La stagione 2015/2016 dell'Arsenal è stata uguale – identica - ad ogni altra stagione dell'Arsenal da dieci anni a questa parte. È incredibile come alcune cose, in un mondo veloce e mutevole come il nostro, riescano a ripetersi esattamente uguali così a lungo, tanto che verrebbe da dubitare della correttezza dell'assioma eracliteo per cui panta rei, tutto scorre. Ma scorre davvero questo Arsenal? Fermo sempre lì, tra la gloria e un marzo disastroso, fermo ad una sconfitta evitabile con lo Swansea, ad un pareggio pazzo col West Ham, fermo all'uscita negli ottavi contro il Barcellona, al terzo o quarto posto finale in campionato. Siamo così sicuri di come andrà a finire una stagione dell'Arsenal da non stupirci più: non esaltarci veramente quando gioca un bel calcio e vince, ne rinunciarvi definitivamente nei momenti brutti, perché alla fine lo sappiamo che l'Arsenal è così, ed è anche per questo che gli vogliamo bene.
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Arsenal gonna Arsenal.
Incredibilmente, dopo più di 20 anni seduto su quella panchina, l'unico ancora a stupirsi dei risultati dell'Arsenal - del suo Arsenal - è Arsène Wenger. L'allenatore francese sembra l'unico Gunners a non stare mai fermo, con quelle cravatte rosse elegantissime e i cappotti più grandi più è freddo e la sua paradossale somiglianza con le aquile. Wenger che ci crede in agosto e capisce finalmente che l'Arsenal deve difendere più basso per sfruttare le caratteristiche offensive dei suoi giocatori; Wenger che scuote la testa a novembre mentre fa la conta degli infortunati; Wenger che a marzo si è già trasformato in uno dei personaggi secondari delle commedie di Richard Curtis, così falliti ma così simpatici. Wenger che è - esso stesso - la stagione dell'Arsenal e allora basta guardare lui, invece di continuare a perdere tempo con l'estemporaneità di Ozil e Walcott, per raccontarla tutta la stagione 2015/2016 dei Gunners, perché un'immagine vale più di mille parole.
2 agosto 2015 – Arsenal vs Chelsea 1 a 0 – Community Shield
La prima partita della stagione vede contrapporsi i campioni d'Inghilterra, il Chelsea, contro la detentrice della FA Cup, l'Arsenal. È il 2 agosto, il sole brilla forte anche in Inghilterra, ma brilla soprattutto su Arsène Wenger, così tanto che finisce per oscurare Mourinho (qui nelle versione Darth Vader in tuta), uno dei manager da lui più odiati e che prima di quella partita non aveva mai battuto. L'Arsenal vince offrendo una prestazione convincente, non sembra mai veramente soffrire il Chelsea, che a quel punto dell'anno è ancora considerata una delle favorite alla vittoria della Premier. La partita viene decisa da un gol di Alex Oxlade-Chamberlain, che è un po' l'archetipo dei tanti giovani lanciati dal tecnico alsaziano, che guardatelo come sta bene al sole, come un gattone in camicia bianca e cravatta rossa.
Questa seconda foto – che ci mostra la premiazione del trofeo più inutile tra quelli utili – lascia intravedere tutto il fallimento in nuce all'Arsenal 2015/2016. I giocatori sono tutti accalcati sul lato sinistro e si guardano tra loro in maniera enigmatica: hanno capito che la stagione dei trofei per loro è finita il 2 agosto, mentre la gente normale è appena partita per il mare. Mikel Arteta alza quel costoso pezzo d'argenteria con una fascia nera al braccio, una mano che non diresti mai di Mertesacker lo stringe dall'alto, come per paura che possa cadere, che poi altro non è la paura che l'Arsenal possa cadere. Nell'altro lato della foto sta Arsène Wenger con le braccia alzate e trionfanti – potrebbe trovarsi tranquillamente ad una parata per i diritti civili o per l'amore libero – mentre una pioggia di coriandoli argento sta per cadergli addosso, solo a lui. E avremmo dovuto capirlo da questa immagine che anche quest'anno, come negli ultimi dieci, le piogge di coriandoli se le prenderanno tutte gli altri.
9 agosto – Arsenal vs West Ham 0 a 2 – 1a giornata
Una settimana dopo è già tempo di piangersi addosso. Contro il West Ham arriva una brutta sconfitta per 2 a 0, con l'acquisto più importante dell'estate – Petr Cech – incredibilmente colpevole in entrambi i gol. Wenger tiene la fronte poggiata nel palmo della mano, come a voler abbozzare una versione pessimista de Il pensatore di Rodin. E infatti sta pensando a cosa è andato storto, a come è possibile il 9 agosto prendere gol da Mauro Zarate e trovarsi già tre punti distante dall'obiettivo finale mentre la gente se ne sta ancora al mare, con gli spaghetti alle vongole e la frittura a dodici euro.
4 ottobre - Arsenal vs Manchester United 3 a 0 – 8a giornata
Come si dice: c'è chi vince il campionato ad agosto, chi a dicembre, chi a fine anno. Wenger di solito lo vince ad ottobre quando il suo Arsenal fa 3 gol in diciannove minuti al Manchester United giocando una partita meravigliosa ( “L’Arsenal sta giocando a calcetto su un campo più grande” il commento di Paolo Di Canio dopo il terzo gol) e lui si auto-convince di essere il miglior allenatore del mondo iniziando a peccare di hybris già dall'esultanza, con quei pugnetti stretti, le rughe disegnate che anche nel momento di massima tensione non ne intaccano l'aspetto nobile che da sempre lo contraddistingue; la giacca tenuta ferma da un solo bottone come se invece di affrontare lo United stesse affrontando il matrimonio del suo migliore amico. Ovviamente l'Arsenal 2015/2016 non si avvicinerà più neanche minimamente a quei 19 minuti.
20 ottobre – Arsenal vs Bayern Monaco 2 a 0 – 3a giornata girone eliminatorio Champions League
L'Arsenal è così scapigliato che gli capita di perdere le prime due partite di Champions contro Dinamo Zagabria ed Olympiakos, per poi vincere 2 a 0 contro il Bayern Monaco e pure con Neuer migliore in campo, questo ovviamente perché ottobre è il mese dell'Arsenal. La foto riprende Arsène Wenger subito dopo il secondo gol di Ozil e dovrebbe ritrarre l'alsaziano nel massimo momento di felicità, voglio dire quando ti ricapita di battere per 2 a 0 una delle squadre più forti del mondo. Eppure la sua faccia non sembra l'espressione della contentezza, anzi: il sorriso è paralizzato, quasi una smorfia di disappunto; gli occhi sono stretti, sofferenti e vacui; il corpo è inclinato e il pomo d'Adamo scomparso. È questo il momento – ripreso benissimo dal fotografo – in cui il tecnico alsaziano capisce che il suo destino è farsi eliminare ancora una volta dal Barcellona, che è la squadra perfetta da cui farsi eliminare agli ottavi, perché ti lascia lì a metà strada tra il successo e il disastro, il punto perfetto per una squadra come l'Arsenal. Anche la composizione della foto rafforza questa interpretazione: Wenger se ne sta perfettamente al centro tra Ozil e Monreal, che altro non sono che la personificazione del successo e del disastro della squadra (la situazione Arsenal è così paradossale che potete scegliere voi chi interpreta il successo e chi il disastro).
26 dicembre - Southampton vs Arsenal 4 a 0 – 18a giornata
Il 26 dicembre, mentre noi stiamo ancora tentando di digerire l'indigeribile, l'Arsenal ha la possibilità di portarsi in testa alla Premier: il Leicester ha perso, e tutti pensano sia l'inizio della fine, il Manchester United si è tirato definitivamente fuori dalla corsa, mentre il City l'hanno battuto appena una settimana prima. Tutto sembra essere perfettamente apparecchiato per un ritorno in vetta dei Gunners che si trovano davanti un Southampton in crisi di gioco e risultati, e infatti perdono 4 a 0. Come si può vedere dalla foto – scattata al termine della partita – Wenger si sta chiedendo perché non ha fatto l'ingegnere, come gli dicevano i genitori e come la sua laurea gli avrebbe permesso, o magari – che so – perché non si è aperto un negozio di sigarette elettroniche come il suo amico Gaston, che si è appena risposato con una cubana di 35 anni e sta un fiore. Insomma si sta chiedendo cosa sia andato storto nella sua vita da tenerlo lì bloccato ad allenare questo Arsenal inconcludente che non si decide mai a cacciarlo, mentre lui già sogna la pensione a Colmar, in quella casa a graticcio che gli piace tanto, a leggere biografie di Charles de Gaulle, perché mica è vero che non ha passatempi come dice nelle interviste per fare il modesto.
24 gennaio 2016 – Arsenal vs Chelsea 0 a 1 – 23a giornata
Se la Premier League 2015/2016 è stata così atipica da rappresentare un unicum difficilmente ripetibile, l'Arsenal ha smesso di farci preoccupare già il 24 gennaio. In quello che è sembrato un enorme deja vù la squadra di Wenger si è fatta battere per 1 a 0 in casa dal Chelsea, squadra che prima del fischio di inizio di quella partita era distante solo 4 punti dalla zona retrocessione e in piena crisi mistica. A questo punto le sconfitte dell'Arsenal contro il Chelsea hanno preso una dimensione così pantagruelica che Wenger è dovuto andare davanti ai microfoni a dire che no, la sua squadra non ha un blocco mentale nei confronti del Chelsea, ma ti pare.
In questo scatto il tecnico alsaziano è immortalato mentre si dirige verso gli spogliatoi con la classica postura da sconfitto – testa bassa, mani in tasca – e sta pensando a quanto sia davvero grande il blocco mentale della sua squadra nei confronti della felicità.
2 marzo - Arsenal vs Swansea City 1 a 2 – 28a giornata
E alla fine arriva marzo, il mese in cui il castello crolla e crolla malamente. I segni della fine si cominciano a vedere in partite come questa, partite in cui Wenger si fa ingabbiare da allenatori tipo Guidolin, che gli mettono trappole ovunque, trappole che il suo Arsenal non può mai superare. Partite che neanche lui capisce, come si fa a capirle, e allora va a dire a tutti che è stata sfortuna, che dai se quel tiro fosse stato leggermente più basso, se Giroud fosse stato Benzema… e va bene la sconfitta, ma come abbiamo giocato bene? Eh? Eh? E queste cose le va a dire nel solito posto in cui vanno a parlare gli allenatori della Premier, con quello sfondo fatto di pubblicità sempre uguali, della Barclays, di Europcar, etc. sfondo dal quale Mourinho dominava il campionato con le sue sparate e dove invece lui si presenta con gli occhi lucidi e gonfi, ma no tranquilli è un po' di allergia.
13 marzo Arsenal vs Watford 1 a 2 – Sesto turno FA Cup
Siamo tutti tifosi dell'Arsenal, ma alcuni lo sono per davvero. Alcuni è dal 2005 che vanno allo stadio, cantano, urlano, supportano la squadra ogni partita e poi arrivano terzi o quarti in campionato e non sanno davvero come comportarsi davanti ad una cosa così snervante.
- Dai raga' oggi contestiamo Wenger.
- Ma che sei pazzo, siamo terzi, mica si contesta l'allenatore della squadra terza in classifica. Magari ora ne vinciamo dieci di fila ed è Premier, aspettiamo.
- Ma non le vinciamo mai dieci di fila, è proprio questo il problema.
- Tu che ne sai, c'è sempre una prima volta, magari è quest'anno.
Poi alla fine non è neanche quest'anno e a marzo arrivano le prime timide contestazioni, mentre la squadra perde con il Watford in FA Cup. Però ecco, non è una foto di Wenger questa, ma rappresenta bene quanto il francese sia entrato sottopelle all'universo Arsenal: è uno striscione di contestazione super preciso, elegante e dignitoso: se fosse un uomo e non uno striscione, indosserebbe una camicia bianca, una cravatta rossa e un maglione blu. Se ci pensate un attimo questo striscione è Arsène Wenger se fosse uno striscione. Guardatelo: c'è anche l'accento grave sulla prima e.
Barcellona vs Arsenal - ottavi Champions League
Ovviamente nel momento esatto in cui l'urna di Nyon ha messo vicino Barcellona ed Arsenal, Messi – Suarez – Neymar ad Ozil – Giroud - Sanchez, sapevamo tutti come sarebbe finita, lo sapevano pure i giocatori dell'Arsenal. E allora perché in partite come queste l'Arsenal sembra sempre una squadra diversa, che oltre a gioca bene, ci mette anche il carattere, che mostra una grandezza in limine anche se poi perde male. Guardate Wenger come ci crede VERAMENTE, mentre attraversa lo Stargate della Champions, come è convinto di poter eliminare il Barcellona, fare il colpaccio per ricevere i complimenti da tutti. Fate caso a come si sfrega le mani mentre pensa ai titoli dei giornali “Il maestro Wenger fa fuori il Barca delle stelle” “L'ingegnere che disinnescò Messi” “Wengermania”. Titoli così che lui si sogna la notte, invece di pensare a come battere lo Swansea, perché lui vuole eliminare le squadre come il Barcellona, ma non ci riesce da dieci anni e continua a prendere gol su gol senza capire che questi miracoli li fanno quelli come Simeone, non quelli come lui.
8 maggio 2016 – Manchester City vs Arsenal -
M’è costato fatica a togliermi di dosso il mio semplice frac turchino che avevo la prima volta quando ho ballato con Lotte, ma negli ultimi tempi era ridotto proprio indecente. Però me ne son fatto fare uno uguale.
Fa dire queste precise parole Goethe al suo giovane Werther ed è con quel vestito, frac turchino e gilet giallo, che Werther vuole essere sepolto perché, come scrive Roland Barthes, “ogni volta che mette quel vestito (con il quale morirà), Werther si traveste. Da che cosa? Da innamorato estasiato: egli ricrea magicamente l’episodio dell’estasi, il momento in cui si è trovato siderato dall’Immagine”.
Allo stesso modo Arsène Wenger indossa sempre la stessa camicia bianca, la stessa cravatta rossa, simboli del suo amore incondizionato. Ed è evidentemente innamorato dell'Arsenal, di un Arsenal ideale e perfetto che esegue i tagli offensivi come vuole lui, un Arsenal in cui c'è sempre Viera al centro del campo e Thierry Henry ad accendere le partite. E questo amore lo sta consumando, come l'amore per Lotte consumò Werther, guardate i solchi delle rughe sempre più scavati, le spalle sempre più curve, la camicia sempre più larga. Fate caso a come guarda Manuel Pellegrini, uno che poteva essere come lui, legato per sempre ad una squadra ingrata, ma che invece ha avuto la fortuna di essere mandato via, nonostante il quarto posto, nonostante la semifinale di Champions, nonostante non ci sia nulla di veramente sbagliato in Manuel Pellegrini. Guardate l'invidia che prova alla fine di Manchester City Arsenal 2 a 2, alla fine della partita che ha decretato che sì: Arsène Wenger ha guidato l'Arsenal in Champions League per la ventesima volta su venti tentativi.
15 maggio 2016 – Arsenal vs Aston Villa – 38a giornata
“Ragazzi, grazie per il supporto, grazie di cuore. È stata una grande stagione per noi, abbiamo dovuto rinunciare al terzo posto, ma alla fine abbiamo raggiunto tutti gli altri obiettivi stagionali: la storia ci ricorderà come la squadra che ha perso la Premier League dal miracoloso Leicester di Ranieri, togliendo questo privilegio ai nostri arcinemici del Tottenham; siamo usciti agli ottavi col Barcellona, come promesso ad inizio anno; abbiamo fatto segnare 16 gol a Giroud, così possiamo continuare a comprare ali e trequartisti anche l'anno prossimo senza doverci preoccupare del centravanti; non abbiamo nulla per cui festeggiare perché dopotutto questo è l'Arsenal che voi amate, quello per cui vi struggete davanti ad una pinta pensando che è proprio la vita che è così se tifi Arsenal. Insomma è stata un'altra stagione interlocutoria, né carne né pesce, proprio come piace a me. E, niente, ragazzi – come sempre - grazie del vostro supporto. Non facciamo che non ci si becca più eh? L'anno prossimo vi prometto che arriveremo terzi. ”