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06 feb 2017
Pioli ha preparato l'Inter su misura del 4-2-3-1 della Juventus, ma non è bastato.
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Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.

Oltre che per la storica rivalità tra le due squadre, quest’anno il derby d’Italia era particolarmente sentito perché arrivava in un momento cruciale della stagione sia per la Juventus che per l’Inter. Per i bianconeri era importante prendere slancio all’inizio di una serie di partite difficili (due trasferte consecutive a Crotone e Cagliari, ma soprattutto da qui alla fine di febbraio la Juventus avrà affrontato Porto e Napoli in coppa) cercando anche conferme sulla bontà del suo 4-2-3-1; i nerazzurri, invece, erano reduci da sette vittorie consecutive e un eventuale successo avrebbe - incredibilmente, considerata la situazione di un paio di mesi fa - avvicinato i vertici della classifica.

Il tentativo di adattamento di Pioli

Nonostante sia noto per il suo integralismo, Pioli ha messo in campo una formazione tagliata sulle caratteristiche dei bianconeri. Come altri avversari della Juventus quest’anno (la Lazio, ad esempio), l’Inter ha deciso di schierare un’inedita difesa a 3, con Medel insieme a Murillo e Miranda.

Al calcio d’inizio L’Inter è già schierata coi tre centrali, Candreva e D’Ambrosio sugli esterni, Joao Mario e Perisic ai fianchi di Icardi.

Il 3-4-2-1 dei nerazzurri restava in piedi, però, solo in fase di possesso palla; senza palla il modulo diventava più fluido, con il sistema difensivo pronto a modellarsi sulla posizione dei giocatori juventini.

Difficilmente, però, Pioli rinuncia a pressare alto il possesso avversario. Anche contro la Juventus si è visto un pressing piuttosto offensivo e orientato sull’uomo: i due mediani si alzano sugli interni della Juventus, con Joao Mario e Icardi in pressione sui centrali bianconeri, mentre sulla linea difensiva Pioli accetta la parità numerica contro gli attaccanti della Juve.

Joao Mario si alza su Chiellini, lasciando Pjanic e Khedira a Brozovic e Gagliardini. Perisic e Candreva presidiano la zona dei terzini avversari, mentre i tre centrali se la vedono con Mandzukic, Higuain e Dybala.

L’atteggiamento aggressivo dell’Inter si traduce in un baricentro molto alto della squadra, 53.1 metri. In fase di difesa posizionale, Joao Mario abbassa la propria posizione nella zona di Pjanic, l’interno della Juventus che deve ricevere il passaggio d’apertura dai difensori. In questo modo rimane libero uno dei due mediani interisti, disponibile a quel punto alla protezione della linea arretrata.

Murillo segue i movimenti di Mandzukic, mentre Candreva segue gli inserimenti di Alex Sandro. Sulla fascia opposta, Perisic dovrebbe marcare Lichtsteiner ma, partendo da una posizione centrale in fase di possesso, al fianco sinistro di Icardi, non è sempre puntuale.

Fase di difesa posizionale: Joao Mario gioca in zona Pjanic, liberando Brozovic in copertura.

Nuove soluzioni per vecchi problemi

La scelta di Pioli di passare a uno schieramento a tre centrali ha l’obiettivo di contenere lo strapotere fisico di Mandzukic contro i terzini che lo hanno affrontato da quando occupa stabilmente la fascia sinistra dell’attacco bianconero. In aggiunta Gagliardini, particolarmente abile nel gioco aereo, staziona sul centro-destra del centrocampo nerazzurro, facendo da primo argine nelle palle lunghe lanciate verso Mandzukic, in particolare nelle fasi di gioco statiche.

Dal punto di vista puramente difensivo la mossa di Pioli riesce solo a metà: Mandzukic riesce a vincere bel 7 duelli aerei contro i 2 di Murillo e funge da perno su cui far risalire la squadra, anche ricevendo palloni rasoterra spalle alla porta.

Perisic è in ritardo e a chiudere sull’estrema sinistra deve andare Brozovic. Lichtsteiner crossa e, nonostante Murillo, Mandzukic riesce a fare una sponda di testa per Dybala che effettua una splendida semirovesciata. 0 dei 16 cross juventini giungono da destra, con Cuadrado isolato contro D’Ambrosio.

In fase di possesso palla il 3-4-2-1 aiuta i nerazzurri a risolvere il problema dell’isolamento di Icardi e delle difficoltà della squadra a sviluppare una manovra interna credibile, che crei un’alternativa al grosso volume di gioco prodotto sulle fasce. Perisic e Joao Mario sono più vicini a Icardi e la loro posizione moltiplica le linee di passaggio alle spalle e ai fianchi dei centrocampisti centrali avversari.

Con Perisic e Joao Mario vicini ad Icardi l’Inter riesce a creare la sua migliore palla gol della partita.

Restano invariati, però, i problemi dell’Inter a difendere alle spalle del proprio centrocampo. Se certi rischi possono essere messi in conto per il pressing particolarmente aggressivo, anche nella partita con la Juventus sono emersi problemi nella gestione delle distanza tra linea di centrocampo in pressione e la linea arretrata. Oltre ai problemi in fase di difesa posizionale nel gestire gli inserimenti alle spalle dei centrocampisti.

L’Inter per tutta la partita soffrirà questa situazione tattica: palla in verticale addosso a Mandzukic e inserimento di Khedira alle spalle del centrocampo avversario. Eccone un altro.

La pericolosità dei nerazzurri

Nel primo tempo l’Inter riesce a produrre 0.5 degli 0.7 expected goal totali, grazie soprattutto alle situazioni di calcio piazzato, che producono 5 dei 12 tiri totali e 1 dei 2 tiri in porta nello specchio della porta di Buffon. Nel secondo tempo la Juventus riesce con maggiore efficacia a ridurre la pericolosità offensiva dei nerazzurri, difendendo meglio sui calci piazzati e limando qualche difetto in fase di non possesso palla evidenziato nel primo tempo.

Nonostante i miglioramenti nel gioco interno, la creazione di occasioni da gol per l’Inter continua ad essere troppo legata al gioco sulle fasce e alla produzione di cross: di certo non è questa l’arma più efficace contro una difesa solida come quella bianconera.

La Juve produce più tiri nello specchio e la sua pericolosità rimane immutata tra primo e secondo tempo.

Il 4-2-3-1 della Juventus alla ricerca di conferme

Per la prima volta il 4-2-3-1 della Juventus si trovava ad affrontare un modulo diverso dal 4-3-3 cui è stato contrapposto nelle 3 precedenti partite. Se le uscite in pressione contro un 4-3-3 risultano abbastanza naturali, la Juventus ha mostrato invece qualche incertezza nell’interpretazione della fase difensiva contro il 3-4-2-1 fluido dell’Inter.

I maggiori problemi nascono nella parte centrale del primo tempo. Gli equivoci sono soprattutto sulla fascia sinistra e riguardano la posizione di Murillo e Candreva. Mandzukic è attratto da Murillo su cui tende a uscire in pressione, tirando dietro sé, a catena, Alex Sandro in scalata su Candreva, anche in zone di campo troppo avanzate.

La posizione troppo avanzata di Alex Sandro si ripercuote su quella dei compagni di reparto alle sue spalle, aprendo un corridoio esterno su cui Joao Mario e Gagliardini possono inserirsi, costringendo Chiellini ad un’ulteriore uscita esterna. Alex Sandro così avanzato costringe Lichtsteiner, Bonucci e Chiellini ad affrontare in parità numerica i tre giocatori offensivi nerazzurri: Icardi, Joao Mario e Perisic.

Per questo i difensori della Juventus sono stati più prudenti nei tentativi di anticipo, liberando però spazio per le ricezioni centrali di Perisic e, soprattutto, di Joao Mario.

Alex Sandro esce alto su Candreva liberando spazio alle sue spalle.

Già nella parte finale del primo tempo Allegri mette mano a questa situazione tattica: Mandzukic si è allinea più prudentemente con gli altri centrocampisti e inizia a occuparsi lui di Candreva, permettendo così ad Alex Sandro di affiancare Chiellini sul lato sinistro della difesa juventina.

Rispetto alle precedenti partite, probabilmente a causa delle maggiore complessità degli accoppiamenti, la Juventus ha scelto di ridurre le fasi di pressione alta concentrandosi sulla difesa posizionale. Per questo è calato drasticamente il numero di intercetti, che si era impennato nelle partite contro Lazio e Sassuolo rispetto alla media stagionale.

Il numero degli intercetti della Juventus partita dopo partita. Gli ultimi tre punti sono relative alle partite giocate con il 4-2-3-1. Il dato è corretto rispetto alla percentuale di possesso per normalizzare l’effetto relativo al possesso palla: se per assurdo la palla fosse sempre tra i piedi di una squadra inevitabilmente il numero di intercetti sarebbe zero.

Gli interni bianconeri alla prova dei trequartisti avversari

Nonostante la prudenza e il baricentro basso, la Juventus non è stata impeccabile nella difesa della zona alle spalle di Pjanic e Khedira e nelle transizioni difensive. La naturale tendenza di Khedira di pressare in avanti è inopportuna quando gioca in coppia con un altro centrale, perché libera spazio alle sue spalle e crea difficoltà alla linea difensiva, che fatica ad accorciare in avanti gestendo i tre riferimenti offensivi dell’Inter.

Khedira si lascia attrarre dal pallone ed esce in pressione fuori tempo su Medel, liberando spazio alle sue spalle per la ricezione nello spazio di mezzo di Joao Mario.

La crescita di Pjanic nel corso del match ha ridotto progressivamente il problema: con ben 12.1 Km il bosniaco è il giocatore del match che ha corso di più: le sue corse orizzontali e all’indietro sono risultate fondamentali per l’equilibrio difensivo della squadra.

Come sottolineato da Allegri nel post-partita, le transizioni difensive mostrano qualche difetto che ha consentito all’Inter di sviluppare pericolose ripartenze: troppo spesso la Juventus tende ad allungarsi accompagnando le azioni offensive: l’equilibrio tra le posizioni reciproche di Khedira e Pjanic, e le distanze tra questi e la linea difensiva, non sono state sempre inappuntabili.

L’azione nasce da un lancio di Pjanic per Higuain. Khedira come al solito non si risparmia e si inserisce in posizione di centravanti. Pjanic accompagna l’azione sino al limite dell’area di rigore, ma sull’anticipo di Kondogbia la Juventus ha i suoi due centrocampisti tagliati fuori e la linea difensiva lontanissima. Nasce la ripartenza che genera la più pericolosa occasione da gol per l’Inter nel secondo tempo

L’ingresso di Marchisio nasce anche per ovviare ai problemi di equilibrio: è un indizio piuttosto interessante il fatto che a occupare la posizione di mediano, nel 4-3-3 con cui si è schierata la Juventus dopo il suo ingresso, non fosse proprio Marchisio ma Pjanic. Il bosniaco sta diventando sempre più centrale nel gioco bianconero, per qualità della distribuzione del gioco e per intelligenza tattica.

Da un punto di vista offensivo il 4-2-3-1 evidenzia le qualità già viste nelle precedenti partite. L’uscita del pallone dalla difesa è efficace nonostante il pressing offensivo dell’Inter.

Contro la Juventus l’Inter ha messo insieme il suo peggiore dato della gestione Pioli nel numero di recuperi nella metà campo avversaria. Segno della buona uscita del pallone da parte dei bianconeri.

Le armi a disposizione di Allegri sono molteplici: la manovra palleggiata sfruttando le doti di Bonucci, Pjanic e Khedira, il lancio lungo verso Mandzukic, i palloni addosso a Dybala e Higuain e le corse palla al piede di Alex Sandro o Cuadrado. La Juve le utilizza tutte e il pressing dei nerazzurri è stato disinnescato. Più avanti, la qualità della manovra è rimasta molto alta e ha prodotto occasioni pregevoli.

Scenari futuri

L’Inter di Pioli, pur non riuscendo a uscire imbattuta dallo Juventus Stadium, ha mostrato di potere competere ad alti livelli e di potersi giocare le proprie possibilità per una qualificazione in Champions League. I margini di miglioramento sono ancora ampi: soprattutto la fase offensiva contro le difese schierate e l’equilibrio tra aggressività del pressing e difesa della zona alle spalle della prima pressione o della linea di centrocampo. Una zona troppo spesso facile preda degli inserimenti avversari, come la partita contro la Juve e, ancora prima, quella di Coppa Italia contro la Lazio hanno evidenziato.

Il 3-4-2-1, probabilmente tagliato sulle esigenze della specifica partita, ha fornito ai nerazzurri maggiori riferimenti centrali vicini ad Icardi e chissà che non possa fornire spunti tattici da sviluppare nel prosieguo del campionato per sviluppare più gioco interno e dare un’alternativa ai cross dalle fasce.

La Juventus è uscita vincitrice da una partita particolarmente importante dal punto di vista tattico. Il 4-2-3-1 di Allegri ha affrontato un avversario di livello, votato al pressing e schierato con un modulo di gioco che, in fase difensiva, non si adattava perfettamente allo schieramento bianconero. La fase offensiva della Juve ha mostrato le qualità già viste nelle precedenti partite, mentre la tenuta del centrocampo formato da Pjanic e Khedira ha evidenziato che il sistema di gioco è ancora da migliorare. Tuttavia, la qualità tecnica e atletica che la Juventus riesce a esprimere in campo con i giocatori del suo 4-2-3-1 è tale che la strada sembra ormai tracciata. Quello che resta da fare è solo lavoro di perfezionamento.

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