Cercare di prevedere le prospettive future dei fighter, e quindi capire quelli da tenere d'occhio, non è facile. Le MMA sono tra gli sport più imprevedibili in circolazione e se è vero che dei livelli esistono, allo stesso tempo i numeri dei bookmaker, per quanto studiati, sono un'indicazione meno valida che in altri campi. C'è da aggiungere poi che un fighter combatte in media due match all’anno, e quindi basta fallirne uno per metterci moltissimo a recuperare.
Tenendo a mente queste caratteristiche delle MMA, ho scelto quindi 11 fighter che secondo me arriveranno in alto, prima o poi. Alcuni non sono certo delle sorprese (come il primo, Ian Garry, che ha già dato sfoggio delle sue capacità), altri invece potrebbero suonarvi nuovi (come magari Khaos Williams) e potreste non essere d’accordo sulla loro eventuale evoluzione. Senza ulteriori indugi: eccovi la lista.
Ian “The Future” Machado Garry (numero 13 dei welter, irlandese, 12-0)
Ian Machado Garry è il fighter più famoso in questa lista di meno noti al grande pubblico. Già numero 13 dei ranking, nelle ultime uscite ha guadagnato una popolarità senza precedenti e la possibilità di affrontare ad agosto, in occasione di UFC 292, il tosto Geoff Neal. È paragonato spesso al suo connazionale Conor McGregor, non tanto per la spavalderia nel trash talking quanto per la qualità nell’ottagono e per la capacità di prevedere il modo in cui vincerà i suoi match. Per esempio aveva previsto l’headkick contro il durissimo Daniel Rodriguez, che non aveva mai subito un KO in carriera.
Garry è un combattente molto alto per la categoria dei welter (190 cm) e ha un controllo delle distanza da veterano levigato. Ha vinto nel 2021, prima di approdare in UFC, il titolo dei welter nella britannica Cage Warriors (un’altra similitudine con McGregor, che però ne aveva vinti due). Ha una grande capacità nello scegliere i colpi da riservare agli avversari e il suo stile è leggiadro ma impetuoso. Classe 1997, il suo soprannome “The Future” non mente e l’avvenire non può che essere roseo per lui. A quota 5 vittorie consecutive in UFC, dotato di grande intelligenza ed ottima lettura all’interno dell’ottagono, un’eventuale vittoria su Geoff Neal, attuale numero 8 dei ranking divisionali, lo catapulterebbe in top 10.
Tabatha “Baby Shark” Ricci (numero 14 dei paglia, brasiliana, 9-1)
Dopo un inizio di carriera folgorante in promotion minori, Tabatha Ricci è stata messa sotto contratto da UFC. Allora veniva da una striscia di 5 vittorie consecutive. Poi è arrivata l'inaspettata sconfitta contro la 33enne francese Manon Fiorot - unica ad essere riuscita a batterla, per giunta nella divisione dei mosca, cosa che perlomeno rende Ricci imbattuta nei paglia - che adesso combatterà contro Rose Namajunas per assicurarsi un posto ai vertici.
Da quel momento Ricci ha ricominciato una salita che l’ha portata a cavalcare una striscia di quattro vittorie consecutive, confermando le qualità che già si intravedevano all'inizio della sua carriera. Le ultime due uscite l’hanno vista vincente con due veterane del calibro di Jessica Penne e Gillian Robertson. Ricci sembra essere tornata in pista, insomma, conquistandosi le vittorie grazie alla sua fisicità e alla predisposizione al lavoro di back & forth, fatto di scambi secchi e potenti, senza alcun timore reverenziale. A 28 anni, un’età relativamente giovane per le MMA, Ricci pare essere in piena ascesa per un posto importante nella divisione dei pesi paglia. Il suo stile aggressivo e costante la rendono un potenziale crack nella divisione dominata al momento da Weili Zhang.
Movsar Evloev (numero 10 dei piuma, russo, 17-0)
Chi segue con attenzione gli incontri nella parte più bassa delle card numerate (e non) si sarà sicuramente imbattuto in qualche incontro di Movsar Evloev. Ventinove anni d’età, un record immacolato, ex campione della russa M-1, nella quale è sceso nei gallo per conquistare prima il titolo ad interim e poi quello assoluto di categoria, Evloev non può più essere considerato un prospect. Non è solo per l'età, ma anche la qualità e l’esperienza accumulate. Jab sempre sul pezzo, la capacità non comune di correggere una tecnica in corsa senza scomporsi, timing incredibile e footwork multidirezionale che lo porta ad attaccare soprattutto con l’overhand sono solo alcune delle caratteristiche e delle abilità che Evloev può portare nell’ottagono.
Mentre in M-1 cercava sistematicamente la finalizzazione, Evloev in UFC ha imparato ad essere paziente e attento. Non è solo questione di una qualità media più alta, è che è proprio maturato in termini di gestione dei match fugando ogni dubbio anche sulla distanza. Dopo aver inaspettatamente superato Dan Ige, ha vinto un premio Performance of the Night nella sua ultima uscita contro Diego Lopes conquistando la top 10. La vera scalata comincia adesso.
Jack Della Maddalena (numero 14 dei welter, australiano, 15-2)
Prodotto particolarissimo delle Contender Series, reality di Dana White che ha come obiettivo quello di trovare nuove star per UFC, Jack Della Maddalena è anche un fighter dal grande talento oltreché dal nome che sembra scritto per un film di Martin Scorsese. Della Maddalena ha iniziato col rugby, per poi iscriversi in una palestra di boxe a 14 anni. La sua carriera è partita nel peggiore dei modi, con due sconfitte consecutive sperimentando sia il TKO che la sottomissione nella regionale Eternal MMA. Da lì, però, Della Maddalena ha iniziato un percorso in crescendo che lo ha portato a collezionare ben 14 vittorie consecutive, le cui ultime quattro avvenute in UFC.
Guadagnatosi presto la top 15, che tra le altre cose gli sono valse anche tre Performance of the Night in quattro incontri, Della Maddalena ha scalato le gerarchie grazie al suo stile improntato sullo striking: un footwork molto verticale che gli consente di entrare nella guardia avversaria grazie al buon timing che favorisce gli in&out e alla sua stance southpaw semi-aperta, che accetta di ricevere l’iniziativa dell’avversario in cambio della giusta distanza per colpire in counterstriking. Della Maddalena ha 26 anni e l’8 luglio avrebbe dovuto sostituire Sean Brady per vedersela con l’imbattuto Josiah Harrell, pericoloso prospect che si è fatto le ossa nella regionale Ohio Combat League. Harrell però, purtroppo, a seguito dei weigh-in di UFC 290, ha accusato un malore e gli è stata diagnosticata la malattia di moyamoya, una rara patologia che, se non trattata, può portare all’ictus. Lo scorso 15 luglio Della Maddalena ha sconfitto Bassil Haffez in un match molto combattuto finito con verdetto di decisione non unanime. Haffez è un fighter solido con un record di 8 vittorie e 4 sconfitte, tre delle quali però sono arrivate per decisione non unanime. È stato un buon test per capire il suo livello attuale, che è già molto alto.
Khaos Williams (peso welter, statunitense, 14-3)
Per Kalinn Williams - detto “Khaos the Ox Fighter”, ma meglio conosciuto con un misto tra nome e nickname, Khaos Williams - la notorietà è arrivata già nel 2008. In quell’anno, infatti, venne pubblicato un video da YouTube (ora impossibile da reperire) che lo mostrava mettere KO un adolescente (al tempo suo coetaneo), per poi stringergli la mano e risolvere i dissapori. Negli anni successivi, per fortuna per lui, Williams si è costruito una fama anche dentro l'ottagono. Un fighter particolare, capace di alternare prestazioni incredibilmente positive (ne sanno qualcosa Alex Morono e Abdul Razak Alhassan) a qualche prestazione deludente, come quella contro Michel Pereira. Forse ciò che manca davvero al ventinovenne del Michigan è l’esperienza ad alto livello. Come Evloev, Williams ha combattuto 17 volte da professionista, ma il livello non si può dire sia stato lo stesso. Chissà magari è una questione mentale, perché fisicamente Williams avrebbe teoricamente tutte le carte in regola per fare benissimo.
Il suo passato burrascoso, che lo ha visto costretto a diplomarsi mentre scontava una pena in carcere per spaccio di cocaina, fa parte di una storia di redenzione. Grazie ad un programma statale, Williams ha completato gli studi dimostrando di volersi rimettere in carreggiata. Il suo soprannome, ormai quasi un nome proprio, rimane a testimonianza della sua adolescenza turbolenta. Nell’ottagono, invece, Williams porta un mix stilistico semplice ma interessante. Capace di cambiare livello in maniera rapida, preferisce la cara e vecchia brawl riadattandola in chiave moderna, con movimenti di busto e testa per evitare il counter avversario, con l’obiettivo di accorciare le distanze e raggiungere il mento dell'avversario. Solo a quel punto passa al clinch ed al takedown. Williams a marzo ha battuto in un match molto combattuto Rolando Bedoya e adesso attende di essere messo di nuovo in programma per un incontro, si spera a breve. Con i dovuti aggiustamenti Williams può arrivare lontano.
Maycee “The Future” Barber (numero 8 dei mosca, statunitense, 13-2)
Forse a soprannomi stanno esaurendo la fantasia in UFC. Barber, per esempio, condivide il nickname con Garry, ma questo per fortuna non toglie l'interesse che circola intorno al suo nme. Realizzando la sua quinta vittoria da professionista alle Contender Series, Barber ha ottenuto un contratto con UFC, iniziando a scalare le gerarchie e a regalare momenti iconici durante le sue interviste post-vittoria, che la vedevano saltare in braccio all’intervistatore di turno, da Joe Rogan a Daniel Cormier, passando per Michael Bisping. Ciò però che colpisce nel background marziale di Barber sono la compostezza e la solidità con le quali si è presentata ad una divisione storicamente molto complicata. Dominata per lungo tempo da Valentina Shevchenko, che tenterà di riprendersi il titolo il 16 settembre, la categoria femminile dei mosca sta vivendo in questo momento l’incoronazione di Alexa Grasso, che con una grande prestazione ha portato via a UFC 285 il titolo alla sua precedente proprietaria. Grasso è stata anche la seconda ed ultima fighter ad infliggere una sconfitta a Barber, a UFC 258 (la prima fu incredibilmente la veterana Roxanne Modafferi a UFC 246). Da allora, per Barber solo vittorie conquistando scalpi importanti come quelli di Miranda Maverick, Montana De La Rosa, Jessica Eye, Andrea Lee e Amanda Ribas.
Dotata di lunghe leve ed una buona predisposizione ad accorciare e far valere il proprio grappling, Barber non ha paura nemmeno a scambiare, ma le cose tecnicamente migliori le fa vedere da terra, come il suo ottimo ground and pound. Lo spot numero 8 alla venticinquenne del Colorado va stretto, ma attraverso queste prestazioni non potrà che arrivare in cima in breve tempo, considerando anche che è riuscita a rimanere in piedi con l’attuale campionessa per tre riprese.
Caio “The Natural” Borralho (peso medio, brasiliano, 14-1, 1 NC)
Caio Borralho è forse il fighter dall'estetica più pazza di tutta la UFC. Gli occhiali colorati e il tatuaggio con la scritta “Free Spirit” lo renderebbero riconoscibile anche in mezzo ad un migliaio di persone. Il brasiliano classe ‘93 ha dimostrato recentemente di essere superiore al livello medio UFC attraverso solide prestazioni che lo hanno portato ad una striscia positiva di quattro vittorie consecutive nella promotion, cinque se si considera tale anche quella ottenuta alle Contender Series. Lo stile movimentato e caotico supportato da grande potenza nei colpi secchi e da un footwork atipico, molto mobile, ma comunque finalizzato a portare i propri avversari a terra (dove Borralho è molto pericoloso) gli hanno subito fatto guadagnare il supporto del pubblico e dei fan, ma non ancora un match davvero importante.
Borralho in realtà possiede uno stile ben bilanciato tra stand-up e ground game, e punta sempre, intelligentemente, ai punti deboli del suo avversario. Da questo punto di vista ha la capacità di capire i momenti in gabbia di un veterano. Nell’ultima uscita, a UFC on ESPN 45, ha superato Michal Oleksiejczuk grazie ad una rear-naked choke nel corso del secondo round, garantendosi un minimo di visibilità. A trent’anni compiuti i prossimi mesi potrebbero essere fondamentali per il prosieguo della sua carriera.
Michael Morales (peso welter, ecuadoriano, 15-0)
L’ecuadoriano Michael Morales ha portato una ventata d’aria fresca alla categoria al limite delle 170 libbre. Fisico asciutto ed imponente di un metro e novanta centimetri, Morales ha impressionato il pubblico quando il primo luglio ha avuto la meglio su Max Griffin. Il fighter ecuadoriano si era guadagnato un posto in UFC (come ormai in tanti) grazie alle Contender Series ed aveva inanellato già una serie di due vittorie in UFC mettendo TKO Trevin Gilles prima ed Adam Fugitt poi, il tutto nel giro di sei mesi.
Striker straordinario, con grandissimo senso delle distanze e della pericolosità dei colpi, Morales fa sfoggio di grande forza fisica ed equilibrio, ed è capace di mantenere il match sui binari dello stand-up, facendo ricorso eventualmente al ground and pound. Morales porta i colpi in maniera morbida ma potente, con un effetto frusta che arriva a pieno regime con la forza di una mazza chiodata. Anche nelle fasi più accese, Morales ha dimostrato di saper mantenere la lucidità necessaria per entrare in counterstriking prima dei suoi avversari. Con Griffin il livello si è notevolmente alzato rispetto alle prime uscite, ma anche qui Morales è stato capace di mettere a segno i colpi migliori e di uscire vincitore. Il fighter ecuadoriano ha dedicato la vittoria a sua madre Ketty Hurtado, che il mercoledì precedente aveva vinto una medaglia d’oro ai campionati panamericani di judo.
Grant “KGD” Dawson (numero 15 dei leggeri, statunitense, 20-1-1)
Dawson è un altro prodotto delle Contender Series, ormai consolidata fucina di talenti per la promotion e manna dal cielo per Dana White, che in questo modo ha finalmente trovato un modo meno dispendioso di trovare talenti in giro per l’America: attirandoli a sé, anziché andandoli a cercare. Dopo aver fallito nel football americano, Dawson ha iniziato una carriera nel wrestling alle superiori concludendo il suo record senior con 40 vittorie e 8 sconfitte. Dopo aver abbandonato l’idea del college a causa della sua dislessia, ha deciso di iniziare una carriera nelle MMA.
Si è guadagnato un contratto in UFC nel 2017 ma ha fatto il suo primo match solo nel 2019. Da allora è imbattuto e ha collezionato un record di otto vittorie e un pareggio. I punti cardine dello stile di Grant sono la stabilizzazione a terra e la sottomissione, ma non disdegna l’utilizzo del ground and pound. Da terra ha battuto autentici mostri in termini di lotta come Leonardo Santos e Mark O. Madsen (che potrete ricordare contro Danilo Belluardo; Madsen vanta una medaglia d’argento nella lotta greco-romana ai Giochi Olimpici di Rio nel 2016). La vittoria su Damir Ismagulov lo ha proiettato finalmente nel giro che conta, e coi suoi ventinove anni, nella massima maturità, Dawson potrebbe avere molto da offrire alla divisione dei pesi leggeri.
Tracy Cortez (numero 14 dei mosca, statunitense, 10-1)
Nonostante il talento evidente, Tracy Cortez sta facendo più fatica ad arrivare ai piani alti. Un buon modo per capire le sue difficoltà è paragonarla a Erin Blanchfield, che Cortez aveva battuto a Invicta FC nel 2019. Mentre Blanchfield, oggi numero 3 di categoria, ha recentemente sconfitto Jessica Andrade per sottomissione alla sua quinta apparizione nella promotion, Cortez, ancora una volta prodotto delle Contender Series, ha combattuto in UFC quattro volte, vincendo sempre per decisione (in un’occasione con difficoltà). Il 16 settembre Cortez dovrà affrontare Jasmine Jasudavicius, numero 15 di categoria per difendere quindi il proprio spot. Ciononostante, la ventinovenne dell’Arizona ha le carte in regola per fare bene.
Tracy Cortez si allena nelle MMA sin da ragazzina, sulle orme di suo fratello maggiore Jose, che nel 2008 sconfisse un veterano dell'UFC come Drew Fickett. Poco dopo, però, purtroppo venne portato via da un cancro e Tracy Cortez fu costretta ad affrontare un periodo di depressione. In quel periodo fu fondamentale la vicinanza con Henry Cejudo, uno dei migliori amici di suo fratello. Dopo aver perso al suo esordio in Invicta, Cortez ha messo a segno 10 vittorie di fila, 4 delle quali in UFC (e una alle Contender Series). Ottima grappler, si trova perfettamente a suo agio nel clinch, dal quale colpisce e controlla molto bene e soprattutto gestisce benissimo il match quando è a terra. Il suo ground game è ben bilanciato tra capacità di controllo e tentativi di sottomissione, passando per eventuale ground and pound, seppur di frequenza molto minore. Cortez ha ventinove anni e dovrà difendere la sua posizione, come si diceva sopra, dall’assalto di Jasmine Jasudavicius. In caso di vittoria convincente, per lei potrebbe arrivare anche un match da top 10.
Bo Nickal (peso medio, statunitense, 5-0)
Magari Bo Nickal non avrà il record più impressionante del mondo (5 vittorie da pro a fronte di nessuna sconfitta, con altre due vittorie arrivate in precedenza dalla sua carriera amatoriale), ma a 27 anni sembra ormai pronto a salire ulteriormente di livello. Nel 2019 ha ottenuto il Trofeo Dan Hodge, premio riservato al migliore wrestler collegiale, arrivando alla laurea con un incredibile record di 183 vittorie, sole 7 sconfitte e 131 schienamenti. Nickal si è anche classificato nono nella classifica nazionale di wrestling pound for pound. Insomma non è una grande sorpresa che Bo Nickal sia arrivato fino a qui. Se a questo si aggiunge che il suo debutto professionistico è datato giugno 2022 e che dopo appena un anno detiene un record di 5 vittorie e nessuna sconfitta, due delle quali arrivate in UFC, si comprende che Nickal è davvero quello che gli americani chiamano one of a kind. Quattro match risolti in poco più di cinque minuti in tutto, mettendo KO il primo e l’ultimo e sottomettendo gli altri tre avversari, ottenendo pure un bonus Performance of the Night a UFC 285 e uno a UFC 290. Nickal è uno di quei grappler che possono imporre il proprio volere agli avversari, senza timore di trovare opposizione. Con le giuste proporzioni, le sue imprese possono essere paragonate a quelle di Khamzat Chimaev, oggi contender affermato.
Sottomesso, ad oggi, solo dal fenomeno Godon Ryan in una competizione di submission grappling nel 2019, Nickal è sulla strada giusta per costruire una grande carriera. Un’ulteriore prova è stata offerta da UFC 290, durante la quale ha schiantato Val Woodburn in soli 38 secondi, in uno dei più classici scontri tra striker e grappler. Non vediamo l’ora di rivederlo nell'ottagono per capire se ha davvero la stoffa per approdare in alto.