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14 giu 2016
Kyrie Irving e LeBron James non sono ancora pronti per andare in vacanza.
(articolo)
7 min
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Se vi siete mai chiesti che faccia abbia una partita di Finale NBA in cui due compagni di squadra segnano 40 punti ciascuno, Gara-5 tra Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors è la risposta che stavate cercando. Già, perché non era mai successo che due giocatori facessero quello che hanno fatto LeBron James e Kyrie Irving ieri notte — talmente superiori nella metà campo offensiva da cancellare qualsiasi lapsus mentale e di comunicazione difensiva sul campo più difficile della NBA, riportando la serie finale a Cleveland per Gara-6.

One-two punch

Qualsiasi analisi di questa partita non può che partire dalla storica prestazione di coppia di James e Irving. A tratti è sembrato quasi che i Cavs abbiano deciso di simulare l’attacco degli Oklahoma City Thunder nella serie precedente: palla in mano alle due stelle che attaccano a ripetizione, ridurre al minimo i passaggi (217 contro i 296 di Golden State) per evitare palle perse (solo una di James nel secondo tempo, 5 di squadra), massimizzare gli assist (9 contro i 6 degli Warriors nel secondo tempo), and repeat. Non sarà esteticamente appagante o sostenibile sul lungo periodo, ma ieri notte ha funzionato e ha tenuto in piedi una serie che sembrava ormai destinata a concludersi in cinque partite.

Definizione di prestazione storica: 41 punti con soli 7 errori al tiro (17/24); primo giocatore dai tempi di Wilt Chamberlain a segnarne 40+ con il 70% al tiro; primo giocatore di sempre a segnare 40+ punti con una percentuale effettiva superiore all’80%.

La grossa differenza rispetto alle altre partite della serie è che il tiro in sospensione di LeBron James ha vissuto una serata di grande ispirazione — e quando James si fida del suo jumper, marcarlo diventa un’impresa pressoché impossibile. Nelle precedenti quattro partite LeBron aveva chiuso con 23 punti totali fuori dall’area pitturata: solamente ieri sera ha toccato quota 20 con 4 triple mandate a segno, arrotondando una prestazione — 41 punti, 16 rimbalzi, 7 assist, 3 recuperi e 3 stoppate — che non si vedeva da più di 30 anni a livello delle Finals. La cosa più straordinaria è che è riuscito a zittire la più rumorosa arena della NBA che lo aveva messo nel mirino fischiandolo e gridandogli di tutto fin dalla palla a due, accusandolo di aver provocato e poi richiesto la squalifica di Draymond Green dopo i fatti di Gara-4. Quale che sia la vostra opinione in merito, non si può non rimanere increduli alla risposta di James, che nelle 7 partite a eliminazione diretta nelle Finals disputate in carriera viaggia a una media di 32-11-7 — alla faccia di quello che non risponde presente nel momento del bisogno.

LeBron ha raggiunto quota 26 serie di playoff consecutive con almeno una vittoria in trasferta, nuovo record della storia NBA superando le 25 di Jordan

Gli 82 punti combinati di Irving e James sono il massimo di una coppia davanti alla possibilità di essere eliminati in una Finale NBA, e in generale hanno segnato o assistito per 97 punti dei 112 dei Cavaliers, di fatto pareggiando in coppia i 97 segnati da tutti gli Warriors. Non c’è molto altro da aggiungere, se non che LeBron non ha mai visto un suo compagno di squadra giocare in questo modo in una partita di questo peso specifico — e in fin dei conti, il non dover fare tutto da solo è esattamente il motivo per cui è tornato a Cleveland.

Everybody needs Draymond

Una delle chiavi della storica prestazione delle due stelle dei Cavs è inevitabilmente l’assenza di Draymond Green. Non serve nemmeno addentrarsi in statistiche particolarmente avanzate per osservare come la difesa degli Warriors fosse sensibilmente diversa senza la sua àncora di salvataggio — e sarebbe strano il contrario, altrimenti Green non sarebbe diventato quello che è ora. Senza Green in campo in questa serie i campioni in carica passano da un differenziale di +11.6 a uno di -4.2, l’unico negativo in tutto il roster.

Quando c’era lui gli aiuti arrivavano in orario

Neanche l’ingresso in quintetto di Andre Iguodala — con il quale gli Warriors non avevano mai perso negli ultimi due anni — è servito per sopperire all’assenza del leader vocale, una mancanza lamentata anche da coach Kerr che ha denunciato diversi errori di comunicazione tra i suoi.

In particolare, la second unit di Golden State ha risentito tantissimo dell’assenza di Draymond — si può dire che tutti gli 8 punti di Richard Jefferson non sarebbero arrivati se al posto di Speights ci fosse stato Green

Mani fredde

Nel primo tempo però gli Warriors avevano dato la netta sensazione di poter vincere questa partita anche senza Green, e il motivo principale è una prestazione assurda al tiro di Klay Thompson, che ha chiuso i primi 24 minuti con 26 punti e 6/8 da tre, di cui alcuni di questa fattura:

Ai tifosi dei Thunder questa tripla riporterà alla mente ricordi nefasti

Dopo aver chiuso il primo tempo con 11/21 nel tiro da tre, gli Warriors si sono però incomprensibilmente raffreddati al tiro come quando alle terme si passa da una vasca di acqua calda a una di acqua ghiacciata, sbagliando tutte e 11 le triple smarcate che hanno costruito (dopo il 4/8 del primo tempo) e segnandone solo 3 delle 21 tentate per finire la partita. Verrebbe da pensare che il merito sia della difesa dei Cavs, che sicuramente ha fatto un lavoro migliore nella ripresa rispetto al primo tempo (ad esempio contestando 44 tiri alla fine), ma gli Warriors hanno sbagliato anche tiri del genere:

L’intera serata di Harrison Barnes in un’azione. Alla fine ha chiuso con 2/14 al tiro e 1/6 da tre, con la speranza di non essersi bruciato qualche milione di dollari nella free agency che arriverà

Steph Curry ha vissuto una serata difficile, chiudendo sì con 25 punti, ma sbagliando 13 tiri di cui 9 da tre (5/14) e 8 su 10 non marcato, pagando anche il fatto che i Cavs hanno basato il loro piano offensivo sul puntarlo in difesa — a volte mandando anche JR Smith in post basso…!! — e mettendogli le mani addosso lontano dalla palla. La serata di Irving poi non gli ha permesso di risparmiare energie nella sua metà campo, contribuendo alla prestazione sotto gli standard altissimi a cui ci ha abituati.

Per una sera Curry ha dovuto subire il senso di impotenza che di solito fa provare ai suoi avversari

Telefono senza fili

La vittoria non deve però nascondere i problemi che i Cavs hanno comunque denunciato nella metà campo difensiva, perché gli Warriors (leggi: Steph Curry) non continueranno a tirare come fatto nel secondo tempo e avrebbero potuto punire molto più severamente alcuni errori mentali, come quelli commessi sul finire del terzo quarto.

Qui Richard Jefferson, veterano 35enne con alle spalle oltre 30.000 minuti di NBA, commette una palla persa banale cercando di superare la metà campo

Prima ancora, Irving e Smith si bloccano l’uno con l’altro e lasciano un’autostrada a Livingston per arrivare al ferro (poi la schiacciata è <3)

Insomma, se il pezzo di Gara-2 era stato intitolato “Festival degli orrori”, non è che in Gara-5 le cose siano migliorate granché: i Cavs sono riusciti a eliminarne un po’, ma sono stati graziati dagli errori di Golden State nel secondo tempo e dalla prestazione incredibile di James e Irving — che ha coperto anche un Kevin Love da 2 punti e 3 rimbalzi, pressoché nullo nell’economia della partita tanto in attacco quanto in difesa nonostante il ritorno in quintetto. La notizia peggiore, semmai, è che con un Dellavedova ormai fuori dalla rotazione (ieri 2 errori al tiro, 2 palle perse e 3 falli in 3 minuti), gli uomini a disposizione di Tyronn Lue sono solo 7 — di cui due sono pur sempre JR Smith e Shumpert (totalmente inaffidabili lontano dalla palla a livello di concentrazione e comunicazione) o sono cattivi difensori come Irving e Love. Un po’ poco per pensare di battere gli Warriors al completo altre due volte, ma è già un bel risultato aver forzato Gara-6 e la protezione del ferro di James è stata di livello assoluto (1/6 contro di lui in area, 9/27 di squadra).

Quando James è così coinvolto in difesa, le cose cambiano e nemmeno di poco

Sul fronte Warriors ci sono diverse cattive notizie: la principale è che Andrew Bogut è uscito nel terzo quarto e molto difficilmente sarà in condizioni tali da essere schierabile in Gara-6; quella ancora peggiore è che nessuno dei sostituti — Speights, Ezeli, Varejao, McAdoo — ha dato garanzie tali da meritarsi il posto in quintetto. In compenso, la miglior notizia possibile è che Draymond Green sarà carico a mille per la partita di Cleveland, dando a Kerr la possibilità di gettare la maschera e iniziare da subito con lui da 5 — una strutturazione a cui i Cavs non hanno armi per controbattere, come già evidenziato nelle prime quattro partite della serie. Con Livingston a dare il cambio tra gli esterni e il meno peggio dei centri sopracitati tra i lunghi, gli Warriors schiererebbero la rotazione a 7 (anche se ieri Kerr ha fatto assaggiare il campo a tutti) che sul lungo periodo tende a triturare gli avversari, raggiungendo vette a cui nessuno può controbattere. La sconfitta di ieri notte brucia, ma il match point è ancora saldamente sulla racchetta dei campioni in carica.

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