Cara redazione,
dopo questi quarti di finale di Champions League la candidatura di Salah al Pallone d’Oro si è fatta più legittima. Voi che ne pensate?
Ciao
Domenico
Risponde Emanuele Atturo
Ciao Domenico, non so se hai visto l’ultimo gol segnato da Salah contro il Bournemouth. Trent Alexander-Arnold ha fatto un cross dietro la difesa avversaria, Salah arrivava alle spalle del difensore ma non credo contasse di prenderla di testa, invece la palla gli arriva proprio alta sulla corsa, e Salah la prolunga con grande naturalezza di testa sul secondo palo. È il gol di un uomo che sta letteralmente camminando sulle acque, a cui in questo momento riuscirebbe di segnare portando sui palmi di mano dei bicchieri d’acqua senza farli rovesciare.
Non è il primo gol di Salah quest’anno che sembra contenere un misto di eccezionalità e naturalezza. Se da una parte ogni suo gol ci sembra l’ultimo definitivo sigillo a un periodo di forma irripetibile, dall’altra ogni gol successivo perpetra la magia di un periodo di forma che sembra poter durare per sempre. Gol dopo gol abbiamo iniziato a prenderlo sul serio, finché oggi la tua domanda non suona per niente assurda. D’altronde in Inghilterra è da mesi che Salah è entrato nel discorso sul Pallone d’oro senza problemi e pochi giorni fa la sua quota per la sua vittoria è crollata a 6/1. Klopp un mese fa aveva dichiarato «Aiuteremo Salah a vincere il Pallone d’oro» e le discussioni sulla sua possibile vittoria rimbalzano dall’inizio del 2018.
A noi in Italia ci è voluto di più. Forse perché, vedendolo ogni settimana, caro Domenico, conoscevamo troppo bene i limiti di Salah per convincerci che potesse arrivare a quella dimensione calcistica. Diciamo le cose come stanno. Alla Roma Salah era un giocatore che faceva in modo eccezionale alcune cose, ma in modo assolutamente normale altre. Se abbiamo apprezzato subito la sua forza nel mangiarsi gli spazi, oltre al suo tempismo nei movimenti senza palla, questi erano bilanciati da alcuni limiti tecnici, nel controllo palla e nella finalizzazione. Per quanto efficace, Salah sembrava un giocatore che, nelle sue giornate peggiori, era impreciso e prevedibile per le difese italiane, che fanno presto a prendere le misure anche ai talenti meno controllabili.
Potevamo immaginare che il contesto inglese, con la sua carica entropica, i ritmi alti e gli spazi aperti, avrebbe favorito il suo gioco, ma questo non basta a giustificare questa sua stagione pazzesca. Diciamolo quindi: Salah è diventato un giocatore migliore e questi quarti di finale lo mettono davanti anche a Messi nella corsa per il Pallone d’oro. L’immagine di Salah che esulta a Manchester con le braccia larghe, circondato da un fumo blu, dopo il gol che certifica l’eliminazione del City - forse la migliore squadra dell’anno - ci restituisce un giocatore ormai entrato in una nuova dimensione. Nel sistema di Klopp Salah è diventato un moltiplicatore di possibilità offensive, il singolo fattore che contribuisce a rendere la sua squadra quasi indifendibile. Non solo per il suo talento in transizione, ma anche per la capacità di aprire difese chiuse, di finalizzare in area di rigore, per la capacità sottile di spostare su di sé l’attenzione degli avversari aprendo libertà per i compagni. Il sistema del Liverpool e il contesto della Premier League lo aiutano a nascondere i suoi difetti - a pensare meno, a giocare poco con la palla tra i piedi - esaltando il suo istinto negli ultimi metri.
Quando si parla di Salah possibile Pallone d’oro bisogna considerare che stiamo parlando di un premio conservativo. Il fatto che da dieci anni sia solo affare di Messi e Cristiano Ronaldo ci parla della straordinarietà di questi due fenomeni, ma anche del fatto che spesso il trofeo non va al miglior giocatore della stagione, quello che ha avuto il rendimento migliore, ma segue un criterio più assoluto e inafferrabile: quello del più forte calciatore vivente. Per questo negli scorsi anni abbiamo assistito ad alcune assegnazioni quanto meno contestabili. Nel 2010 ad esempio avrebbe potuto vincere Iniesta, autore del gol in finale dei campionati del Mondo, che avrebbe forse potuto vincere anche nel 2012, quando era stato protagonista del trionfo della Spagna agli Europei. Nel 2010 c’era anche la possibilità di premiare un giocatore dell’Inter, Sneijder ad esempio, che aveva portato l’Olanda in finale ai Mondiali. Nel 2012 c’era invece stata l’incredibile storia di Drogba in Champions League. Nel 2013 l’incredibile rendimento di Ribery, protagonista della cavalcata europea del Bayern Monaco. In ciascuna di queste annate Cristiano Ronaldo e Messi hanno comunque trasmesso la sensazione della loro onnipotenza segnando un numero di gol irreali.
Il rendimento di Salah è all’altezza di quello di Messi e Ronaldo. Salah ha segnato 30 gol in Premier League quest’anno, a cui si aggiungono 8 reti in Champions League. Un gol in meno di quelli segnati da Cristiano Ronaldo e tre in più di quelli segnati da Messi. Salah è in testa alla classifica marcatori della Premier League e anche a quella per la Scarpa d’Oro.
Salah però deve fare ancora un paio di passi, quelli più difficili, per arrivare a vincere il Pallone d’oro. Ha bisogno cioè di dimostrare in modo ancora più luminoso la sua capacità di incidere in partite e contesti di alto livello, cioè le semifinali di Champions League e il Mondiale. Cristiano Ronaldo ha già segnato 15 gol in Champions e con quella rovesciata alla Juventus ha dato un’immagine perfetta e concreta della sua mistica. Messi ha davanti a sé il Mondiale che, più di ogni altra cosa, definirà la sua legacy.
Per vincere il Pallone d’oro a Salah non basteranno i 40 gol segnati finora. Dovrà calarsi nei panni di deus-ex-machina nelle partite in cui si scrive la storia delle stagioni. Se sarà difficile diventare protagonista di Russia 2018 con l’Egitto, la vittoria della Champions League è realisticamente alla portata, e a quel punto diventerebbe davvero il favorito per il premio.
Mettiamola pure in questi termini: se il Liverpool vincesse la Champions League e Salah non vincesse il Pallone d’oro sarebbe uno scandalo. Sul serio, non ci sarebbe più nessuna credibilità. A quel punto Salah potrebbe perdere il Pallone d’Oro solo se Messi vincesse il Mondiale con l’Argentina. Una narrazione così grossa da mangiarsi qualsiasi altra cosa dell’universo sportivo.
Sarebbe bello, Domenico, se Salah vincesse il Pallone d’Oro. Perché sarebbe il primo africano dopo Weah, certo, ma anche perché il calcio dovrebbe usare i propri premi anche per generare nuovi miti e dare un senso di movimento a uno star-system praticamente congelato negli ultimi dieci anni.
In ogni caso il solo fatto che Salah sia arrivato a minacciare la tirannia di Cristiano Ronaldo e Messi va considerato un successo. Per dieci anni abbiamo aspettato qualcuno che potesse rompere il monopolio Cristiano-Messi sul Pallone d’Oro come un nuovo messia. Qualcuno che potesse avvicinarsi al loro livello sovrannaturale. E invece è arrivato uno straordinario, incredibile giocatore da sistema senza nessun senso del glamour. Se Salah vincesse il Pallone d’Oro sarebbe un punto di rottura rispetto al nostro orizzonte di credenze sul calcio. Siamo abituati a celebrare i giocatori eccezionali sotto tutti i punti di vista, con un rapporto privilegiato col pallone, capaci di un’interpretazione eroica del loro ruolo. Giocatori capaci da soli di fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta attraverso gesti tecnici o fisici sovrumani. Tutti i giocatori che sono arrivati a minacciare Ronaldo e Messi negli ultimi anni ne erano la loro versione umana: Ribery, Iniesta, Snejder.
Salah invece non può fare quello che vuole con la palla e il suo talento ha a che fare con la dimensione meno visibile del calcio: l’intelligenza nelle scelte, il senso del tempo, il gioco senza palla. Salah non ha quel tipo di talento che condiziona radicalmente un sistema, ma è perfetto per migliorarlo. Se è vero che Klopp ha adottato delle piccole misure per sfruttarne al massimo il talento - difende più basso ad esempio, ricavando quindi più spazio da attaccare - Salah è stato comprato dal Liverpool perché poteva entrare in perfetta sintonia con il suo sistema verticale e iper-cinetico. Cristiano Ronaldo e Messi sono invece dei soli attorno a cui i pianeti del Real Madrid e del Barcellona devono allinearsi, con equilibri diversi, nel corso degli anni. Ci siamo abituati a premiare individui in grado di elevare un collettivo, mentre il talento di Salah è quello, al contrario, di dissolversi dentro di esso.
Barcellona e Real Madrid forse non esisterebbero senza Messi e Cristiano Ronaldo, mentre Salah non esisterebbe senza il Liverpool. Questo è il principale motivo per cui rimane difficile che Salah vinca il Pallone d’Oro, ma anche il miglior motivo per sperare che lo vinca.