
Un mio amico è devoto all’hot dog che si mangia all’Olimpico. Credo si possa dire che mangiare quel panino rappresenti una parte essenziale della sua esperienza allo stadio. Quando gli ho chiesto perché ama tanto quell’hot dog - che non è davvero niente di speciale - mi ha dato una risposta illuminante: «La consistenza del pane e la consistenza dell’hot dog è sempre uguale. Industriale, ma è una sicurezza. Non ti può andare né troppo bene né troppo male. E poi è una grandezza perfetta, perché allo stadio non hai mai veramente fame, ma hai lo stimolo di mangiare, però ti riempie il giusto».
Cosa cerchiamo nel cibo, cosa vogliamo dai nostri pasti? Da quando abbiamo iniziato, come specie, a emanciparci dalla fame (dal bisogno di mangiare per sostentarci), questa risposta è diventata sempre più complessa. Ci sono però tre valori che possiamo considerare inderogabili: gusto, sazietà, benessere. Inderogabili per tutto il cibo, tranne che per il cibo da stadio, verso cui nutriamo un rapporto ben più controverso. Il cibo da stadio è qualcosa che mangiamo al volo, come commettendo un peccato; non lo mangeremmo necessariamente nel nostro quotidiano, e non deve esserlo. Lo mangiamo in un contesto evasivo, in cui cerchiamo un cibo evasivo, che può non rispettare del tutto i parametri sopra, oppure esprimerli in modo esagerato o malato.
Scran in Scozia significa “cibo”. Detta meglio: un cibo mangiato un po’ al volo, un boccone. Come scrive Francesco Gerardi su Undici, "negli ultimi tempi, quindi in tempi di street food e di food porn, al significato di scran si è aggiunta una sfumatura ulteriore: è il cibo ipercalorico ed iperestetico che si vede su internet, che si mangia in luoghi che non sono la casa e in momenti che non sono i pasti comandati".
Da un po’ di tempo c’è un account su X chiamato “Footy Scran” che si occupa di raccogliere testimonianze di cibo da stadio da tutto il mondo. È un account impressionante da seguire, che non del tutto volontariamente finisce per redigere una cartografia minuziosa delle abitudini alimentari in giro per il mondo. Abitudini alimentari da stadio, però, e quindi solo in parte rappresentative della cultura gastronomica del paese - verso cui, si capisce, hanno un rapporto tossico, direi deformato.
Footy Scran pubblica la foto con la breve descrizione del cibo, il luogo, la squadra, il costo. Non ci sono giudizi di valore, ma talvolta il profilo chiede con un sondaggio se il cibo fotografato è “Scran” o “No scran”, cioè se ti fa venire voglia di mangiarlo oppure no. Alcuni cibi sembrano oggettivamente prelibati, pornografici con quella chiave iperbolica che hanno oggi i cibi sui social; altri sono incredibilmente miseri e fanno ridere per contrasto.
In questo pezzo ho raccolto i peggiori cibi da stadio al mondo pubblicati da Footy Scran, o anche solo i più interessanti. Li ho classificati dal migliore al peggiore, usando i parametri citati prima: gusto, sazietà, benessere e poi una percentuale di “scran”.
32. PANINO COL POLPO - BARI - 4,50
Gusto: 10/10
Sazietà: 7/10
Benessere: 9/10
Scran: 95%
Mi dispiace partire con una sparata campanilistica, ma questo panino col polpo, con una salsa d’aglio che sembra deliziosa, è in questa classifica solo per fissare uno standard. Se mettiamo un attimo tra parentesi il fatto che uccidere i polpi per il nostro gusto è sbagliato, visto che si tratta di animali incredibilmente sensibili e intelligenti, questo è il picco della civiltà umana. Questa è la qualità della vita nel Sud Italia, almeno per certe cose non direttamente correlate all’economia. Da qui si può solo scendere.
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