Nelle dichiarazioni post-partita, dopo aver battuto il Bologna 7-1, al centro delle parole di Maurizio Sarri non c’erano né Marek Hamsík né Dries Mertens (entrambi autori di una tripletta), ma Piotr Zielinski.
«È un giocatore straordinario, per me è sottovalutato. Non si sente parlare molto di lui in giro perché non hanno compreso la sua forza, la sua qualità, le sue accelerazioni devastanti. Ha un’immensa propensione al sacrificio. Ho paura che sia a rischio, nel senso che può entrare nell’occhio di club che propongono cifre che sarebbe dura per qualsiasi società italiana rifiutare, non soltanto per il Napoli».
La crescita di Zielinski non è stata appariscente come quella di Dries Mertens, ma da un paio di mesi il polacco si è trasformato in uno dei giocatori più decisivi del campionato. Nelle ultime 12 giornate ha segnato 4 gol e servito 5 assist, contribuendo direttamente a una rete ogni 84 minuti giocati.
Zielinski non ha semplicemente consolidato il proprio posto nell’undici titolare, ma si è dimostrato uno dei motivi principali dell’assurda produzione offensiva del Napoli, che dalla sfida con l’Inter in poi viaggia a una media di 3 gol segnati a partita. Il suo ingresso in squadra ha migliorato sensibilmente la qualità e il numero di soluzioni offensive, rendendo il Napoli quasi indifendibile: controllare contemporaneamente la catena sinistra (quella storicamente privilegiata per sviluppare la manovra); i tagli di Callejón sul lato debole; l’iperattività di Mertens e le iniziative di Zielinski diventa praticamente impossibile.
Palla al piede
A differenza di quasi tutti gli altri nuovi acquisti, Zielinski è entrato da subito nelle rotazioni di Sarri. Merito dei due anni passati a Empoli, durante i quali non solo ha avuto la possibilità di incrociare il suo attuale tecnico al Napoli, ma è stato anche trasformato definitivamente in una mezzala e ha potuto assimilare alcuni dei princìpi di gioco trapiantati da Sarri a Napoli – ad esempio la circolazione veloce e verticale della palla, per creare continuamente superiorità alle spalle delle linee avversarie.
Il biennio trascorso a Empoli ha rappresentato così una sorta di periodo di apprendistato che gli ha permesso di inserirsi da subito nel Napoli, mettendo in mostra i pezzi forti del suo repertorio.
Innanzitutto la capacità di tagliare in due le squadre avversarie accelerando palla al piede, come nella prima giocata importante del suo campionato, la conduzione a propiziare il 3-2 contro il Milan, arrivata peraltro in un momento delicato della partita, dopo che i rossoneri erano stati capaci di recuperare uno svantaggio di due gol. Il polacco riceve palla inizialmente da Albiol, poi approfitta dell’uscita di Bonaventura per creare superiorità numerica alle spalle della prima linea di pressing milanista e percorrere una quarantina di metri palla al piede, attirando fuori posizione sia Gómez che Romagnoli e creando i presupposti per il 3-2 di Callejón.
Aiutato dalla familiarità con determinati concetti di gioco, Zielinski si è calato senza problemi nel sistema del Napoli e già dalla partita successiva – a Palermo, all’esordio da titolare – ha iniziato a incidere direttamente sul risultato, con un’altra accelerazione conclusa con l’assist per Callejón.
Prima però era stato determinante anche nell’azione del gol di Hamsík, con uno splendido third pass (il passaggio precedente all’assist): un lancio con il sinistro calcolato per rimbalzare dolcemente sulla corsa di Ghoulam.
Zielinski domina tecnicamente le partite come pochi altri centrocampisti del nostro campionato, e più le distanze aumentano più è in grado di fare la differenza. Non si tratta soltanto della facilità con cui salta l’avversario – dopo Mertens, è il miglior giocatore del Napoli per dribbling riusciti: 2,5 per 90 minuti – ed è in grado di approfittare di ogni scollegamento tra i reparti per affettarli palla al piede.
Zielinski ha una percezione del campo più ampia e profonda del normale, su cui si appoggia una sicurezza nei propri mezzi che gli consente di alternare filtranti affilati e morbidi arcobaleni, indifferentemente di destro o di sinistro, con la naturalezza con cui esegue un passaggio di 5 metri.
Centrocampista totale
Ritrovarsi in una delle squadre più brillanti d’Europa dal punto di vista offensivo ha esaltato la sua visione di gioco, portandolo a migliorare sia la media di passaggi chiave (2,1 per 90 minuti) che il numero di assist (6).
Alcuni sono vere e proprie perle, come il sinistro al volo a incrociare con cui ha mandato in porta Insigne a Bologna (simile a un altro cambio di gioco, senza guardare Callejón contro il Chievo).
La qualità delle rifiniture è comunque soltanto il lato più visibile del suo talento. Zielinski non ha lacune in nessuna fase di gioco: può abbassarsi a ricevere il primo passaggio dai difensori (la rotazione dei centrocampisti è d’altra parte uno dei meccanismi utilizzati da Sarri per superare le marcature su Jorginho e Diawara e costruire sempre in maniera pulita l’azione dal basso), fare da ponte tra la costruzione bassa e la rifinitura facendosi trovare alle spalle del centrocampo avversario oppure rifinire o concludere l’azione in prima persona. Nei momenti di dominio assoluto è capace di concludere un’azione da lui stesso iniziata.
Nelle ultime settimane sembra pure aver trovato maggiore confidenza con il gol, pur calciando con minor frequenza rispetto al biennio trascorso a Empoli. È soprattutto una questione tattica, legata alle differenze tra la catena destra e quella sinistra del Napoli: la maggiore prudenza di Hysaj rispetto a Ghoulam – che costringe Zielinski ad allargarsi per favorire lo sviluppo della manovra sulla fascia destra – e la presenza di Callejón – che a differenza di Insigne non crea spazi per gli inserimenti dei centrocampisti abbassandosi a cucire il gioco, ma è uno specialista nell’attaccare le difese avversarie in prima persona – limitano le opportunità di tirare in porta.
E però, pur senza inserirsi con la continuità di Hamsík, presidiando le zone al limite o appena dentro l’area di rigore Zielinski è riuscito lo stesso a segnare 4 reti, dimostrando di non avere lacune nemmeno nel tiro in porta.
Non era affatto scontato che Zielinski riuscisse ad assorbire il salto da Empoli a Napoli con la naturalezza mostrata in questi mesi. Ovviamente la conoscenza di alcuni princìpi di gioco e dei metodi di Sarri l’hanno aiutato, ma il polacco ha innalzato il livello del proprio gioco, segnalandosi come uno dei centrocampisti più promettenti d’Europa.
Pochi altri calciatori hanno la sua completezza (intesa non solo dal punto di vista strettamente tecnico, ma in senso più generale come l’insieme delle caratteristiche che gli consentono di interpretare ogni fase di gioco) e il suo ventaglio di soluzioni: Zielinski può dominare la partita affidandosi soltanto alla sua tecnica o facendo valere la sua superiorità atletica.
Il prossimo passo sarà raggiungere – o quanto meno avvicinare – la centralità di Hamsík, che per diversi motivi attira palloni e orienta la manovra più di quanto faccia Zielinski. A quel punto la sua maturazione sarà completa e sarà molto probabile che la profezia di Sarri si avveri, con il Napoli che si troverà a dover resistere a offerte con molti zeri.
Ai tifosi azzurri – ma più in generale a tutti noi che seguiamo la Serie A – non resta che godersi la crescita di uno dei gioielli più preziosi che il nostro campionato può mettere in vetrina, e sperare che qualche club più ricco non se lo porti via presto rendendo il nostro campionato un po’ più povero.