Gomez scia in mezzo alla Juventus
Ho l’impressione che la popolarità di cui ha goduto Alejandro Gomez lo scorso anno ha contribuito paradossalmente a metterne in ombra l’eccezionale crescita sul piano più strettamente calcistico. Merito anche, ovviamente, di Gasperini; o meglio della coincidenza tra il suo arrivo sulla panchina dell’Atalanta e il raggiungimento della piena maturità psico-fisica del “Papu”, che deve compiere 30 anni il prossimo febbraio. Quest’anno in sei partite ha già segnato tre gol e realizzato tre assist ma la bellezza del “Papu” sta anche in tutte quelle intuizioni che possono venire solo da un calciatore che gioca con piena libertà e con una reattività mentale unica. In questo Gomez è paragonabile solo a Mertens in questo momento.
Contro la Juventus ha regalato più di una perla ma questo slalom a un quarto d’ora dalla fine mette bene in luce tutta la sua unicità. Anzitutto per il modo in cui “Papu” aspetta il “Pipita”, aspettando che arrivasse il più vicino possibile prima di togliergli il pallone da sotto il naso. Non è solo un gesto di beffarda superiorità nei confronti di uno dei migliori del campionato (e che pesa più o meno il doppio di lui, forse per questo il rapporto ricorda quello tra toro e torero) ma è l’esempio di come Gomez sappia sfruttare i vantaggi di un corpo che, in teoria, dovrebbe avere più svantaggi. E cioè, il fatto che con un baricentro così basso Gomez può partire da fermo e andare in qualsiasi direzione desideri.
E poi - questo si vede nel resto dell’azione - Gomez può allontanarsi la palla per prendere velocità con una corsa il più ampia possibile e, al tempo stesso, mantenere un controllo ottimale del pallone grazie a un’alta frequenza di tocchi. Che, ad esempio, gli permette di cambiare direzione più velocemente con la palla di quanto non facciano i suoi avversari senza palla.
A questo si unisce un’esplosività che di solito vediamo nell’elité atletica del calcio mondiale (Bale, Perisic, Ronaldo) e che di sicuro non è naturale aspettarsi da un giocatore alto appena una decina di centimetri in più di Kylie Minogue. Non solo non perde velocità neanche dopo aver saltato Bentancur verso l’interno del campo, ma se ci fate caso Gomez accelera di nuovo dopo aver scaricato la palla sull’esterno, a testa bassa verso l’area di rigore. A proposito, lo sapevate che Alejandro Gomez è alto esattamente quanto Selena Gomez?
Milinković-Savić il ballerino
Sergej è un altro giocatore in Serie A che sfida le leggi della natura con la palla al piede. All’opposto di Gomez, però, lui colpisce per la sensibilità con cui tocca il pallone. Anche quando ci sale sopra con la suola e sembra poterlo far esplodere, in realtà lo sta semplicemente tenendo sotto controllo mentre sposta il proprio corpo ingombrante in uno spazio molto piccolo. Gira quasi su stesso, mettendosi con le spalle sulla linea laterale e gli occhi verso il centro del campo, cercando un compagno a cui passare la palla. Un movimento troppo difficile da leggere e impossibile da intuire, perché al posto di Milinković-Savić qualsiasi altro giocatore avrebbe provato a dribblare sulla fascia, o avrebbe semplicemente protetto palla con il corpo dagli avversari. Lui invece tiene la palla in gioco con la fiducia nei propri mezzi tecnici, e ne esce alla grande con un passaggio di sinistro che sembra prendere leggermente di sorpresa anche Luis Alberto che lo riceve.
Simone Verdi innesca la ripartenza con un tacco filtrante al volo
Verdi ha cominciato la stagione alla grande, come aveva cominciato anche la scorsa stagione. Se non fosse stato per l’infortunio (ai legamenti della caviglia) forse oggi staremmo già parlando di uno dei giocatori più di valore del campionato, certo se continua così è solo questione di tempo. Qui a un gesto tecnico molto intelligente, perché fa partire Poli in campo aperto (e da lì il Bologna arriva al tiro con Petkovic) con un solo tocco, si unisce l’eleganza del movimento di Verdi. Con grande naturalezza aggiunge un saltello con la gamba sinistra a quello con la destra, che gli serve per colpire la palla di contrabalzo.
Edin Dzeko e l’arte della sponda
Uno degli aspetti più sottovalutati quando si parla di centravanti è il loro gioco di sponda. In Serie A ci sono alcuni maestri di quest’arte antichissima (tipo Nikola Kalinic) nessuno, però, la eleva alle altezze di Dzeko. Soprattutto per come utilizza il petto dosando l’effetto del suo controllo per la giocata immediatamente successiva: contro l’Inter ha smorzato un cross teso per farlo cadere nel punto esatto per calciare al volo con il destro; contro il Qarabag ha addirittura prolungato la traiettoria del pallone per portarsi in posizione di tiro.
Dzeko si muove anche benissimo in ricezione, riuscendo a tenere sempre l’avversario alle spalle e almeno un occhio sul movimento dei compagni. Quando c’è da giocare una rifinitura è sorprendentemente tecnico (anche con il sinistro, il suo piede debole) e creativo. Qui con Nainggolan esegue uno scambio semplice in maniera estremamente pulita, attirando due avversari per poi giocargli di piatto alle spalle. Nainggolan poi arriverà al tiro e sulla respinta Florenzi realizzerà il secondo gol della Roma. Ricordiamoci di giocate di questo tipo, la prossima volta che Dzeko, o un altro centravanti, non segnerà per due partite consecutive.
La quasi onnipotenza di Mertens
La prova che per giocare veramente a calcio oltre a un talento di base e a una forma fisica eccezionale bisogna anche sentirsi bene con se stessi. Mertens è nell’anno della sua potenziale consacrazione, l’anno dopo aver giocato per la prima volta in vita sua da centravanti rivelandosi come uno dei giocatori più decisivi del campionato. Ma rispetto alla scorsa stagione, sembra ulteriormente cresciuto. Gioca con meno ossessione per il gol, forse con meno ansia di affermarsi in un ruolo che adesso sente pienamente suo.
Sia noi che lui conosciamo i suoi limiti, ma solo adesso Mertens sta estendendo le proprie potenzialità fin dove possono arrivare: un centravanti imprendibile nello stretto, con e senza palla, rapidissimo nella coordinazione e devastante nel gioco tra le linee. Come l’assist per Hamsik contro il Cagliari dimostra. Mertens può rendere il Napoli più imprevedibile, soprattutto contro le squadre chiuse, che dovranno stare attente a non concedergli la profondità e a non lasciarlo troppo libero quando si sgancia dalla posizione venendo a giocare alle spalle del centrocampo.
È improbabile che Roberto Martinez, l’allenatore del Belgio, rinunci a Romelu Lukaku per provare Mertens nel suo vero ruolo. Peccato perché con Kevin De Bruyne e Eden Hazard non lontani, avremmo visto belle cose...
Bonus: l’assist di Dybala, che assist non è stato
Da notare, nell’azione più discussa delle ultime ore, la splendida tecnica di calcio di Dybala, che colpisce la palla di taglio, facendola fluttuare alla stessa altezza da terra come un drone, fino a che non arriva sulla testa di Mario Mandzukic. I VAR annulleranno il gol per un fallo precedente, ma questa di Dybala resta una palla deliziosa.