Mettiamo una robusta dose di mani avanti prima di cominciare qualsiasi discorso. È solamente preseason: le squadre non schierano i loro migliori giocatori, gli allenatori non preparano le partite nei minimi dettagli, le rotazioni sono a dir poco imprevedibili e caotiche. Il passato è pieno di giocatori che sembravano poter far parte della NBA in preseason salvo poi sparire nell’anonimato non appena le cose si facevano serie. Perciò, facciamo un bel respiro e ripetiamolo insieme: è solamente preseason.
Però dobbiamo anche essere sinceri: quello che abbiamo visto finora nelle tre partite disputate da Victor Wembanyama con la maglia dei San Antonio Spurs non ha niente di normale. Nonostante un’attesa lunga più di un anno in cui siamo arrivati più o meno unanimemente a definire Wembanyama come il miglior prospetto dai tempi di LeBron James, prefigurando la Hall of Fame come obiettivo minimo, quasi scontato, della sua carriera, ora il francese è entrato di prepotenza nelle nostre vite o quantomeno nei nostri feed sui social network, e quello che abbiamo visto non è facile da processare o anche solo da comprendere.
Ho selezionato dieci giocate senza senso dalle sue tre gare di preseason disputate contro Oklahoma City, Miami e Houston, ma con ogni probabilità avrei potuto scegliere 10 azioni da ciascuna partita e avanzarne comunque un po’. La cosa più entusiasmante è che probabilmente potremo fare lo stesso esercizio per ogni partita che disputerà nel suo primo anno in NBA: Victor Wembanyama è una promessa di sorprese continue, il che lo rende semplicemente irresistibile.
Jalen Williams di solito non subisce questo trattamento
Jalen Williams sarà presto un All-Star di questa lega. È un giocatore difficilissimo da contenere in uno contro uno perché ha tutto: palleggio, cambi di direzione, forza fisica, capacità di finire al ferro con entrambe le mani e allo stesso tempo di fermarsi con il palleggio arresto e tiro. Con i suoi crossover ha mandato al bar mezza NBA lo scorso anno e promette di farlo ancora di più quest’anno, specie con lo spazio che la presenza di Chet Holmgren gli metterà a disposizione. A tutti gli effetti era riuscito a disorientare anche Wembanyama, rientrando sulla sua mano sinistra e trovando una linea di penetrazione comoda verso il ferro.
Solo che Wembanyama ha probabilmente il più ampio margine di errore difensivo che si sia mai visto, perché con le sue dimensioni e la sua misteriosa capacità di muovere quel corpo è in grado di mangiarsi una quantità di campo superiore a qualsiasi altro giocatore, recuperando da qualsiasi posizione di svantaggio. Non puoi mai dire davvero di averlo battuto se non quando il pallone entra nel canestro. A rendere particolarmente impressionante questa giocata è il fatto che, a differenza di Williams, non ha neanche lo spazio fisico per caricare il salto di salire a contestare il tiro, ma non importa: gli basta allungare il braccio per arrivare a stopparlo con relativa facilità, trasformando una situazione in cui era stato nettamente battuto in una stoppata pulitissima nello spazio di un battito di ciglia.
Era completamente girato di spalle. Eppure.
Neanche Holmgren può anticipare cosa farà Wembanyama
Si dice sempre che la “shot creation”, cioè la capacità di creare dei tiri ad alta percentuale con continuità sia per sé che per gli altri, sia la skill più preziosa in assoluto da possedere. Quello di cui si parla troppo poco è che serve una padronanza del palleggio di alto livello per poter arrivare a prendersi un tiro in proprio: fior fior di esterni ben più bassi di Wembanyama non sono riusciti a realizzare il proprio potenziale proprio per le difficoltà a palleggiare sotto pressione o a mettere assieme uno dietro l’altro movimenti di alto livello.
In questo canestro riceve uno scarico in situazione di emergenza con 7 secondi sul cronometro, ma riesce a mettere assieme: finta di tiro e partenza andando a destra, virata partendo con i piedi fuori dal pitturato, conclusione con la mano debole in controtempo facendo passare il pallone sotto l’ascella di Chet Holmgren, un giocatore che costruirà le proprie fortune e quelle dei Thunder proprio sulla capacità di leggere in anticipo cosa vogliono fare gli avversari. Qui non ci riesce perché nemmeno Wembanyama sa per certo che cosa farà: «Quello sono io che faccio freestyle» ha detto dopo la partita, manco fosse un rapper.
Eurostep senza mettere palla per terra
Quello che rende misterioso il talento di Wembanyama non è solamente quanto è alto, ma il controllo che riesce avere di quel corpo nonostante i centimetri che deve portare da una parte all’altra del campo. Dare palla a un lungo in contropiede è solitamente sconsigliatissimo a meno che non siano già nei pressi del canestro: normalmente giocatori sopra i 2.10 fanno fatica a controllare il proprio corpo lanciato a tutta velocità in campo aperto senza commettere violazioni di passi o sfondamenti.
Wembanyama non solo non fa passi, ma non ha neanche bisogno di mettere palla per terra per liberarsi dell’uomo tra sé e il canestro, realizzando uno Eurostep e concludendo con la schiacciata. Ci sono dozzine di giocatori sotto i due metri che non sarebbero in grado di fare una partenza del genere, figuriamo finire in questa maniera (per di più partendo a malapena dentro l’arco dei tre punti).
Rimbalzo e transizione meglio di una point guard
Se controllare il corpo per un giocatore di quelle dimensioni è già abbastanza complicato di suo, farlo con il pallone in mano è ancora più difficile. Wembanyama però è in grado di trasformare qualsiasi rimbalzo difensivo in un’opportunità per correre in transizione: qui non solo va a prendere un rimbalzo in testa a Thomas Bryant (che aveva posizione interna su di lui a rimbalzo, ma non riesce neanche ad alzare le braccia), si fa mezzo campo e non appena un avversario prova a rubargli il possesso nel percorso teoricamente infinito che la palla dovrebbe fare tra quando la palla lascia la mano di Wembanyama e gli ritorna dopo aver palleggiato, riesce a servire Jeremy Sochan per due punti facili in transizione.
Everything everywhere all at once
In questi primi scorci di carriera gli Spurs hanno saggiamente deciso di utilizzare Wembanyama quasi unicamente insieme a un altro lungo di ruolo, permettendogli non solo di risparmiargli un po’ di botte sotto canestro, ma anche di rimanere lontano dai pick and roll principali e poter difendere da “roamer”, quindi partendo lontano dalla palla per poter arrivare in aiuto di chiunque.
In questa azione è sinceramente spaventosa la sua capacità di essere in due punti contemporaneamente. Lasciato in due contro uno dai suoi compagni di squadra sulla linea di fondo, non solo ruota in tempo per sconsigliare la conclusione al primo avversario, ma ha anche la reattività di girarsi e andare a stoppate Thomas Bryant lanciato a tutta velocità verso il ferro praticamente senza neanche saltare. Azioni del genere solitamente finiscono con un poster o con una schiacciata in cui il difensore non prova neanche a contestare per il rischio di concedere un gioco da tre punti: Wembanyama non va così lontano dal recupero del possesso.
Un semplice dai e vai trasformato in alley-oop
Gli ultimi due minuti del primo tempo contro Miami sono un’esperienza lisergica: Wembanyama li conclude con un alley-oop difficile anche solo da immaginare. Tre Jones e tutti i suoi gloriosi 185 centimetri di altezza “nei giorni buoni” (parole sue) portano un blocco sulla palla al francese che è alto praticamente mezzo metro più di lui, e poi diligentemente si allarga in ala per offrire una linea di passaggio. Questo blocco anche solo accennato manda in confusione il malcapitato Thomas Bryant e Wembanyama legge tutto in una frazione di secondo: il pallone non è neanche arrivato nelle mani di Jones che lui non solo è scattato verso il canestro, notando che non era occupata da nessuno, ma ha già il dito verso l’alto per indicare a Jones di alzargli il lob per il più classico dei dai-e-vai.
“Devo essere sincero: io non gli volevo alzare un alley-oop. Ho solo fatto un passaggio alto. Al resto ci ha pensato lui” ha detto Jones dopo la partita, sorpreso anche lui che da quel lob, che il 99% degli altri giocatori avrebbe semplicemente ricevuto per un arresto a centro area per poi concludere a canestro, Wembanyama lo abbia trasformato in due punti con un solo salto partendo ben fuori dal semicerchio. Una di quelle giocate in cui il campo sembra semplicemente troppo piccolo per uno delle capacità di Wembanyama, tanto da farti pensare che forse il canestro andrebbe alzato solamente per lui per poter riequilibrare le forze in campo.
Da qualche parte Durant applaude compiaciuto
Gli Spurs sono stati tutto sommato diligenti nel mettere Wembanyama in situazioni canoniche, cercando di liberargli un quarto di campo e di farlo ricevere il più possibile in movimento. Viene da chiedersi però se prima o poi la possibilità di vederlo cominciare le azioni con la palla in mano non possa diventare la normalità: qui Cedi Osman gli porta un blocco in semitransizione e a lui basta e avanza per trasformarlo in due punti, anche qui mettendo in fila più di un movimento tecnico di alto livello: palleggio in-and-out per disorientare il difensore, cambio di mano sotto le gambe, palleggio forte di sinistro e step back arrestandosi a centro area per il tiro dalla media distanza.
Un movimento che persino visto da uno come Kevin Durant fa ancora impressione, ma KD è di oltre 10 centimetri più basso rispetto a Wembanyama e, soprattutto, ha alle spalle quasi 32.000 punti realizzati nella sua leggendaria carriera NBA tra regular season e playoff. Per arrivare a segnare canestri del genere e renderli parte del suo bagaglio tecnico ci ha messo anni e anni di duro lavoro. Wembanyama non ha ancora segnato neanche un punto in NBA, eppure sembra poter fare un movimento del genere con la stessa semplicità con cui noi ci alziamo dal divano per applaudirlo.
“Hop-hop gadget braccia”
Il povero Thomas Bryant ha appena 25 anni, ma nonostante diversi infortuni nella sua carriera ha già giocato più di 200 partite in NBA e, tecnicamente, è campione in carica, visto che faceva parte dei Denver Nuggets nella passata stagione. Di lunghi forti in questi anni ne ha visti e affrontati tanti, e più o meno lo si può già considerare un veterano della NBA avendo alle spalle sei stagioni nella lega. La sua esperienza lo porterebbe a pensare che, pur ritrovandosi in situazione di svantaggio, alzando il braccio può contestare il tiro di chiunque, o quantomeno rendere difficile un tiro in semigancio preso da un avversario con i piedi fuori dal semicerchio.
Solo che in questa azione non arriva un semigancio. Ma proprio per niente. Wembanyama — letteralmente spinto sotto canestro da Sochan per dare una linea di scarico a Devin Vassell che stava attaccando il pitturato — riceve fuori dall’area, fa un palleggio sinistro e poi sale per tirare, rendendosi conto di poter schiacciare semplicemente allungando la prolunga sinistra che Madre Natura gli ha dotato al posto delle braccia. Dalla telecamera della diretta si nota lo scoramento di Bryant che immediatamente abbassa le spalle, ma solo la santa fotocamera di un tifoso piazzato dietro la panchina di Miami ci ha potuto regalare un’espressione che racconta Wembanyama più di qualsiasi parola possa mai venirmi in mente.
“Man”.
Con gli occhi dietro la schiena
Nella partita contro Houston di ieri notte Wembanyama ha abbassato un attimo i toni, complice un primo tempo in cui gli Spurs sono andati subito in vantaggio e lui ha litigato un po’ con il canestro (0/5 al tiro per cominciare la partita). Ciò nonostante è impossibile non trovare almeno un paio di giocate fuori di testa, tra cui questo assist in volo dietro la schiena sulla linea di fondo per evitare che il pallone esca, regalando metri e metri di spazio a Devin Vassell che malauguratamente sbaglia la conclusione privandoci di un highlight.
Reggie Bullock pensava davvero di prendere sfondamento
Sì, ha abbassato i toni, ma rimane pur sempre Wembanyama: dopo aver fermato un contropiede in cui si era ritrovato da solo intercettando il passaggio come un adulto che stoppa il tiro di un bambino, davanti a sé ha visto Reggie Bullock che ingenuamente pensava di poter prendere sfondamento su un lungo in palleggio a metà campo. Wembanyama allora lo supera unendo l’utile al dilettevole: avesse cercato di scartarlo in altro modo probabilmente avrebbe permesso all’avversario di rubargli il pallone, invece facendogli un tunnel riesce a guadagnare quella frazione di secondo necessaria ad allungare il braccio e rimanere in possesso della palla prima del ritorno di Aaron Holiday.
Quello che sorprende di Wembanyama è quanto riesca a mantenere basso il palleggio pur dovendo mettere in movimento quelle leve: qualsiasi lungo è suscettibile di palloni persi quando palleggia perché il pallone banalmente impiega più tempo a tornare nella sua mano rispetto al palleggio di un piccolo, ma Wembanyama ha una capacità sovrannaturale di piegare quel corpo e rimanere sempre in controllo senza deragliare. Non è nemmeno da sottovalutare poi la visione di gioco per trovare lo scarico per il compagno sotto canestro dopo aver resistito a due avversari: in queste partite Wembanyama ha dimostrato una capacità di servire i compagni già di buonissimo livello, specialmente dopo i raddoppi che inevitabilmente le disperate difese avversarie proveranno a mandargli addosso.
La stagione non è ancora cominciata, ma Victor Wembanyama già solamente in preseason ha messo assieme delle giocate che non avevamo mai visto, specialmente a quell’altezza e con quel tipo di corporatura. Osservare come risponderanno le altre 29 franchigie alla sua presenza in campo sarà una delle trame più interessanti di tutta la regular season, e sinceramente siamo pronti per 10 anni in cui i video delle sue giocate accompagneranno tutti i nostri risvegli.