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I 10 nuovi talenti brasiliani
08 set 2021
Che giocano ancora in Brasile.
(articolo)
19 min
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Secondo uno studio sul calciomercato pubblicato di recente dalla FIFA, i calciatori brasiliani sono al primo posto sia per numero di trasferimenti che per denaro movimentato nell’ultimo decennio. Il Brasile è, per dimensioni e tradizione culturale, un bacino inesauribile di calciatori buoni per ogni livello – dai primi 5 campionati europei alle leghe minori sparse per il mondo - e l’idea del giovane “fenomeno” brasiliano da scoprire in patria è radicata nell’immaginario di appassionati e tifosi. È ancora così, per fortuna, anche se sempre più spesso le società anticipano l'acquisto dei migliori talenti del Brasile. Di seguito ho scelto dieci giovani (non più di 21 anni) calciatori brasiliani, che al momento giocano in patria ma che nei prossimi anni dovrebbero partire alla conquista del mondo del calcio.

Scorrendo la lista potreste sorprendervi per l’assenza di ali e fantasisti, i ruoli che più facilmente associamo al “giovane calciatore brasiliano”. Il motivo principale è che sono quelli che il calcio europeo scopre prima - un doppio passo colpisce più di un intercetto – e che quindi sono già sotto gli occhi di tutti. Per età e talento avrebbero potuto rientrare nei 10 nomi di seguito calciatori come Vinícius Jr. Rodrygo, Reinier, Antony, Gabriel Martinelli e Paulinho, ma l’idea è di citare giocatori ancora nascosti nelle pieghe del campionato brasiliano. Non ho inserito Gabriel Veron, esterno classe 2002 del Palmeiras di cui si parla un gran bene ma che, dopo aver vinto il Mondiale under-17 del 2019 da miglior giocatore, a causa di continui infortuni muscolari ha avuto una crescita molto limitata.

Kaiky Melo Fernandes - 2004, difensore centrale, Santos

Quando si è presentato il problema di sostituire il capitano e leader difensivo Lucas Veríssimo, trasferitosi al Benfica dopo la finale di Libertadores persa a gennaio, nessuno poteva immaginare che il compito sarebbe stato affidato a un diciassettenne.

Una scelta legata al blocco del mercato in entrata - a causa di un debito insoluto con i cileni dello Huachipato per l’acquisto di Yeferson Soteldo - ma poi giustificata dal sorprendente impatto di Kaiky tra i “grandi”, soprattutto dal punto di vista fisico: alto un metro e ottantacinque, una stazza già discreta che gli consente di cavarsela nei duelli individuali e, alla seconda presenza, ha segnato di testa il gol decisivo contro i venezuelani del Deportivo Lara, diventando il più giovane marcatore nella storia del Santos in Copa Libertadores.

Il record non è durato molto - l’esterno Ângelo, di undici mesi più giovane, lo ha ritoccato nel turno successivo - ma Kaiky per due mesi non è più uscito dal campo, ripagando la fiducia del tecnico Ariel Holan con prestazioni convincenti in entrambe le fasi.

Attuale capitano della Seleção U17, Kaiky è stato accostato a Marquinhos, che ricorda per precocità, carisma ed esplosività, mostrando anche, a pari età, una maggior propensione alla costruzione dal basso - aspetto su cui oggi si lavora maggiormente fin dalle giovanili, mentre il difensore del PSG vi si è specializzato più avanti.

Ciò che impressiona maggiormente di Kaiky è la sicurezza quasi ostentata con cui gestisce il pallone: anche nelle situazioni più rischiose sembra non perdere mai la calma, e spesso si concede rischiose uscite in dribbling o passaggi ambiziosi per spezzare le linee di pressione avversarie.

Un aspetto ancora da sgrezzare è la sua aggressività in fase difensiva, dove tende ad abbandonare la linea per prendere contatto con gli attaccanti e troppo spesso è costretto a ricorrere al fallo (con 2.6 per 90’ è il secondo più falloso tra i centrali del Brasileirão), come testimoniano i 9 cartellini rimediati in 24 presenze.

Il nuovo allenatore Fernando Diniz lo aveva inizialmente escluso, ma non ha mai smesso di elogiarlo - lo ha definito «un fenomeno, che giocherà diversi Mondiali» - e con il trasferimento di Luan Peres all’Olympique Marsiglia lo ha rimesso stabilmente in campo, sostenendolo anche dopo l’espulsione diretta ricevuta per fallo da ultimo uomo nei quarti di Copa Sudamericana, contro il Club Libertad: «sta migliorando molto rapidamente, gioca sempre meglio e la sua maturità è impressionante, uscirà più forte da questo episodio».

Il prossimo 12 gennaio Kaiky compirà diciotto anni e potrà trasferirsi in Europa, dove il suo nome è già stato associato a tanti club di primo livello; nel frattempo non potrà che giovare degli insegnamenti di Diniz, che assegna grandi responsabilità ai centrali in fase di costruzione, per arrivare pronto al grande salto.


Danilo - 2001, centrocampista, Palmeiras

Affacciatosi in prima squadra nel settembre 2020, Danilo ha rapidamente acquisito un ruolo centrale nel centrocampo del Palmeiras che, nonostante l’infortunio che ha tenuto fuori Felipe Melo per otto mesi, non ha avuto paura di cedere gli altri veterani Ramires e Bruno Henrique.

Dopo anni in cui al Verdão veniva rimproverato di non puntare abbastanza sul settore giovanile, proprio la rivoluzione del centrocampo - non solo Danilo, ma anche i compagni Gabriel Menino (2000) e Patrick de Paula (1999) - è stata un fattore-chiave nei trionfi in Libertadores, che mancava dal 1999, e Copa do Brasil.

Danilo è un classico volante alla brasiliana, che può giocare indifferentemente come vertice basso di un centrocampo a tre o a fianco di un altro mediano, offrendo un contributo di alto livello in entrambe le fasi.

In fase difensiva il suo dinamismo gli consente di coprire molto campo, e benché il suo compito principale sia la schermatura del centrocampo, non è raro vederlo uscire in chiusura sugli esterni o sulla trequarti avversaria.

In fase di costruzione di solito è il primo riferimento della squadra, si abbassa per ricevere il pallone dai centrali, lo gestisce con ottima pulizia tecnica e alternando gioco corto e gioco lungo, è preciso nei cambi di gioco e ha dimostrato col suo mancino di poter mandare direttamente in porta i compagni con lanci di quaranta o cinquanta metri.

Finora ha totalizzato solo 4 gol e 5 assist in 68 presenze, ma recentemente ha iniziato a proporsi con più frequenza in avanti, inserendosi senza palla e sfoggiando qualche giocata molto interessante in dribbling.

Nelle ultime settimane si è parlato di un’offerta da dodici milioni del Watford; l’allenatore Abel Ferreira ha detto che spera rimanga al Palmeiras per molti anni, ma nel frattempo il ritorno dell’altro centrocampista Matheus Fernandes da Barcellona potrebbe essere un segnale che il club sta preparando il terreno per la cessione.


Gabriel Menino - 2000, centrocampista/terzino destro, Palmeiras

Se Danilo ci ha messo qualche mese per prendersi un posto da titolare, l’impatto di Gabriel Menino in prima squadra è stato tale che in pochi mesi si è guadagnato una chiamata dalla nazionale maggiore, pur senza esordire. Menino non è un giocatore appariscente, ma riesce a offrire un buonissimo rendimento in diverse posizioni tra la fascia destra e il centrocampo e ha dimostrato personalità nelle grandi partite, specialmente nella scorsa Libertadores in cui ha segnato tutti e tre i suoi gol stagionali. In semifinale contro il River un suo controllo volante à la Neymar, con la squadra in vantaggio per 0-2, fece perdere la testa al colombiano Carrascal, che poco dopo lo scalciò e venne espulso.

https://twitter.com/FIFAcom/status/1346654815917658113

Come ha fatto notare il CT Tite, che lo aveva convocato per giocare da terzino, indipendentemente dal ruolo nominale di partenza la sua funzione in campo cambia poco, dato che quando parte dall’esterno agisce come un “terzino-centrocampista”, che tende ad accentrarsi per toccare molti palloni e può arrivare a chiudere l’azione nell’area avversaria.

Gabriel Menino è un giocatore di equilibrio, dinamico, attento in fase difensiva e propositivo in fase offensiva, affidabile nella gestione del possesso e dotato di un ottimo piede, come dimostrano i 7 assist sfornati nello scorso Brasileirão.

Nella stagione in corso, che a causa dell’assurdo calendario brasiliano è iniziata, per il Palmeiras, prima ancora che terminasse la precedente, Menino ha mostrato qualche segno di stanchezza; a ciò si è aggiunta la partecipazione alle Olimpiadi, dove ha raccolto pochi minuti e durante la quale il calcio brasiliano non si è fermato, ma quando è disponibile l’allenatore ci rinuncia raramente.

Da mesi ormai si parla di un forte interessamento dell’Atlético Madrid, dove la sua versatilità e le sue caratteristiche potrebbero sposarsi bene con il calcio di Simeone, per molti aspetti simile a quello praticato dal Palmeiras di Abel Ferreira.


Vanderson - 2001, terzino destro, Grêmio

Quando Vanderson ha esordito in prima squadra sul finire della scorsa stagione, ci si è accorti ben presto che non si trattava di un giocatore normale. Per qualche settimana l’acquisto dell’esperto Rafinha lo aveva relegato in panchina, poi il tecnico Felipão si è reso conto che una squadra con grandi problemi di dinamismo e creatività non poteva rinunciare all’esuberanza atletica e tecnica del giovane terzino.

Nonostante il pessimo inizio di stagione del club, Vanderson sta confermando di non essere un fuoco di paglia.Le sue qualità migliori si vedono in fase offensiva: tra i terzini del Brasileirão è quello che completa più dribbling (circa 2 per 90’, con una percentuale di riuscita intorno al 70%) e nel girone di andata ha segnato due bellissimi gol, perfetti per fomentare i paragoni con Dani Alves.

Il primo contro il Ceará, quando ha ricevuto palla sull’esterno e accentrandosi è passato tra due avversari con una ruleta, entrando in area di rigore; a quel punto ha chiesto e ottenuto un uno-due veloce con Matheus Henrique (nuovo acquisto del Sassuolo) e ha concluso con un piattone sul secondo palo.

Il secondo, contro il San Paolo, con una punizione diretta dalla media distanza calciata forte di collo interno, in cui il pallone ha scavalcato la barriera e ha colpito la traversa prima di entrare.

In fase difensiva invece, da buon giovane terzino brasiliano ha ancora delle lacune importanti e deve imparare soprattutto a limitare l’istinto che lo porta a cercare l’intervento anche quando sarebbe meglio temporeggiare. Se in Brasile spesso riesce a cavarsela grazie all’esplosività, contro avversari di livello più alto può andare in seria difficoltà.

Nella recente partita di Copa do Brasil persa 0-4 contro il Flamengo - oggi la squadra più forte del Sudamerica - ha giocato la sua peggior partita stagionale, subendo 6 dribbling e facendosi espellere nel finale per un classico fallaccio di nervosismo. Vanderson ha recentemente rinnovato il contratto fino al 2025 e il Grêmio si è tutelato con una clausola rescissoria da 100 milioni di Euro, ma con un talento così evidente è difficile che rimanga in Brasile a lungo.




Yuri Alberto - 2001, attaccante, Internacional

Unico attaccante della lista, Yuri Alberto non ha avuto un impatto folgorante col calcio professionistico, ma negli ultimi mesi ha elevato decisamente il livello del suo gioco, anche e soprattutto dal punto di vista realizzativo.

Cresciuto nelle giovanili del Santos, nei primi mesi del 2020 aveva raccolto qualche presenza in prima squadra, alternandosi con Kaio Jorge senza mai convincere troppo e segnando poco. Nel contratto in scadenza ad agosto esisteva una clausola per cui il giocatore avrebbe privilegiato il Santos nel caso in cui avesse pareggiato l’offerta economica di un’altra società interessata, ma l’ingaggio offerto dall’Internacional fu considerato insostenibile dal club paulista.

Il caso ha voluto che proprio nel giorno del suo esordio con la nuova squadra il centravanti titolare Paolo Guerrero si sia rotto il crociato e, dopo qualche mese di assestamento, con un infortunio muscolare di mezzo, Yuri Alberto si è preso un posto da titolare e ha quasi trascinato la squadra alla vittoria del titolo nazionale che manca dal 1979, chiudendo il campionato con 10 gol e 2 assist in 23 partite (14 da titolare).

Alto 183 cm, Yuri Alberto ha le caratteristiche fisiche e tecniche di un attaccante completo, che può segnare in tanti modi: dei 16 gol realizzati nel Brasileirão, ne ha segnati 2 di testa, 8 di destro e ben 6 di sinistro, il piede debole.

Guardando la distribuzione temporale dei suoi gol, emergono almeno due anomalie statistiche. La prima è che sembra avere una propensione per le strisce realizzative: nel campionato 2020/21 ha segnato 8 dei suoi 10 gol nel giro di 7 partite consecutive, mentre in quello in corso ne sono arrivati 5 in 3 partite. Il fatto che a questi periodi magici ne abbia alternati alcuni altrettanto negativi potrebbe suggerire che si tratta di un calciatore molto emotivo, che diventa inarrestabile nei momenti d’entusiasmo ma perde troppo facilmente la sicurezza in sé stesso quando le cose girano male.

Altro aspetto singolare, che si collega al primo, è che ha condensato quasi il 40% dei suoi gol in due triplette, realizzate tra l’altro contro le rivali dirette San Paolo e Flamengo in due storiche vittorie esterne per 1-5 e 0-4.

Anche in questo l’aspetto psicologico può contare molto, ma c’entra anche il suo modo di giocare. Nonostante sia un attaccante piuttosto associativo, infatti, finora si è esaltato maggiormente con allenatori dal gioco più reattivo, quando ha avuto più campo da attaccare in progressione muovendosi sul filo del fuorigioco. Nelle due partite citate l’Internacional ha avuto il 30 e il 37% di possesso palla, approfittando degli errori e dello sbilanciamento degli avversari.

Yuri Alberto non è ancora un prodotto finito, ma con Kaio Jorge e João Pedro (Watford) è tra i candidati più credibili per la 9 della Seleção del futuro.


Christian - 2000, centrocampista, Athletico Paranaense

Tra i club di vertice brasiliani, l’Athletico Paranaense è forse quello che negli ultimi due decenni ha lavorato meglio in termini gestionali, ristrutturando l’Arena da Baixada, investendo fortemente sullo sviluppo del settore giovanile e formalizzandone i princìpi formativi e tattici nel “Método CAP” (da Clube Athletico Paranaense).

Il progetto - il cui successo è certificato da tante cessioni remunerative tra cui Hernani, Renan Lodi e Bruno Guimarães - sta portando sempre più giocatori in prima squadra, dove il ventenne Christian Roberto Alves Cardoso è già un leader. Lo stile di gioco di Christian rispecchia quello di una squadra ordinata in fase di non possesso e nella costruzione, che lascia ai singoli una certa libertà creativa nell’ultimo terzo di campo. Spesso viene schierato in un centrocampo a due, dove offre una gestione pulita del pallone, letture intelligenti e buon dinamismo, ma in passato ha mostrato spunti interessanti come mezzala in un reparto a tre, con meno compiti di copertura e più libertà d’inserimento.

Christian potrebbe trovare il suo habitat ideale nell’half-space sinistro, dove coi suoi controlli orientati e le sue conduzioni ha i mezzi tecnici e atletici per essere una costante fonte di pericoli per le difese avversarie.

Per il momento le sue doti offensive sono emerse soprattutto in campo internazionale, dato che ha segnato 4 dei suoi 8 gol complessivi (in 65 partite) tra Libertadores e Sudamericana, dove qualche settimana fa ha deciso con una doppietta la gara di ritorno dei quarti di finale contro la LDU di Quito, vinta per 4-2 in rimonta dopo aver perso 1-0 in Ecuador.

Nel primo gol in particolare ha mostrato il meglio del suo repertorio: dopo aver ricevuto palla sulla trequarti, leggermente defilato a sinistra, con una lieve pausa ha invitato un avversario ad attaccarlo, per poi girargli intorno utilizzando solo l’esterno destro; entrato in area, ha puntato un difensore, è rientrato e ha calciato a giro sotto l’incrocio lontano, con una forza che ha reso vana la deviazione del portiere.

Cinque minuti dopo si è inserito centralmente senza palla per ricevere un lancio lungo, e dopo aver sbilanciato un difensore con una spallata si è portato il pallone sul destro con un raffinato tocco d’esterno e ha scavalcato il portiere con un colpo sotto.

A grandi notti Christian alterna ancora qualche prestazione anonima, ma non esce mai dall’undici titolare; la versatilità è una qualità importante, tuttavia la speranza è che trovi presto una collocazione in campo ideale per sprigionare la parte più entusiasmante del suo talento.


Bruno Praxedes - 2002, centrocampista, RB Bragantino

Da quando nel 2019 la Red Bull ha rilevato la proprietà del Bragantino, la squadra di Bragança Paulista - nella mesoregione di San Paolo - ha scalato rapidamente le gerarchie del calcio brasiliano, ottenendo subito la promozione in Série A dove ha chiuso la scorsa stagione al decimo posto.

Se una società tanto attenta al bilancio e alla compravendita dei giovani ha deciso di spendere sei milioni di euro per un diciannovenne - diventato l’acquisto più caro della storia del club - è perché in Bruno Praxedes hanno visto qualcosa di speciale.

Nato nei pressi di Rio de Janeiro, Praxedes è cresciuto nelle giovanili del Fluminense, ma, dopo aver scatenato l’ira dei tifosi dichiarando di tifare per i nemici del Flamengo, nel 2019 si era trasferito all’Internacional di Porto Alegre.

Le grandi prestazioni nella prestigiosa Copa São Paulo vinta con l’U20 - in cui è stato premiato miglior giocatore del torneo - hanno convinto Eduardo Coudet a portarlo subito in prima squadra, dove ha totalizzato 47 presenze complessive giocando sia da trequartista - suo ruolo naturale - sia da mezzala o addirittura mediano, lasciando intravedere un possibile sviluppo di carriera da centrocampista box-to-box.

Con la maturazione fisica - è alto 1.86 ma ancora piuttosto esile - potrebbe evolversi in modo simile a Gerson, che ricorda sotto vari aspetti, dalla corporatura alla qualità del mancino.

Al Bragantino è stato riavvicinato alla porta - ha preso il posto da trequartista di Claudinho, ceduto allo Zenit dopo una stagione da MVP e miglior marcatore del Brasileirão - con ottimi risultati: è passato da 1 a 2.3 dribbling per 90’ e con 3 gol e 2 assist in 15 partite ha già migliorato i numeri raccolti con la maglia precedente, in un terzo delle partite.

Non è detto però che abbia il dinamismo e i tempi di gioco per dare il meglio in quella posizione ad alti livelli, anzi partendo da dietro potrebbe specializzarsi negli inserimenti senza palla, fondamentale in cui ha già dimostrato buon tempismo e dove può sfruttare la sua statura per colpire di testa.

Tornando al suo piede sinistro, è il classico calciatore che può “metterla dove vuole”, ma deve imparare a velocizzare le giocate per essere più efficace nella rifinitura; quando gli viene lasciato spazio per calciare, invece, può colpire sia di precisione, sia di potenza, anche dalla lunga distanza.


Abner - 2000, terzino sinistro, Athletico Paranaense

Cresciuto nella Ponte Preta, Abner è stato acquistato dall’Athletico Paranaense nel 2019 come sostituto di Renan Lodi; poche presenze gli erano bastate per far capire di essere fuori categoria in Série B e di valere gli oltre due milioni di euro poi sborsati dal Furacão.

Dopo qualche mese di ambientamento, nella prima stagione completa da titolare ha realizzato 3 gol e 3 assist nel Brasileirão, non pochi per un terzino di una squadra capace di segnare solo 38 volte in altrettante partite. Le qualità più evidenti di Abner si vedono in fase offensiva: alto 181 centimetri, ricorda proprio Renan Lodi sia dal punto di vista atletico - è agile, veloce e potente in progressione -, sia tecnico, per la pulizia nel primo controllo e la sensibilità del mancino nei cross e nei passaggi.

Rispetto al terzino dell’Atlético Madrid ha sviluppato una maggior propensione all’attacco del secondo palo, ma l’aspetto più sorprendente dei suoi esordi è stato il rendimento in fase difensiva, da punto fermo della seconda miglior difesa dello scorso campionato.

L’elasticità muscolare lo rende molto difficile da saltare, e la consapevolezza nella propria capacità di recupero gli permette di difendere in avanti con aggressività; nel gioco aereo se la cava - vince circa il 50% dei duelli - e con l’irrobustimento muscolare potrebbe diventare pericoloso anche nell’area avversaria.

Si dice che l’Athletico per il suo cartellino chieda almeno dieci milioni di euro, che potrebbero essere anche pochi per un terzino che a 21 anni ha alle spalle quasi 80 presenze in prima squadra e che per caratteristiche potrebbe adattarsi molto velocemente al calcio europeo.


Matheus Martinelli - 2001, centrocampista, Fluminense

Titolare inamovibile del Flu a soli 19 anni, Matheus Martinelli è la versione moderna di quello che Football Manager avrebbe definito un “instancabile motorino di centrocampo”. In una squadra dall’identità reattiva e che atleticamente sconta la presenza di attaccanti in età avanzata - Fred, Nenê, Bobadilla - o poco propensi al sacrificio - Abel Hernández, Ganso, Cazares -, ai centrocampisti è richiesto di coprire molto campo in entrambe le fasi.

Martinelli secondo Transfermarkt è alto 176 cm, ma il baricentro basso li fa sembrare di meno e lo rende molto rapido sui primi passi, un fattore-chiave per il suo modo di giocare: muovendo le gambe ad alta frequenza riesce a tenere il pallone sempre incollato ai piedi ed è un maestro nell’uscire dalla pressione in conduzione, sfruttando i movimenti del bacino e l’agilità nei cambi di direzione per mandare fuori tempo gli avversari.

Sono caratteristiche sempre più preziose nel calcio contemporaneo, in cui la capacità di resistere al pressing, soprattutto sulla propria trequarti, è la cifra stilistica di molti dei migliori centrocampisti degli ultimi quindici anni e di altri giovani brasiliani come Arthur, Matheus Henrique, Léo Sena, Marcos Antônio.

Come loro, anche Martinelli non è un classico regista, ma un “facilitatore” del possesso, ottimo passatore a varie distanze (ha una percentuale sul gioco lungo intorno al 65%) dai cui piedi passano tanti palloni ma dal quale a livelli più alti non bisogna aspettarsi né che sia il primo organizzatore della manovra, né filtranti da visionario.

Un’altra freccia al suo arco è la capacità di calciare in porta anche dalla lunga distanza: quest’anno è ancora a secco, ma più volte ci è andato vicino.

Il CIES lo ha inserito al quinto posto nella classifica degli U20 che hanno guadagnato più esperienza nel 2021 - in cui le presenze vengono pesate rispetto al livello delle competizioni - e nei mesi scorsi si è parlato soprattutto di un interessamento dell’Arsenal, dove raggiungerebbe l’omonimo connazionale Gabriel.


Renan - 2002, difensore, Palmeiras

Campione del mondo under-17 nel 2019, Renan è entrato nelle rotazioni della prima squadra del Palmeiras sul finire dell’anno successivo, guadagnandosi un posto da titolare anche grazie alla sua versatilità: mancino, nasce come difensore centrale ma all’occorrenza può giocare anche da terzino “bloccato”.

A dispetto dell’età, Renan è già un difensore affidabile e completo: alto 184 cm, è forte fisicamente, esplosivo nonostante un fisico massiccio, e molto bravo nelle letture, che si tratti di anticipare le intenzioni degli avversari o di scegliere il tempo dell’intervento nell’uno contro uno.

Col pallone non ama rischiare, ma in fase di costruzione è molto coinvolto, come dimostra il quinto posto nella classifica dei passaggi progressivi del Brasileirão: partendo come terzo di sinistra della prima linea, raramente si spinge nella metà campo avversaria ma è bravo a trovare i centrocampisti con passaggi in diagonale verso l’interno del campo o a cambiare gioco per l’esterno opposto (completa circa 4 lanci lunghi per 90’, con una buona precisione del 60%).

Nonostante abbia da poco compiuto 19 anni, Renan sembra già pronto per il grande calcio europeo; in particolare, starebbe benissimo in Serie A, dove le sue caratteristiche verrebbero esaltate in un contesto gasperiniano di marcature a uomo a tutto campo.


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