Il Brasile è stata l’ultima Nazionale in grado di difendere un titolo Mondiale vinto: era il 1962, non esisteva la tecnologia satellitare e le immagini delle partite arrivavano dal Cile all’Europa con la posta aerea, per essere poi trasmessi nei cinema o dalle televisioni. La manifestazione è ricordata per l’infortunio di Pelè, che spianò la strada all’esplosione di Garrincha, ma anche per essere una delle più controverse della storia, tra arbitraggi a senso unico (famosa la “battaglia di Santiago" tra l’Italia e i padroni di casa) e pressioni politiche.
A 56 anni di distanza, la Germania cercherà di ripetere quell’impresa in Russia, dove proprio con la Nazionale verdeoro, sconfitta 7-1 nella semifinale di quattro anni fa, sarà la favorita assoluta della competizione.
Nel quadriennio che ha preceduto i Mondiali, la selezione allenata da Joachim Löw ha proseguito il proprio dominio a livello internazionale, fatto di controllo del pallone e dei ritmi di gioco attraverso un possesso organizzato e il recupero immediato della sfera tramite pressing (con il pallone o con gli uomini come punto di riferimento, è stato indifferente) e gegenpressing. Rimane il rammarico di non essere riusciti a portare a casa la doppietta Mondiale-Europeo riuscita nell’ultimo ventennio a Francia e Spagna. A Euro 2016, dopo aver vinto il proprio girone e superato l’Italia nei quarti di finale (6-5 ai rigori), si è dovuta arrendere alla Nazionale transalpina dopo una partita che, probabilmente, avrebbe forse meritato di vincere, o quantomeno di non perdere.
La Germania si è poi subito concentrata sulla difesa del titolo FIFA, vincendo con risultati - anche roboanti - tutte le prime sei partite del girone di qualificazione, in cui figuravano rappresentative di federazioni non propriamente di prima fascia: Irlanda del Nord, Repubblica Ceca, Norvegia, Azerbaigian e San Marino.
Nell’estate del 2017 a pass praticamente già ottenuto, il focus si è spostato sulla Confederations Cup, una sorta di mini-Mondiale in cui spesso i CT fanno le prove generali per il torneo dell’estate successiva. Ma Löw ha sorpreso quando ha deciso di lasciare a casa praticamente metà della rosa della Nazionale A e di convocare giocatori più giovani o che comunque erano rimasti nell’ombra dei titolari, per sperimentare nuove soluzioni radicali anche a livello tattico, passando dal 4-2-3-1 classico al 3-5-1-1 adottato per tutto il corso della competizione.
In maniera non del tutto sorprendente, considerando quanto sia ampio il pool di giocatori di talento a disposizione di “Jogi”, la Germania ha letteralmente passeggiato fino alla vittoria finale e giocatori che fino a quel momento erano stati poco considerati hanno cominciato a mettere pressione anche a chi pensava di avere un posto già prenotato nell’aereo per la Russia. Anche in questo caso gli avversari non erano esattamente di livello assoluto, ad eccezione del Cile, capace di bloccare i tedeschi sul pareggio nel girone e poi capitolato in finale per un gol di Stindl, che non sarà al Mondiale proprio come non ci sarà la Nazionale sudamericana.
Dopo aver messo in bacheca un altro trofeo, la “Mannschaft” ha archiviato la pratica qualificazione vincendo anche le ultime quattro partite del girone e chiuso dunque a punteggio pieno (30 punti su 30), con 43 gol all’attivo, record assoluto nella storia delle qualificazioni, sia a livello mondiale che europeo, e solo 4 al passivo. Nel processo, la Germania ha inanellato una serie da 22 partite senza sconfitte, interrotta solo di recente con la sconfitta in amichevole con il Brasile.
I risultati degli ultimi due anni non possono che avvalorare la candidatura della Germania quale seria candidata alla vittoria finale, del resto la presenza di Löw da sola è garanzia di arrivare in fondo ad un torneo internazionale: da quando siede sulla panchina della Nazionale del suo Paese, non ha mai fallito l’approdo ad una semifinale. Se si include la Confederations Cup e il Mondiale 2006 da assistente di Klinsmann, la Germania è infatti arrivata per ben 7 volte consecutive almeno al penultimo atto di un torneo. Certo, nel calcio i risultati passati non sono un predittore efficace di quelli futuri, ma il dato rende bene l’idea della predisposizione ad arrivare in fondo alle competizioni della Germania.
Anzi, considerata la profondità della rosa e il talento a disposizione di Löw , ci sarebbe da stupirsi del contrario. Il CT ha talmente tante scelte a disposizione che il sito della Bundesliga non ha avuto difficoltà a costruire un undici titolare con i giocatori tedeschi esclusi dai 23 convocati: se quella formazione competesse in Russia, avrebbe ottime possibilità di arrivare altrettanto lontano.
Tra gli esclusi figurano Mario Götze, autore del gol decisivo nella finale del 2014 contro l’Argentina e André Schurrle, che in quella stessa occasione fu decisivo uomo assist. Tra i giocatori del Borussia Dortmund è assente anche Julian Weigl, ma il taglio che ha fatto più rumore è indubbiamente quello di Leroy Sané. Fresco vincitore della Premier League e del PFA Player of the Year, non gli sono bastati 10 gol e 15 assist a coronamento di una straordinaria stagione con il Manchester City, per guadagnarsi un posto sul volo per la Russia.
La decisione del CT ha fatto ovviamente discutere, ma non è altro che un forte segnale della fiducia che Löw ha nel progetto di gioco e di quanto questo sia ben chiaro nella sua testa. Nei suoi anni in Bundesliga, ma anche nella sua esperienza al Barcellona, Guardiola ha sicuramente contribuito ad influenzare il selezionatore e ad offrire soluzioni alla Nazionale tedesca, ma stavolta “Jogi” ha messo al primo posto le sue idee.
Nel Manchester City, Sané entra in azione solo quando il gioco è già ad una fase di sviluppo avanzata e raramente partecipa alla manovra in prima persona. Il tecnico catalano gli chiede di mantenersi il più largo possibile sulla sinistra per creare spazio intorno a sé ed intervenire poi in un secondo momento, in modo da essere messo in condizione di agire in isolamento e scatenare la sua velocità e la sua abilità nel dribbling. Ciò non può però accadere nella Germania, che utilizza- e probabilmente ne ha bisogno - tutti gli undici i giocatori in campo, dal portiere al centravanti, per poter dominare il pallone e la partita.
Inoltre, l’enorme influenza esercitata sulla manovra da Kroos, rende il lato sinistro la corsia preferenziale per lo sviluppo del gioco e di conseguenza ciò non depone a favore di Sané, che ha giocato tutto l’anno su quella fascia, considerate le sue caratteristiche quale giocatore diretto, molto più abile nello spazio, rispetto a quando deve lavorare nello stretto con le spalle alla porta.
Löw ha compiuto una scelta coraggiosa, che potrebbe facilmente ritorcerglisi contro, ma non ha fatto altro che mettere il sistema di fronte al singolo. In questi anni ha sviluppato un modello di gioco con ruoli specifici in cui Sané, anche quando ha avuto l’occasione, non è riuscito a integrarsi al meglio. L’ala del Manchester City sarà sicuramente un giocatore fondamentale nel prossimo ciclo della Nazionale tedesca, ma al momento la scelta di Löw ha voluto privilegiare altri profili per giocare sugli esterni, a cominciare da Brandt, che lo stesso tecnico ha detto di aver preferito a Sané. Nonostante le critiche, bisogna oggettivamente riconoscere quanto anche l’esterno del Leverkusen sia un calciatore estremamente talentuoso, che ha dalla sua anche la capacità di essere schierato in tutti ruoli dell’attacco e che ha la capacità di risultare decisivo quando entra a gara in corso.
Contro la Repubblica Ceca Löw lo ha usato almeno nominalmente anche da fluidificante destro, seppure nella realtà dei fatti la Germania si fosse schierata con una 3-1-5-1, in quello che è stato forse uno degli esperimenti più audaci del commissario tecnico. Kross di fatto agiva da unico centrocampista centrale con il compito di controllare il gioco con il supporto dei difensori centrali e dei tre trequartisti, Ozil, Stindl e Müller. A Brandt e Hector il compito di fornire ampiezza e a Werner quello di muoversi nello spazio (poco) alle spalle della difesa avversaria.
Contro la Repubblica Ceca, Kroos ha giocato come unico centrocampista: qui è Muller ad abbassarsi per supportarlo, mentre Hector, Ozil, Stindl e Brandt si manttengono sulla trequarti.
Per quanto fosse un sistema di gioco estremamente interessante, l’idea ha funzionato solo in parte, a causa di connessioni tra i trequartisti piuttosto povere e della tendenza di Stindl (non a caso escluso dai 23) a giocare la palla di prima intenzione anche quando c’era la possibilità di avanzare nello spazio. Inoltre, come era prevedibile, i corridoi ai lati di Kroos erano estremamente vulnerabili e di conseguenza bersaglio privilegiato nelle transizioni offensive dei cechi. I tedeschi hanno comunque portato a casa la vittoria (2-1), ma non si può dire che l’esperimento sia riuscito, seppur non è escluso che possa essere riproposto in situazioni di emergenza.
L’esempio è però emblematico per sottolineare il progressismo tattico della Germania e del suo allenatore: probabilmente non esiste un'altra Nazionale di questo livello che proponga variazione tattiche e strategiche così futuriste. Fatto ancora più singolare, considerando che si tratta dei Campioni del Mondo e non di una selezione impegnata in un processo di ricostruzione. Il 4-2-3-1 sarà comunque il sistema di gioco di partenza, ma la flessibilità tattica è garantita dalla positiva esperienza con il 3-5-1-1 in Confederations Cup oltre alle grandi capacità di adattamento alle caratteristiche dell’avversario di Löw: ricordiamo ad esempio la difesa a tre schierata contro l’Italia nel quarto di finale che ci eliminò dall’ultimo Europeo.
In porta ci sarà ancora una volta Neuer, nonostante l’infortunio al piede che gli ha permesso di giocare appena quattro partite in stagione e ne aveva addirittura messo in discussione la carriera. Il suo sostituto naturale, Ter-Stegen, sarà verosimilmente costretto a vedere il Mondiale dalla panchina, ma peggio ancora è andata a Leno, che non è partito per la Russia proprio per il recupero in extremis del portiere del Bayern. Inutile sottolineare quanto sia importante l’estremo difensore ed in particolare Neuer, nel gioco della Germania, che richiede la presenza di un numero uno abile a giocare con i piedi ma anche capace di lasciare coraggiosamente la propria porta per coprire lo spazio alle spalle della difesa. In questo senso, Germania - Algeria del Mondiale brasiliano rimarrà nella storia proprio per essere stata la partita che ha influenzato i portieri del futuro.
In difesa toccherà a Hummels, pur non arrivato al meglio, e a Boateng essere gli ultimi baluardi di fronte a Neuer, ma anche i primi iniziatori della manovra. Entrambi sono abili passatori e i loro filtranti saranno determinanti per trovare spazio tra le maglie delle difese più compatte, o per superare il pressing delle squadre più aggressive. Dietro di loro altri due difensori comunque collaudati in Nazionale come Süle e Rüdiger.
Gli esterni bassi sono forse il settore di campo dove la Germania ha meno alternative, ma perlomeno ha trovato un degno sostituto di Lahm in Kimmich, che ne ha raccolto l’eredità anche al Bayern Monaco. A sinistra sarà invece titolare Hector, elemento affidabile, nonostante sia retrocesso in Zweite Liga con il Colonia.
Rimangono però ancora alcuni dubbi sulla tenuta difensiva, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle transizioni. Gestire lo spazio alle spalle della linea difensiva sempre alta non è un compito facile e gli stessi centrali non sono più rapidi come lo erano all’apice della carriera. Inoltre, il centrocampo non garantisce sempre la copertura adeguata e anche la stagione in bianconero di Khedira di certo non rende ottimisti sulla sua capacità di coprire spazi ampi.
In mediana la certezza è Kroos, chiamato ad essere leader in campo e fuori. Ad affiancarlo ci sarà probabilmente un centrocampista più verticale come Khedira, oppure uno maggiormente dinamico come Goretzka o Rudy, usati anche sugli esterni. Potrebbe tornare particolarmente utile l’abilità a muoversi nei corridoi dell’ex centrocampista dello Schalke 04, fresco di firma con il Bayern: tuttora la manovra risulta essere, almeno a tratti, prevedibile e non sono del tutto superate le difficoltà a scardinare difese schierate negli ultimi 16 metri. Avere un giocatore in grado di interpretare lo spazio con tale efficacia sarà un asset da non sottovalutare.
Un po’ più indietro nelle gerarchie Gundogan, che dopo essere stato convocato a Euro 2012 senza esordire e aver saltato il Mondiale brasiliano e Euro 2016 per infortunio, muore dalla voglia di giocare finalmente una competizione internazionale.
Le scelte sulla trequarti sono state estremamente precise e vanno nella direzione di avere giocatori il più possibili duttili ed interscambiabili tra di loro. Ozil, Müller, Reus, Draxler e Brandt sono elementi a cui piace svariare su tutto il fronte offensivo ed abili nelle combinazioni. I movimenti di Müller e Brandt poi, saranno estremamente funzionali nell’attirare i difensori avversari fuori posizione e ad aprire spazio per gli inserimenti dei compagni.
Due soli i centravanti tra i 23, profondamente diversi tra loro. Il titolare sarà probabilmente Timo Werner (7 gol in 12 partite negli ultimi due anni di Nazionale), rapidissimo attaccante del Lipsia e capocannoniere tedesco della Bundesliga. Mario Gomez, che aveva saltato il Mondiale del 2014 e sembrava ormai fuori dal giro della Nazionale è riuscito a spuntarla su Sandro Wagner e sul falso 9 Götze grazie agli 8 gol segnati dal suo ritorno a Stoccarda lo scorso gennaio.
Uno dei dubbi nell’avvicinamento al Mondiale della Nazionale tedesca riguarda l’assenza di confronti con le altre squadre favorite. Anche la DFB deve aver ritenuto che fosse importante confrontarsi con squadre di pari livello e così negli ultimi mesi, la Germania ha affrontato Francia, Spagna e Brasile, senza però riuscire a vincere ed anzi, interrompendo la propria striscia di 22 partite senza sconfitte proprio contro la Seleção. Proprio la partita contro il Brasile è stata oggettivamente la più preoccupante, anche se per dovere di cronaca va sottolineata che Löw avea risparmiato diversi titolari. La Germania ha mantenuto quasi il 60% del possesso palla nell’arco della partita, ma è riuscita a tirare in porta una sola volta.
La passmap di Germania 0-1 Brasile. Si nota lo scollegamento tra i giocatori offensivi e quanto sia mediamente bassa la posizione di partenza dei passaggi.
Il problema principale ha riguardato lo scollegamento tra il lato destro e il lato sinistro, determinato dall tendenze dei giocatori in campo, tra cui proprio Sané, spesso larghissimo sulla sinistra, posizione che chiudeva Plattenhardt e limitava le opzioni per Kroos. A fare il resto ci ha pensato il pressing dei giocatori brasiliani che, creando vari duelli individuali, amplificava le distanze tra i tedeschi.
Un’esempio dall’amichevole con il Brasile. Kimmich non ha praticamente opzioni perché Draxler è rimasto alto e pressato da Marcelo deve giocare su Gundogan. Il turco-tedesco è molto distante da Kroos e perde palla a causa del pressing di Gabriel Jesus.
Non è da escludere che si ripresentino condizioni di questo tipo, anche prima di un eventuale incontro con il Brasile (che potrebbe avvenire in finale), a cominciare dall’esordio con il Messico e sarà da vedere se i titolari riusciranno a reagire diversamente.
Pur non avendo rivoluzionato la squadra (come già successo a Italia e Spagna dopo aver vinto il Mondiale, non esattamente un auspicio favorevole) la Germania non si è seduta sugli allori ed anzi, ha preso strade alquanto radicali dal punto di vista tattico, nonostante il 4-2-3-1 sia ancora il sistema di gioco di riferimento. La struttura in fase di possesso è ancora perfettibile e per provare a superare le criticità, le scelte di Löw vanno quanto più possibile nella direzione di rendere imprevedibile e fluido il gioco nell’ultimo terzo di campo. La preparazione è stata gestita in maniera intelligente e nonostante la credibilità del CT negli ambienti della Federazione, fermarsi prima della semifinale sarebbe un fallimento assoluto: se la difesa sarà solida come lo è stata quattro anni fa e lo spogliatoio riuscirà a fare a meno della leadership di Schweinsteiger e Lahm, il sogno di ripetersi come il Brasile potrebbe diventare realtà.