Il Mondiale Under 20 è stato il primo torneo per nazionali ad essere arbitrato con l’assistenza dei cosiddetti VAR (acronimo per Video Assistant Referee), cioè gli assistenti dell’arbitro addetti al controllo video dei episodi più controversi. È la seconda sperimentazione in un torneo internazionale, dopo il debutto assoluto durante il Mondiale per club in Giappone nel dicembre dell’anno scorso.
Ci sono state meno polemiche rispetto al primo tentativo (quando Modric, per un gol prima annullato e poi riconvalidato a Cristiano Ronaldo, arrivò a dire: «Questo non è calcio»), ma per una pena del contrappasso abbastanza crudele, il paese più appassionato in assoluto alla moviola, il nostro, è stato quello che ha subito l’episodio più assurdo, con la nostra stampa che si è poi vendicata sull’arbitro Zambrano rinominandolo “il nuovo Byron Moreno”.
La Serie A sarà uno dei pochi campionati europei ad adottare i VAR a partire dall’anno prossimo, a scapito degli arbitri di porta (forse la professione con la vita più breve di sempre). Ho scelto quindi sette episodi da questo Mondiale per capire cosa ha funzionato e cosa invece si può migliorare, ma anche cosa ci aspetta, di cosa finiremo inevitabilmente per discutere durante il prossimo campionato.
Cosa si decide con i VAR
Dopo i quarti di finale tra Messico e Inghilterra si è molto discusso dell’espulsione di Onomah, per somma d’ammonizioni, dopo questo intervento che al replay sembra essere effettivamente casuale.
Il commentatore della NBC Arlo White si è chiesto perché non siano intervenuti i VAR nei confronti di una decisione così controversa. Paul Simpson, allenatore dell’Inghilterra, nel post-partita si è dimostrato ancora più netto: «Non ho idea di cosa abbia visto l’arbitro. È un vero peccato che i VAR non vengano utilizzati per questo tipo di situazioni perché quella decisione ha reso la nostra partita molto dura e adesso abbiamo un giocatore squalificato per una semifinale della Coppa del Mondo per via di una decisione che è assolutamente ridicola».
I VAR, effettivamente, non possono essere chiamati in causa nei casi di espulsione per doppia ammonizione. Come si legge nel documento ufficiale dell’IFAB (l’International Football Association Board, l’organizzazione che decide sulle regole del gioco) sulle regole da adottare, tra le decine di decisioni prese in una partita da un arbitro, quelle che possono essere poste al vaglio dei VAR sono solamente quattro: la convalida o meno di un gol, l’assegnazione o meno di un rigore, i rossi diretti, e i casi di mistaken identity (per esempio: ammonizione nei confronti di un giocatore che non ha commesso fallo).
Bisogna ricordare, inoltre, che è sempre l’arbitro a decidere di avvalersi dell’aiuto dei VAR ed è lui ad avere la parola finale sulle decisioni. La revisione dei VAR, che hanno esclusivamente un potere consultivo, interviene unicamente in caso di errori gravi o sviste importanti nelle quattro categorie di episodi già citate. L’arbitro non può fermare il gioco per chiedere consiglio su un determinato episodio, deve comunque fare una chiamata, e solo dopo correggerla con l’aiuto dei VAR. Quest’ultimi possono consigliare l’arbitro indipendentemente dalla chiamata solo in caso di sviste particolarmente gravi, come i casi di condotta violenta a palla lontana.
Queste regole sono pensate per raggiungere l’obiettivo della moviola in campo, che non è l’eliminazione dell’errore arbitrale come si potrebbe pensare (è utile ancora ripetere che è sempre l’arbitro a prendere la decisione finale), ma il concedere all’arbitro il massimo aiuto con la minima interferenza sul gioco.
Le interruzioni
Quella delle interruzioni del gioco è effettivamente una delle preoccupazioni principali quando si parla dei VAR. Il documento ufficiale dell’IFAB, ad esempio, mette fin da subito in chiaro che «non c’è nessun desiderio di distruggere l’essenziale scorrere emotivo del calcio che proviene dall’azione ininterrotta e dalla generale assenza di interruzioni di lunga durata».
È un’idea che in realtà è sempre più messa in discussione dalla prova dei tempi. Gli sponsor e la sempre maggiore intensità fisica richiesta potrebbero portare il calcio verso uno spezzettamento sempre maggiore del flusso di gioco, con l’intervento dei VAR che in questo senso potrebbe aggiungersi ad altre interruzioni simili provate in passato, come i cooling break. Ma se l’obiettivo è davvero quella che l’IFAB chiama “interferenza minima, massimo beneficio”, il Mondiale Under 20 ha in realtà dato risposte discordanti.
Il caso ideale è quello avvenuto durante Senegal – Ecuador, nella fase a gironi, quando l’arbitro ha annullato grazie al consiglio dei VAR un gol del Senegal per carica sul portiere inizialmente convalidato.
In questo caso l’arbitro ha utilizzato il tempo dell’esultanza dei giocatori del Senegal per decidere, consultandosi con i VAR via microfono (l’arbitro può decidere se guardare le immagini in prima persona oppure fidarsi dei consigli dei VAR). È il paradiso dei fautori della moviola in campo: viene ribaltata una decisione errata senza alcun tipo di interruzione.
Ma com’è noto non siamo nel migliore dei mondi possibili. In Inghilterra – Argentina, ad esempio, l’arbitro ci ha messo più di tre minuti per consultarsi con i VAR, guardare le immagini a bordo campo e decidere un’espulsione diretta abbastanza discutibile nei confronti di Martinez.
In questo caso siamo molto vicini allo scenario peggiore: il gioco viene sospeso oltre quella soglia che ce la fa avvertire come un’interruzione naturale, e inoltre il tempo viene speso per prendere una decisione severa nei confronti di una situazione non del tutto chiara.
Ma questo è niente rispetto al disastro combinato dall’arbitro Zambrano durante Italia – Zambia nei quarti di finale. Qui il gioco viene interrotto per quasi tre minuti e mezzo, un’eternità, per trasformare una decisione errata (rigore per lo Zambia) in una se possibile ancora peggiore (punizione dal limite per lo Zambia ed espulsione per Pezzella).
A voler essere pignoli, poi, le regole prevedono anche che i giocatori che chiedono all’arbitro l’intervento dei VAR facendo il gesto dello schermo, come Zaccagno in questo caso, debbano essere ammoniti.
I rigori
Le decisioni sull’assegnazione dei rigori tramite moviola sono forse le più delicate. È molto difficile stabilire da un video l’intensità fisica di un contatto, e quindi decidere se quel contatto è punibile con un rigore o meno, e inoltre le opinioni possono cambiare radicalmente a seconda dell’inquadratura.
A parte il disastro di Zambrano durante Italia – Zambia, il Mondiale Under 20 ci ha dato altri casi su cui riflettere, dando però anche in questo caso risultati non proprio omogenei.
Un caso abbastanza scolastico è avvenuto durante Portogallo – Iran, quando l’arbitro, dopo aver visto direttamente le immagini a bordo campo, ha deciso di cambiare la sua decisione iniziale di concedere un rigore all’Iran per un fallo di mani in area.
Ma poi ci sono casi più complessi, come quelli avvenuti nella finale Inghilterra – Venezuela. Qui l’arbitro, dopo aver consultato i VAR, decide di confermare la sua decisione iniziale di concedere un rigore alla “Vino Tinto” per un fallo su Peñaranda.
Rivedendo i replay, però, il fallo sembra molto meno netto di quanto non sembrasse in diretta e da alcune inquadrature, addirittura, i piedi di Salter sembrano mancare totalmente l’avversario.
Il fuorigioco
Dove l’applicazione della moviola sembra essere invece già rodata abbastanza da poter essere applicata senza troppe controversie è nei casi di fuorigioco. O meglio, di annullamento di un gol segnato in fuorigioco (come detto, solo i casi di convalida o meno di un gol possono essere decisi con l’aiuto dei VAR).
Questo probabilmente deriva dalla stessa natura del fuorigioco, che nascendo dalla semplice differenza nella posizione tra i giocatori in campo è soggetto a un’interpretazione molto meno personale da parte dell’arbitro (anche se, pure in questo caso, non tutti sono d’accordo con un’applicazione sempre rigida del fuorigioco, soprattutto negli ultimi metri di campo).
Durante Venezuela – Stati Uniti, l’arbitro, imbeccato dai VAR, ha annullato un gol alla “Vino Tinto” per un fuorigioco che ad occhio nudo sarebbe stato probabilmente impossibile da vedere.
Questo non vuol dire, però, che possiamo già mettere le polemiche per il fuorigioco nella stanza dei ricordi. Innanzitutto perché non tutti ritengono giusto che una bell’azione di calcio venga annullata per un sopracciglio in fuorigioco, ma soprattutto bisogna ricordare che la decisione finale in ogni caso rimane all’arbitro. È l’arbitro a decidere se accettare o meno i consigli dei VAR, come è l’arbitro a decidere quali e quanti episodi sottoporre alla moviola.
E l’arbitro è un essere umano, che agisce in base a sentimenti e considerazioni che non sempre rispondono al semplice rispetto del regolamento e che spesso sfociano nella psicologia e nel buon senso. E soprattutto è fallibile, come i giocatori, gli allenatori e i tifosi.