Ieri è iniziato in Ungheria e Slovenia l’Europeo Under 21. Era previsto per giugno dello scorso anno, poi rinviato a causa della pandemia di Covid-19. Si è scelto di disputarlo in due parti, una prima con la fase a gironi che si chiuderà il 31 marzo e la fase a eliminazione diretta i primi di giugno per non pestarsi i piedi con l’Europeo dei grandi.
Non è una buona collocazione nei fitti calendari di quest’anno, siamo abituati a vivere questi tornei in estate tutti concentrati in un breve periodo, e la concomitanza con l’inizio delle qualificazioni per il Mondiale in Qatar, con le squadre maggiori impegnate ad aprire nuovi cicli ha tolto alle varie partecipanti alcuni dei migliori Under 21 d’Europa. Tuttavia rimane una competizione affascinante, dove iniziare a intravedere quelli che saranno i campioni di domani.
Ho scelto dieci giocatori da seguire, cercando un equilibrio tra calciatori già affermati e altri che al momento sono più speranze che altro. Ho escluso da questa lista alcuni nomi di cui abbiamo già parlato su questa rivista, come Eduardo Camavinga e Houssem Aouar per la Francia, Sandro Tonali o Gianluca Scamacca per l’Italia, Tomori e Callum Hudson-Odoi per l’Inghilterra, Justin Kluivert per l’Olanda, Villar e Brahim Diaz per la Spagna e Trincão per il Portogallo. Abbiamo tenuto Jules Koundé su cui, nonostante le grandi prestazioni, non avevamo ancora scritto quasi niente.
Jules Koundé, 1998 - Francia
Jules Koundé è alla seconda stagione nel Siviglia, dopo essere cresciuto nel Bordeaux. Alcuni di voi avranno imparato a conoscerlo durante il breve torneo estivo in cui si è decisa l’Europa League, vinta dalla sua squadra. Coi capelli afro e una fascia nera in testa sembrava trovarsi in ogni singola giocata difensiva del Siviglia. Il suo profilo interessa a molte delle migliori squadre d’Europa, perché è raro trovare difensori così giovani e versatili, che in campo sanno fare tutto.
In assenza di una struttura fisica da difensore centrale (è alto 178 centimetri per circa 70 chili), Koundé fa della velocità e soprattutto delle capacità di lettura le sue caratteristiche migliori. È molto forte nell’anticipo e non ha paura ad accompagnare l’azione offensiva. Quest’anno ha avuto il suo momento di gloria quando ha segnato al Barcellona dopo un'azione da ala dribblomane, una giocata che in qualche modo racconta quello che può fare su un campo da calcio grazie alla sua velocità e perspicacia.
In questa prima parte dell’Europeo giocherà al centro della difesa insieme a Ibrahima Konaté (ovviamente altro nome interessante, nel giro del Lipsia), ma potrebbero essere le sue ultime presenze nelle giovanili. Koundé dovrebbe essere già in Nazionale maggiore, anche se lì troverà una competizione è spietata (Kimpembe, Varane e Zouma per citarne solo tre). Se volete vederlo dominare in una squadra fuori scala per questa competizione, questo è il momento adatto.
Riqui Puig, 1999 - Spagna
La Spagna è forse la spedizione più saccheggiata dalla Nazionale maggiore, eppure è tra le favorite anche in questo Europeo (dopo la Francia probabilmente). Ci sono molti giocatori interessanti, ma forse nessuno meriterebbe di avere un’occasione più di Riqui Puig, anche se sembra essere stato scavalcato da Gonzalo Villar nelle gerarchie di squadra. Cresciuto alla Masia, per molti anni Puig è stato il nome sulla bocca di tutti, ma dopo aver impressionato nelle giovanili ha avuto più di una difficoltà a farsi strada in prima squadra, tanto da finire sullo sfondo dei più giovani Pedri e Ansu Fati (già nel giro della Nazionale maggiore).
C’è sempre in questi tornei quel talento già malinconico che rimane nelle under fino all’ultimo momento disponibile, a metà strada tra lo sbocciare e il fallire. Puig è quel calciatore. In estate era sembrato poter prendersi un posto accanto a Messi nel calcio post-pandemico, ma in questa stagione quel treno sembra già passato e probabilmente finirà lontano da Barcellona. In questo Europeo però può far valere la sua tecnica superiore.
Puig tocca il pallone come se fosse una naturale prosecuzione del suo corpo, tocchi brevi e ad alta intensità. Rispetto all’ideale di centrocampista del Barcellona, è meno cerebrale e più elettrico. Si muove molto, offre linee di passaggio ai compagni, per associarsi e risalire il campo. Nella trequarti finale ha il gusto per il filtrante, il passaggio che taglia le linee in verticale o diagonale. Potremmo vederlo nella sfida tra Italia e Spagna, che idealmente dovrebbe decidere il primo posto nel girone (anche se gli Azzurri hanno iniziato con un pareggio contro la Repubblica Ceca).
Myron Boadu, 2001 - Olanda
Nel 2019 Boadu è stato il primo giocatore nato nel nuovo millennio a segnare un gol per la Nazionale olandese. Anche con l’AZ ha bruciato le tappe, ad appena 20 anni è titolare da due stagioni e sta per rompere la barriera dei 30 gol in Eredivisie. Boadu non è però uno di quei centravanti che vivono per il gol, ma anzi ama allargarsi sulle fasce per aiutare la squadra nella costruzione del gioco. Con una corsa molto leggera e un gusto minimale ma evidente per la rifinitura, è un piacere vederlo giocare. Ha ancora qualche difficoltà nel duello corpo a corpo con il difensore, ma il suo talento è anche quello di tagliare dietro le difese, giocare negli spazi più che spalle alla porta. In questo Europeo potremo forse vederlo giocare insieme a Brian Brobbey, altro talento precocissimo (classe 2002 dell’Ajax, già comprato dal Lipsia) che è invece una prima punta più fisica e potente.
Non solo gol, quindi, ma anche gol: Boadu brilla negli smarcamenti in area di rigore e nell’attaccare la porta sui cross bassi. I suoi tiri non sono mai troppo potenti, ma è molto preciso, soprattutto quando calcia di prima in corsa, con tutti e due i piedi. È uno di quegli attaccanti che può battere gli xG, convertendo anche occasioni non facili. Sarà interessante vedere se riuscirà a prendersi sulle spalle una Nazionale i cui migliori talenti sono tutti già al piano di sopra con la semplicità con cui lo ha fatto nell’AZ, prima di fare le valige e prendere il posto di Depay nell’attacco dell’Olanda.
Pedro Goncalves, 1998 - Portogallo
Un centrocampista portoghese con la maglia dello Sporting che segna quanto un attaccante, vi ricorda qualcuno?
In questa stagione Pedro Goncalves ha già realizzato 15 gol in Liga Nos, di cui è capocannoniere. Dopo aver passato due anni a scaldare la panchina del Wolverhampton e una stagione nella sorpresa Famalicao, appena arrivato allo Sporting il suo talento è esploso. Per quanto azzardato, il paragone con Bruno Fernandes non può essere evitato. Anche Goncalves è un calciatore autosufficiente sempre alla ricerca della giocata decisiva per sé stesso o per i compagni.
Goncalves è uno di quei trequartisti caotici che vivono le partite come se da ogni azione dipendesse la loro vita. Grazie a un baricentro basso (il suo soprannome è Pote, cioè pentola, come lo chiamava la nonna perché da piccolo era basso e tozzo) e a una velocità importante nel breve, riesce a essere un pericolo anche quando attacca le difese avversarie senza palla, inserendosi da dietro, come si può vedere in alcuni dei gol segnati in questa stagione. È ancora troppo istintivo nelle scelte (ha una percentuale di dribbling riusciti che sfiora appena il 40%), ma la qualità del suo destro sia quando si tratta di calciare che rifinire l’azione non può essere ignorata. Finora l'allenatore dell’Under 21 Rui Jorge gli ha preferito nel ruolo di trequartista Fábio Vieira (altro nome interessante del Porto), ma è difficile non vederlo partire con una maglia da titolare.
Ísak Jóhannesson, 2003 - Islanda
Più di altri Ísak Jóhannesson proverà a sfruttare questo Europeo come vetrina per mettere in mostra il suo talento. Ad appena 18 anni è considerato uno dei giovani centrocampisti più interessanti del futuro, ma il fatto di giocare nel IFK Norrkoping, metà classifica del campionato svedese, non lo aiuta a rendere il suo nome facilmente riconoscibile.
In Svezia viene impiegato principalmente come ala, sia a sinistra, per sfruttare la qualità del suo mancino nei cross, che a destra, per farlo entrare dentro al campo ad associarsi con i compagni. Tuttavia non essendo particolarmente rapido o brillante nel dribbling, tutto lascia presagire che il suo ruolo possa essere quello di trequartista o mezzala. Pur giovanissimo Jóhannesson è molto coinvolto nella costruzione del gioco della sua squadra, nella risalita del campo o nell’ultimo passaggio (9 assist la scorsa stagione). Inoltre ha un tiro in porta assolutamente non banale.
Forse è ancora presto per vederlo all’opera nei migliori campionati, ma molte squadre di livello sembrano interessate a metterci le mani sopra per le proprie formazioni giovanili. Se cercate un nome da ritirare fuori tra qualche anno con gli amici per dire “ve l’avevo detto”, Ísak Jóhannesson è uno dei più intriganti. Il passaporto islandese ne fa poi automaticamente un oggetto di culto.
Amine Gouiri - 2000, Francia
Lo sappiamo tutti che la Francia è la squadra per distacco più forte di questo Europeo, a dimostrazione della capacità quasi industriale di creare talenti dei transalpini. Tra questi Amine Gouiri è forse il più late bloomer, se così si può dire, essendo alla prima vera stagione da titolare tra i professionisti, dopo qualche difficoltà incontrata quando era al Lione a causa di un brutto infortunio. Con la maglia rossa e nera del Nizza, però, Gouiri ci ha messo pochissimo a mettere in mostra la sua classe.
A 17 anni Gouiri veniva paragonato a Benzema, anche se oggi le similitudini tra i due non sembrano molte, se non per una apparente facilità nel giocare a calcio. Gouiri può giocare prima punta o come esterno sinistro, dove quasi sicuramente giocherà con la Francia, vista la presenza al centro dell’attacco di Odsonne Edouard, centravanti del Celtic Glasgow che con l’U-21 ha segnato 15 gol in 10 partite (!). Nel Nizza ha quasi tutte le responsabilità offensive: non è solo il miglior marcatore e quello con più assist, ma crea più del doppio delle azioni di tiro rispetto al secondo della squadra. In una Nazionale piena di giocatori creativi potrà mettere in luce gli aspetti migliori del suo gioco, che non manca di dribbling barocchi e colpi di genio.
Youssoufa Moukoko, Germania
Youssoufa Moukoko è forse il nome più atteso di questi Europei per la sua incredibile precocità. A 12 anni segnava tonnellate di gol nell’U-17 del Borussia Dortmund a 15 nell’U-19. Ora che di anni ne ha 16, è entrato in pianta stabile in prima squadra dove ha già messo insieme 15 presenze (quasi tutte entrando dalla panchina) con 3 gol. La sua precocità ne ha in qualche modo offuscato il talento: a vederlo segnare a ripetizione nelle giovanili (144 gol in 88 partite) Moukoko sembrava quasi un glitch, una cosa da videogioco. Per qualcuno inoltre non avrebbe l’età che dichiara, anche se il padre ha smentito mostrando un documento del consolato tedesco in Camerun.
Moukoko di recente è diventato il più giovane marcatore nella storia della Bundesliga.
A causa della pandemia non ha ancora giocato una partita con l’Under 21 tedesca, ma della spedizione sarà sicuramente il giocatore da seguire, nonché il più giovane di tutto l’Europeo (e non è chiaro quanti minuti gli verranno concessi). Anche Low pare lo stia seguendo attentamente. Moukoko è un attaccante potente e veloce, con un ottimo controllo di palla e un tiro che spacca le porte. Come dimostra il gol segnato all’Union Berlin, il più giovane della storia della Bundesliga, anche i suoi movimenti senza palla sono da centravanti puro. Il campione statistico è piccolo, ma l’attaccante del Borussia Dortmund è nel 85° percentile della Bundesliga per quasi tutti i parametri offensivi, come npXg, tocchi in area di rigore e dribbling completati. Vederlo giocare così a soli 16 anni è impressionante, pensando a quanto potrà migliorare.
Eberechi Eze, 1998 - Inghilterra
Dopo tre anni in Championship con il Queens Park Rangers, dove è cresciuto stagione dopo stagione; al primo anno di Premier League con il Crystal Palace, Eberechi Eze si è dimostrato subito pronto. È vero, non è giovanissimo o almeno non giovane così ci si aspetta a questi livelli, ma il suo gioco è di quelli che hanno bisogno di tempo per stratificarsi, diventare almeno un po’ efficienti. Eze è uno di quei calciatori che sembrano cresciuti con lo street soccer, capace di giocate assolutamente controintuitive. Recentemente, in una partita contro lo Sheffield United, ha preso palla dietro centrocampo partendo verso una porta come uno sciatore prima di segnare con un tiro di piatto estremamente preciso.
L’Inghilterra ha una quantità di trequartisti, ali e mezzali di talento quasi offensiva, e forse Eze non ha il potenziale migliore tra tutti, ma vederlo giocare è una gioia per gli occhi. La maniera in cui si muove, lo stile delle sue giocate, anche l’irrisoria facilità con cui gli riescono, lo rendono un giocatore unico, di quelli che ti fanno venire voglia di vedere una partita. Nel Palace gioca principalmente a sinistra in un 4-4-2, ma nel Queens Park Rangers il suo posto era sulla trequarti, dove riusciva a far valere meglio la sua superiorità fisica sulla Championship (14 gol e 8 assist la scorsa stagione).
Wahid Faghir, 2003 - Danimarca
State cercando il prossimo Zlatan Ibrahimovic (o forse, vista l’età, il prossimo-prossimo)? Wahid Faghir è il nome che fa per voi. Ad appena 17 anni è titolarissimo del Vejle, formazione di non primissimo piano del campionato danese. Il paragone con Ibra è tutt’altro che immediato: Faghir è alto 185 centimentri e ancora molto leggero, ma avrà tempo di crescere e magari imparare a usare il corpo come un maestro di arti marziali.
Al di là del paragone però, Faghir è quel tipo di centravanti capace di muoversi con la stessa naturalezza sia dentro l’area di rigore che sulla tre quarti, grazie a una tecnica di base notevole e un primo controllo sempre preciso. Pur essendo sempre il più giovane in campo, gioca sempre con la personalità di un veterano, provando giocate complesse forse anche oltre le sue possibilità in questo momento e che soprattutto avrà difficoltà a riprodurre in contesti più competitivi. Anche lui è nuovo per l’U21, che non giocano una partita da oltre 4 mesi, e la sua titolarità non è immediata. Tuttavia il suo nome è sul taccuino di molti osservatori. Recentemente ha detto che Germania e Olanda sono due campionati perfetti per lui, lasciando intendere che lì potrebbe essere il suo futuro. A però anche aggiunto «sogno di giocare un giorno nel Real Madrid».
Nicolò Rovella, 2001 - Italia
Nicolò Rovella è stata la prima vera sorpresa “giovane” della Serie A, promosso titolare da Maran nel Genoa e da subito in grado di attirare l’attenzione (e infatti pochi mesi dopo è stato acquistato dalla Juventus). Con l’arrivo di Ballardini, Rovella ha perso il posto da titolare, ma ad appena 19 anni non è un dramma. Anche in questo Europeo non è partito titolare nel 3-5-2 di Nicolato, ma l’espulsione di Tonali dovrebbe garantirgli più minuti nelle prossime due partite. Quando è entrato, contro la Repubblica Ceca, ha fatto vedere in un paio di occasioni il suo talento, soprattutto quando la squadra è rimasta in 10, eludendo il pressing avversario per far ripartire le azioni e guadagnare campo. Ad esempio da un suo bel lancio di prima in profondità per Bellanova è arrivata l’occasione migliore per gli Azzurri nei minuti finali.
Rovella è una mezzala dinamica ed elegante, con un buon istinto per il recupero del pallone (tenta 3.6 contrasti ogni 90’) e nella protezione del pallone. Ha infatti già una grande abilità nel leggere i movimenti degli avversari intorno e a spostare il pallone per eludere la pressione e consolidare il possesso. Nonostante non abbia un fisico particolarmente potente, riesce a portare il pallone in verticale in conduzione in maniera brillante, ma è soprattutto la pulizia del suo calcio a renderlo tanto intrigante. Forse l’aspetto più intangibile è il coraggio con cui ha traslato il suo calcio non semplice dalle giovanili alla Serie A senza patire minimamente il salto di categoria. Non stupitevi se nelle prossime due partite della Nazionale sarà il giocatore più coinvolto nella manovra.