Il termine “imbruttita” in italiano ha un suo significato preciso: “rendere o far apparire brutto o meno bello ”, che a Roma però acquisisce un senso tutto suo, quasi sacro. Imbruttire è quello che il coatto fa quando gli guardi la ragazza oppure guardi storto lui; i coatti ti imbruttiscono se gli tagli la strada, se sembri ridere di loro, se gli fai una entrata a calcetto che non li convince oppure se sei amico loro ma sgravi in qualche modo. Si può imbruttire come risposta a qualche torto subito, ma anche come provocazione, per sfidare qualcuno.
Imbruttire è un arte che Ibrahimovic ha imparato da qualche parte e che ha reso talmente sua da averne fatto una marchio distintivo: nessuno lo fa bene e spesso come lui, soprattutto su un campo da calcio. Recentemente ha avuto di che ridire con Tyrone Mings, difensore del Bournemouth, reo di avergli calpestato la testa volontariamente. Nell’azione successiva Ibrahimovic ha rimesso le cose al loro posto (secondo il codice dei coatti) colpendolo molto forte in faccia con una gomitata. In questo caso la reazione dello svedese è la classica imbruttita di risposta violenta, ma necessaria. Ovvero, sempre secondo il codice, alle mani addosso si risponde con le mani addosso, per via di quella legge fisica di una forza uguale e contraria (anche se in questo caso più forte è meglio è).
Le imbruttite di Ibrahimovic rispondono a delle regole molto semplici, figlie di tutte le esperienze dello svedese ma anche delle esperienze di tutti i coatti del mondo, tanto da poter essere inserite all’interno di un diagramma cartesiano in cui le due uniche variabili sono la violenza (intesa in senso non solo fisico) e la necessità.
Imbruttire ad uno mentre dai la mano al compagno di squadra. Questi sono i colpi di classe per cui Ibrahimovic ha elevato il livello dell’imbruttita da espediente di strada a stile di vita. A van Bommel, reo «di entrare sempre duro, ma poi di cadere a terra per ogni piccolo fallo che subisce», lo svedese riserva la pallonata (leggera perché non è un gesto violento, ma il modo che i coatti usano per richiamarti), il dito puntato (la gestualità è fondamentale) e infine la spallata tipo cani grossi che si annusano.
Qui siamo ad un livello di violenza molto basso, sembra anche molto gratuita, ma di questo non possiamo esserne sicuri non sapendo cosa è accaduto tra i due in campo. Molto apprezzabile la reazione di Van Bommel che ignora completamente Ibrahimovic, una mossa rischiosa – perché si rischia di far rosicare ancora di più chi imbruttisce – ma che in determinati casi, come questo, funziona da ottimo deterrente.
Dettaglio più coatto: che poi i due sono diventati amici, hanno giocato insieme al Milan, tanto che l’olandese ha chiamato il suo cane Ibra.
Vs Tolosa, ma molto probabilmente Vs Zebina
Questa è la mia imbruttita preferita, col segno della croce. Il gesto è rivolto verso la panchina del Tolosa dove siede Zebina col quale ha avuto una rissa ai tempi della Juventus. Qua siamo ad un livello così alto di violenza gestuale che possiamo considerarla fisica. C’è anche un’altra lettura per la quale Ibrahimovic stia mimando il gesto della pistola, ma io non sono d’accordo: l’imbruttita non è mai un allegoria della morte, ma sempre una metafora.
Dettaglio più coatto: ignorare completamente il quarto uomo.
Vs giornalista spagnola
Quando una giornalista, sventolandogli la famosa foto in cui è ritratto in quelli che sembrano atteggiamenti romantici con il compagno Piquè, gli chiede se è gay, Ibra non può trattenersi. Come da copione, prima prova a ignorarla (alle donne è concesso qualche secondo in più), ma poi le fa segno di fare il giro della macchina e avvicinarsi al finestrino (l’uso dei gesti è fondamentale nelle imbruttite) e in uno spagnolo piuttosto italiano le dice «vieni a casa mia, ti faccio vedere chi è maricon (spagnolo per frocio)» continuando con un «ah… e porta tua sorella».
Qui vediamo un aspetto importante delle imbruttite: servono a ribaltare la situazione. Se infatti lo svedese ha ragione ad essere infastidito per l’atteggiamento provocatorio della giornalista, la sua reazione deve ribaltare le forze in campo e metterlo dalla parte del torto, perché quella è la parte di Ibra. La sua imbruttita è maschilista e non necessaria, perfetta da mostrare come esempio di machismo e omofobia latente.
Dettaglio più coatto: «ah… e porta tua sorella».
Dopo un lungo corpo a corpo, Ibrahimovic cade a terra avvinghiato a Coleman e rialzandosi lo colpisce volontariamente con il tacco sulla nuca. Questa è un’imbruttita istintiva, sbagliata, tanto che già mentre la fa si scusa con l’avversario. Qui capiamo che in un certo senso l’imbruttita è parte dello svedese come l’ossigeno è parte dell’acqua.
Dettaglio più coatto: scusarsi perché ha esagerato con uno che alla fine non gli ha fatto niente.
Salvatore Aronica è, suo malgrado, uno dei simboli del calcio ignorante. Ibrahimovic che da anni combatte queste derive incarnando tutte le tipologie di calcio possibili, pure quelle di merda, deve averlo saputo e per questo lo ha rimesso al suo posto. Questa è un imbruttita come mezzo di protezione, lo svedese parte infatti quando vede in pericolo il suo amico Nocerino. È classica, violenta ma non troppo, con un medio grado di necessità. Molto sottile la scelta di colpire Aronica rimanendo dietro al compagno per confonderlo, tanto che poi il difensore istintivamente reagisce colpendo l’incolpevole Nocerino. Mi chiedo cosa possa aver pensato di De Sanctis che fa la spia.
Dettaglio più coatto: la manata in faccia no-look.
Uno degli aspetti negativi dell’imbruttita, soprattutto quando sei grosso come Ibrahimovic, è che devi usarla pure quando non ti va. Qui è evidente che Mutu è un coglione, entrando duro e poi calpestando Nesta, e che lo svedese non ha nessuna intenzione di intervenire in sua difesa. Però quando vede Stam abbracciarlo con un’espressione non proprio amichevole è costretto a darsi da fare perché nelle regole non scritte dello spogliatoio c’è scritto che in una rissa il più grosso deve sempre intervenire. Dopo essersi aggregato all’abbraccio, con uno strattone improvviso stacca Stam da Mutu e se lo porta in un angolo dove risolvere la questione. Purtroppo la vicinanza tra due esseri umani così grossi attira l’attenzione di tutti i giocatori in campo che si spendono per tenere il finale di questa imbruttita nel mero campo dei sogni.
Dettaglio più coatto: pensarci un po’ prima di intervenire.
Per la serie “ne ferisce più il gesto che la spada”, Ibrahimovic chiude una accesa discussione con Baysse andando platealmente a leggerne il nome dietro la schiena così da colpirlo facendo notare a tutti lo scarto tra i due. Imbruttita che riesce molto bene perché Baysse subisce il colpo e cade nella trappola di fare la stessa cosa rendendosi incredibilmente ridicolo. Questo è il tipo di imbruttita che ti puoi permettere solo se sei tra i primi tre-quattro al mondo in quello che fai.
Dettaglio più coatto: quando ride e poi abbraccia il compagno di Baysse che gli arriva al petto.
Materazzi è perfetto. Se sei un coatto non puoi non finire a discutere in qualche modo con Materazzi (che però non è un coatto). Tra lui e Ibra esiste tutta una letteratura fatta di accuse, dichiarazioni sopra le righe e screzi vari. La sublimazione di questa faida avviene nel Derby del 14 Novembre 2010: Materazzi arriva in netto anticipo su un pallone vagante, Ibra giudica l’irruenza con cui arriva l’avversario come una dichiarazione di intenti, rispolvera il repertorio da taekwondo che tiene neanche troppo nascosto nelle tasche e lo abbatte come se fosse una porta chiusa in una puntata di The Shield.
Dettaglio più coatto: il fatto che Materazzi sia svenuto.
Quel momento in cui ritieni necessario dare un cazzotto a uno perché non puoi avere un nome così comune come Marco Rossi.
Dettaglio più coatto: l’assoluta non necessità di dare questo cazzotto.
vs Francia
In Francia Ibrahimovic era talmente superiore rispetto al contesto che poteva permettersi qualunque cosa. Anche imbruttite complottiste a torso nudo verso gli arbitri. Tutto il passaggio che va da un errore arbitrale alla frase “questo paese di merda non merita il PSG” è proprio dell’imbruttita che dopotutto altro non è che l’arte di rendere grandissima una cosa molto piccola. Ibrahimovic è così credibile quando imbruttisce che in questo caso è riuscito ad arrivare fino a Marine Le Pen.
Dettaglio più coatto: L’imbruttita fatta petto nudo.
Vs reporter
È così ovvio che a Ibrahimovic non gli devi toccare nulla, ma sopratutto non gli devi toccare i figli. Il distratto reporter, cercando di guadagnare la miglior posizione per svolgere il suo lavoro, colpisce involontariamente il figlio di Zlatan, che d’istinto lo sposta con il gomito e gli imbruttisce con quella manata sui cui c’è scritto proprio “famiglia Ibrahimovic”. Purtroppo non si capisce cosa gli dice, ma sappiamo benissimo che non vorremmo mai essere al suo posto. Questa è l’imbruttita di Zlatan più necessaria che troverete, risponde a quella legge primitiva per cui il sangue pesa molto più dell’acqua.
Dettaglio più coatto: quando cambia la mano con cui tiene il figlio per imbruttire meglio.
In Italia Zlatan deve essersi divertito parecchio. Se in Inghilterra ti insegnano ad essere duro, nel nostro campionato ti insegnano che non devi mai fare un passo indietro, per cui ogni sua imbruttita si dilatava, creava scompiglio. Nel video vediamo solo la parte finale, ma è quello che viene prima a rendere questa un’imbruttita storica (qui si capisce meglio): Nedved fa un fallo duro su Totti che cade a terra, a quel punto Ibrahimovic spunta dal nulla e con enorme nonchalance calcia il pallone addosso al capitano giallorosso a terra. In questa circostanza bisogna ovviamente contestualizzare il fatto che quello è Totti, lo stadio è l’Olimpico, il fallo è di Nedved e lui è Zlatan. O forse è rimasto accecato dalla bruttezza della maglia della Roma. Sì forse è quello, che poi lo fa accapigliare con Dacourt anche ignorando l’arbitro che si frappone tra i due.
Dettaglio più coatto: la mano intorno al collo di Dacourt mentre aspettano la sanzione dell’arbitro.
La guerra svedese-danese fu combattuta tra il 1808 e il 1809. La Danimarca voleva rientrare in possesso della provincia della Scania, la Svezia invece aveva mire sulla Norvegia (non erano bei tempi per la Norvegia quelli). Tutto si concluse con un nulla di fatto (status quo ante bellum) che ad Ibrahimovic proprio non va giù. La sua imbruttita a Kjaer acquisisce quindi una sfumatura nazionalistica, da difensore della patria. Kjaer prova a difendere la sua di terra, ma è costretto ad abbozzare quando Ibra lo prende per il collo e gli sussurra all’orecchio “sei danese solo perché io non c’ero all’epoca”. Poi si capisce benissimo che quando si allontana da Kjaer gli urla “il Ponte di Øresund è una merda”.
Dettaglio più coatto: il modo in cui allontana la mano dell’arbitro che lo sta toccando.
Vs Vera Spadini
Abbiamo visto che il rapporto tra Ibrahimovic e la realtà che lo circonda non è per nulla semplice, ma per diversi motivi questa sua imbruttita alla giornalista di Sky Vera Spadini vincerebbe un premio se solo fossimo una civiltà così avanzata da premiare le imbruttite. Ecco i motivi:
- Tutto nasce perché qualche minuto prima la giornalista di Sky gli ha chiesto «Allora oggi non ti arrabbierai con Allegri?». Quindi tutto nasce dalla presunta notizia di un’imbruttita.
- Usa un tono di voce che non riconosciamo come suo. Se ascoltate il suo “cazzo guardi” per la prima volta ora direste sicuramente che Ibrahimovic è stato doppiato – male – da qualche youtuber milanese. Questo perché è proprio una imbruttita che gli viene dal diaframma.
- Quello che tiene il microfono ride, ma perché?
- Non abbiamo prove video, ma subito dopo le tira un elastico per capelli.
- Qualcuno ha pensato che fosse divertente farne una versione remixata:
- A voler ascoltare Vera Spadini, non ci fu mai la telefonata di scuse come riportato da alcuni mezzi d’informazione, ma le arrivarono a casa 19 rose rosse (secondo la giornalista mandate dal Milan, non direttamente Ibra). 19 come i gol di Ibrahimovic fino a quel momento.
- Oh GLI TIRA UN ELASTICO PER CAPELLI.
Dettaglio più coatto: LE HA TIRATO UN CAZZO DI ELASTICO PER CAPELLI.