BASSO
E la prima cosa che salta all’occhio guardando la Fiorentina è che è una squadra che vuole avere la palla tra i piedi. I numeri confermano l’impressione. La Fiorentina è la terza squadra nel campionato italiano per percentuale di possesso palla (58.5%) e al secondo posto per percentuale di passaggi riusciti (85.8%). Nelle stesse categorie è al nono posto se si tiene conto dei cinque principali campionati europei (è interessante notare il quinto posto dello Swansea, l’ottavo del Rayo Vallecano e il decimo del Southampton, nel possesso palla). La Fiorentina è al terzo posto per tempo passato nella metà campo avversaria (prima se si guardano solo le gare casalinghe). Quindi la Fiorentina tiene palla, e lo fa nella metà campo avversaria.
Le statistiche appena citate valgono anche per la passata stagione. Che sia 4-3-3 o 3-5-2 l’idea di base della Fiorentina per arrivare nei pressi dell’area avversaria è, come prima opzione, quella di arrivarci palleggiando, attraverso il fraseggio e il gioco palla a terra. Per questo la volontà è quella di iniziare le azioni dalle retrovie con la circolazione palla tra i difensori. Sia schierando la difesa a 3 che schierando la difesa a 4, i difensori si aprono molto e si distanziano il più possibile tra loro in maniera tale da rendere difficoltosa l’eventuale pressione avversaria e di massimizzare il vantaggio generato dalla frequente superiorità numerica concessa al reparto arretrato dalle squadre avversarie.
È interessante notare che la disposizione dei giocatori nelle fasi di uscita della palla sia molto simile sia nel caso di 3-5-2 che nel caso di 4-3-3. Con la difesa schierata a 4 i terzini salgono (ma non si dispongono particolarmente profondi), non tanto per ricevere palla, ma per creare lo spazio necessario ai due centrali difensivi di distanziarsi tra loro per meglio affrontare un’eventuale azione di pressione degli avversari e dare spazio alla ricezione del mediano.
Con la difesa a 3 invece, il centrale di destra generalmente si alza lasciando il centrale di mezzo e quello di sinistra in linea.
Fondamentale in queste fasi iniziali della manovra è il contributo fornito da Gonzalo Rodríguez. Nella difesa a 3 gioca il ruolo centrale tra gli altri due difensori; nella linea di 4 occupa generalmente il ruolo di centrale di destra. L’argentino è dotato di ottime capacità di lettura del gioco e buoni piedi. I viola sfruttano le abilità di Rodríguez facendo partire più frequentemente l’azione nella zona di centro destra della propria retroguardia, in cui staziona l’ex Villareal.
Per avviare lo sviluppo corto della manovra fondamentale è il ruolo del mediano. Ruolo generalmente coperto da David Pizarro. In sua assenza il sostituto preferito è Alberto Aquilani. Solo raramente Vincenzo Montella ha schierato nel ruolo il meno tecnico dei centrocampisti in rosa, Massimo Ambrosini, ritagliando invece per lui un ruolo da mezzala. Il tecnico ha necessità di schierare davanti la difesa un giocatore capace di fare girare il pallone con brillantezza.
L’avanzamento del pallone dalla linea difensiva prevede preferenzialmente un appoggio ai centrocampisti, in prima battuta verso il mediano. Pizarro, rispetto ad Aquilani, ha maggiormente nelle sue corde tecnico-tattiche le caratteristiche del ruolo. Il cileno, anche perché maggiormente rapido in spazi brevi, è più abile del centrocampista italiano a trovare la posizione giusta per ricevere il pallone e farlo con il giusto orientamento del corpo. Inoltre la sua rapidità nel breve, unita al baricentro basso, gli consente di tirarsi fuori in dribbling da situazione di pressing alto degli avversari. È anche vero che talvolta il cileno tende ad abusare di queste sue qualità rischiando di perdere il pallone in posizione di campo e in situazioni di schieramento arretrato molto pericolose per la squadra.
Se il mediano è schermato la Fiorentina ha la capacità di muovere i propri centrocampisti e, abbassandoli, di fare ricevere un altro giocatore in zona mediana. Sia Aquilani, che Borja Valero, che Mati Fernández sono in grado di innescare la manovra offensiva ricevendo bassi e giocando quindi il pallone in avanti.
AMPIEZZA
In queste fasi preparatorie della manovra la Fiorentina vuole garantire l’ampiezza del proprio schieramento tenendo larghi e profondi due giocatori. Nel caso del 3-5-2 sono i due esterni (generalmente Cuadrado a destra e Pasqual o Vargas a sinistra) ad occupare la posizione; nel 4-3-3 l’ampiezza è assicurata dalle due ali che rimangano quasi sempre aperte e profonde.
L’ampiezza nel 4-3-3.
Avere sempre due giocatori larghi su entrambi i fronti all’inizio dell’azione garantisce una via di fuga nel caso in cui lo sviluppo palla a terra del pallone - dalla linea difensiva verso il centrocampo o dopo la prima ricezione di un centrocampista - sia inibito dalla pressione avversaria. In questi casi la Fiorentina prova a trovare con un lancio lungo l’esterno largo e profondo dal lato debole con un cambio di gioco, preferenzialmente da destra verso sinistra sfruttando la gittata di Gonzalo Rodríguez.
Innescata la manovra offensiva, l’avvicinamento verso la porta avversaria avviene per mezzo di scambi ravvicinati palla a terra che consentono alla squadra di salire compatta per la metà campo avversaria. L’impressione è che per la squadra di Montella la priorità sia il mantenimento del pallone e il raggiungimento dell’area di rigore in maniera compatta. Per questo solo raramente viene cercata la profondità alle spalle della linea difensiva avversaria per mezzo di lanci profondi. Ad esempio, non fanno parte del patrimonio delle giocate preferenziali del 4-3-3 della Fiorentina i tagli profondi e dall’esterno verso l’interno degli esterni offensivi così tipici di tantissime versioni del 4-3-3, a partire da quella “zemaniana”. Gli esterni rimangono aperti e ricevono preferenzialmente la palla sui piedi; solo in prossimità dell’area avversaria tagliano dentro, ma sempre davanti la difesa avversaria, per ricevere la palla sui piedi.
PAZIENZA
Per ragioni analoghe le due punte nel 3-5-2 non giocano particolarmente vicine tra loro; la combinazione tra i due attaccanti per attaccare la profondità non è una giocata preferenziale dei viola probabilmente perché poco orientata al mantenimento del possesso e alla “pazienza” caratteristica del gioco della Fiorentina.
Se necessario, il compito di allungare la squadra e garantire la profondità è assegnato agli esterni che si muovono in verticale. Solo giunta al limite dell’area la Fiorentina prova la finalizzazione. In questa fase la squadra di Montella preferisce triangoli, uno-due e, in genere, scambi rapidi e precisi a ridosso dell’area di rigore avversaria. Il numero di uomini che i viola portano in zona offensiva è sempre molto elevato e spesso lo spazio per la rifinitura viene trovato sulle corsie esterne.
In alternativa, specie su gli esterni e specie con Cuadrado, la squadra di Montella non disdegna la ricerca degli uno contro uno e la soluzione del dribbling come mezzo per creare superiorità numerica e sbilanciare la difesa avversaria. Dopo l’Inter la Fiorentina è la squadra che opera più dribbling per partita (11.2). Juan Cuadrado contribuisce a tale statistica con 3.9 dribbling per match, capolista assoluto della Serie A in questa classifica e il colombiano rappresenta un’arma pericolosissima soprattutto negli ultimi 20 metri.
RICONQUISTA DELLA PALLA
A supporto di una fase di possesso così articolata c’è una fase di transizione difensiva orientata alla riconquista rapida del pallone. Solitamente i viola, persa palla in posizione avanzata, provano a non indietreggiare, ma ad attaccare i portatori di palla avversaria. Nella filosofia del gioco della squadra di Montella è importante l’equilibrio durante lo svolgimento della fase offensiva e le bontà delle marcature preventive sui possibili ricevitori avanzati avversari. Anche fasi pure di non possesso palla vengono con molta frequenza giocate con atteggiamento aggressivo, pressando alti gli avversari nelle fasi iniziali della manovra e, per fare questo con efficacia, eventualmente una delle mezzali avanza verso un difensore avversario per pressare in parità numerica il reparto arretrato avversario.
L’idea di Montella è quindi quella di difendere “correndo” in avanti e tagliando le linee di passaggio avversarie, in generale il modo più efficace di giocare fasi difensive con giocatori non particolarmente dotati nel contrasto. La modalità di recupero del pallone preferenziale è l’intercetto e non il tackle.
A corredo di tali principi difensivi, la linea arretrata in fase di non possesso palla tende a rimanere alta, senza però cercare con costanza il fuorigioco avversario.
La domanda iniziale era: Fiorentina alla spagnola? Se per “spagnolo” intendiamo ciò che comunemente si intende quando viene immaginato il calcio iberico la risposta è affermativa. La Fiorentina è la squadra della Serie A il cui gioco combacia maggiormente con l’immaginario collettivo. In questo ideale confronto con un illusorio archetipo di calcio spagnolo la Juventus si discosta maggiormente dei viola perché troppo muscolare e diretta, Roma e Napoli perché più “lineari”.
IL SECONDO REGISTA
Il giocatore perfetto all’interno del gioco progettato da Vincenzo Montella è Borja Valero. Lo spagnolo proveniva dal calcio “tiqui-taca” del Villareal; da un punto di vista tecnico Borja Valero possiede due piedi (è destro naturale) capaci di giocare con precisione sia traiettorie brevi che, in misura minore, gittate più lunghe, un’ottima capacità di controllo del pallone (spesso già col primo controllo lo spagnolo si predispone al passaggio o al tiro) e una conduzione di palla in corsa e a testa alta esemplare.
E’ un giocatore dinamico e sempre in movimento. A tal proposito impressiona la qualità dei tempi dei suoi smarcamenti: in appoggio, largo o alle spalle delle linee avversarie, Borja Valero riesce sempre a dare una soluzione di passaggio ai suoi compagni. Palla al piede predilige il gioco fraseggiato, dare la palla al compagno e proporsi immediatamente per ricevere il passaggio di ritorno. Nei pressi dell’area di rigore avversaria è capace di concludere, di servire assist e di inserirsi profondamente senza palla per ricevere ad andare a concludere. Il suo dinamismo gli consente di giocare praticamente tutte le zone di campo in entrambe le fasi come un vero centrocampista “box to box“.
Nella Fiorentina è quasi sempre impiegato nel ruolo di mezz'ala sinistra. Raramente ha occupato la posizione di mediano e, nelle rare versioni di 4-3-1-2 ha preso il posto di vertice alto del diamante di centrocampo. Da mezzala esprime appieno il suo dinamismo e la capacità di smarcamento e palleggio corto. L’attitudine a fraseggiare, la minore capacità di giocare sul lungo e la tendenza ad appoggiare sempre la manovra lo rendono meno adatto al ruolo di mediano che al contempo ne sacrifica un po’ il dinamismo.
Io definirei il ruolo occupato da Borja Valero nella Fiorentina quello di secondo regista della squadra. Secondo sia in termine di “opzione” che “temporale”. Mi spiego meglio. Come già detto l’uscita preferenziale della Fiorentina comprende la ricezione del mediano. Se tale soluzione è impraticabile Borja Valero si rende disponibile a ricevere il passaggio dalla retroguardia aprendosi sulla sinistra e allontanandosi dal pallone. Lo spazio per la ricezione dello spagnolo è creato nel 4-3-3 dall’esterno che accorcia internamento e dal terzino che si allunga; nel 3-5-2 l’esterno offensivo si allunga lasciando spazio alla mezz'ala che si allarga così dall'amata zona sinistra di campo Borja Valero può far partire la manovra offensiva.
Ancora più importante è il ruolo di secondo regista “temporale”. Se il primo regista è il mediano la cui ricezione inizia la fase 2 della manovra offensiva, dopo il passaggio del pallone per la linea difensiva, Borja Valero orchestra tutta la manovra nella metà campo avversaria, diventando di fatto il regista di questo secondo tempo della fase di possesso palla della Fiorentina. E lo fa in egual misura quando è in possesso di palla e quando è senza palla. In possesso di palla dialoga sul corto con i compagni e gestisce in movimento i tempi della manovra; in fase di non possesso orienta sviluppo e tempi del gioco con i suoi movimenti atti a ricevere il pallone e/o a creare spazi. Per queste caratteristiche Borja Valero è forse il giocatore meno sostituibile della rosa della squadra.
I PUNTI DEBOLI
Quali sono le debolezze della Fiorentina? In linea generale, per la squadra sembra assolutamente necessario avere il controllo del ritmo della partita. Per questo è necessaria assoluta precisione nel fraseggio e la capacità di imporre la propria filosofia di gioco contro ogni avversario. Se la squadra non riesce a prevalere in termini di possesso palla e predominio territoriale va in sofferenza in quanto non strutturata per caratteristiche tecnico-tattiche e atletiche dei giocatori a gestire al meglio lunghe fasi di possesso palla avversario. In particolare il reparto di centrocampo sembra patire una certa carenza di forza fisica; ciò comporta che la Fiorentina va in difficoltà quando gli avversari riescono ad alzare il ritmo, a pressarla e a costringerla sulla difensiva.
Il coraggioso scaglionamento in fase di possesso palla rende chiaramente pericolosa la perdita del possesso del pallone per banali errori tecnici. Se ciò è vero per ogni squadra che tende a giocare la fase di possesso con i principi attuati dai viola, lo è ancora di più per la Fiorentina: le marcature preventive dei difensori non sono sempre sufficientemente puntuali e attente e la fase di pressione “correndo avanti” susseguente alla perdita della palla non abbastanza precisa. Per questo, a momenti di appannamento tecnico, conseguono momenti di grande vulnerabilità sulle ripartenze avversarie con la squadra che per le imprecisioni tattiche descritte tende pericolosamente ad allungarsi.
Anche in fasi pure di non possesso palla la linea difensiva non si comporta sempre in maniera impeccabile. In particolare sembra soffrire particolarmente le giocate in profondità degli attacchi avversari. Inoltre le coperture reciproche dei difensori non sono ogni volta precise e per questo la Fiorentina soffre giocatori che giocando tra le linee attraggono fuori uno dei difensori creando spazio libero da attaccare.
Nella partita col Chievo c’è tutta la Fiorentina. Il primo gol di Cuadrado: ampiezza e triangolo al limite dell’area. Le imprecisioni della linea difensiva.
LE PARTITE IN EUROPA LEAGUE CONTRO LA JUVENTUS: IL DIAMANTE A CENTROCAMPO
Lo scontro in Europa League contro la Juventus rappresentava per la Fiorentina, al di là del valore oggettivo di un ottavo di finale di Europa League, il momento capace di dare un senso e una prospettiva diversa alla stagione. Oltre alla rivalità storica verso i "nemici" bianconeri, vincere un confronto europeo contro la più forte squadra del campionato italiano avrebbe collocato i viola in una dimensione diversa, più matura.
Nella partita di andata Montella affronta il match adottando il meno usato 4-3-1-2 con Borja Valero vertice alto del centrocampo e Ilicić a raccordare centrocampo e attacco. Il primo tempo è piuttosto negativo con lo schieramento adottato incapace, in fase di non possesso palla, di coprire l'ampiezza del campo. La Juventus sfonda continuamente sugli esterni muovendo palla da una fascia all'altra del campo. Nel secondo tempo la partita cambia con i viola che riescono finalmente a gestire il ritmo del match. La chiave sta nello sfruttamento dell'elevato numero di giocatori nella zona mediana: i quattro mobilissimi vertici del rombo più Ilicić che continuamente si abbassa a giocare tra le linee. Cinque giocatori contro i tre centrocampisti delle Juventus che non riesce più a recuperare palla. E' sostanzialmente la maniera migliore (e l'unica) che ha la Fiorentina per difendersi contro la Juve: tenere la palla tra i piedi.
Al ritorno Montella, evidentemente soddisfatto della prova tattica dell'andata, ripropone lo stesso schieramento. La (relativa) sorpresa sta nell'utilizzo di Cuadrado come terzino destro a fini puramente difensivi, visto che il colombiano ha il passo e la frequenza necessaria a bloccare Asamoah sull'esterno senza bisogno di alcun aiuto.
Ancora una volta l'idea è quella di avere superiorità numerica a centrocampo e di difendersi tenendo la palla tra i piedi.
La strategia di Montella ha dei pregi e dei difetti. Sovraffollare il centrocampo e la zona tra le linee avversarie ha facilitato il raggiungimento degli scopi ultimi della squadra di Montella: controllo del pallone e del ritmo della partita. In quest'ottica l'utilizzo più frequente dello schieramento a rombo può essere una buona prospettiva. Di contro, la squadra negli ultimi 25 metri di campo ha perso quell'ampiezza che è tanto necessaria ai viola per creare occasioni da gol. Troppo poca l'apprensione creata a Buffon per potere spaventare davvero la Juve e passare il turno.
Tatticamente gli ottavi di Europa League pongono una sfida a Vincenzo Montella: conciliare la gestione "paziente" del pallone e la ricerca continua della superiorità numerica in zona palla, con l'incisività in zona avanzata.
BILANCIO E PROSPETTIVE
Fuori dall'Europa League e più distante della passata stagione dal terzo posto, il bilancio, anche se deve certo tenere conto degli infortuni di Giuseppe Rossi e Mario Gomez, non è esaltante. E' mancato lo sperato cambio di passo rispetto allo scorso campionato.
Per il salto di qualità, oltre al lavoro di Montella, serve forse, come ha fatto capire lo stesso tecnico, qualcosa di diverso all'interno della rosa della squadra: almeno un'aggiunta di forza fisica a centrocampo e un po' di velocità supplementare in difesa.
Di certo il lavoro di Montella è pregevole, ma non del tutto compiuto. E' un allenatore più di principi che di schemi, "italiano" quanto basta per disseminare in ogni singola partita piccoli o grandi adattamenti alle caratteristiche dell'avversario. Ma sono troppe le imprecisioni nelle fasi di transizione difensiva e di non possesso palla quando i viola non riescono a gestire qualitativamente il loro possesso palla. La squadra non è ancora sufficientemente sicura per affrontare avversari capaci di alzare il ritmo e di imporre il loro gioco e i momenti di appannamento tecnico del centrocampo.
Torniamo all'inizio: al netto del valore assoluto della squadra, la Fiorentina gioca il miglior calcio d'Italia?
No. La squadra ha troppi difetti per potere fregiarsi di questo pur aleatorio titolo. La distanza tra l'ideale cercato e le prestazioni reali (l'unica vera misura della "bontà" del calcio di una squadra al di là del suo valore intrinseco) è ancora ampio.