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Innamorati di Sergi Samper
04 nov 2014
Comincia oggi la rubrica Preferiti, in cui presentiamo i giocatori di cui, per una ragione o per l'altra, ci siamo completamente innamorati. Il primo? Sergi Samper.
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La nostra nuova rubrica Preferiti è realizzata grazie alla collaborazione con Wyscout: il database calcistico che permette di visionare giocatori di tutti i livelli e di tutto il mondo.

Sergi Samper (si legge con l’accento sulla “e”, Sampér per intenderci) è un ragazzo di diciannove anni che a causa di paragoni illustri con alcuni tra i miei giocatori preferiti sto seguendo già da qualche anno. Solo quando quest’estate ho potuto vederlo finalmente dal vivo, però, ho avuto una vera e propria cotta calcistica. A differenza delle normali cotte estive, credo che questa sia destinata a durare per anni.

Samper è entrato nella storia del Barcellona debuttando il 17 settembre contro l’APOEL in Champions League. Non per qualche inutile record di precocità, ma come primo giocatore della storia del Barcellona ad aver giocato in ogni categoria della squadra, entrando a sei anni nella Masia e debuttando a diciannove con la prima squadra (è nato nel '95). La partita, di una noia mortale e vinta per 1-0 dal Barcellona, ha mostrato anche ai tifosi meno attenti alla realtà giovanile quanto nel D.N.A. di questo ragazzo ci sia scritto a lettere cubitali MADE IN BARÇA.

Sergi da piccolo

Ha giocato come centrocampista davanti alla difesa, ruolo in cui viene fatto giocare nel Barcellona B e ruolo in prima squadra occupato da Sergio Busquets. Può sembrare quindi immediato immaginare in Samper un profilo simile a quello di Busquets, ma non è così. Busquets è uno dei migliori al mondo nell’aiutare la circolazione del pallone grazie alla sua freddezza abbinata ad una lettura del gioco impeccabile, il tutto condito da una tecnica sobria. Offre sempre un appoggio semplice al compagno o un’opzione di passaggio utile. Stiamo parlando quindi del batterista perfetto di una band, del percussionista di un’orchestra. Sergi dell’orchestra è il direttore.

O almeno è così che funziona nel Barcellona B che milita nella Liga Adelante (la nostra Serie B) e dove a 19 anni Sergi è il leader del centrocampo. Grazie al computer che ha in testa, cha analizza la partita istante per istante, il flusso del gioco passa tutto per i suoi piedi. Da direttore d’orchestra, detta i tempi, decide l’ingresso nel gioco di un compagno di squadra, sceglie il modo migliore per attaccare la squadra avversaria. Non è un caso se il giocatore che dice di ammirare di più sia Xavi. Il maestro però ormai da anni gioca in una posizione più avanzata (mezzala diremmo in Italia, interior in spagnolo) ma anche a lui a livello giovanile venne chiesto di gestire la squadra da posizione arretrata.

Alla Masia, quindi, il regista parte da posizione arretrata. Questo perché a Barcellona quando si parla di regista c’è un nome e un numero che sono diventati icona: Pep Guardiola e il suo numero 4. L’influenza di Guardiola nell’immaginario comune del tifoso del Barcellona è tale che ancora oggi la posizione del regista arretrato viene chiamata semplicemente “numero 4”. Ed è proprio da “numero 4” che il Barcellona sta sviluppando Samper, rivendendo in lui tutti i pregi del capitano del Dream Team.

Sergi e il concetto di numero 4

Sergi ha ammesso di essere troppo giovane per aver potuto osservare abbastanza attentamente il Guardiola giocatore, se non per le registrazioni di partite storiche (il Guardiola allenatore lo conosce bene visto che da lui è stato portato in ritiro estivo della prima squadra a 16 anni) ma è innegabile che ci siano tantissimi punti di contatto tra il gioco dei due. Sembra ad esempio di rivedere Guardiola quando Samper gioca con la palla attaccata ad un piede accarezzandola con l’esterno prima di lasciarla andare con l’interno del piede dopo essere avanzato con il busto sempre dritto, sicuro, un po’ impettito (come un direttore d’orchestra tra gli applausi del teatro, appunto).

Condurre il gioco significa non limitarsi solo a un tipo di passaggi: appoggio corto e accompagnato, di prima per un compagno sui lati, rasoterra in profondità nello spazio, lancio lungo e preciso alla Pirlo (e qui siamo ad un livello di precisione e ad una tipologia di passaggio assente da anni in prima squadra, al Barcellona, ad eccezione del nuovo acquisto Rakitic) per l’esterno o a cambiare gioco. Una varietà che in terra iberica è stata riscontrata negli ultimi anni solo nel Campione del Mondo Xabi Alonso. Cosa non da poco.

Visione di gioco a 360 gradi aiutata da quel movimento tanto utile sul piede perno stile basket che permette di rendere vana la pressione avversaria, trovando sempre lo spazio per un compagno libero anche alle spalle (movimento meno elegante della giravolta di Xavi, ma non meno efficace). È complicato togliere il possesso del pallone a Sergi, nonostante non sia un giocatore veloce: sembra aver imparato a capire dove andrà a recuperare il pallone l’avversario, anticipandolo nel movimento e annullando la differenza di esplosività.

Ovviamente la consapevolezza dei propri mezzi tecnici è requisito essenziale. Quando non può utilizzare il corpo per protegge la palla ed è fronteggiato dall’avversario, senza un compagno vicino con cui far scattare una catena di passaggi per uscire dalla pressione, Samper sfrutta la propria tecnica mantenendo la freddezza e la velocità di pensiero per evitare l’intervento avversario. È un giocatore di scacchi che pensa con due mosse d'anticipo.

Ricevere, analizzare, eseguire. Facile no?

Con una struttura fisica simile a Guardiola (entrambi sui 180 centimetri e una muscolatura non esplosiva); senza palla è al servizio della squadra. Per migliorare questo aspetto Sergi è solito recuperare le registrazioni delle proprie partite o studiare attentamente quelle di Sergio Busquests, arrivando ad un livello quasi ossessivo di conoscenza del gioco per il ruolo.

Samper però rispetto a Busquets sembra aver totalmente interiorizzato ogni movimento richiesto dal gioco di posizione catalano, è impeccabile come Busquets nei tempi con cui offre aiuto ai compagni ma è più fluido nel movimento a prendere la palla tra i centrali o ad allargarsi per giocare il pallone dall’esterno, mostrando quindi di poter giocare palloni in una porzione di campo maggiore rispetto a Busquets.

Sta venendo fuori in maniera evidente la sua abilità nel leggere la posizione dei difensori alle sue spalle, coprendo quando uno dei due decide di uscire dalla linea difensiva per anticipare l’attaccante. Sergi Samper sa il perché di ogni movimento, non l’ha semplicemente imparato a memoria per superare l’interrogazione.

Siamo vicini all’ossessione per lo studio del gioco quando viene chiesto a Sergi di descrivere cosa farà secondo lui Busquets in due azioni distinte fermando l’immagine e mostrandgli le opzioni. Neanche a dirlo lo studente modello azzeccherà tutte e due le volte la risposta giusta descrivendo esattamente cosa farà Busquets. Qui la versione sottotitolata in inglese.

Gli aspetti del suo gioco su cui deve ancora crescere sono il recupero andando in pressione (quindi non solo facendo affidamento sulla sua capacità di lettura del gioco per intercettare la palla). E poi va migliorato il colpo di testa, Sergi deve stare attento a non cadere in tentazione come fece Guardiola prima di lui ed usare la testa solo per pensare.

Migliorando il colpo di testa potrebbe così riunire tutte e quattro i requisiti fondamentali per un regista arretrato voluti dall’ispiratore del gioco di posizione catalano: Johan Cruyff. Oltre a dover essere in possesso di una tecnica sobria ma molto sopra la media, saper riconoscere i movimenti dei compagni sia con la palla che senza, avere una precisione impeccabile nel passare il pallone, bisogna anche saper colpire la palla di testa dato che la zona in cui gioca il regista è quella dove i rilanci del portiere avversario tendono a finire.

Ovviamente parliamo di un giocatore che non è ancora un prodotto finito e nonostante gli evidenti miglioramenti rimane ancora impreciso in fase di recupero. Fidandosi ciecamente della propria lettura cerca sempre il pallone andando in anticipo, riuscendo a volte in interventi prodigiosi, ma più spesso commettendo fallo e soprattutto finendo nella situazione di doversi girare a rincorrere l’avversario.

Avendo già detto che la sua velocità non è certo il punto di forza, potete immaginare quanto la cosa possa risultare pericolosa.

Con la cabina di regia spostata più avanti nella prima squadra è possibile che la sua collocazione in campo finirà per essere la stessa di Xavi, la mezzala. Sarebbe bello però se il giocatore più simile a Guardiola che abbia mai prodotto la Masia continui la tradizione del “numero 4”. Magari, un giorno, indossando anche quell’iconico numero (ora sulle spalle, poco catalane, di Rakitic).

Questo pezzo è stato realizzato consultando Wyscout (qui la loro pagina Facebook, qui invece l'account Twitter).

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