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Scuola Pitagorica
15 feb 2016
L'eccezionale stagione del Crotone secondo in Serie B, tra 3-4-3, ritmi altissimi e Pitagora.
(articolo)
14 min
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“Sequestrate il Crotone”. È il titolo di un articolo de La Stampa che riporta la richiesta di sequestro della squadra, di proprietà di Raffaele Vrenna, da parte della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In pratica, ritenendo socialmente pericolosi i fratelli Raffaele e Giovanni Vrenna, rispettivamente presidente e amministratore delegato del Crotone, e i loro redditi dichiarati incompatibili con le loro attività economiche, la DDA ha presentato una richiesta di sequestro dei beni dei fratelli Vrenna, tra cui appunto il Crotone. Il tribunale l’ha respinta, ma i pm hanno presentato ricorso e la vicenda, che si collega a vecchi guai giudiziari dei Vrenna, è diventata pubblica.

Citando testualmente dal suo sito personale: «Il raggio di azione in cui Raffaele Vrenna si è mosso in passato e si muove tuttora è decisamente a 360 gradi: dai media al turismo, dallo sport all’arte e alla cultura». Presidente del Crotone dal 1992, il core business di Raffaele Vrenna è in realtà lo smaltimento dei rifiuti, un settore che in Calabria è dominato dalle sue aziende.

Dalle parti di Crotone, Vrenna non è un cognome qualsiasi. Raffaele, infatti, è parente di Luigi Vrenna, il capostipite della ‘ndrina Vrenna-Bonaventura-Corigliano. Di lui si sono già occupati Presa Diretta e Report, che hanno raccolto le inquietanti dichiarazioni del pentito Luigi Bonaventura, uno dei principali accusatori del presidente del Crotone, che qualche anno fa ha affrontato un processo per (tra le altre accuse) concorso esterno in associazione mafiosa: condannato a 4 anni in primo grado (sentenza in seguito alla quale aveva lasciato la carica di presidente del Crotone, ripresa nel 2012), fu invece assolto in appello.

Ma è proprio alla sentenza di assoluzione che si richiamano in parte i pubblici ministeri della DDA di Catanzaro nella loro richiesta di sequestro dei beni di Vrenna. In quella sentenza di Vrenna si dice che «persegue i propri interessi per raggiungere i quali è disposto a tutto, a commettere falsi e abusi ed anche a fare affari con persone che sa o intuisce essere losche, rectius ‘ndranghetisti». Un primo passaggio si è avuto al Tribunale di Crotone, che ha respinto la richiesta dei pm sostenendo che Vrenna non sia complice, bensì vittima della mafia. Ed è questo il principale argomento difensivo di Vrenna nella nota uscita sul sito ufficiale del Crotone, quando, dopo il ricorso in appello dei pm, quel “Sequestrate il Crotone” è diventato di dominio pubblico.

In attesa degli sviluppi giudiziari, il Crotone continuerà comunque a giocarsi la promozione, anche perché i risultati sul campo e i processi della famiglia Vrenna, al momento, non sono collegati.

Crotone e Pitagora

Un rigore di Cristhian Stuani contro il Siena nel 2009 è l’ultimo gol segnato da una squadra calabrese in Serie A. Al Granillo la Reggina giocava l’ultima partita di un campionato finito al penultimo posto, l’inizio di una discesa che ha portato gli amaranto in Serie D dopo l’esclusione dalla Lega Pro per motivi finanziari la scorsa estate.

L’ultimo gol “calabrese” in Serie A.

A dispetto della tradizione a riportare la Calabria in Serie A 7 anni dopo potrebbe essere la squadra della regione con meno prestigio e nessuna partecipazione alla massima serie, il Crotone di Ivan Juric. Dopo aver chiuso il girone di andata al secondo posto a +7 sul terzo, un record per la Serie B a 22 squadre, anche il tecnico ha abbandonato la prudenza dei mesi scorsi, dichiarando apertamente gli obiettivi prima della trasferta di Bari: «Secondo me la squadra che perderà di più se non va in Serie A siamo noi, questa occasione non si ripeterà più». La prima reazione della squadra è stata buona: a Bari ha vinto in rimonta grazie all’undicesimo gol in campionato di Ante Budimir, il giocatore più decisivo della Serie B, in grado di portare 19 punti al Crotone.

La promozione sarebbe un’impresa ancora più incredibile di quelle di Carpi e Frosinone. Nelle classifiche periodiche con le quali l’Istat monitora la situazione economica delle regioni e delle province italiane, Crotone occupa stabilmente gli ultimi posti. La squadra non ha quindi una rete imprenditoriale forte su cui appoggiarsi e da oltre 20 anni è in mano alla famiglia Vrenna, tra le più influenti nel crotonese, ma che non si è mai contraddistinta per spese folli, anzi.

Il fascino del Crotone sta nel soprannome, i “Pitagorici”, a ricordare la storia ultramillenaria della città, scelta da Pitagora per fondare la sua scuola filosofica, una delle prime a conferire una certa importanza al pensiero matematico. Più di 2500 anni dopo in città non domina più il pensiero di Pitagora, ma quello di un dirigente esperto e abituato a costruire squadre praticamente senza budget, Giuseppe Ursino.

Il fuoriclasse del Crotone

Ursino è il direttore sportivo del Crotone dal 1995. Negli anni si è guadagnato la stima di tanti colleghi e non è un caso che praticamente tutte le grandi squadre di Serie A gli abbiano affidato e continuino ad affidargli alcuni dei migliori giovani dei propri settori giovanili. Solo per restare ai più recenti: Cataldi, Bernardeschi e Florenzi, per i quali Crotone ha rappresentato il trampolino di lancio per un ruolo da protagonista nelle rispettive squadre di appartenenza, Lazio, Fiorentina e Roma.

È lui il principale artefice dei successi recenti dei “Pitagorici”, che pur senza mai toccare le vette della stagione in corso, negli ultimi anni hanno rappresentato una delle realtà più solide della Serie B, senza mai contare su budget extra-large. Ed è proprio per questo che il Crotone si è specializzato nella valorizzazione dei giovani, quasi sempre in prestito, puntando su un continuo ricambio di stagione in stagione. Anche in panchina gli allenatori si sono susseguiti con una certa regolarità, fino all’arrivo di Massimo Drago nel 2012. L’attuale tecnico del Cesena è rimasto in carica per 3 anni, un unicum nella storia recente dei rossoblù, prima di accettare l’offerta della società romagnola la scorsa estate. Ursino, per non tradire il proprio stile, ha così deciso di puntare su un allenatore con alle spalle una sola esperienza in prima squadra, a Mantova in Lega Pro: Ivan Juric si è rivelata una delle migliori scelte della sua carriera.

Gestire la rivoluzione

Juric ha giocato a Crotone per 5 anni, dal 2001 al 2006. Ursino quindi lo conosceva bene e la decisione di riportarlo in Calabria da allenatore è stata un azzardo calcolato, anche se ovviamente nessuno poteva immaginarsi che il croato, al primo colpo, avrebbe guidato i “Pitagorici” a quella che finora è la migliore stagione della loro storia.

Eppure a Juric, come da tradizione, è stata affidata una rosa rivoluzionata dal mercato estivo, senza, tra gli altri, il cannoniere della scorsa stagione, Camillo Ciano (17 gol) e il giocatore con più minuti dopo Claiton, il regista Raffaele Maiello, ora all’Empoli. Juric ha puntato forte su 13-14 elementi della rosa, individuando in poco tempo il suo undici di base. Pure il suo sistema di gioco è molto chiaro, ispirato in gran parte a quello di Gian Piero Gasperini, che, oltre ad aver allenato Juric a Crotone e al Genoa, l’ha scelto come assistente nelle sue esperienze all’Inter e al Palermo.

Simile è la disposizione in campo in fase di possesso: anche nel 3-4-3 del Crotone di Juric hanno un ruolo fondamentale i quadrilateri (centrale di fascia-laterale-centrocampista centrale-esterno d’attacco) che si formano sulle fasce, la zona privilegiata per lo sviluppo delle azioni.

La manovra tipica dei “Pitagorici”. Il centrale di fascia, Ferrari, serve in verticale l’esterno d’attacco, Torromino, che si accentra e a sua volta allarga al laterale che si è sovrapposto, Martella. Il movimento di De Giorgio, in questo caso, è molto più deciso ed efficace di Palladino, schierato per l’occasione centravanti.

L’impostazione della manovra è paziente e ragionata. I tre difensori centrali non si fanno problemi a scambiarsi il pallone e a girarlo da un lato all’altro se non vedono sbocchi. I più coinvolti nella costruzione sono i centrali di fascia, Ferrari e Yao, che anche grazie al movimento dei compagni delle catene laterali si trovano di frequente con molto spazio per poter avanzare. Juric li ha responsabilizzati e non è raro trovarli in zone molto alte del campo nello sviluppo dell’azione (più Ferrari di Yao, comunque).

Il tecnico croato gioca sulla difficoltà nel marcare efficacemente 4 uomini per fascia. Obbliga la squadra avversaria a fare delle scelte: se segue il movimento ad accentrarsi dell’esterno d’attacco, lascia spazio al centrale di difesa, che può avanzare palla al piede e ha due appoggi facili nel centrocampista in zona e nel laterale; se sceglie di pressare il centrale difensivo che inizia l’azione, rischia di lasciare spazio alle spalle all’esterno d’attacco, che può girarsi e puntare fronte alla porta la difesa avversaria.

Difendere contro il Crotone è effettivamente molto difficile e non è un caso che i rossoblù abbiano il secondo miglior attacco del campionato (42 gol), dietro solo a quello del Cagliari (47), che in quanto a potenziale offensivo (Sau, Farias, João Pedro, Melchiorri, Giannetti e Cerri) non ha rivali in Serie B.

Se la costruzione da dietro è paziente e ragionata, la definizione dell’azione nella metà campo avversaria è veloce e verticale. Una volta trovato lo spazio per avanzare la manovra subisce un’accelerazione improvvisa: i componenti delle catene laterali si muovono in maniera molto organizzata per arrivare velocemente alla conclusione in porta, con combinazioni verticali a uno o due tocchi. L’esterno d’attacco gioca molto dentro il campo e se è marcato appoggia di prima all’indietro per poi scattare in avanti, altrimenti manda sul fondo il laterale oppure si gira sul piede forte e crossa per Budimir e i compagni della catena laterale opposta che nel frattempo sono entrati in area per concludere l’azione.

Sono schemi ormai eseguiti a memoria e spesso efficaci. Il Crotone sfrutta per davvero tutta l’ampiezza del campo, praticamente impossibile da difendere con efficacia. Solitamente infatti, quando una squadra difende è costretta a scoprire un lato e i “Pitagorici” hanno segnato diversi gol sfruttando questo punto debole di quasi tutti i sistemi difensivi.

Da Ricci a Martella, da una fascia all’altra. Uno dei tanti gol segnati dal Crotone con lo stesso sviluppo dell’azione.

Visti i loro compiti e la posizione accentrata che tengono in campo, per Juric è molto importante avere gli esterni d’attacco a piede invertito: Ricci, un mancino, a destra e Stoian, un destro, a sinistra. Una volta che riescono a girarsi e puntare frontalmente le difese diventano imprevedibili, perché possono sia rifinire che concludere l’azione in prima persona. Ricci ha finora segnato 8 gol, Stoian 4, gli stessi di Torromino, prima riserva nel ruolo. Il rumeno ex Chievo è il giocatore di maggiore qualità del Crotone ed è anche la sua presenza che orienta spesso lo sviluppo della manovra a sinistra.

È quello mancino il lato “forte” del Crotone, dove, oltre a Stoian, stazionano Ferrari, più portato ad attaccare rispetto a Yao dall’altra parte, e Martella, il miglior laterale sinistro di questa Serie B. Dinamico, aggressivo, con un buon piede, è il giocatore perfetto nel sistema di Juric, che lo fa arrivare spesso sul fondo in corsa o in area a chiudere l’azione. Finora ha segnato 3 gol e, soprattutto, servito 8 assist, il migliore in squadra da questo punto di vista.

L’altra rivelazione è Ante Budimir, capocannoniere del Crotone con 11 gol, anche lui perfettamente a suo agio nel modello di gioco di Juric. L’attaccante croato non è solo un riferimento, specie quando i difensori scelgono di lanciare lungo, ma sa anche dare profondità, spesso tagliando verso sinistra (è mancino). Sa proteggere bene il pallone, non solo con il corpo, ma mostrando anche un buon controllo di palla con il sinistro, e fisicamente può dominare i duelli con la maggior parte dei difensori della Serie B. In una squadra che arriva spesso sul fondo e fa molti cross si è esaltato al punto da generare l’hype probabilmente più esagerato della stagione. Si dice che venga seguito da Juventus, Inter, Lazio, Arsenal e Atlético Madrid: chissà se è davvero pronto per competere a quei livelli.

Anche in fase di non possesso sono evidenti gli insegnamenti di Gasperini. Il Crotone difende con marcature a uomo ed è interessante notare come cambino le scalate a seconda dell’avversario affrontato. Il principio è mantenere la parità numerica a centrocampo, restando invece in superiorità contro gli attaccanti avversari.

Contro squadre che giocano a 3 a centrocampo spetta all’esterno d’attacco destro (solitamente Ricci) occuparsi del mediano, mentre i centrocampisti centrali si occupano delle mezzali avversarie. Gli esterni del tridente vengono presi in consegna dal centrale di fascia destro (Yao) e dal laterale sinistro (Martella), che si abbassa di fianco ai difensori centrali, permettendo loro di rimanere in superiorità numerica contro il centravanti.

La disposizione difensiva del Crotone contro il Milan, schierato con il 4-3-3. De Giorgio marca Mauri, Barberis e Paro le mezzali rossonere, Torromino concede l’impostazione a Zapata, tenendo d’occhio anche Calabria. Martella marca Suso, Yao è su Honda dall’altra parte. Ferrari e Cremonesi sono in superiorità contro Luiz Adriano, il riferimento del passaggio di Zapata, che verrà intercettato da Ferrari, tempestivo nell’anticipo.

Contro le squadre col doppio mediano e due centravanti, i tre difensori centrali restano vicini, mentre i centrocampisti centrali si occupano dei loro omologhi e i laterali degli esterni di centrocampo.

Contro il Novara, schierato con una disposizione abbastanza lineare, che dà facili riferimenti ai giocatori del Crotone.

Contro il Cagliari, schierato a rombo con due punte, è stato invece più difficile mantenere allo stesso tempo la parità numerica a centrocampo e la superiorità contro gli attaccanti dei sardi, Farias e Giannetti. L’anello debole era rappresentato da Martella, che doveva marcare Munari, la mezzala destra del Cagliari. Una scalata innaturale e difficile da attuare continuità: la squadra di Rastelli ha così spesso avuto tempo e spazio per palleggiare, forte della superiorità numerica in mezzo al campo (il bellissimo gol segnato da Farias, tra l’altro, è stato costruito proprio con una combinazione centrale).

Barberis si deve occupare del trequartista, João Pedro, mentre Martella è costretto ad alzarsi ed entrare dentro il campo per marcare Munari. I tre centrali difensivi sono vicini sulle due punte del Cagliari.

Va da sé che un sistema del genere concede il minimo margine d’errore. Se un giocatore sbaglia i tempi dell’uscita in pressione rischia di creare scompensi a catena e di rendere facilmente vulnerabile la propria squadra. Ma l’organizzazione di Juric è maniacale e gli aggiustamenti apportati a seconda dell’avversario consentono ai suoi di giocatori di avere sempre la copertura dei compagni: non è raro vedere delle “gabbie” intorno al portatore di palla.

Il punto più critico è in realtà la fase di transizione difensiva. Con i centrali di fascia che vengono molto coinvolti nella costruzione della manovra, a palla persa la squadra di Juric può concedere contropiedi in cui restano solo due difensori a protezione della porta di Cordaz (in grande forma quest’anno, l’unico sempre presente per ogni singolo minuto finora). È uno dei rischi calcolati del sistema offensivo del tecnico croato: di solito il Crotone gestisce bene i propri attacchi e di conseguenza gli istanti successivi alla perdita del pallone, ma può capitare che si scopra in questa maniera:

Ferrari è fuori posizione, a difesa della propria metà campo sono rimasti solo Claiton e Yao. Una situazione difficile da gestire, che consiglia prudenza e di fatto non permette di avere le giuste coperture preventive, specie se a guidare la difesa c’è un difensore statico come Claiton. Ancor più del contropiede concesso è incredibile l’errore di Giannetti, che sbaglia un passaggio facile facile che avrebbe mandato in porta Farias.

In ogni caso il Crotone resta una delle migliori difese della Serie B: Cordaz ha subito 21 gol in 25 partite (solo il Novara ne ha concessi di meno, 20) ed è rimasto imbattuto in 13 occasioni.

Il Crotone in Serie A?

Quante probabilità ci sono allora che una squadra che finora ha funzionato quasi alla perfezione, organizzata sia in attacco che in difesa, con performance al top della categoria in tutte e due le fasi, si blocchi di colpo e sprechi tutto il vantaggio accumulato finora sulle avversarie?

Ormai non ci si può più nascondere: il Crotone gioca per la promozione diretta e mancarla dopo quanto fatto finora sarebbe una delusione. Certo, poi ci sarà da capire quanto può valere questa squadra in Serie A, quali saranno le ambizioni di Vrenna, il budget che metterà a disposizione di Ursino, come verrà gestita l’ennesima rivoluzione per adeguare l’organico e da chi sarà guidato, visto che Juric, come è normale che sia, viene seguito da diverse squadre di Serie A (soprattutto Genoa e Lazio). Ma, almeno per come ha giocato finora, il Crotone merita quest’occasione.

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