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La superiorità del Senegal
20 giu 2018
La squadra di Cissé ha dominato la Polonia di Nawalka dal punto di vista tattico e atletico.
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Polonia e Senegal, le squadre guidate da Nawalka e Aliou Cissé, sono state le ultime due a presentarsi al palcoscenico mondiale, entrambe precedute da un cammino di preparazione al torneo balbettante. Le cattive prestazioni nelle ultime amichevoli avevano creato dubbi tattici nei due tecnici. Nawalka aveva più volte provato il 3-4-3, per avere una squadra più verticale, in grado di valorizzare il talento atletico a disposizione e al contempo proteggere la difesa coi tre centrali e i due esterni. Cissé, che nelle ultime amichevoli aveva pareggiato contro Uzbekistan e Lussemburgo, non pareva ancora avere trovato la maniera migliore di sfruttare l’enorme potenziale offensivo a disposizione, centrato sulle qualità di Sadio Mané, reduce da una stagione trionfale al Liverpool.

Nawalka ha risolto i suoi dubbi schierando la Polonia con il 4-2-3-1, con Krychowiak e Zielinski interni, Milik alle spalle di Lewandowski e Kuba Blaszczykowski e Grosicki sugli esterni. In maniera quasi simmetrica, Cissé ha optato per il 4-4-2 con Niang e Mame Biram Diouf dello Stoke City in attacco, Mané sulla fascia sinistra e una fascia destra composta da due giovani del 1998, Moussa Wague dietro e Ismaila Sarr più avanti.

La strategia del Senegal ha funzionato alla perfezione

Aliou Cissé ha deciso di risolvere i problemi tattici della sua squadra puntando tutto su un sistema semplice, in grado di esaltare le migliori qualità dei singoli. In fase di non possesso palla il Senegal si è schierato con un 4-4-2 basso e compatto, con i dati del baricentro (basso, 50,4 m) e dell’altezza media del recupero palla (basso, 33,5 m) che testimoniano una strategia funzionale sia alla fase puramente difensiva che a quella successiva di controattacco.

Il baricentro basso ha consentito a Cissé di tenere vicine le linee di centrocampo e di difesa, risolvendo il problema dell’eccessiva distanza tra i reparti che aveva spesso messo in crisi la stabilità della squadra africana. Partendo da un recupero basso, il Senegal ha potuto inoltre attaccare prevalentemente in spazi ampi, i preferiti dai “Leoni della Teranga” grazie alla velocità in campo aperto di Mané, Niang e Ismaila Sarr.

Il sistema progettato da Cissé ha esaltato le qualità difensive della coppia di interni Alfred N’Diaye del Wolverhampton e Idrissa Gueye dell’Everton. Dotati entrambi di grossa capacità di coprire il campo, schermare la difesa e pressare i portatori di palla, i due centrocampisti si sono distinti recuperando rispettivamente 5 e 7 palloni. D’altro canto, il progetto di gioco di Cissé ha mascherato le loro carenze in fase di impostazione del gioco, in genere limitata a un’elementare distribuzione orizzontale del pallone. L’opzione principale per innescare i giocatori offensivi è stata quella del lancio lungo verso il reparto offensivo, nella fondata speranza di vincere i duelli atletici con i difensori avversari e attaccare in spazi ampi. Più del 20% dei 359 passaggi effettuati dai giocatori senegalesi sono stati lanci lunghi.

Particolare importanza nell’economia del gioco ha avuto il torinista Niang, sempre disponibile a fungere da sponda su cui appoggiare la ripartenza aprendosi a sinistra. Il gol del vantaggio è nato proprio da un rinvio casuale del Senegal nella zona di sinistra, dove Niang ha vinto il contrasto con Piszczek e si è involato verso l’area avversaria.

In generale la fascia sinistra dello schieramento del Senegal è stata quella dove si è maggiormente sviluppata la manovra e che ha visto un set di movimenti coordinati più complesso rispetto alla essenzialità delle trame di gioco proposte. I tagli interno-esterno di Niang erano accompagnati dai simmetrici tagli verso il centro del campo di Sadio Mané e supportati dal lavoro in palleggio e spinta del terzino sinistro del Bordeaux Youssouf Sabaly. Il terzino, a suo agio sia con il piede destro che con quello sinistro, è stato il giocatore della squadra a effettuare più passaggi (35) dopo il mediano Gueye (46) e quello che ne ha tentati di più (15) verso l’ultimo terzo di campo, assieme a Gueye e Niang.

La pass-map del Senegal evidenzia le combinazioni tra Sabaly (n°12), Mané (n° 10) e Niang (n°19) sulla fascia sinistra e come la squadra di Cissé abbia preferenzialmente (36%) attaccato da quel lato.

Le difficoltà della Polonia

La strategia di Aliou Cissé ha costretto la Polonia ad affrontare la difesa compatta ed estremamente atletica del Senegal costantemente schierata, mettendo così a nudo le difficoltà della squadra di Nawalka a penetrare e ad attaccare posizionalmente.

La circolazione del pallone è rimasta perennemente orizzontale; i tentativi di pulire l’impostazione bassa tramite l’abbassamento di Krychowiak tra i centrali, Cionek e Pazdan, creando così superiorità numerica contro i due attaccanti avversari in pressione, sono risultati del tutto infruttuosi a causa della scadente qualità dei movimenti dei giocatori più avanzati e delle ridotte capacità di passaggio dei due difensori - in particolare Cionek - e dello stesso Krychowiak.

Forzata a giocare a ritmi bassi e incapace di dominare fisicamente gli avversari, per una volta superiori, la Polonia non è riuscita in alcun modo a creare pericoli alla porta del Senegal con il suo 4-2-3-1. A testimonianza della difficoltà della Polonia a raggiungere efficacemente i propri attaccanti ci sono i soli 18 passaggi effettuati da Robert Lewandoski in tutto il match e il fatto che lo stesso Lewandoski e il suo compagno di reparto Milik si siano scambiati il pallone solamente una volta.

Le cose non sono andate meglio in fase difensiva, dove il Senegal è riuscito a prevalere sui duelli fisici generati dai suoi lanci lunghi. A soffrire sono stati in particolare Piszczek e Cionek, incapaci di arginare lo strapotere atletico di Niang.

La mappa delle posizioni medie e degli eventi della Polonia (più è scura l’area più eventi sono accaduti per la squadra) relativa al quarto d’ora finale del primo tempo, mostra tutte le difficoltà della Polonia a penetrare nell’ultimo terzo di campo.

Le difficoltà mostrate nel primo tempo hanno indotto Nawalka a cambiare nell’intervallo la struttura tattica della sua squadra inserendo un centrale, Bednarek, al posto di Blaszczykowski, passando al 3-4-3, con Grosicki e Milik alle spalle di Lewandowski e Piszczek e Rybus esterni a tutta fascia.

L’idea di Nawalka è stata probabilmente quella di garantirsi superiorità numerica al centro della difesa contro le due punte del Senegal, dominanti nel primo tempo. In fase offensiva il 3-4-3 avrebbe dovuto sparigliare lo stallo provocato dai 4-4-2 schierati a specchio dalle due squadre, e accentuare la verticalità della squadra, aumentando i riferimenti alle spalle del centrocampo avversario.

Le mosse di Nawalka hanno incrementato la produzione offensiva della squadra (3 tiri nel primo tempo, 8 nel secondo, di cui la metà nello specchio) ma non in maniera così netta da invertire il piano inclinato della partita, pendente dalla parte del Senegal. La protezione centrale della difesa di Cissé è rimasta sempre efficiente per l’ottimo lavoro dei centrocampisti e della coppia di centrali composta da Salif Sané e Kalidou Koulibaly. Raggiunto il doppio vantaggio grazie all’ingenuità di Bednarek, il CT del Senegal è passato al 4-3-3, schermando ancora di più le eventuali ricezioni delle mezzepunte del 3-4-3 polacco che ha trovato occasionalmente spazio solamente sulle corsie esterne.

Nonostante il passaggio al 3-4-3 con maggiori riferimenti avanzati, la manovra della Polonia è rimasta prevalentemente orizzontale.

A certificare le difficoltà della Polonia a entrare in maniera pulita nella zona di rifinitura è il dato dell’accuratezza dei passaggi verso l’ultimo terzo di campo, fermo a un esiguo 56%. Troppo poco, nonostante il gol di Krychowiak sugli sviluppi di un calcio piazzato, per pareggiare una partita vinta meritatamente dal Senegal, che è riuscito a sfruttare a pieno i suoi punti di forza, disputando un match attento seppur non particolarmente brillante.

Un Mondiale per squadre pragmatiche

Il Senegal, battendo una strada molto affollata in questa edizione dei Mondiali, ha scelto un approccio pragmatico ed essenziale al match. Aliou Cissé ha impostato un rigido 4-4-2 in fase difensiva, scegliendo di pressare i portatori di palla solo nella propria metà campo, innescando poi i propri attaccanti prevalentemente con lanci lungi, confidando nel loro atletismo e nella vittoria dei duelli individuali. La coppia di interni composta da N’Diaye e Gueye si è distinta per l’enorme mole di lavoro in copertura e pressione, iscrivendosi nel lungo elenco di coppie atletiche e dedite principalmente alla fase difensiva viste in questo Mondiale.

In un torneo dominato dal 4-4-2 e dalla sua variante, 4-2-3-1 - utilizzati da ben 19 squadre su 32 nella prima giornata - parecchi allenatori hanno centrato la loro tattica difensiva su due linee di 4 compatte e basse, con due interni di grossa quantità.

Gazinskiy-Zobnin della Russia, Jedinak-Mooy dell’Australia, Gunnarsson-Hallfredsson dell’Islanda, Behrami-Xhaka della Svizzera, Larsson-Ekdal della Svezia rappresentano, assieme a Gueye-N’Diaye gli esempi più evidenti della tendenza difensiva più diffusa del Mondiale di Russia.

Se la fase difensiva della squadra di Cissé è apparsa convincente, anche grazie al buon lavoro, oltre che della coppia di interni, dei centrali difensivi, la fase offensiva andrà rivista contro difese più attrezzate di quella polacca. La spoglia manovra d’attacco ha avuto fortuna anche grazie alla pessima prova dei difensori di Nawalka, incapaci di reggere l’urto dei giocatori offensivi avversari. È probabile, però, che in altre occasioni sarà necessaria una manovra più complessa e in grado di mettere in difficoltà, anche tattica e non solo atletica, la fase di non possesso avversaria.

La produzione offensiva del Senegal è stata abbastanza ridotta. Gran parte degli xG prodotti è attribuibile al tiro del secondo gol di Niang (il pallino verde più grande) che aveva una probabilità di essere realizzato molto vicina a 1.

La prestazione della Polonia è stata disastrosa sotto ogni aspetto. Tatticamente la squadra di Nawalka ha mostrato di non avere meccanismi affidabili per fare arrivare il pallone nella zona di rifinitura e finalizzazione contro una difesa schierata, attenta e atletica come quella del Senegal. La circolazione è stata quasi sempre orizzontale a causa di scarsi movimenti senza palla sopra la linea del pallone e da una qualità di palleggio troppo bassa per essere efficace a ritmi ridotti.

Individualmente molti giocatori hanno giocato una pessima partita: Piszczek e Cionek hanno sofferto oltre modo Niang, consentendo al Senegal di ripartire con continuità appoggiando il pallone sull’attaccante del Torino; Milik e Blaszczykowski hanno sbagliato rispettivamente il 45% e il 55% dei loro passaggi; Krychowiak ha sbagliato il 45% dei passaggi verso l’ultimo terzo di campo, dimostrando le sue difficoltà a uscire da una semplice ed elementare distribuzione del gioco.

Il prossimo match dei polacchi sarà contro la Colombia, sconfitta dal Giappone, e sarà già uno spareggio. Per Nawalka sarà fondamentale riuscire finalmente a innescare Lewandowski e per fare ciò non sembra esserci per la Polonia altra soluzione che provare ad aumentare i ritmi di gara e sperare di migliorare le prestazioni individuali di parecchi suoi uomini.

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