La contemporanea doppia promozione, dalla Lega Pro alla Serie A, di SPAL e Benevento ci ha ricordato ancora una volta quanto l’organizzazione di gioco sia importante per ottenere dei risultati anche nelle serie minori, forse perfino più importante delle qualità tecniche in rosa. Anche per questo le due squadre sono arrivate nella massima serie circondate da molta curiosità. La domanda che ci facevamo era: riusciranno a replicare il loro ambizioso stile di gioco anche in un contesto di alto livello?
La SPAL di Leonardo Semplici è finita sotto i riflettori anche per un calciomercato estivo che ha portato a Ferrara due attaccanti navigati della categoria come Marco Borriello e Alberto Paloschi, ma già dalle prime giornate è apparso evidente il tentativo di mantenere invariati i propri princìpi, pur aggiustandoli un po’ sui ritmi più alti della massima categoria, scontandone ovviamente anche i punti di debolezza. In questo momento i biancoazzurri sono penultimi, davanti solo al Benevento. Hanno perso sette delle ultime otto partite ma soprattutto hanno già perso diversi scontri diretti in zona salvezza (Cagliari, Bologna e Sassuolo) e pareggiato contro il Crotone una partita che forse avrebbero meritato di vincere.
L’impressione generale è che la SPAL avrebbe potuto raccogliere di più, confermata almeno in parte dagli Expected Goals di queste prime giornate (che, ricordo brevemente, pesano la pericolosità delle occasioni prodotte e lasciate agli avversari): nonostante tutto, infatti, la SPAL è una delle squadre ad avere concesso meno xG. L’impressione, però, è anzitutto visiva e personale: guardando la SPAL si notano delle qualità che potrebbero portare a un possibile miglioramento in futuro. Di sicuro si vedono altrettanto bene i difetti che legittimano la posizione di classifica attuale.
Come gioca la SPAL
Schierata con il 3-5-2, la SPAL mette in mostra tutti i pregi della costruzione bassa con la difesa a 3. La qualità della circolazione bassa spallina permette di trovare un uomo libero generalmente sulla linea di centrocampo, sviluppando l’azione sugli esterni, che possono ricevere anche dopo una sponda da parte di una delle due punte. La SPAL cerca di giocare rapidamente, con i due attaccanti che si muovono quasi solo in verticale, effettuando le classiche combinazioni che ci si aspetterebbe da una coppia di attaccanti, incluso il “velo”.
Semplici punta forte su questa identità di gioco, cucita come una seconda pelle sui suoi giocatori: «Mi piace molto il gioco di Sarri, che volli conoscere quando era ancora in banca. Sono vicino alle sue idee: provare a vincere giocando a calcio e mostrando la propria identità ogni volta che si può». Dopo ogni partita, Semplici posta sui suoi profili social frasi permeate di orgoglio e convinzione che a lungo termine lui e i suoi giocatori stiano percorrendo la strada giusta. Semplici segue un copione non integralista, ma comunque con idee chiare e ben studiate, che danno sicurezze in più ai giocatori.
Molti campioni statistici evidenziano le caratteristiche di gioco della SPAL. Prima della partita contro la Juventus, poco indicativa visto il massiccio turnover di Semplici, la SPAL era dodicesima in Serie A per possesso palla (48,1%) e addirittura ottava (dietro solo le big: Napoli, Juventus, Milan, Inter, Roma e Lazio, oltre alla Samp) per precisione di passaggi: 83,9%. Questo, nonostante per la lunghezza media dei passaggi la SPAL sia in compagnia delle squadre meno tecniche del campionato: i suoi passaggi sono lunghi in media 20 metri, dietro solo Crotone, Genoa, Bologna e Sassuolo.
Foto di Mario Carlini / Iguana Press
Un dato che descrive bene il gioco della SPAL: è la squadra che gioca di più nel proprio terzo di campo (32%). Un sintomo evidente dell'accurata circolazione arretrata, confermata dal fatto che è anche una di quelle che gioca di meno sia nel terzo centrale di campo (45%) che in quello avversario (23%): la SPAL è tra le ultime in entrambe queste ultime due speciali classifiche.
Ma lo stile peculiare della Spal è evidenziato anche da altre statistiche: è solo 15esima per azioni sviluppate dal centro (26%) ma è dietro solo a Fiorentina e Atalanta per azioni sviluppate da destra (39%). Questo la porta ad essere la quinta squadra del campionato per cross a partita (23) ma incredibilmente la terzultima per tiri effettuati a partita, soltanto 10 (peggio di lei solo Bologna con 9,8 e Crotone con 9,7), e l’ultima per tiri da dentro l’area (4,2, come il Bologna). Dopo Inter e Roma, la SPAL è la squadra che effettua il più alto numero a partita di cross che non arrivano a destinazione: 19,1 a partita, a fronte di appena 4,9 che trovano un giocatore spallino.
Insomma, qualcosa non funziona, anche solo guardando i numeri. In sostanza la SPAL riesce a organizzare ottime uscite della palla, grazie alla tecnica dei 3 difensori (del centrale, Francesco Vicari, specialmente) e ai movimenti organizzati di tutti i giocatori alle spalle della prima linea di pressione avversaria. In fase offensiva punta poco sulle imbucate centrali in profondità e molto sullo scarico verso gli esterni: i movimenti offensivi, sia degli attaccanti che di squadra in generale, sono piuttosto efficaci ma manca inevitabilmente un po' di qualità.
Ma una volta arrivata in fase di conclusione la SPAL diventa sterile, anche e soprattutto per colpa del gap tecnico con quasi tutte le altre squadre della Serie A, puntando molto sui cross, da cui però la SPAL ha prodotto molto poco.
Il punto forte: la costruzione
Eppure non è tutto perduto per la SPAL, che potrebbe partire proprio dalla costruzione bassa di ottimo livello, per mettere in atto una strategia che la riporti fuori dalla zona retrocessione. Il giro palla difensivo contribuisce quasi sempre ad abbassare il pressing delle avversarie: contro il Napoli ne abbiamo avuto l'esempio più lampante. La squadra di Semplici adatta la propria strategia in base agli avversari che affronta, in modo da cercare di far uscire la palla dalla difesa in maniera pulita, in ogni situazione e contro ogni schema di gioco.
Un esempio interessante viene dalla partita dell’Olimpico contro la Lazio. Contro una linea a 5 i due esterni di Semplici (Costa a sinistra e Lazzari a destra) svolgono il ruolo di facilitatori, restando alti per bloccare l’eterno opposto e creare lo spazio per la ricezione delle mezzali. Sul rinvio del portiere (Gomis) gli esterni laziali Basta e Lulic restavano molto bassi (fuori inquadratura nell’immagine qui sopra) e le rispettive mezzali spalline (Schiattarella a destra e Mora a sinistra) si allargavano sapendo che i due centrali di centrocampo della Lazio sarebbero rimasti in inferiorità e non avrebbero potuto seguirli entrambi, dovendosi occupare anche del playmaker (Viviani).
Contro il 3-4-2-1 di Inzaghi, la SPAL ricerca le mezzali.
Qui sopra la variante è rappresentata dall'esterno (Costa), che decide di venire incontro e attira l'esterno laziale Marusic: la SPAL ne approfitta per una grande verticalizzazione di prima di Vicari verso Mora. La mezzala rimane il giocatore su cui appoggiare l'uscita della palla dalla difesa, andata a cercarsi lo spazio alle spalle di Marusic (con i 3 centrali laziali bloccati per rimanere in superiorità numerica centrale contro Floccari e Borriello).
L’efficacia della Spal non cambia contro il 4-4-2, il modulo che teoricamente copre di meno gli spazi di mezzo. Ad esempio, quando la SPAL ha affrontato l’Udinese ha aggirato le punte disposte in verticale (per schermare i suoi due registi centrali arretrati: Vicari e Viviani) con la conduzione del centrale esterno della difesa. La squadra di Semplici, nell'esempio qui sotto, è stata anche abile ad occupare dinamicamente lo spazio di mezzo,con un taglio verso l’interno di Lazzari (bilanciato dal movimento sull’esterno della mezzala Schiattarella).
Quando invece la SPAL ha affrontato un avversario che ha provato a pressare la sua impostazione in parità numerica con tre attaccanti (ad esempio contro il 4-3-3), lo sbocco naturale è stato quello degli esterni, rimasti in quel caso più bassi.
In quei casi i centrocampisti e i terzini avversari erano comunque troppo lontani (sia orizzontalmente che verticalmente) per uscire sull'esterno della SPAL, che a quel punto poteva girarsi e scoprire la palla. La SPAL in questo modo ha abbassato persino le velleità di pressing del Napoli nel corso della partita.
La squadra di Semplici, tuttavia, non si irrigidisce sulla ricerca di una singola giocata. Quando ad esempio l’esterno della SPAL si alza, liberando lo spazio per l’allargamento della mezzala (o viceversa), la variante è rappresentata dalla classica verticalizzazione centrale verso le punte, rimaste in 2-contro-2 sui difensori centrali (contro una difesa a 4).
In questo senso Vicari e Salamon sono molto efficaci con le loro lunghe verticalizzazioni rasoterra, per sfruttare l’apertura nelle maglie del centrocampo avversario.
A causa però dei limiti di Viviani nello smarcarsi, vengono fuori i problemi della SPAL quando la squadra avversaria la pressa con tre giocatori: con le due punte sui difensori e un trequartista su Viviani, appunto.
È accaduto contro il Cagliari (schierato a rombo) e in maniera ancora più evidente contro il Milan, che alzava Çalhanoglou sul mediano della SPAL. In questo scenario non ha aiutato nemmeno la qualità tecnica con i piedi del portiere Gomis, tutto sommato non così buona da compensare le difficoltà di squadra, che lo ha spinto un po’ troppo spesso a preferire il lancio lungo e sicuro, a giocate corte e più rischiose.
La SPAL ha sofferto tantissimo questa situazione, sia contro il Milan che contro il Cagliari a rombo, nonostante la superiorità numerica arretrata.
Ripartire da Vicari
È importante sottolineare le caratteristiche tecniche di tutti i giocatori che concorrono alla qualità dell'uscita palla della SPAL. A cominciare da Francesco Vicari, un ’94 al debutto in Serie A che è anche l'unico del terzetto difensivo ad essere stato confermato da Semplici nell'undici titolare dalla Serie B. Considerata l'attenzione che le squadre avversarie ripongono sul mediano Viviani, Vicari diventa quasi sempre il vero regista della squadra.
Il suo repertorio è molto vario, ma in particolare spicca la precisione nelle verticalizzazioni, anche e soprattutto di prima. A questo si aggiungono un'eccellente padronanza del pallone, che è fondamentale per resistere a qualsiasi pressione, e anche una buona lettura nello smarcamento verticale in avanti, per sfuggire all’eventuale marcatura a uomo dell’attaccante.
Il suo maldestro errore nel gol subìto contro il Sassuolo (quando Politano gli ha rubato palla e si è involato verso la porta avversaria) deve essere interpretato più che altro come l'eccezione che conferma la regola e non deve mettere in ombra le doti tecniche e di visione di gioco di Vicari.
Accanto a lui, la SPAL ha cambiato tutti i centrali esterni a disposizione rispetto alla Serie B. A Ferrara sono arrivati tre giocatori dalla bassa Serie A: Felipe, Salamon, Oikonomou, assieme a Sauli Vaisanen che proviene dal campionato svedese. Semplici ha inizialmente dato fiducia proprio a Vaisanen sul centro-sinistra, ma per avere più esperienza, e soprattutto un mancino da quel lato, la scelta ricade ormai costantemente su Felipe. Il brasiliano, tuttavia, mostra meno capacità palla al piede rispetto al suo omologo sul lato destro: Bartosz Salamon. Già sperimentato come mediano in gioventù, il polacco sta sorprendendo quanto a personalità nelle conduzioni palla al piede e capacità di giocare filtranti. Anche la presenza di Salamon è un motivo per il quale la SPAL è una delle squadre che attaccano di più da destra in Serie A.
In generale Semplici ha molto responsabilizzato tutti i difensori nell’uscita della palla, ma un contributo fondamentale è dato anche dai centrocampisti: Federico Viviani è in attesa di una stagione di rilancio che valorizzi le sue abilità tecniche e al netto di difficoltà nei movimenti ha un'ottima capacità di smistare nello stretto, oltre ad avere un piede molto sensibile nel gioco lungo.
Una buona dose di merito nella costruzione della SPAL va data anche a Pasquale Schiattarella: un giocatore molto dinamico negli spazi stretti e soprattutto capace di sterzare continuamente palla al piede per trovare la soluzione migliore di passaggio a 360 gradi, vincendo l’89% dei dribbling che tenta. L’altra mezzala, Luca Mora, è più importante nelle uscite con le palle alte, sfruttando la sua fisicità per fare da sponda: è il terzo giocatore spallino per duelli aerei (1.78 per 90 minuti) dietro solamente Felipe e Salamon.
I problemi in attacco
Come anticipato, ai sofisticati schemi della SPAL in fase di costruzione corrisponde un’eccezionale difficoltà nel trovare la conclusione in porta. Lo schema ideale sarebbe quello di abbassare il più possibile la squadra avversaria e permettere alle mezzali di attaccare l’area nei mezzi spazi vicino alle punte. Ma questo scenario, che si verificava più spesso in Serie B, è molto più complicato da mettere in piedi nella massima categoria: la SPAL ora attacca l'area il più delle volte con le sole punte, accompagnate in alcuni casi da una sola mezzala.
Il tentativo di pressing di quasi tutte le avversarie della SPAL costringe Semplici a usare le mezzali come strumento tattico nell’uscita della palla e con l’azione che diventa necessariamente più diretta, le mezzali hanno meno tempo e più campo da coprire per arrivare in una zona pericolosa. Oltretutto, se le mezzali salgono troppo, la SPAL rischia di andare in difficoltà in un’eventuale transizione difensiva.
Per permettere a più uomini possibile di attaccare l'area, la SPAL potrebbe puntare (anche nel prossimo mercato di gennaio) su degli esterni più forti nell’uno-contro-uno. Manuel Lazzari, a destra, è il più ricercato ed è quello che va più spesso a sfidare il diretto avversario, ma pur essendo il giocatore che effettua più dribbling in squadra (1.81 per 90 minuti) la sua tendenza è sempre quella di allungarsi il pallone sull’esterno, per sfruttare la sua grande accelerazione. Il che lo rende prevedibile: non rientra mai verso il centro e la sua percentuale di successo nell’uno-contro-uno è abbastanza bassa (51%).
Dall’altra parte del campo, Filippo Costa ha una capacità ancora minore nel dribbling (ne esegue solo 0.84 per 90 minuti) e per questo tende al cross di prima o al massimo dopo un solo tocco con il piede forte, il mancino. Eppure in rosa ci sarebbe anche il talentuoso Federico Mattiello, praticamente ambidestro e con più qualità anche nel dribbling. Ma al momento Mattiello garantisce minore intensità e velocità, forse per questo Semplici gli preferisce Lazzari e Costa.
Un altro problema della SPAL è l'impossibilità di schierare contemporaneamente i suoi due attaccanti più forti, Paloschi e Borriello: Semplici ha bisogno di una seconda punta dinamica che lavori bene spalle alla porta per riuscire nelle veloci combinazioni. Per questa tipologia di attaccante Semplici è dovuto ricorrere a Mirko Antenucci, dopo l’infortunio di Floccari. Quest’ultimo avrebbe doti tecniche sicuramente superiori ad Antenucci, che però si muove meglio e con più intensità ed è abituato a un calcio diretto, avendo giocato nel Torino di Ventura. Ma Antenucci, pur dotato di un’abnegazione ammirevole, non è un attaccante di alto e nemmeno di medio livello in Serie A, e questo ha condizionato in parte le ultime prestazioni della squadra, pur essendo stato uno dei più positivi in campo.
Borriello, da parte sua, protegge bene il pallone spalle alla porta, ma non ha né la qualità né soprattutto la velocità di gioco per effettuare efficaci scarichi. Questo lascia intendere che l'ex cagliaritano possa essere la soluzione migliore in partite nelle quali Semplici capisca di dover ricorrere inevitabilmente ai lanci lunghi, lasciando invece spazio a Paloschi quando c'è bisogno di un attaccante più rapido.
I problemi in difesa
Anche la fase difensiva al momento rappresenta un problema per Semplici: i suoi uomini difendono sempre schierati nella loro metà campo, con un 5-3-2 dove molto spesso il centrale dei 3 difensori (Vicari) agisce staccato, quasi da libero, per coprire la profondità, mentre gli altri due difensori centrali devono essere pronti a uscire nel rispettivo mezzo spazio. Ma non è sul piano tattico che la SPAL ha problemi difensivi, quanto su quello del sincronismo tra giocatori, dove un tempismo imperfetto in molte scalate (che siano orizzontali, verticali o diagonali) sembra endemico e forse rappresenta meglio di qualsiasi altro problema della SPAL la difficoltà nell’effettuare definitivamente il salto di categoria.
La SPAL difende con l’orientamento sull’uomo: qui Salamon esce nel suo mezzo spazio su Perisic, mentre Vaisanen si stringe sul lato debole su Icardi. Vicari resta libero a protezione della profondità.
La SPAL è spesso costretta a schierarsi bassa perché non ha sincronismi consolidati, tanto nel pressing quanto nelle transizioni difensive. L'esempio più evidente si è verificato nell'ultima partita contro la Juventus, dove nel primo tempo si è sempre schiacciata nella propria trequarti pur sotto di due gol. Del resto il 5-3-2 non aiuta a portare pressione sulle fasce laterali: Semplici, infatti, è virato occasionalmente sul 4-4-2 proprio durante il primo tempo a Torino.
Nonostante il baricentro basso, però, la SPAL non riesce neanche a essere compatta, concedendo tantissimi tiri: 16,1 a partita, meglio solo di due squadre modeste come Benevento e Verona.
Farà in tempo a riprendere la stagione?
In definitiva la SPAL ha molti problemi, più tecnici che tattici, che l’hanno portata a perdere più punti di quanti forse avrebbe meritato. Una concausa è anche la generale difficoltà nella gestione delle partite: la SPAL ha dominato le sfide casalinghe contro Udinese e Crotone, ma ha avuto brevi e fatali cali di concentrazione. Le sono costati la vittoria contro i calabresi e c’è voluta una prodezza di Rizzo in pieno recupero per vincere almeno contro i bianconeri. Anche il fattore esperienza, con relativa poca abitudine a certi ritmi di gioco e continuità di concentrazione, è un altro scoglio da superare, spesso più incisivo di tecnica e tattica.
In conclusione, la SPAL è un laboratorio interessante in cui sperimentare soluzioni per superare quelle difficoltà di una squadra organizzata nell’affrontare il salto tra le serie minori e la Serie A. Non gioca un calcio remissivo, tipico del cliché della piccola squadra, ma nemmeno un calcio esageratamente di princìpi come il Pescara di Oddo della scorsa stagione. Forse la SPAL, più che l’audacia dei propri princìpi, sta pagando le qualità dei singoli giocatori.
Probabilmente l’organico a disposizione non è all’altezza della qualità del gioco che Semplici prova a esprimere, e questo scollamento crea tante piccole inefficienze alla base dei pochi punti conquistati, rispetto a quelli di molte altre squadre magari meno organizzate tatticamente e non così superiori tecnicamente. Lo stesso Semplici ha detto esplicitamente che «non dobbiamo dimenticarci che abbiamo l'ultimo budget della Serie A e siamo tra gli ultimi nel monte-ingaggi. Non è un alibi, se incassi di meno prendi i giocatori che costano di meno». Il percorso verso la salvezza della SPAL potrebbe essere ancora più interessante proprio per questo motivo.
Leonardo Semplici sta comunque facendo un ottimo lavoro per esaltare le qualità e nascondere i difetti dei suoi giocatori. Se riuscirà a raggiungere la salvezza lo farà attraverso l’organizzazione collettiva, e se ci riuscirà davvero sarà un messaggio importante anche per le altre “piccole” del campionato italiano.