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4 domande sul rigore di Julian Alvarez
13 mar 2025
Quattro inviti a una riflessione.
(articolo)
11 min
(copertina)
IMAGO / Alex Perez
(copertina) IMAGO / Alex Perez
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Quante altre forme di dolore possono provare i tifosi dell’Atlético Madrid, in quante altri modi perversi possono provare il dispiacere calcistico più grande, ovvero perdere un derby in uno scontro diretto di Champions League?

Finora avevano già attraversato una buona parte della spettro sadico di possibilità. Ieri però si è toccato un nuovo estremo, impensabile: una sconfitta ai rigori in cui un rigore viene annullato per un doppio tocco praticamente impercettibile del giocatore che ha calciato. Una casistica del tutto inedita introdotta dal VAR, e se c’è una squadra che poteva usufruire di un evento tanto raro non poteva che essere il Real Madrid - che ha trovato il modo per restituire la vista alla fortuna e convincerla a dargli sempre una mano.

Il VAR era già intervenuto durante una serie di rigori importante. Era successo due anni fa, in occasione di Siviglia-Roma, quando l’arbitro Taylor aveva fatto ripetere l’ultimo rigore, quello decisivo, di Gonzalo Montiel - la prima volta parato da Rui Patricio. In quel caso, secondo Taylor, il portiere non aveva mantenuto almeno una parte di piede sulla riga di porta prima del tiro, e così i tifosi della Roma hanno dovuto subire il momento della sconfitta raddoppiato. Un altro caso di grande fiscalità nell’applicazione del regolamento, anche se lievemente meno radicale di questo.

Julian Alvarez segna il secondo rigore della serie scivolando. Non riesce a tenere il pallone basso, ma quello fa in tempo a concludere la traiettoria prima della traversa. È il gol del 2-2. Sembra essere stato fortunato, lo dice subito Ambrosini nella telecronaca di Prime Video, che scivolando in quel modo - cioè col piede d’appoggio che slitta verso la palla - rischiava di colpire la palla due volte. Kylian Mbappé, che è in piedi a 40 metri dal misfatto, chiama subito il secondo tocco all'arbitro. Vari replay cominciano a mostrare il calcio e questo secondo tocco non pare esserci. Nel frattempo Valverde segna il terzo rigore per il Real Madrid, il tiro di Alvarez viene mostrato di nuovo e quando la regia stacca di nuovo sul campo vediamo l’arbitro Marciniak mimare chiaramente quello che stavamo cercando: si tocca prima la gamba sinistra, poi quella destra e fa il gesto dell’annullamento.

In quel momento nessuno o pochi di noi hanno potuto apprezzare in modo netto questo presunto secondo tocco di Alvarez. La serie di rigori prosegue in un clima strano. È importante dire, però, che l’Atlético la rimette in piedi quando Oblak para il rigore a Lucas Vazquez. Siamo in parità, quindi, e l’errore decisivo alla fine è quello di Marcos Llorente.

Nelle ore successive, su X, però si parla solo del calcio di rigore di Alvarez. Non si parla della maledizione dell’Atletico Madrid nei derby, dell’errore di Vinicius e di quello di Llorente; della partita di sofferenza oltranzista scelta dal Cholo dopo il gol segnato da Gallagher dopo venti secondi. Non si parla forse della notizia più importante, e cioè che forse davvero «Dio è madridista».

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Si è parlato solo e soltanto del doppio tocco di Julian Alvarez. Ne hanno parlato i giornalisti, i giocatori, gli allenatori. Simeone è andato in conferenza e ha chiesto di alzare la mano a chi aveva visto il doppio tocco sul rigore.

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Se ne è parlato mostrando video sempre più ravvicinati, con ralenti a velocità diverse, con tutte le angolature e gli zoom possibili. I nostri occhi hanno vagato dentro questi video come investigatori sulla scena di un crimine, alla ricerca di tracce microscopiche che potessero dirci qualcosa - in genere confermare il nostro punto di vista corrotto dal principio. E cioè che sì, questo tocco c’è stato; oppure che no, che questo tocco non c’è stato.

Dipende anche da quale concezione della realtà partiamo. Secondo i principi dell’entanglement quantistico due particelle di materia possono anche non toccarsi direttamente ma comunque l’una può modificare l’altra anche attraverso la distanza.

Torniamo seri e diciamo che dopo l’accurata e minuziosa visione di molteplici video ciascuno di noi può concludere che sì: il tocco di Alvarez c’è stato. Un tocco microscopico che sposta la palla di qualche millimetro verso sinistra e verso l’alto.

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Il rigore, quindi, era effettivamente da annullare secondo il regolamento. Però se ne continuiamo a parlare c’è una ragione, e non è solo per amore di polemica. Questo caso mostra in modo chiaro le conseguenze più radicali dell’introduzione del VAR, e del fatto che la tecnologia non si è limitata fornire uno strumento di supporto agli arbitri nelle decisioni, ma ha introdotto una casistica inedita, e ha quindi modificato la forma del calcio.

Avanza qui delle questioni intorno a questo caso che, mi sembra, ne sollevino altre più ampie. Ci tengo a ripetere che sono questioni su cui vorrei si aprisse una riflessione, non dei punti polemici per sostenere che sia stata presa una decisione sbagliata - o almeno sbagliata sotto tutti i punti di vista.

1. COME HANNO FATTO A VEDERE IN COSI POCO TEMPO UN TOCCO COSI LIEVE?

Dopo accurata revisione di tutte le immagini disponibili, dunque, possiamo concludere che si tratta di un tocco esistente sebbene incredibilmente difficile da rintracciare. Bisogna veramente andare alla ricerca del video più specifico possibile per trovarne uno che lo mostri abbastanza. Le immagini possono essere ingannevoli, e trovare quella che mostra la porzione di realtà indubbiamente vera non è semplice o immediato. Da due anni si parla di un presunto doppio tocco di Messi sul calcio di rigore nella finale dei Mondiali, e molte persone sono ancora convinte che quel doppio tocco ci sia stato. Quasi tutte le immagini a nostra disposizione ci mostrano che Messi non ha mai toccato la palla due volte; ma c’è un’inquadratura che potrebbe ingannare l’occhio, uno dei nostri sensi maggiormente ingannabili, questa.

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Queste, invece, tutte le altre.

Mi chiedo come abbia fatto la squadra arbitrale a prendere una decisione così pesante in così breve tempo. Una decisione, ricordiamolo, senza precedenti. La questione è stata sollevata da CBS, dove è intervenuta l’esperta di regolamenti FIFA Christina Unkel, che in pratica ha detto che potrebbe essere stata utilizzata la tecnologia del fuorigioco semi-automatico, per cui gli arbitri hanno a disposizione l’informazione anche di quando è stata toccata la palla. Aggiunge però che gli arbitri hanno a disposizione immagini più dettagliate, con una risoluzione più precisa. Immagini a cui noi non abbiamo accesso, naturalmente.

Bisogna dire che tutto questo Unkel lo dice non perché lo sa ma perché lo suppone. Quella che ha esposto è una sua teoria.

2. ALVAREZ HA VERAMENTE TRATTO VANTAGGIO DAL TOCCO COL SINISTRO?

Bisogna essere onesti e già a vederlo in diretta il rigore di Julian Alvarez aveva qualcosa di strano. La traiettoria era alta e in qualche modo innaturale. Lui mi è sembrato portare una faccia un po’ colpevole, ma forse è una proiezione fatta a posteriori.

Ora riconosciamo che il tocco, in realtà, c’è stato. E beh? Allora?

Quel microscopico tocco di sinistro ha rischiato più che altro di far sbagliare il rigore ad Alvarez, gli ha alzato la palla generando una traiettoria decisamente più rischiosa. Un rischio inutile, visto che Alvarez aveva scelto anche l’angolo giusto e aveva spiazzato Courtois. Attraverso la semplice applicazione del buon senso possiamo riconoscere che Alvarez non ha tratto alcun vantaggio dal lieve tocco di sinistro precedente al tiro.

L’erba intorno al dischetto è soffice e non serve tirar fuori l’entanglement per pensare che si possa far muovere il pallone senza toccarlo. Succede letteralmente. È celebre la tecnica dei rigori di Cristiano Ronaldo, che col passo preparatorio al tiro pare riesca a sollevare la palla da terra di qualche centimetro prima di calciarla. Potete credere o meno che sia una tecnica volontaria - Rio Ferdinand ha dichiarato che la provava in allenamento - ma di certo questo è un movimento del pallone precedente al tiro decisamente più apprezzabile. Un vantaggio più chiaro.

Se il principio è di punire il vantaggio che un calciatore trae muovendo la palla prima del tiro, confondendo la reazione del portiere, non dovrebbe essere punito anche questo tipo di calcio di rigore? In ogni caso, non voglio dare idee.

3. È LA REGOLA, OK, VA BENE, MA QUALE REGOLA VOGLIAMO RISPETTARE?

Voi direte che si punisce il tocco, non il movimento. È vietato toccare la palla prima di calciare, non muoverla in modo indiretto. Se Cristiano Ronaldo imparasse a muovere la palla con la telecinesi, per esempio, non potrebbe essere sanzionato. Non conta che il tocco di Alvarez non lo abbia favorito in qualche modo perché la regola è chiara: non si può toccare la palla due volte prima di un calcio di rigore. (Specifico anche che il rigore non poteva essere ripetuto da regolamento, come erroneamente qualcuno ha sostenuto).

Le regole servono a questo: a tracciare dei confini che sono sempre preferibili all’arbitro assoluto - si dice. Questi confini possono essere anche ingiusti, perché la natura dei confini è di separare, dire nettamente cosa è al di qua e cosa al di là di questo confine. Spesso chi difende queste decisioni non si interroga molto sugli effetti di questo confine.

Le regole servono anche per permettere al gioco di svilupparsi nei suoi principi e valori. Se una regola invece finisce per ostacolare l’espressione del gioco, diventando un ostacolo al suo fluire, allora smette di essere utile. Se una regola crea delle ingiustizie invece che eliminarle, allora una regola smette di essere utile. Le regole non sono dei sacramenti che abbiamo ricevuto da un profeta nell'antichità, sono costrutti che abbiamo generato perché servissero noi. Simeone in sala stampa ha posto la domanda sbagliata. Il punto non è chi ha visto il tocco di Alvarez, ma piuttosto chi, guardandolo, ha potuto pensare che fosse ingiusto assegnare quel calcio di rigore. Ingiusto secondo un’idea di giustizia morale e non regolamentare. Se le due dimensioni non coincidono, allora le regole vanno adattate: non può essere la morale che si adegua alla regola. Altrimenti la regola che si segue è astratta, kafkiana, fine a se stessa.

Questo caso è così eclatante che magari provocherà le modifiche dei regolamenti. Magari verrà introdotta la regola che se il doppio tocco avviene cadendo allora non è punibile; oppure che il rigore, semplicemente, si può ripetere; oppure che non è punibile il doppio tocco in continuità di movimento, senza pause; oppure che l’arbitro può decidere se l’attaccante abbia tratto reale vantaggio dal doppio tocco. Vi sembreranno forse delle fatti specie minuscole e assurde, ma il regolamento funziona già così. Pensate che un attaccante può rallentare ma non fermare la propria rincorsa durante un calcio di rigore - e quanto è grande il grado di separazione tra rallentare e fermarsi? Oppure che il portiere deve tenere un pezzo di piede su una riga - per rispettare cosa? Oppure che il difensore non deve aumentare il volume del corpo per non commettere un fallo di mano punibile - esiste un misuratore di volume in sala VAR?

E infatti mentre scrivevo questo pezzo l'IFAB ha detto che probabilmente verranno cambiati i regolamenti per non punire un secondo tocco "involontario".

Intendiamoci: non voglio dire che Marciniak abbia fatto male ad annullare il gol, o che il Real Madrid abbia rubato. Voglio però tenere fermi due fatti con cui dobbiamo fare i conti. Il primo è che la tecnologia ha introdotto delle casistiche prima inesistenti. Senza VAR questo rigore non sarebbe mai stato annullato; la porzione di realtà che il VAR mostra è invisibile a occhio nudo (e lo è anche attraverso l’occhio tecnologico, in questo caso). E spesso queste casistiche contribuiscono a creare un gioco meno giusto, non più giusto. E quindi ci costringono a rivedere i regolamenti, come sta succedendo per esempio per il fuorigioco.

La scorsa settimana è stato annullato un gol a Kvaratskhelia per un fuorigioco di rientro. Kvara aveva 1/4 di tallone in fuorigioco mentre prendeva la palla dal limite dell’area, e poi ha segnato il gol dell’1-0 del PSG contro il Liverpool. Secondo il regolamento un gol da annullare; ma siamo ormai tutti consapevoli che queste situazioni non sono più tollerabili e l'IFAB sta già lavorando per modificare la regola del fuorigioco, che non è più adeguata a stare al passo con la tecnologia che ne ha modificato l’applicazione. Si dice spesso che la regola del fuorigioco è l’unica regola “oggettiva” ma è falso: non esistono regole oggettive, al massimo possono essere oggettive le sue interpretazioni, ma in un gioco dinamico come il calcio sforzarsi di creare interpretazioni oggettive può fornire un cattivo servizio allo sport - perpetrando le ingiustizie.

4. OGGI SI PARLA SOLO DEL TOCCO DI ALVAREZ, CI VA BENE COSI?

Il grande desiderio di oggettività e interpretazioni oggettive è l’equivoco alla base dell’introduzione del VAR. Ne ho scritto in questo lungo articolo sull’argomento. Questo desiderio talvolta è stato giustificato con questioni culturali: introducendo criteri più oggettivi attraverso la tecnologia, il discorso calcistico verrà almeno in parte bonificato dalle discussioni sugli arbitri.

Oggi però nel commento di una delle partite più importanti dell’anno, si parla solo dell’arbitraggio. Si parla solo di un episodio che non è stato nemmeno del tutto decisivo nell’esito del punteggio. Se ne parla così tanto perché abbiamo assistito a un caso estremo e assurdo, in cui chiunque può riconoscere una parte di ingiustizia. Se ne parla tanto perché fa parte della natura dell’esperienza calcistica discutere di arbitraggi: è parte fondamentale del piacere dei tifosi, uno dei motivi per cui amiamo il calcio. Lo è nonostante ci piace raccontarci che si tratta solo di una parentesi tossica e indesiderabile della nostra passione. Si può anzi dire che sia uno dei segreti del successo del calcio, avere un regolamento ambiguo e aperto a interpretazioni, che permette infiniti dibattiti di filosofia giuridica e morale - prolungando il tempo del gioco ben oltre il tempo della partita.

Questa parte dell’esperienza calcistica non è diminuita con l’introduzione del VAR, è semmai aumentata. Le regole hanno sempre più spazio, diventano sempre più influenti e protagoniste negli esiti dei match e nei discorsi attorno ad essi.

È questa la realtà che ci siamo scelti, ma almeno ne siamo consapevoli?

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